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Autore: S h a d o w h u n t e r _    12/07/2016    11 recensioni
AU // Malec //
Eppure, glielo avevano detto.
L’avevano avvertito del fatto che una volta accettato, non si sarebbe più potuto tirare indietro.
Eccome, se glielo avevano detto: mai fare un patto col diavolo.
******
« Sei nervoso fiorellino? » gli sussurrò suadente all’orecchio, passandogli un dito smaltato su tutta la lunghezza della schiena.
Alec non era affatto nervoso, nel modo più assoluto. Semmai, cosa ben diversa, era terrorizzato.
Cosa diamine gli era passato per la mente quando aveva deciso di accettare una proposta così.. fuori dal comune?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Deal With The Evil.



12 Capitolo - Aku Cinta Kamu.

Alec si fermò con il fiatone davanti la porta dell’appartamento di Magnus, i riccioli mori incollati alle tempie e la maglietta grigia diventata aderente per via del sudore.
Prese qualche respiro profondo, cercando di calmare il battito accelerato del cuore e l’affanno che gli stringeva i polmoni.
Certo, probabilmente non aveva il miglior aspetto di sempre, ma poco gli importava in quel momento.
L’unica cosa che gli passava per la testa, era rivedere Magnus ed i suoi occhi verdi, nient’altro poteva scalfirlo.
Una volta calmato almeno un minimo, prese a bussare forte, così forte che pensò che se non gli avesse aperto subito, l’avrebbe sfondata a suon di pugni.
Il ragazzo che si presentò davanti a lui, tuttavia, non era affatto Magnus, ma Raphael.
E questo?
« Dios, finalmente sei venuto. Non lo sopporto più, io me ne vado. » gli batté una mano sulla spalla, poi si volatilizzò velocemente, così com’era apparso.
Alec osservò il punto in cui sparì nell’ascensore, poi si infilò velocemente nell’appartamento, guardando da una parte all’altra, alla ricerca del glitterato.
« Allora chi era alla porta Raph-, Alexander..? » esclamò Magnus, alzandosi dal divano con uno scatto e sbarrando gli occhi, visibilmente sorpreso.
Sebbene sembrasse a malapena cosciente di ciò che gli accadeva intorno, il moro non poté fare a meno di pensare a quanto fosse bello, vestito con una semplice tuta azzurro pastello e i capelli sparati in tutte le direzioni.
Ipotizzò avesse bevuto un pochino, dato il rossore insolito che gli imporporava le guancie caramello e l’instabilità con cui si era alzato.
Anche se avrebbe potuto attribuire l’ultima cosa ad una forma di shock momentanea.
Il moro si portò di fronte a lui con poche falcate, l’espressione più seria e arrabbiata che fosse in grado di fare: « Non mi hai risposto al telefono. » proferì, lasciando l’altro di stucco.
Magnus lo stava guardando con la bocca spalancata e, dopo l’ultima uscita, c’erano alte probabilità che questa potesse finire a toccare improvvisamente terra.
Prima di tutto, perché era lì? Cos’era successo con i suoi genitori? L’avevano cacciato di casa? Oppure, era venuto lì per mollarlo definitivamente?
« Come prego? » chiese, guardandolo confuso.  
Alec lo prese per le spalle, immergendo i suoi occhi blu in quelli verdi del fidanzato.
Notò che la matita era leggermente sbavata sotto l’occhio, ma non se ne curò minimamente.
« Io ti ho chiamato un sacco di volte e tu non mi hai mai richiamato. » ribadì il moro, assottigliando lo sguardo in una linea sottile.
Magnus era sempre più scioccato; sebbene in un primo momento avesse pensato che fosse sotto effetto di chissà quale alcolico - o droga -, notò, con suo sommo stupore, quanto Alec fosse serio.
« Aspetta, credo di non capire: i tuoi sono apparsi all'improvviso etichettandomi come un poco di buono, tu eri sconvolto e triste, sembrava che ti fosse caduto il mondo addosso e.. mi chiedi perché non ti ho richiamato? »  gli chiese allora, scrutandolo con un’espressione a dir poco sconvolta.
Alec era una delle menti più contorte con cui avesse mai avuto a che fare, era praticamente impossibile prevedere come se ne sarebbe uscito.
« Io voglio sapere perché non mi hai richiamato. » confermò.
Magnus si allontanò leggermente, battendosi una mano sulla fronte con fare melodrammatico.
