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Autore: Alice95_    12/07/2016    3 recensioni
Una giovane Kate Beckett alla ricerca di una notte da dimenticare, si trova davanti a una persona che invece si ricorderà per il resto della vita.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alexis Castle, Altro personaggio, Kate Beckett, Martha Rodgers, Richard Castle
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Kate andò a letto presto, emotivamente svuotata dopo aver pensato a lungo agli eventi della giornata, decidendo che l’unico modo per fermate il treno di pensieri era quello di andare a letto e cercare di dormire. Ma naturalmente il sonno non sarebbe arrivato facilmente e lei era a malapena addormentata quando il suo telefono squillò, riportandola alla realtà.

“Beckett”, rispose un po' intontita, appoggiandosi alla testiera del letto.

“Hey Kate, sono Rick. Spero non sia troppo tardi”. Sembrava nervoso.

“Castle?”, guardò la sveglia, erano le 10,05. “Ti ho detto che avrei chiamato non appena avrei controllato i miei turni”.

Rick poteva percepire che era un po' infastidita così si affrettò a fermarla prima di non farla proseguire nella direzione sbagliata, “Lo so, non è per questo che ti ho chiamato”.

Si mise a sedere un po' più dritta, tirando ulteriormente la coperta sul suo corpo. Si sentiva stranamente esposta a parlargli mentre era stesa a letto, in pigiama e si rimproverò per quel pensiero.

“Perché allora hai chiamato?”, chiese lei esitante. “E’ per oggi?”.

“No, non si tratta di oggi, non proprio”, sospirò. Non sapeva come entrare nel discorso, realizzando che non aveva idea di cosa Kate sapesse di lui. Doveva chiedere a lei, non c’era altro modo, “Kate?”, si schiarì la gola, “Cosa sai di me?”.

“Che cosa vuoi dire?”. Domandò perplessa.

“Voglio dire, sai chi sono io? Cosa faccio per vivere?”.

Lei rimase in silenzio e lui non sapeva come venirne fuori, ma prima che potesse farle di nuovo la domanda, Kate parlò.

“So che sei uno scrittore. Scrivi romanzi gialli”. Sapeva che non sarebbe servito negare, ma non avrebbe aggiunto altro, aspettando che le rivelasse cosa volesse dire con questa domanda.

“Ok, ottimo”. Lo sentì prendere un respiro profondo. “Prima ero fuori con Alexis”, ancora una volta non aveva idea se Kate sapesse che aveva un’altra figlia, “E’ mia-“.

“Tua figlia, lo so”. Rispose lei prima che Rick potesse finire la frase, e improvvisamente capì di cosa si trattava. Voleva che Alexis incontrasse Jamie.

Pensava di essere stata chiara sul fatto che per ora sarebbe stato solo lui. Quindi perché adesso ne stava parlando di nuovo? Questo sicuramente poteva aspettare domani. Doveva già immaginare quale sarebbe stata la sua risposta per una proposta del genere.

Castle era sorpreso. Sicuramente aveva fatto qualche ricerca su di lui. Ma questo in realtà era una buona cosa, sarebbe stato più facile spiegarle.

“Si, mia figlia”, confermò, prima di continuare, “Alexis e io siamo stati fuori al cinema, abbiamo visto Stuart Little 2, davvero carino e divertente”.

“Castle”. Fermò il suo treno di parole. “Arriva al punto”.

“Ah si, mi dispiace”. Raccogliendo i suoi pensieri, iniziò ancora una volta, “Dopo il film siamo stati seguiti dai paparazzi, beh paparazzi, era solo uno”.

Kate aggrottò la fronte, ancora non capiva il motivo per cui lui le stava dicendo questo. Che cosa voleva da lei?

“Tengo Alexis fuori dai media”, continuò, “E normalmente le riviste di gossip non sono così interessate a me, ancora meno a mia figlia, ma con il nuovo libro in stampa e io nella lista-“, lo interruppe.

“Che lista?”.

