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Autore: Claudiac91    12/07/2016    1 recensioni
Anko Saito, trasferitasi col padre nella Prefettura di Kanagawa, si ritroverà ad affrontare una nuova vita. Scappando da vicende piuttosto dolorose, avrà a che fare con una nuova scuola, nuove conoscenze senza però mai allontanarsi dall'amore della sua vita : il basket.
Genere: Drammatico, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akira Sendoh, Hanamichi Sakuragi, Hisashi Mitsui, Kaede Rukawa, Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Spensierata, Anko posò il capo sulla spalla di Mitsui. Erano sudati fradici, ma a lei non importava. Seduti su una panchina dopo aver giocato nel campetto non molto lontano dalla scuola, conosciuto grazie ad Hanamichi, restarono silenti per un po’. Mancava ancora qualche giorno prima della partita contro il Kainan, e nessuno dei due, fatta eccezione per il resto della squadra, sembrava turbato. Motivo per il quale vivevano con totale spensieratezza tutti i momenti in cui potevano passare del tempo assieme. Le domande inquisitorie del padre e quella strana “ raccomandazione “ di Rukawa non l’avevano più toccato i pensieri. Anko sembrava essere sicura del ragazzo che aveva accanto. Certo, non era il più grande tra i romantici, dal momento che lei stessa non amava le smancerie. Ma sentiva che poteva lasciarsi andare con lui. O almeno voleva crederci.
 
- Non te la cavi affatto male – mormorò quest’ultimo guardandola per un secondo con la coda dell’occhio, mentre sorseggiava la sua bibita gassata.
 
Anko rise cristallina e alzò il capo guardandolo in viso – Perché avevi dubbi?- chiese con tono allegro.
 
Mitsui abbozzò un sorriso beffardo – Qualcuno –
 
Per scherzo, la ragazza gli diede un leggero pugno sulla spalla. Il giocatore alzò gli occhi al cielo per la stupidaggine del gesto.
 
- Guarda che se non fosse stato per il trasferimento avrei giocato in una squadra – ribattè Anko fingendosi offesa.
 
- Privata – aggiunse l’altro con noncuranza.
 
Senza ribattere nulla, Anko si limitò a sospirare pesantemente. Più volte si era ritrovata dinanzi al fatto che il giocatore quasi non sopportasse la sua ricchezza. Sicuramente c’erano stati casi in cui a sbagliare era lei stessa. Ma d’altronde che poteva farci se apparteneva ad una classe socialmente ed economicamente alta? Per un breve momento pensò a quando aveva invitato Mitsui in casa sua. Approfittando dell’assenza di suo padre che sarebbe stato via per lavoro tutto il giorno, avevano deciso di marinare nuovamente la scuola ( salvo gli allenamenti ) e passare la mattinata assieme.
Per quasi tutto il tempo il giocatore parve sentirsi a disagio. I suoi occhi non erano mai stati abituati a tanto lusso. Ad un certo punto sembrò anche che avesse paura di sedersi sul costoso divano che riempiva parte del salotto.
 
- Parliamo di cose serie – interruppe il silenzio Mitsui squadrandola.
Anko alzò lo sguardo su di lui inarcando un sopracciglio perplessa.
- Quando riuscirò a constatare come ti muovi a letto? – le chiese senza troppi preamboli.
La ragazza spalancò gli occhi per la sorpresa e in un lampo le sue guance candide si colorarono di un rosso acceso.
Si sarebbe aspettata che il ragazzo risollevasse la situazione com’era solito fare, con una parola o con un gesto, ma quella domanda l’aveva completamente spiazzata. Quando qualche giorno prima egli si era presentato a casa sua, l’imbarazzo e il disagio parvero svanire solo quando si erano scambiati effusioni nella camera da letto. Niente di quello che non si fa tra “ fidanzati “, ma c’era un piccolo ( o forse non troppo ) ostacolo che divideva la linea di pensiero dei due su questo ambito : Anko era ancora vergine.
Fu quasi un colpo per lui scoprirlo. Si era aspettato di aver trovato una ragazza che anche se più piccola di lui aveva già compiuto questo passo. Data la bellezza che si ritrovava aggiunta alla sfrontatezza caratteriale, era straconvinto di ciò che pensava su di lei. Ma quando quest’ultima gli tolse bruscamente la mano del giocatore dalle sue parti basse, egli reagì sorpreso non capendo il motivo del gesto.
- Stai prendendo una fissa su questa cosa! – sbottò brusca Anko passandosi una mano tra i capelli sudati – Che palle!-
Sapeva che Mitsui la desiderava. E tanto. Come anche lei desiderava lui. Ma certe volte i maschietti non sono i principi azzurri che quasi ogni donna tenta di immaginarsi. Tutt’altro.
Si aspettava che il ragazzo ribattesse pronto. Ma questi si alzò, si pose davanti a lei e l’afferrò per gli avambracci costringendola con la forza ad alzarsi. Dopodichè la baciò. Sorpresa, Anko non ebbe il tempo di ricambiare che Mitsui si staccò e mollò la presa. Stranamente sorrideva malizioso.
- Quando vorrai farmi togliere questa fissa fammi un fischio – disse.
Poi senza aggiungere altro, Mitsui le diede le spalle, afferrò la palla a poca distanza da loro e ricominciò a palleggiare. Anko lo seguì con lo sguardo, immobile e muta, chiedendosi in quell’istante cosa stesse passando per la testa del ragazzo. Quest’ultimo tornò a guardarla
- Vieni a fare altri due tiri o vuoi continuare a fare la mummia?- le chiese scherzoso.
Anko sospirò nuovamente, scosse leggermente il capo e, abbozzando un sorriso, lo raggiunse in campo.
 