Stava seriamente prendendo in considerazione l’idea che ne fosse uscito pazzo da tutta quella situazione.
Non che potesse biasimarlo, in ogni caso.
« Alec, tu.. Aspetta, perché sei tutto sudato?! » gli chiese allora, notando solo in quel momento lo stato affannoso del moro.
Il viso era decisamente troppo rosso e, goccioline di sudore gli imperlavano le tempie e i capelli.
Per non parlare poi di quella - eccelsa, per Lilith - maglia che gli si era appiccicata addosso come una seconda pelle. Lasciava davvero poco all’immaginazione.
« Ho corso. » rispose semplicemente, accennando ad un sorriso mortificato.
Probabilmente non era il massimo, doveva ammetterlo.
« Tu hai corso per mezza città, per arrivare fin qui? » gli domandò con un tono di voce decisamente sconvolto.
Tuttavia, dentro di lui, stava esplodendo di felicità: se Alec si era preso la briga di correre per raggiungerlo, le sue intenzioni dovevano essere tutt’altro che cattive.
Il moro annuì con vigore, cercando di dar enfasi a quello che aveva appena detto.
« Ho corso fino a qui perché aspettare un taxi mi avrebbe fatto perdere solo del prezioso tempo che avrei potuto impiegare in un'altra maniera. »
Non gli diede nemmeno il tempo di pensare ad una qualsivoglia risposta che, prendendolo per la giacca della tuta, lo attirò a sé, baciandolo come se ne andasse della sua intera esistenza.
Magnus sapeva di vino rosso e un qualcosa di vagamente dolciastro che non seppe bene identificare, ma quello era l’ultimo dei suoi problemi.
Il glitterato infilò le dita tra i passanti dei pantaloni, facendo scontrare i loro i bacini.
« Oh beh, se la metti così, dovresti essere in collera e correre qui più spesso. - gli sorrise malizioso, poi, dando voce ai suoi pensieri, gli domandò: - fiorellino.. I tuoi genitori? »
Il moro lasciò la presa, andandosi a sedere sul divano e sorridendo all’occhiata preoccupata del suo fidanzato.
« È tutto ok ora, credo. Mia madre vorrebbe conoscerti e scusarsi per il modo in cui ti ha trattato. »      
Il glitterato non poté trattenere un gemito sorpreso, portandosi velocemente di fronte al fidanzato.
« Quindi possiamo continuare a frequentarci? » gli chiese agitato, ma felice.
Alec lo guardò confuso, poi gli scoccò un’occhiataccia.
« Credevi che nel caso in cui non fossero stati d'accordo, avrei permesso loro di separarci? » gli domandò allora, il tono più tagliente di quanto avesse voluto.
Non sapeva perché, ma quella domanda lo aveva infastidito.
Era come se non fosse sicuro del loro rapporto e di ciò che li univa e, questo era decisamente fastidioso dato che Alec gli aveva ribadito più volte quanto ci tenesse.
« Non ti avrei mai permesso di separarti dalla tua famiglia, Alec. » gli rispose, poggiandogli una mano sulla spalla.
Alec capiva benissimo i pensieri che probabilmente avevano avvolto la mente di Magnus fino a quel momento, tuttavia, non poteva non pensare a quanto sarebbe stato egoista da parte sua, decidere per entrambi.
« Io non avrei mai permesso loro di decidere della mia vita, Magnus. Voglio stare con te e lo voglio perché me lo dice il cuore. » proferì sicuro, mentre la l’altro accennava ad un sorriso.
Magnus gli baciò teneramente le labbra, per poi annuire.
« Anche io voglio stare con te, Alexander. »
Si guardarono negl’occhi per alcuni istanti, in silenzio, poi il glitterato prese nuovamente parola: « Vado a preparare qualcosa di caldo, tu intanto vai a fare una doccia, ti sentirai meglio. »
Alec annuì, poi fece come detto.      




« Robert.. » Maryse poggiò delicatamente una mano sulla spalla del marito, sentendolo irrigidirsi sotto il suo lieve tocco.
Gli occhi scuri dell’uomo erano nascosti dietro le palpebre chiuse, troppo pesanti per essere aperte in quel momento.
Tuttavia, vincendo contro ogni forma di stanchezza, si girò verso la moglie, l’espressione preoccupata di chi aveva appena ricevuto una notizia inaspettata.
Sapeva perché era lì, lo sapeva bene.