“Gli scapoli più ricercati di New York”, disse un po' imbarazzato.

“Oh, quella lista”, non l’aveva vista e si chiese per un attimo a quale posizione si trovasse.

“Sono il numero cinque”, rispose alla sua domanda non detta.

Lei non reagì così lui proseguì, “Beh, comunque, le cose sono un po' calde in questo momento e non ci ho pensato oggi quando ci siamo incontrati. Avrei dovuto considerare la possibilità che magari qualcuno avrebbe potuto vederci”.

Strinse il cellulare nella mano. Cosa stava dicendo? “Mi stai dicendo che qualcuno ci ha fotografato oggi?, chiese, sembrando sconvolta.

“No, no”. Rispose rapidamente. “Non che io sappia e sono sicuro che lo avremmo notato. Penso solo tu debba sapere che qualche volta questo fa parte della mia vita, che mi piaccia o meno”. Rick prese un altro respiro profondo, considerando le parole che sarebbero seguite, “Ma ti assicuro che di solito non è un grosso problema, mi lasciano in pace a meno che non sia qualche serata di gala o di beneficienza. E’ solo che in questo momento tutto si sta accavallando e dovremo stare attenti”. Fece una pausa. “Voglio dire, io sarò più attento d’ora in poi. Volevo solo che lo sapessi, in modo da poter decidere come gestire la situazione”. Terminò con un profondo sospiro, immaginando fosse arrabbiata. Questo sicuramente non avrebbe reso le cose più facili tra di loro. Lo sapeva, ma lei aveva il diritto di saperlo e lui non aveva altra scelta, se non quella di dirglielo.

Kate rimase in silenzio per un momento, assorbendo tutto quello che le era stato appena detto. E poi fu sorpresa dalla sua reazione, non era arrabbiata con lui. Lo rispettava per averglielo detto. Sarebbe stato sicuramente più facile tenerselo per sé, sperando di essere fortunato e di non beccare paparazzi mentre erano insieme. Il fatto che lui l’avesse chiamata fece nascere qualcosa in lei, sebbene non sapesse dire bene che cosa, ma comunque scelse le sue parole con cura.

“Okay, fammi pensare a tutto questo e poi vedremo come accordarci per la prossima volta”. Disse lei, passandosi una mano tra i capelli, mentre si rilassò un po' di più tra i cuscini.

La prossima volta, fu sollevato nel sentirla dire quelle parole. Aveva temuto che avrebbe chiuso tutti i rapporti, di nuovo, “Quindi mi chiamerai lo stesso per fissare un nuovo incontro?”, doveva esserne sicuro, la sua voce era piena di speranza.

“Si”, confermò lei. “Ti chiamo domani”.

“Perfetto”. Sospirò e poteva dire di aver temuto il peggio, che lei avesse potuto prendere male questa notizia e che lo avesse cacciato fuori dalle loro vite. Quando era appena riuscito ad entrarci.

“Grazie per avermi avvisata. Non mi piace la situazione ma apprezzo che tu me ne abbia parlato”.

“Certo”, Castle sospirò, “Va bene, ti lascio allora”, disse a bassa voce. “Buonanotte Kate”.

“Notte Castle”.

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Castle controllò il telefono ogni minuto. A Kate aveva dato il suo numero di cellulare e il numero del telefono di casa, ma non aveva idea a quale avrebbe chiamato e sopratutto quando. La logica gli diceva che non l’avrebbe chiamato fino a tarda serata, probabilmente dopo aver messo Jamie a letto. Però c’era quella piccola speranza che gli martellava in testa.

Avrebbe voluto parlarle di tante altre cose la sera prima, di faccende logistiche, ma era rimasto così sorpreso dalla sua reazione alla rivelazione dei paparazzi che non volle spingersi oltre. Saluta quando sei al momento del tuo apice, gli diceva sempre sua madre. E comunque, ora, pensava fosse meglio parlarle di quelle faccende di persona. Anche se il pensiero di una conversazione faccia a faccia lo intimidiva un po’.