***
- Ma la partita è proprio dopodomani! -
L’esclamazione di Anko si sarebbe sentita anche a chilometri di distanza. Si ritrovava in cucina con suo padre, mentre erano accomodati per consumare la cena. Stava andando tranquillamente, finchè il padre le diede una notizia. Pessima. La madre sarebbe arrivata a Kanagawa il giorno stesso della partita contro il Kainan. La reazione di Anko fu terribile. Avevano fatto cadere le posate per la rabbia, cominciando ad inveire dapprima contro la madre. Infine contro il padre.
- Tu sapevi che la mia squadra giocava contro il Kainan! – continuò – Perché non hai detto a mamma che non era il caso proprio quel giorno? -
Daisuke, senza mai alzare lo sguardo dalla sua consumazione, restava quasi impassibile di fronte alla reazione della figlia. Le aveva dato libero sfogo dinanzi agli insulti e alle proteste senza proferir parola. La signora Kamoto, che stava assistendo alla scena, decise di allontanarsi dalla cucina con una scusa. La verità era che non voleva essere presente ad una pesante discussione tra padre e figlia.
- Come puoi stare zitto e non dire nulla?- gli urlò contro Anko. Si era alzata in piedi sbattendo con prepotenza le mani sul tavolo. I lunghi capelli neri sfioravano appena la superficie del tavolo ricoperta da una costosa tovaglia. Gli occhi spalancati e le guance rosse esprimevano collera.
Finalmente Daisuke alzò lo sguardo su di lei
- Ora smettila di urlare – le ordinò con tono pacato – E’ ora che impari che per la famiglia bisogna fare dei sacrifici -
Anko strinse il labbro inferiore con forza – La verità è che tu sei succube di lei! – ribattè alzando nuovamente la voce.
Daisuke la squadrò con rimprovero – Non parlare così di tua madre – la intimò mantenendo un tono tranquillo – Stai dando spettacolo di te stessa per una partita che tra l’altro non dovrai giocare tu –
La ragazza spalancò la bocca per le parole appena pronunciate da suo padre.
Quando mai le era stato imposto il basket come secondo fine?
Approfittando della non risposta di sua figlia, Daisuke continuò riabbassando lo sguardo – Domani dirai ai tuoi compagni che non sarai presente alla partita e che dovrai passare la mattinata con me e tua madre. E’ ora di riconciliare la famiglia Anko. Quando avrai la maggiore età e sarai indipendente potrai fare quel che ti pare. Ma per ora limitati a comportarti da figlia come un genitore si aspetta –
Anko sbattè un pugno sul tavolo – Vorrà dire che quando avrò la maggiore età e sarò indipendente la prima cosa che farò sarà ignorarvi! – esclamò urlante. Senza aggiungere altro spostò bruscamente la sedia e si diresse fuori dalla cucina. Senza scomporsi, Daisuke continuò a consumare il suo pasto e solo quando sentì in lontananza una porta chiudersi rumorosamente sospirò pesantemente. Pochi secondi dopo la signora Kamoto rientrò in cucina. Si limitò a sorridere al padrone di casa e senza dir nulla, sparecchiò la parte di tavolo dove Anko era seduta fino a qualche attimo prima.
- Mi scusi signora – interruppe il silenzio Daisuke guardando appena la donna. Quest’ultima gli sorrise nuovamente e fece un breve inchino. L’uomo sospirò ancora.
 