Non era mai stato il tipo di persona che origliava alle conversazioni altrui, ma, il non sapere cosa accadeva all’interno della sua famiglia, lo aveva condotto a fare una cosa del genere.
E se ne era pentito come poche cosa in vita sua.
« No Maryse, non accetterò mai una cosa simile. » le disse, il tono piuttosto mite rispetto a quanto si sarebbe immaginato.
Voleva cercare di mantenere la calma, facendole capire pian piano che tutto ciò, era sbagliato.
Sono gay.
Quelle semplici parole erano bastate per fargli girare i tacchi e andarsene velocemente, in modo tale che potesse riflettervi su e darsi una calmata prima di commettere atti di cui si sarebbe sicuramente pentito.
« Una cosa simile? » ripeté la donna, osservandolo indignata.
Era ben consapevole del fatto che in quel momento si stava comportando in maniera piuttosto incoerente dato che, fino a qualche ora prima, era pienamente d’accordo con tutte le parole dette dal marito rivolte a quel ragazzo.
Così come era d’accordo sul suo modo di pensarla e di vederla.
Ma Alec, il suo piccolo bambino, le aveva fatto aprire gli occhi su un qualcosa di davvero fondamentale, dove non esistono pregiudizi e distinzioni: l’amore.
Ed era intenzionata a far capire questo concetto anche a Robert, con le buone o con le cattive.
« Forse non ti rendi conto della gravità della situazione, Maryse - cominciò, alzandosi in piedi per fronteggiarla - il nostro primogenito è gay. Un disgustoso gay, lo capisci? »
Maryse in quel momento, avrebbe seriamente voluto prenderlo a calci fino a farlo svenire dal dolore.
Dov’era finito quell’uomo che, un tempo aveva dei sani principi morali e che metteva al primo posto la famiglia? Quello che aveva condotto Alec il primo giorno di Asilo mano nella mano, con la promessa che al ritorno l’avrebbe portato al parco giochi? O ancora, quello che aveva permesso ad Isabelle di salirgli sulle spalle, sebbene fosse appena tornato stanco morto da una dura giornata di lavoro? Quello stesso uomo che aveva accolto il figlio di un amico come se fosse il proprio e che l’aveva accudito senza mai fargli mancare niente?
Dov’era finito quell’uomo che tanto amava per la sua comprensione e la sua dolcezza?
Con gli anni, si era resa perfettamente conto del fatto che fosse lentamente cambiato, anche se ancora non ne comprendeva il motivo, sebbene avesse provato a chiederglielo più volte.
Non ricordava quando aveva cominciato a comportarsi così, ma riteneva che comunque, in ogni caso, i suoi problemi non dovevano ripercuotersi sui loro figli.
« L'unica persona disgustosa qui, sei tu, Robert. » il tono tagliente come una lama, fece agghiacciare l’altro sul posto.
Mai sua moglie aveva osato rivolgersi a lui in quella maniera.
« Sei impazzita anche te adesso?! » urlò, mandando a benedire tutti i discorsi sulla calma che si era prefissato.
Maryse lo fronteggiò seria, rendendosi conto solo in quel momento che fino a poco fa, molto probabilmente anche lei avrebbe reagito a quel modo.
« Stiamo parlando di nostro figlio, Robert. » proseguì imperterrita, ignorando volutamente le parole appena rivoltale.
Assottigliò gli occhi in una linea sottile, puntandogli l’indice contro: « Lui è felice così. E tu dovresti esserlo per lui. »
Robert boccheggiò impreparato di fronte quell’irruenza e quel tono severo, ma non si fece affatto zittire.
« Non potrà mai farsi una famiglia Maryse, non potrà mai avere figli. Mi dici cosa c’è da esserne felici? » ribatté allora, sedendosi mollemente sulla sedia lì vicino.
La donna sembrò rifletterci un attimo come smarrita, valutando davvero anche quella possibilità.
Aveva ragione, probabilmente non avrebbe avuto figli consanguinei, ma di certo non era un loro problema. Se Alec sarebbe stato bene anche così, non se ne sarebbe minimamente preoccupata.
« Non sono cose che ci riguardano, questa è una sua scelta e, che tu lo voglia o meno, dovrai accettarla. Ma non hai notato il modo in cui si è battuto? Non avevo mai visto Alec così e sono più che sicura che quindi tenga davvero a quel ragazzo. Lo vedo cambiato, più maturo di quanto già non fosse prima. È migliore, con quel Magnus. Pensaci su. » proferì, poi, senza aggiungere null’altro, lo lasciò a rimuginare sulla questione.