“Richard?”, la voce stridula di Paula lo riportò al presente e non riuscì a nascondere il suo sguardo annoiato.

“Cosa?”,  borbottò. Innanzitutto non voleva essere lì. Normalmente Paula faceva questo genere di riunioni senza di lui e ancora non aveva idea del perché avesse insistito così tanto per farlo venire di persona.

In realtà oggi voleva provare a scrivere qualcosa, ma a quanto pare dovevano ancora discutere sul suo prossimo tour. Aveva accettato di fare un paio di città, solo però, se sarebbe potuto tornare a casa tra una e l’altra, non voleva lasciare Alexis da sola per molto tempo, anche se sapeva che sua madre avrebbe potuto benissimo prendersene cura. Ma adesso non c’era più solo Alexis da prendere in considerazione, il pensiero di stare via per settimane quando stava ancora conoscendo Jamie non era una cosa che era disposto a fare. Ovviamente non poteva dirlo, quindi si sarebbe lamentato e avrebbe detto No finché non avessero accettato di spostare il tour.

“Lo sai che questo può costarti soldi”, Paula gli lanciò uno sguardo appuntito.

“Vuoi dire che alla Black Pawn costerebbe un sacco di soldi”, rispose in modo sarcastico, guardando Gina che stava osservando la loro discussione con interesse, cercando di captare il momento in cui sarebbe potuta intervenire per mettersi dalla parte di Rick.

“Paula, quello che dice è giusto, la Black Pawn sa che la figlia di Richard viene sempre prima”, intervenne dolcemente, lanciando a Rick un grande sorriso.

A lui sembrò falso, ma fu comunque educato nel farle un cenno con la testa. “Penso che qui abbiamo finito. Dopotutto se il prossimo anno vuoi un nuovo libro di Derrick Storm, non si scriverà da solo”, disse, portando la sedia indietro e alzandosi.

Non riuscì ad arrivare alla porta che la voce di Gina lo raggiunse subito, “Richard possiamo avere un minuto in privato?”.

Castle guardò Paula che stava già raccogliendo le sue cose, lasciandolo da solo con la sua editrice. Voltandosi mise su il suo miglior sorriso falso, cercando di nascondere i suoi veri sentimenti, “Cosa posso fare per te Gina?”. Chiese, alzando un sopracciglio quando la vide attraversare la stanza per mettersi di fronte a lui.

“Mi hai dato buca l’altra volta, quando ti ho chiesto di uscire per il pranzo”, mise su il broncio, tipico delle donne del suo calibro che ottenevano sempre quello che volevano. Lui non poteva negare che in passato avrebbe funzionato, anche se nemmeno ora ne era totalmente immune. “Pensavo che magari saremmo potuti andare oggi, se sei libero”.

Lui si schiarì la voce, fece un passo indietro per mettere un po' di distanza tra loro e cercando di pensare a un modo gentile per dirle di no, doveva lavorare con lei dopotutto. Ma ovviamente rimase in silenzio per troppo tempo e Gina la prese come una pausa positiva.

“C’è un bellissimo ristorante proprio dietro l’angolo”, stava già prendendo la borsa. “Non accetto un no questa volta”.

Castle sospirò. Non gli lasciò molta scelta, giusto?

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Non era stato così terribile come aveva pensato. Doveva ammettere che effettivamente era stato pure piacevole, il suo pranzo con Gina Cowel. Era una donna intelligente, non c’erano dubbi su questo e quello era una cosa che apprezzava in una donna. Ma l’ultima cosa di cui aveva bisogno in questo momento era di un’altra distrazione. Così aveva deciso di domare il suo lato donnaiolo e affascinante che sapeva di avere e si comportò normalmente. Gina non sembrò preoccuparsene troppo, però lui fu felice che alla fine si fossero salutati senza fissare altri appuntamenti.

“Papà?”, chiamò Alexis dalla cucina, ma era troppo pigro per alzarsi.

“Che c’è?”, le rispose. 

