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Autore: BakaInu    12/07/2016    2 recensioni
"Il mondo è sull'orlo del baratro"
Quando Yil decide di uccidere Hosanh, non ha idea dei cambiamenti radicali che questa scelta porterà alla sua vita. Privata di ciò che più caro le era rimasto, decide di porre fine alla catastrofe che le sue azioni hanno comportato.
Sul mondo pende una sentenza all'apparenza inevitabile: le forze primordiali del caos sono rinate, le catene che le imprigionavano dissolte.
Cosa resta a Yil, se non impedire la fine del mondo?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 «Forza, Kai, tira più forte!»
 «La fai facile, quel pesciolone peserà almeno venti chili» rispose il ragazzo, mentre cercava di tirare la canna da pesca con molta forza «Vorrei vedere te al mio posto.»
Il mare che bagnava le coste di Oricea, nella repubblica mercantile di Ercantia, era famoso per la quantità di pesci che vi nuotavano; quando le acque erano particolarmente pescose, la gente accorreva numerosa per far scorta di ciò che il dio del mare offriva loro. Quel giorno era uno di quelli in cui c’era talmente tanta gente che a fatica si respirava.
In mezzo a quella folla v’erano, come al solito, Kai e Yar. Entrambi si stavano sforzando per portare a casa quanto più pesce possibile: una parte sarebbe servito per riempirsi lo stomaco, l’altra sarebbe stata venduta al primo mercante di passaggio.
 «Bene! Questa sera mangeremo come mai prima d’ora» esclamò Kait, prendendo la cesta contenente i pesci.
Il suo amico sorrise e lo aiutò a portar via l’abbondante bottino: cinque pesci da una decina di chilogrammi ciascuno e due da venti.
Il tragitto fu breve, dato che la piccola casa di Yar non distava molto dalla spiaggia. Appena arrivati, i due sistemarono l’enorme quantità di pesce, quando una bambina con un lecca-lecca si fiondò contro Kai a braccia aperte.
 «Fratellone! Sei tornato!» esclamò la bimba abbracciando Kai «Cos’hai preso, eh?»
 «Piano, Ley, finirai per strozzarmi» rispose lui, togliendosi le braccia della sorellina dal collo e dandole un bacetto sulla fronte «Vedrai la sorpresina a cena, quindi pazienta un po’, ok?»
Ley guardò Kait con occhi imploranti, sperando di ottenere il regalo il prima possibile, ma il suo sguardo innocente non riuscì a smuovere suo fratello maggiore, che però le concedette di andare un po’ a giocare fuori prima di mangiare.
Il ragazzo, quindi, uscì di casa per sistemare le canne da pesca nel piccolo ripostiglio vicino alla veranda e, mentre spostava le cianfrusaglie che riempivano quello stanzino, si imbattè in una fotografia ingiallita. Kai, leggermente titubante, la prese e soffiò via la polvere per guardarla meglio: ritraeva una donna dai lunghi capelli castani, abbracciata ad un uomo alto con un po’ di barba sul mento; in mezzo a loro, un bambino di appena cinque anni con un sorriso a trentadue denti e un cappellino di paglia storto.
Sorrise mestamente, in ricordo di quei tempi felici che non sarebbero più tornati. Vorrei solo che le cose fossero andate diversamente¸ pensò, mi mancate così tanto.
Rimise a posto la fotografia, sistemò in un angolo gli strumenti da pesca e tornò a casa per preparare la cena; quel pesce avrebbe migliorato la giornata di tutti, in particolar modo quella di Ley: un po’ di allegria, dopo gli eventi catastrofici dell’ultimo mese, sarebbe stata manna dal cielo per tutti quanti.
Entrato in casa, si mise di fronte al piano di lavoro ed iniziò a cucinare; tirò fuori il coltello e iniziò, seppur con tocco non poco maldestro, a sminuzzare le verdure. Il suo amico nel frattempo sfilettava con maestria il pesce dalle scaglie argentee pescato il pomeriggio, correggendo di tanto in tanto Kai.
 «Sta’ attento o finirai per distruggere la nostra cena.»
Il ragazzo annuì e riprese a tagliare le carote e varie erbe aromatiche, quando Yar, mentre la lama del coltello fendeva la superficie liscia del pesce, azzardò a dire: «Hai sentito anche tu le novità? Riguardo a Etras, intendo.»
Kai sussultò: la catastrofe che aveva colpito quella città era l’argomento più succulento dell’ultimo mese. Non riusciva ancora a credere che Hosanh, la dea che avrebbe dovuto rappresentante l’equilibrio, avesse voltato le spalle a ciò che era suo compito preservare.