Pensaci su, aveva detto.
E forse, dopo quelle parole, l'avrebbe fatto davvero.



Alec, appena uscito dalla doccia, profumato e con indosso i vestiti di Magnus, stava raccontando per filo e per segno tutta la conversazione avvenuta, sentendosi decisamente sollevato nel vederlo più sereno.
« Sono davvero felice che tua madre l'abbia presa così bene. A quanto pare, non tutti i genitori sono meschini quanto i miei. » esclamò Magnus sforzandosi di sorridere ma, lasciando comunque trasparire l'amarezza nella sua voce.
« Cosa è successo tra di voi? Cioè, mi piacerebbe che me ne parlassi, ma non sei obbligato se non vuoi. » domandò Alec di getto, sentendosi imbarazzato subito dopo.
Fin dall'inizio infatti, Magnus aveva fatto più volte riferimento ad una rottura dei rapporti con la sua famiglia dovuta al fatto che loro non erano stati in grado di accettarlo.
Alec aveva sempre evitato di fare domande al riguardo, convinto che se mai fosse stato pronto a parlarne, lo avrebbe fatto di sua spontanea volontà.
A quel punto, però, la curiosità ebbe la meglio e, il ragazzo si ritrovò a chiedere prima ancora di rendersene conto.
Magnus lo guardò titubante per alcuni istanti, poi, prendendo un respiro profondo, iniziò a raccontare.
« Non sono mai riuscito ad avere un particolare rapporto con i miei, in particolare con mio padre. E' sempre stata Catarina la preferita, con la sua intelligenza e la sua propensione ad aiutare gli altri. Io, invece, sono sempre stato considerato uno scansafatiche, un buono a nulla. Nonostante nessuno dei due abbia mai perso occasione di farmi presente quanto poco apprezzassero il mio carattere, così come il mio modo di pormi, ho sempre continuato a sperare che mi volessero bene. » esordì, fissandosi la punta delle scarpe, incapace di reggere lo sguardo dell'altro.
Alec osservò la sua espressione spenta, la posa sconfitta e lo sguardo rivolto verso il basso e, improvvisamente, si pentì di avergli posto quella domanda.
Era più che evidente che, anche dopo tutti quegli anni, il ricordo lo faceva soffrire.
Si sporse dal divano - a dir poco eccentrico - su cui era stato stravaccato fino a quel momento, poggiando con delicatezza una mano sula coscia del suo ragazzo, seduto di fronte a lui.
« Mags, lascia stare. La mia era solo una curiosità, non fa niente. » disse con la massima gentilezza possibile, cercando di cancellare la tristezza dal suo volto.
Il suo tentativo, però, risultò essere completamente inutile.
Magnus sorrise mesto, per poi continuare subito dopo col racconto.
« Per tanto tempo, dopo aver capito di essere gay, ho tenuto nascosta la cosa ai miei genitori, temendo che quell'informazione avrebbe dato loro solo un ulteriore pretesto per rinfacciarmi quanto avessi tradito le loro aspettative. Poi, però, conobbi Davis ed improvvisamente trovai il coraggio di affrontarli. Come ti ho già raccontato tempo fa, ero davvero convito che quella tra di noi fosse una storia seria, che avessimo un futuro insieme. Motivo per cui, decisi che non volevo più mantenere segreta la nostra relazione per paura di essere scoperto; a parer mio, lui non se lo meritava e, nemmeno io. »
Alec fu investito da un ondata di rabbia.
Ogni volta che si nominava quel viscido individuo, non riusciva a non provare l'irrefrenabile impulso di andare a casa sua, - ovunque si trovasse - e prenderlo a calci con tutta la violenza possibile.
L'idea che quel tipo avesse spezzato il cuore a Magnus lo mandava in bestia.
Respirò a fondo, cercando di calmarsi e di tenere a bada gli istinti omicidi.
« Mi sembra quasi sciocco chiederti come è andata.. »
Magnus soffocò una risatina, dovuta più al nervosismo che al patetico tentativo dell'altro di alleggerire l'atmosfera.
Non era per niente facile per lui parlare di quel giorno; perfino Ragnor e Raphael, suoi cari amici da una vita, erano all'oscuro dei dettagli, essendo a conoscenza solo dello stretto indispensabile.