“Ho fame”, disse, avvicinandosi all’ufficio. “Cosa mangiamo a cena?”.

Rick guardò il suo orologio. Alexis aveva ragione, era già passata l’ora della cena e lui non aveva ancora scritto nessun paragrafo. Alzandosi, le si avvicinò, “Cosa ti va?”, chiese. “Pasta, Pizza?”.

“Papà non possiamo sempre magiare cibo spazzatura”, sospirò, roteando gli occhi. 

“Che cosa? Stai chiamando la pastacastle cibo spazzatura?”, mise la mano destra sul cuore, “Questo fa male”.

“Papà”, Alexis sorrise, “Seriamente”.

“Va bene, va bene guastafeste, vedrò cosa fare”, la guardò pensieroso, mentre si incamminarono fianco a fianco verso la cucina.

Aprendo il frigorifero, si soffermò a vedere cosa aveva da offrire, frugò un po' dappertutto finché non trovò gli ingredienti che stava cercando. “Bene, abbiamo pollo e broccoli”, emerse dal frigo per guardare sua figlia, “e patate, ti va bene?”.

“Benissimo”, Alexis annuì, salendo su uno degli sgabelli di fronte al bancone della cucina. “Come è andato il tuo incontro?”, chiese, con un tono troppo da adulta per i gusti di Castle.

“Noioso”, sospirò drammaticamente mentre preparava pentole e padelle per la loro cena.

“Scommetto che Paula era di nuovo arrabbiata con te”, Alexis sorrise.

“La domanda, mia cara figlia, è quando Paula non è arrabbiata con me?”. Puntò la spatola verso di lei, per enfatizzare il suo discorso. “A volte mi ricorda un po' Ursula”.

“La strega del mare?”, sua figlia aggrottò la fronte.

“Esatto lei”, annuì con entusiasmo.

“Ma Paula non le assomiglia”, fece una smorfia.

Castle ci pensò un attimo, “No, hai ragione. E’ troppo magra per sembrare Ursula,ma,” le puntò nuovamente la spatola, “Sono comunque una delle sue povere anime sfortunate”.

“Papà”, Alexis rise e non riuscì a smettere soprattutto quando Rick iniziò a cantare e recitare la canzone de La Sirenetta.

 

In passato sono stata un po’ cattiva,

a una strega assomigliavo in verità

 

Guardò Alexis, lanciandosi la spatola alle spalle e continuando a cantare mentre metteva il pollo nella pentola.

 

 

Son cambiata sai però,

non sono più cosi,

la vita mia è diversa, credi a me!

OH, SÌ!

C’è una cosa che ho sempre posseduto,

è il talento per i giochi di magia.

 

Alzò leggermente il fuoco, portando la fiamma sempre più alta come simbolo sei suoi poteri magici.

 

Ma ti prego non scherzar,

io cerco di aiutar

le persone più infelici attorno a me.

 

Era pronto per il gran finale, ma l’acqua cominciò a bollire e dovette abbassare rapidamente il fuoco per evitare che si rovesciasse. Alexis gli lanciò uno sguardo di disapprovazione per la sua goffaggine, ma non riusciva a nascondere il sorriso che aleggiava sul suo viso. Gli aveva detto mille volte che doveva fare più attenzione.

“Se scopre cosa pensi di lei, si arrabbierà con te di nuovo”. Disse Alexis, quando suo padre terminò la sua performance.

“Ma chi glielo dirà?”, si fermò davanti al bancone, fissandola negli occhi. “La mia stessa carne e il mio stesso sangue? Non credo proprio”.

“Beh”, lei sorrise, sedendosi sul bancone, “Magari un giorno lo userò contro di te”.

“Non lo faresti. Piccola sfacciata”, Castle la fissò divertito.

Sua figlia fece spallucce, senza rispondergli.

———————————————-

Kate tornò più tardi del previsto, ma l’avevano chiamata di nuovo alla Buon Costume e quella era una buona occasione per farsi notare oltre ai normali compiti di routine, e quindi aveva volontariamente accettato l’incarico.