La voragine che si era aperta e aveva distrutto metà di Etras, poi, era stato il colpo di grazia.
 «Dicono che sia tutto sotto controllo, che la mostruosità che ha colpito la città sia solo un imprevisto facilmente arginabile» disse sconfortato Kai «Ma credo che la Bulè ci stia tenendo all’oscuro di molte cose…»
 «Cose che, se diventassero di dominio pubblico, getterebbero Ercantia nel terrore» lo interruppe Yar, posando il coltello «Probabilmente c’è qualcos’altro sotto, ma vivo meglio non sapendolo.»
 Kai sussultò e abbandonò le verdure per un attimo e rispose, sentendosi indignato: «Io preferirei mille volte sapere e aver paura che vivere nell’ignoranza. Oltretutto, è un mese che ci vien detto che il problema è quasi risolto, eppure i carovanieri che vengono dalle vicinanze di Etras al mercato raccontano diversamente.»
Yar sospirò, mentre il pesce veniva messo a cuocere nel modesto forno che aveva in casa.
Nonostante Ercantia fosse una Repubblica mercantile, in quanto a tecnologia era parecchio arretrata rispetto ai grandi Imperi: l’elettricità e alcuni piccoli elettrodomestici stavano comparendo solo ora, e per giunta lentamente, nelle case delle famiglie che potevano permettersele.
 «Vorrei solo essere d’aiuto! Odio rimanere con le mani in mano mentre il mondo probabilmente va in malora!»
Il giovane dai capelli biondi si asciugò la fronte imperlata di sudore, poi si decise a rispondere a Kai: «E cosa pensi di fare, sentiamo. Partire e andare a combattere un nemico che neanche conosci?» Sospirò e scosse la testa. «Hai diciassette anni, dovresti smettere di credere alla favola dell’eroe che parte e salva tutti dal cattivo di turno.»
Kai annuì, rassegnato: sapeva bene che non poteva fare nulla da solo e questo lo innervosiva terribilmente.
Quella situazione lo riportò indietro di cinque anni, a quando si allenava con un bastone di legno e fingeva che fosse un’alabarda. «Ucciderò le guardie che mi hanno portato via papà» diceva sempre, quando i passanti chiedevano a quel povero orfano con una bambina al seguito perché giocasse con un pezzo di legno. Aveva detto la stessa cosa anche a Yar, quando lo aveva incontrato per la prima volta.
Aveva bisogno di staccare la spina, si disse, e perciò prese uno vecchio manico di scopa per allenarsi come ai vecchi tempi.
Dietro la casetta, Kai maneggiava il pezzo di legno come se fosse un’arma vera e propria, menando fendenti e lanciandosi il lughi affondi; giocare come quando era bambino lo rilassava e lo divertiva, ma in fondo sapeva che conoscere un paio di mosse con un bastone non gli sarebbe mai servito: come aveva detto Yar, ormai era cresciuto e l’unica cosa importante era assicurare una vita dignitosa a Ley.
I giochi di quando ero ragazzino possono rimanere tali, pensò, purtroppo la realtà è molto di più di un semplice agitare un manico di scopa.
Quando si accorse che il sole stava per tramontare, Kai andò a chiamare sua sorella per la cena. Non appena entrò in casa, fece per seguirla, ma fu distratto da un qualcosa di piccolo e luminoso: una luce verde brillante si muoveva come svolazzando, pareva quasi…
Scosse la testa e quella scomparve: ritenne fosse un’illusione ottica, probabilmente causata dalle lanterne sospese per tutto il paesino, e per questo entrò in casa senza badarci.
 
La cena fu fra le più abbondanti alle quali Kai avesse mai avuto modo di prendere parte: il pesce era squisito, così come i pasticcini alla cannella che Yar aveva scambiato al mercato per un po’ del pescato dei giorni precedenti.
Finito di mangiare, Kai si sentì stanco e decise di andare a dormire, così si diresse sul pianerottolo dell’abitazione e sistemò un’amaca come giaciglio per stare al fresco. Si stese supino a guardare il cielo scuro come il mare profondo, puntellato di milioni di stelle. A far da padrona in mezzo a quella trama di luci incantevoli e misteriose, c’era una mezzaluna bellissima.
Prima di addormentarsi, ripercorse mentalmente la giornata appena trascorsa e fu felice che fosse stata piacevole.
Il sonno, però, non fu tanto duraturo.
Il dormire beato e tranquillo fu interrotto bruscamente da un brusio incessante, che sembrava provenire dalla foresta dietro la sua casa; si sedette e tese l’orecchio per ascoltare meglio il rumore che faceva da sottofondo ai suo sogni, poi si alzò dall’amaca e impugnò stretto l’arpione che usava per pescare, pronto ad ogni evenienza.