Quella, era una folle e completa prova di fiducia: stava per mostrare ad Alec la sua più grande debolezza.
« Probabilmente, col senno di poi, avrei dovuto aspettare che Catarina tornasse a casa, in modo da avere qualcuno ad appoggiarmi. Anche se, dubito che sarebbe cambiato qualcosa. Avresti dovuto vedere le loro facce, non appena finii di parlare. Era impossibile fraintendere il disgusto sui loro volti. Stavo ancora cercando di rendermi conto che evidentemente non l'avevano presa come avevo sperato, quando.. » riprese lentamente, quasi stesse cercando la forza di tirare fuori ogni parola.
Alec in quel momento stava pregando con tutto il cuore di aver frainteso, di essere uscito completamente fuori strada con i suoi pensieri e le sue impressioni; non poteva davvero essere successo quello che temeva.
« Quando? » chiese in un sussurro.
Magnus chiuse gli occhi, sopraffatto dal dolore che quei ricordi gli provocavano.
Una parte di lui gli gridava di tirarsi indietro, di lasciare quell'orrore nel luogo in cui era stato negli ultimi anni; un'altra parte però, quella che ancora sperava che qualcuno lo capisse e lo amasse, lo implorava di andare avanti, di affidarsi ad Alec.
« Quando.. mio padre mi colpì. Non avevamo mai avuto un rapporto da film, certo, ma non mi sarei mai aspettato che arrivasse a tanto. Ero ancora a terra - stordito dal ceffone appena ricevuto in pieno volto - a chiedermi il perché di quel suo gesto, quando dovette decidere che per lui non era sufficiente. Lo pregavo di smettere, imploravo perdono per il modo in cui ero nato, ma senza alcun risultato. Continuò a picchiarmi ancora e ancora, ripetendomi come un obbrobrio come me, non potesse essere considerato suo figlio. » riprese a parlare, senza avere il coraggio di riaprire gli occhi per vedere l'espressione dell'altro.
Non voleva sapere come la stesse prendendo, almeno non prima di aver finito di raccontare ogni cosa.
Alec, nel mentre, fissava il suo ragazzo completamente sconvolto, mordendosi le labbra a sangue per impedirsi di scoppiare in singhiozzi.
Il suo bellissimo Magnus...
Come avevano osato fargli del male?                                                                                  
Come può un uomo trattare il proprio stesso figlio in modo così ignobile?
Si sforzò disperatamente di trovare qualcosa da dire, una frase, un gesto; qualsiasi cosa potesse farlo stare meglio o potesse cancellare l'angoscia che deformava i suoi lineamenti.
Ma niente riusciva ad apparirgli adeguato.
Magnus, ancora assorto nel passato, non sembrò rendersi conto di quel prolungato silenzio, riprendendo a parlare.
« Quel giorno fu mia sorella a salvarmi. Entrò a casa poco prima che.. Diciamo che senza di lei non sarei qui a dirti tutto questo. Ricordo ancora le grida, gli improperi furibondi rivolti a quell'uomo che consideravamo "padre", e a nostra madre che se ne stava lì senza dire o fare niente. Mi trascinò fuori di casa, portandomi dall'unico che in quel momento volessi vedere, il solo che potesse farmi stare meglio. Quello fu il secondo gravissimo errore della giornata: appena rifiutato da chi mi aveva messo al mondo, finii per scoprire che la persona che amavo e per cui mi ero ridotto in quello stato, in realtà mi considerava solo un gioco. »
Se prima Alec odiava quel verme, adesso era pienamente convinto del fatto che avrebbe potuto tranquillamente ucciderlo senza sentirsi minimamente in colpa; sarebbe stato comunque niente in confronto a quello che si meritava.
Per non parlare poi del padre.
Era certo che ci fosse un girone dell'inferno fatto apposta per quelli come lui.
« Per l'Angelo Magnus, mi dispiace così tanto. Non avrei mai dovuto chiederti certe cose, io.. non avevo idea. Non riesco nemmeno a dire quanto io li trovi spregevoli, abominevoli e completamente.. » esordì con decisione, incapace di trattenersi.
Con sua somma sorpresa, però, il ragazzo scosse la testa in segno di diniego, stringendo i pugni tanto da farsi diventare le nocche bianche.