Fortunatamente Cynthia poté rimanere più a lungo del solito così Kate non dovette preoccuparsi di chiamare un’altra baby-sitter.

Quando attraversò la porta d’ingresso, vide Cynthia sul divano che stava leggendo, poi alzò lo sguardo e quando si accorse di lei la raggiunse nel corridoio.

“Si è addormentata due ore fa”, la informò Cynthia, sorridendole gentilmente.

“Bene”, Kate le ricambiò il sorriso, mentre si toglieva le scarpe, “Come è andata oggi?”.

“Bene siamo state al parco giochi”, Cynthia le rivolse uno sguardo indagatore, “E non smetteva più di parlare di un certo Rick”. Alzò le sopracciglia . “Rick sembra le abbia costruito un bellissimo castello”.

“Già”, Kate si passò nervosamente le mani tra i capelli.

“Chi è Rick?”.

Avrebbe dovuto immaginare che Cynthia, una volta saputa la cosa, le avrebbe fatto subito domande. Mordendosi il labbro inferiore, Kate guardò ovunque tranne che la persona davanti a lei, “E’ un amico”. Disse finalmente, sperando che Cynthia avrebbe lasciato fare, ma non fu così.

“Un amico eh? Non l’hai mai menzionato”.

“Un vecchio amico, non lo vedevo da un po' e-“, la interruppe.

“Aspetta un attimo”, Cynthia spalancò giochi dallo shock. “Rick nel senso di Richard Castle?”.

Kate sbuffò senza rispondere.

“Oh mio Dio, Kate”.

“Non è niente di che, davvero”.

“Niente di che? Non è il tuo scrittore preferito?”.

Questo stava diventando imbarazzante.

“Si, mi piacciono i suoi libri”. La voce di Kate era ferma. Non voleva essere interrogata, sopratutto non su Richard Castle, su quanto amasse i suoi libri e  del perché si incontrasse con lei e con sua figlia.

Cynthia sentì il suo cambiamento di umore e decise di darle tregua, “Okay, non ne vuoi parlare. L’ho capito. Non sono affari miei. Ma Kate lui è molto carino e sembra davvero simpatico, a te servirebbe un po' di divertimento”.

“Cynthia”. Kate la fulminò.

“Va bene, va bene, me ne vado”, la donna sorrise prima di avvicinarsi alla porta, “Ci vediamo domani, Kate”.

“La porta si chiuse dietro di lei e Kate rimase a fissarla. Era carino, lo sapeva bene pure lei. Si lasciò uscire un sospiro frustrato, maledicendo Cynthia di averle messo quel pensiero nella testa quando ancora doveva chiamarlo.

——————————————-

Il telefono di Castle suonò alle 22.40 mentre stava sonnecchiando sul divano e gli servirono un po’ di secondi per capire cosa avesse interrotto il suo bellissimo stato pacifico. Praticamente balzò verso il telefono sul tavolino del caffè quando si rese conto che poteva essere Kate.

“Castle”, disse senza fiato e lei si chiese cosa stesse facendo. Magari era con qualcuno?

“Ti sto disturbando?”, chiese un po' seccamente e senza salutarlo, come se si fosse aspettata che lui sapesse che era lei.

“No perché?”, sembrava confuso, si passò una mano tra i capelli per sistemare il ciuffo disordinato.

“Sembri senza fiato”, disse senza pensare.

“Oh, si. Mi ero addormentato sul divano e devo ammettere che il telefono mi ha spaventato un po’, questo è tutto”. Spiegò, e Kate poteva già sentire il suo respiro più calmo.

“Ah va bene”, mormorò, eppure non riuscì a fermare le parole successive che le sfuggirono dalle labbra, “Quindi sei solo stasera?”. Perché gli aveva fatto questa domanda? Si morse il labbro inferiore. Dannazione Cynthia e la sua mente malvagia che le avevano messo quelle immagini nella testa, piacevoli immagini, perché si, era carino. Ma adesso era arrabbiata con se stessa per pensare a lui in quel modo. E ovviamente non aveva niente di meglio da fare che prendersela con lui.