***
Il giorno dopo, ad allenamenti conclusi, Anko si ritrovava davanti all’intera squadra. Aveva deciso di prendere coraggio e dire a tutti della sua assenza alla partita del giorno seguente. Inizialmente nessuno proferì parola, in primis Mitsui, che se ne stava al suo posto osservandola serio. Dopodichè la risata calorosa di Anzai parve rassicurarla almeno in parte.
- Non preoccuparti – affermò Akagi – I problemi familiari vanno risolti prima della squadra -
Anko non aveva approfondito il motivo della sua assenza, ma sapeva che la maggior parte dei presenti, se non tutti, era a conoscenza della sua condizione familiare. Fatta eccezione di Hanamichi, Ayako e Mitsui, agli altri aveva dato pochissime notizie di sé su tale argomento.
Ayako le si avvicinò, sorridendole ad abbracciandola – Tranquilla tesoro – le sussurrò ad un orecchio – Qui ti capiamo tutti –
Anche se goffamente, Anko ricambiò l’abbraccio della manager mormorando un timido “ grazie “.
Quando sciolsero l’abbraccio, Hanamichi si avvicinò – Peccato che non ci sarai dolcezza – affermò – Ti perdi la grande sconfitta del Kainan. Ovviamente grazie al sottoscritto, il genio del basket! –
E detto ciò si lasciò andare ad una fragorosa risata. Ma questa non durò a lungo che il rossino si beccò un pugno sul centro del capo dal capitano.
- Smettila di dire stronzate e corri a fare la doccia imbecille – affermò il gorilla, andando verso gli spogliatoi e trascinando con sé un lamentoso Hanamichi. Ayako scosse il capo ed alzò gli occhi al cielo. Poi dopo aver dato un pizzico rassicurante sulla guancia di Anko, si diresse anch’essa verso gli spogliatoi. Gli occhi verdi della vice manager andarono alla ricerca del proprio ragazzo e quando lo inquadrò gli corse incontro.
- Hey – lo richiamò ponendosi davanti e afferrandogli una mano – Non hai speso una parola –
Mitsui inarcò un sopracciglio – Cosa dovrei dire? – ribattè pronto. Anko strinse più forte la sua mano – Non so – rispose – Qualsiasi cosa –
Il giocatore scosse il capo – Tua madre è una stronza – sbottò – Ecco. Cinque parole –
La vice manager trasalì per quell’affermazione. Aprì la bocca per dire qualcosa ma quella non emise nessun suono, richiudendola subito dopo. Mitsui si limitò ad osservarla senza aggiungere nulla. Poi liberò la mano dalla sua stretta e si diresse fuori dal campo. Anko lo seguì con lo sguardo, sperando per un momento che quello si voltasse almeno. Ma niente. Rassegnata sospirò, e poggiò le mani sui fianchi incapace di muoversi. Sentendo una presenza al suo fianco, alzò lo sguardo perplessa e si ritrovò Rukawa che la osservava silente.
- Cosa pensi? – gli chiese speranzosa di udire una parola positiva.
Rukawa fece spallucce – Manda tutti a cagare e vieni alla partita –
Quella risposta lasciò per un attimo Anko basita, ma subito dopo scoppiò a ridere. Come imbarazzato, Rukawa si limitò a grattarsi il capo e senza aggiungere altro la salutò con un cenno del capo e si diresse verso gli spogliatoi. Almeno c’era qualcuno che aveva tentato di alleggerire la cosa, pensò Anko. Poi la sua testa ricordò quelle che erano state le parole del suo compagno e di suo padre. Avrebbe voluto che Mitsui la comprendesse piuttosto che sbottare in quel modo. E per la prima volta dopo tempo, si ritrovò a pensare che forse doveva stare ben attenta a chi aveva scelto.
 
 
** Continua **
 
So che è da un po’ che non aggiorno, ma la mia misera vita reale da umana e non da autrice mi ha presa più del previsto. Mi sono un attimo un attimo laureata ( in lettere moderne per chi se lo stesse chiedendo ) e davvero non ho avuto né tempo né l’ispirazione adatta! Ma stasera rieccomi! Come si suol dire : meglio tardi che mai! Spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento e di non farvi attendere troppo per il prossimo! Un bacio a tutti e correte al mare
   
 
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