« Non è colpa loro, è colpa mia. Se mi hanno trattato così, è perché io evidentemente non sono stato capace di farmi amare. Ho cercato di rimuovere quanto accaduto, ma a volte non riesco a fare a meno di pensare che forse mio padre aveva ragione: sono un delusione, una nullità. » esclamò con veemenza, dando sfogo ai dubbi che da sempre continuavano ad attanagliarlo.
Per quanto facesse mostra di essere forte e sicuro di sé, era difficile mandare giù il fatto che le persone che più di chiunque altro avrebbero dovuto proteggerlo, lo avevano abbandonato, considerandolo indegno del loro amore.
« Smettila immediatamente. » Il tono glaciale di Alec lo fece sobbalzare.
Non lo aveva mai sentito parlare in quel modo a nessuno.
Alla fine ha capito che avevano ragione loro. L'ho perso.
Non aveva ancora finito di formulare quel pensiero, che Alexander lo afferrò con ben poca delicatezza, trascinandolo letteralmente sopra di sé, facendo sdraiare entrambi.
Magnus affondò il volto nel petto del ragazzo, che continuava a stringerlo quasi ne andasse della sua vita.
Poi, dopo alcuni istanti, si scostò, in modo tale da poter studiare il suo volto.
Quello che vide lo fece vacillare: i suoi occhi sembravano un vero e proprio mare in tempesta, e, lo fissavano con un intensità, un affetto e una comprensione tale da lasciarlo ammutolito.
« Come puoi credere delle simili assurdità? Non c'è nulla che non vada in te. Sei solare, altruista ed affettuoso, più di qualsiasi altra persona abbia mai conosciuto. Per non parlare poi della tua forza: chiunque altro, con alle spalle un passato come il tuo, sarebbe crollato in mille pezzi, o, nel migliore dei casi, si sarebbe trasformato in uno psicopatico insensibile. Tu, invece, sei riuscito a rialzarti, ricominciando tutto da capo, nonostante il dolore e la delusione. » affermò Alec con decisione, senza staccare di occhi dal suo ragazzo.
Magnus era scioccato dalla piega che quella conversazione stava prendendo. Neanche facendo uso della sua più fervida immaginazione, avrebbe mai potuto pensare di sentirgli dire certe parole.
Non ebbe il tempo di formulare una qualsivoglia risposta, che l'altro riprese il suo discorso.
« Magnus, non posso neanche immaginare cosa si provi a dover vivere una cosa del genere, per cui non fingerò certo il contrario; ma c'è una cosa di cui sono fermamente convinto: tu sei una persona meravigliosa e, qualsiasi genitore degno di questo nome, sarebbe fiero di avere un figlio come te. Non lasciare mai che tutto ciò che è successo ti condizioni, perché non c'è, nel modo più assoluto, neanche una sola parola di tutto quello che ha detto tuo padre, che corrisponda alla verità. »
Magnus lo guardò commosso, cercando con tutte le sue forze di credergli.
« Lo pensi davvero? » chiese, in un tono di voce talmente basso che, se l'altro non gli fosse stato praticamente appiccicato, non lo avrebbe neanche sentito.
Odiava essere così vulnerabile, ma in quel momento non riusciva a fare altrimenti.
« Te lo giuro. Ogni volta che sono insieme a te, che mi fai ridere con le tue uscite strampalate, che mi baci, che mi sorridi, che mi dai il tuo sostegno quando ne ho più bisogno... Ogni volta non posso fare a meno di pensare a quanto io sia fortunato ad averti accanto. Per cui, non azzardarti più a dire che non vali niente. Perché per me, Magnus Bane, tu sei tutto. » esclamò Alec con decisione, sfiorandogli delicatamente il volto.
Magnus, all'udire quelle parole, riuscì a percepire lo sciogliersi di quel nodo che lo aveva da sempre attanagliato, anche quando si sforzava di ignorarlo.
All'improvviso, qualcosa dentro di lui si ruppe: il muro che aveva innalzato per proteggersi, dietro cui aveva nascosto tutte le sue insicurezze e la sua sofferenza, alla fine si era sgretolato.
Si ritrovò a piangere tra le braccia del suo fiorellino, aggrappandosi a lui con tutta la forza che aveva, quasi temesse di vederlo andare via.
L'idea di farsi vedere in quelle condizioni avrebbe dovuto terrorizzarlo, ma non era affatto così.
Si sentiva al sicuro, protetto, amato.