“Perché, non dovrei?”, ancora non riuscì a capire il filo dei suoi pensieri, ma Kate rimase in silenzio all’altro capo della linea, sollevata che non potesse vedere le sue guance rosse. Ma poi lui realizzò, “Intendi mia madre?”, chiese.

Sua madre?

“Tua madre?”.

“Hai parlato con lei l’ultima volta che hai chiamato”, spiegò in modo semplice, se era irritato dal suo comportamento non lo diede a vedere.

Sua madre? Era stata la madre ad aver risposto quando aveva chiamato due giorni fa? Questa cosa stava diventando sempre più imbarazzante, ogni minuto di più, cos’e’ che non andava in lei stasera?

“Hai controllato i tuoi turni?”, chiese Castle e fu immensamente grata delle sua mancanza di domande al suo strano comportamento. Era una cosa buona che Kate non potesse vedere il ghigno che Castle aveva in quel momento.

“Si, si”, esitò, sapendo che a lui non sarebbero piaciute le sue prossime parole, “Sabato è il primo giorno libero”.

“Sabato?”, Kate poté sentire la delusione nella sua voce. “Mancano quattro giorni”.

“Lo so. Mi dispiace”, era vero. “Ho questo incarico speciale con la Buon Costume e richiede più ore del solito”, non sapeva perché si sentisse in dovere di spiegarglielo.

“Va bene tranquilla”, sospirò. “Speravo solo che..”, non finì la frase. Rimasero in silenzio mentre Castle tentò di gestire il suo dispiacere, “Le puoi dire ciao da parte mia?”.

“Certo”, la voce di Kate diventò più morbida, “E ti richiamo per i dettagli”.

Sembrava che lei volesse terminare la chiamata, ma nella mente di Castle c’era ben altro, “Kate, abbiamo bisogno di parlare”, fece una pausa, “Di certe cose. Voglio dire, per il supporto alla bambina e-“. Lei lo fermò.

“Castle”, il suo tono era d’avvertimento. “Non adesso, eravamo d’accordo che avremo fatto le cose con calma”.

“Lo so, ma voglio che tu sappia che-“. Anche questa volta non lo lasciò finire.

“Lo so e lo apprezzo, ma ora non è il momento di parlarne, va bene?”. Lui capì che a Kate non piacque il fatto di aver tirato fuori questo argomento e aveva paura che non era ancora convinta di farlo entrare nella vita di sua figlia.

“Kate”, suonò quasi son il cuore spezzato e per un secondo non ne capì il motivo, poi realizzò.

“Castle, questo non riguarda il farti entrare nella vita di Jamie, va bene? Ero seria quando ho detto che ero d’accordo nel darti una possibilità e non ho cambiato idea”. Kate sospirò, cercando di raccogliere i suoi pensieri. “Sei stato grande con lei. Le piaci e non voglio ostacolarti in nessun modo”.

Lui era scioccato, in silenzio, e lo era anche Kate che non avrebbe voluto rivelare così tanto, ma non c’era modo di tornare indietro. Le parole ormai erano uscite.

“Quindi cerchiamo di concentrarci su una cosa alla volta e in questo momento la cosa principale è la vostra conoscenza”. Aspettò una sua risposta e quando finalmente lo fece, poté sentire quanto fosse stato colpito dalle sue parole.

“Ok, va bene. Hai ragione, quindi a sabato?”.

“E sabato sia, le dirò che la saluti”. Lui capì che stava sorridendo.

“Notte, Kate”.

Attaccarono e Castle fece cadere il telefono sul divano accanto a lui. Quattro giorni. Sospirò mentre si alzò dal divano e si incamminò verso il letto. Aveva sperato di poter vedere Jamie un po' prima, ma d’altra parte le parole di Kate lo avevano rassicurato e per la prima volta andò a letto senza la paura che il mondo gli potesse crollare sotto i piedi.

 

 

   
 
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