Fu in quel momento che la rivide. Una luce verde, poi un’altra e altre ancora: erano decine di minuti corpuscoli luminescenti, che sembravano essere dotati di volontà propria. Bisbigliavano, come se stessero confabulando fra loro e si mossero più vicini a lui.
Farfalle, notò, sono delle…farfalle?
Lo sciame si mosse più rapidamente, prese a vorticare e, quando da quel vortice emerse una ragazza, Kai per poco non svenne per la sorpresa e lo sconcerto.
Capelli neri tagliati corti, tirati indietro a coda di papera sulla nuca, un viso angelico, due grandi occhi verde smeraldo, abbastanza alta: la giovane misteriosa sembrava una bambina un po’ troppo cresciuta.ì
 «Se ti metti a urlare, giuro che ti strappo le corde vocali» lo minacciò la ragazza, sistemandosi le muffole nere. «Quindi, per favore, ascoltami.»
 Kai annuì e deglutì, ancora scosso. «Come hai…eri delle farfalle? E poi…insomma…»
 «Rimandiamo a dopo le spiegazioni, per favore» lo interruppe la ragazza. La vide stanca, come se avesse faticato a lungo; la canotttiera bianca e i jeans corti erano, inoltre, sporchi di terra e rovinati. «Io sono Yil e mi serve il tuo aiuto» disse, come se stesse ripetendo una frase già detta troppe volte in passato.
 «Cosa vuoi?» rispose Kai mentre si sedeva sui gradini del portico.
Yil sospirò e prese parola: «Sei a conoscenza di ciò che è successo a Etras, vero?»
Il ragazzo annuì.
 «E sai anche che Hosanh è morta?»
Si sentì svenire: lei era una dea, non poteva morire, era impossibile. Non capiva se essere dispiaciuto, anzi disperato, per ciò che era accaduto, esultare per la morte di una dea corrotta e malvagia o liquidare la domanda come il delirio di una ragazza sperduta.
 «Dammi una buona ragione per credere a quello che stai dicendo e per non giudicarti come una pazza.»
La ragazza si schiarì la voce. «La voragine che si è aperta a Etras, è lo Specchio. Come forse saprai, esso è un portale che separa due mondi diametralmente opposti: il nostro, quello Completo, governato da Hosanh - fino a poco tempo fa – e quello Caotico, dove Ekka è re e prigioniero. Lo Specchio impedisce che essi collidano e che il flusso del dio del caos contamini l’equilibrio perfetto che regna qui; ma, quando la dea corrotta è morta, quel portale si è aperto e sta lentamente incamerando energia. E quando sara pronto, imploderà e ogni cosa sprofonderà nel caos, cosa di cui Ekka sta già approfittando.»
Tutto quadrava: Kai ricordava i racconti su quel dio meschino e malvagio, imprigionato in un universo che era diventato il suo reame. Ma non avrebbe mai immaginato che la causa di quella catastrofe potesse essere lui.
 «Fammi indovinare: vuoi che ti aiuti a chiudere lo Specchio?» domandò «Mi dispiace, ma lanciarmi in una missione suicida non mi interessa. Ho una sorella a cui badare e non amo le missioni impossibili»
 «Impossibile, dici?» lo provocò lei «Ho imparato a mie spese che anche le imprese che sembrano tali talvolta si rivelano fattibili se si combatte per una giusta causa.» Kait notò un leggero tremore nella sua voce, come se avesse appreso a caro prezzo quella lezione.
 «Sarà, ma il tempo delle imprese è finito quando ho capito che fra il giocare a fare l’eroe e l’esserlo per davvero c’è una differenza sostanziale.»
Yil si sedette e sospirò delusa. Chiuse gli occhi e parlo: «Ho girato Ercantia per quasi un mese, in cerca di qualcuno che mi aiutasse. Io devo chiudere lo Specchio, ma da sola non posso farlo…ti prego, aiutami.»
C’era un tono disperato nella sua voce e Kai si sentì immensamente dispiaciuto di vedere quella ragazza così miserabilmente affranta, ma non era un eroe, un guerriero e non aveva particolari doti magiche. Ley era il suo unico pensiero.
 «Mi dispiace, Yil, ma non me la sento» rispose con voce piatta «Addio…e buona fortuna!»
La ragazza era visibilmente delusa e parve essere sul punto di crollare. «Capisco perfettamente, ma, se dovessi ripensarci, fatti trovare qui a mezzanotte in punto»
Kai non rispose ed entrò in casa, sbattendo la porta.

 
   
 
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