Era valsa la pena aspettare tutto quel tempo per trovare qualcuno capace di dargli tutto ciò che aveva sempre desiderato.
Alec continuava a tenerlo stretto, accarezzandogli dolcemente la schiena, nel tentativo di tranquillizzarlo.
Passarono diversi minuti prima che Magnus smettesse di tremare, staccandosi da lui e alzando il viso per poterlo guardare negli occhi.
Alec asciugò con infinita delicatezza le ultime tracce di lacrime che ancora solcavano il viso del ragazzo, sorridendogli subito dopo.
« Sei così bello.. » aggiunse poi, riuscendo, per la prima volta dopo mesi, a farlo arrossire.
Magnus alzò gli occhi al cielo, cercando di mostrarsi infastidito da quel commento, senza però riuscirci minimamente.
« Oh sì, con gli occhi rossi e gonfi, e i capelli in disordine, devo essere veramente il massimo. » ironizzò, cercando di sdrammatizzare tutta quella situazione.
Alec ridacchiò, scostandosi una ciocca di capelli corvini dal viso.
« Non volevo dire questo. Mi riferivo al fatto che tu abbia deciso di fidarti di me, lasciando cadere ogni maschera e mostrandomi tutta la tua fragilità. E, ai miei occhi, non sei mai stato più bello di così. » rispose subito dopo.
Magnus lo guardò completamente scioccato.
Lo aveva affermato con una sincerità e una semplicità tale, da lasciarlo del tutto senza parole.
Era di nuovo riuscito a sorprenderlo, dicendogli quello che più aveva bisogno di sentire, nel momento in cui meno se lo sarebbe aspettato.
Chiunque altro al posto suo, lo avrebbe deriso o, nel migliore dei casi, si sarebbe limitato a guardarlo con compassione.
Ma non Alexander.
Non poteva non amarlo ancora di più per questo.
« Fiorellino, io.. Aku cinta kamu. » gli disse con estrema dolcezza, cercando di far trasparire da ogni singola parola tutto quello che provava per lui.
Era già da un po' che lottava contro l'impulso di far uscire quelle parole, ma ora, dopo il modo in cui Alec era stato capace di capirlo ed accettarlo, leggendogli dentro, non poteva più trattenersi.
« Che cosa significa? Aspetta, non mi hai appena dato dell'idiota in un’altra lingua, vero? » gli domandò subito l'altro, sgranando gli occhi in una finta espressione sconvolta.
Magnus scosse la testa, sorridendo appena e, continuando a chiedersi quale sarebbe stata la sua reazione una volta saputo il vero significato di quanto aveva appena detto.
Prese un respiro profondo, per poi rispondergli.
« Significa "ti amo". Io ti amo, Alexander Gideon Lightwood. Più di quanto tu possa immaginare. Perfino più di quanto io stesso credessi possibile. »
Alec, in tutta risposta, rimase immobile per alcuni istanti; poi, lo baciò con un intensità tale da lasciarlo completamente senza fiato.
Quella era la prima volta, dopo mesi, che il suo fiorellino prendeva l'iniziativa in quel modo; non poteva non considerare la cosa come un buon segno.
Smise di pensare e di interrogarsi, lasciando che le labbra del suo ragazzo cancellassero tutto il dolore e la solitudine.
Io ti amo.
Quella frase continuava a risuonare nella mente di Alec, mentre stringeva con forza Magnus a sé, affondando la mani nei suoi capelli.
Una piccola parte della sua mente, era ben consapevole del fatto che avrebbe dovuto dare all'altro una risposta, ma non poteva.
Le parole non erano abbastanza per descrivere quello che stava provando in quel momento.
Era cresciuto con la convinzione che difficilmente qualcuno lo avrebbe accettato per quello che era e, anche quando aveva incontrato Magnus, a volte non poteva fare a meno di pensare di non essere all'altezza del ragazzo.
Sapere che lo amava, nonostante tutto, lo faceva sentire finalmente in pace con sé stesso.
Magnus, sopra di lui, lo attirò a sé, facendolo sedere contro il divano.
Le mani vagavano per quella chioma corvina - che tanto amava - scompigliandogliela, mentre lasciava le sue labbra per dare attenzione alla pelle chiara del collo.
Un mix di emozioni si stava espandendo nei corpi di entrambi, sempre più attratti l’uno dall’altro, come i poli opposti di due magneti.
Mosso esclusivamente dall'istinto, Alec si alzò, trascinandosi in braccio il fidanzato e, senza staccarsi da lui nemmeno un istante, lo condusse verso la sua camera.
Nella sua testa,  i pensieri negativi erano completamente spariti e, tutto il disagio, l’angoscia, la tristezza e la solitudine che per anni lo avevano accompagnato, si erano sciolti come neve al sole grazie alla sola presenza di Magnus.
Si sedette sul letto, lasciando che il glitterato gli togliesse la maglietta, per poi socchiudere gli occhi quando quest’ultimo prese a tracciare le linee dei muscoli con i suoi polpastrelli.
Alec insinuò le sue mani sotto la maglia, aggrappandosi alla schiena dell’altro come se fosse stato la sua unica ancora di salvezza.
Era a malapena consapevole di quello che stava facendo; ormai aveva completamente staccato la spina al suo cervello, lasciandosi guidare dalle emozioni.
L'unica cosa a cui riusciva a pensare, era che fin dal primo istante in cui aveva visto Magnus, gli era appartenuto completamente.
Ed era ancora così. Lo sarebbe stato per sempre.
Con quella consapevolezza, era intenzionato ad eliminare tutte le barriere tra di loro: voleva dargli tutto se stesso.
Gli sfilò la maglia con un movimento fluido, guardandolo intensamente negli occhi quando questa raggiunse un qualche angolo del pavimento.
La stanza era completamente silenziosa, se non per i loro respiri che, in sincrono, creavano una melodia di cui, entrambi, non potevano fare a meno.
Con un movimento di bacino, Alec ribaltò dolcemente le posizioni, facendo stendere il suo ragazzo sul letto.
« A-Alec, aspetta. Fermati un attimo. » balbettò Magnus a quel punto, a pochi centimetri dalla sua bocca e col respiro spezzato.
Il verde dei suoi occhi, già solitamente spettacolare, risaltava in maniera innaturale sotto la tenue luce che filtrava attraverso la tenda che copriva la finestra posta al lato, dandogli una sfumatura tutta nuova.
« Mi dispiace, io credevo che tu.. Se non vuoi posso capirlo. » replicò l'altro affannato, improvvisamente in imbarazzo.
Si rese conto solo in quel momento della maniera spudorata in cui gli era saltato letteralmente addosso. Come gli era venuto in mente?
Magnus lo guardò con gli occhi liquidi di desiderio, per poi accarezzargli teneramente una guancia graziosamente arrossata.
« Tu credi che io non voglia? Alexander, tu non sai minimamente quanto io ti desideri. Ma per te sarebbe la prima volta e devi essere sicuro di quello che fai. Non vorrei mai che, in un secondo momento, ti pentissi per aver agito in preda all'istinto. » rispose poi, rivolgendogli uno sguardo carico d'amore.
Alec sorrise, meravigliandosi ancora una volta delle premure che l'altro gli rivolgeva.
Gli baciò la punta del naso, facendo sciogliere di dolcezza Magnus.
« Ti amo, Magnus. E voglio che tu faccia l’amore con me. » gli sussurrò sorridendogli, come se quella semplice frase potesse essere una valida risposta o motivazione per tutto.
E, forse, era proprio così.
Magnus lo baciò ancora e ancora, rincuorato come non mai da ciò che il suo fiorellino gli aveva appena detto.
Ad ogni strato di vestiti che finiva sul pavimento, i due si legavano sempre di più l'uno all'altro, marchiandosi a vicenda di quello che non era nient’altro che il vero amore.
E mentre le loro anime si univano e i loro cuori battevano all'unisono, non smisero neanche per un solo istante, di guardarsi negli occhi.



HeLLo! <3
Ed ecco qui anche il dodicesimo capitolo, ad alto contenuto diabetico!
Ci tengo ad informarvi che probabilmente, il prossimo capitolo sarà anche l'ultimo e che quindi, questa storia ormai è giunta al termine.. e mi mancherà, sì.
Spero che la lettura sia stata di vostro gradimento e che mi farete sapere la vostra opinione :D
Ringrazio tutti coloro che sono giunti fino a qui, chi la segue dal principio e chi, con anche poche righe mi fa conoscere il proprio parere! <3
Vi invito ancora una volta ad iscrivervi al gruppo facebook, che pian piano sta diventando una piccola grande famiglia <3
Il link è questo------> https://www.facebook.com/groups/1695283824068412/
Bye! <3
   
 
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