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Autore: Eli Ardux    12/07/2016    1 recensioni
"Ho spesso pensato a come ti avrei detto addio un giorno. La morte è inevitabile, in fondo. Eppure non pensavo sarebbe successo così in fretta. Mi sono spesso immaginata invecchiare al tuo fianco. E sai, ricordare tutte quelle bellissime bugie fa male. Ma fa ancora più male pensare che tu stia leggendo tutto questo mentre io non sarò al tuo fianco. Mi dispiace, Sirius. Mi dispiace provocarti questo nuovo peso. Mi dispiace non averti suscitato un’altra volta un sorriso. O forse ci riuscirò ancora. Forse, tra molti e molti anni, ricorderai ancora quella stramba ragazza che ti ha insultato così pesantamente. Ricorderai ancora, magari, il calore di un abbraccio, quando il mondo inizierà a diventare freddo."
***
Dal capitolo 46
«Non è stata una mia scelta!» Sirius aprì le braccia, esasperato. Entrambi avevano alzato di nuovo la voce. «Sì invece» «Cosa?! Donna ma ti senti quando parli?» La bocca di lui si contorse dalla rabbia. «Calmati per Merlino» Elisa raccattò una borsa appoggiata al suo fianco, sulla panca, gettandogliela. I libri andarono a cozzare contro il braccio proteso dal ragazzo per difendersi, rotolando poi a terra poco più in là. «Non dirmi di calmarmi!»
Sirius x nuovo personaggio
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Chi sei?


«è pericoloso» Lily guardò l’amica intensamente. Cercò di trasmettere tutta la sua paura, tutti i suoi dubbi. «Credimi Lily» Elisa sorrise con tenerezza verso il fuoco. «Non è niente» la rossa sbuffò infastidita a quell’occhiata «Mi fido di te» la sua voce era incrinata, i suoi occhi erano diventati lucidi. Elisa si ritrovò a sobbalzare inconsapevolmente.
 
«Mi fido di te» ripeté sommessamente con sguardo incerto «ma tentare ad ogni costo di sfidare così la morte non è essere coraggiosi, è essere stupidi» «Non sai cosa vado a fare» la interruppe lei senza preamboli.
 
«Non giudicarmi» Lily si ritrasse a quelle parole «Non riguarda solo me. Non spetta a me raccontarti la verità» La rossa rimase immobile per alcuni secondi, le labbra strette in una linea dura.
 
«Beh, vedi di tornare viva» e con un sussurro si alzò dal divanetto e si allontanò verso il dormitorio femminile, lo sguardo fisso in avanti e il cuore calpestato dalla paura.
 
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Una folata di vento accarezzò lievemente l’erba, scompigliandola. La tigre continuò il suo percorso. Era stanca quella sera. Si stiracchiò lentamente, assaporando quel gesto come una delle sue tante fughe dal quotidiano.
 
Continuò a camminare, sbadigliando. Raggiunto il platano picchiatore osservò dall’alto quattro animali rincorrersi più a valle. Alcuni ululati si alzarono nella valle. Lei si sedette, paziente. Rimase ad aspettare, paziente, osservando come i giochi dei quattro fossero intervallati da fughe e piccolo risse.
 
Peter scorrazzava velocemente tra le zampe dei grossi animali, attento a non farsi schiacciare. Un’altra folata di vento la colse alle spalle. I rami della foresta proibita furono scossi con violenza. Un latrato più vicino attrasse la sua attenzione.
 
Sirius l’aveva individuata. Le stava venendo ora incontro, seguito subito dagli altri. Il lupo sembrava il più restio, quasi avesse paura di un qualche pericolo. Se avesse potuto, la tigre avrebbe riso. Salutò invece i compagni con un basso ringhio. Gli altri risposero velocemente per poi tornare a correre per il prato.
 
Lei rimase lì, a guardare, fino a che il sole non si alzò e un ragazzo cadde riverso sul prato, sfinito.
 
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«Hai una faccia orribile questa mattina» «Grazie, Lily» il commento dell’amica non scalfì il suo umore. Ce l’aveva ancora con lei e, in una maniera intricata e alquanto strana, la capiva. Quando finalmente la campanella suonò, Elisa si chiese cosa avrebbe potuto fare per farla stare meglio.
 
Probabilmente niente si rispose uscendo dalla classe un po’ più afflitta.
 
«Lily!» una voce qualche metro più in là richiamò la sua attenzione. Una biondina li raggiunse correndo.
 
Portava una sciarpa blu e argento, quindi, dedusse la mora, doveva essere una Corvonero. L’aveva vista qualche volta in giro o a lezione, ma non ci aveva fatto caso più di tanto. I suoi capelli potevano ricordare quelli di Carlotta, ma dal suo sguardo, intuì, doveva essere una persona totalmente differente. Gli occhi, di un intenso colore azzurro, sembravano vivere e risplendere di luce propria. Erano gentili ed Elisa avrebbero potuto scommettere che, se avessero vissuto di vita proprio, le avrebbero sorriso. Era molto bella, concluse con un po’ di invidia.
 
«Ciao» la salutò la sconosciuta guardando prima lei e poi l’amica al suo fianco, aspettando delle presentazioni che non tardarono ad arrivare. «Marlene, Elisa Stevenson. Elisa, Marlene McKinnon» La ragazza strinse vivacemente quella dell’altra con un sorriso. «State andando in Sala Grande giusto? Posso unirmi a voi?» le due annuirono un po’ prese alla sprovvista.
 
«è da un po’ che non ti vedevo» commentò quindi la nuova arrivata verso Elisa iniziando a camminare. Quest’ultima annuì, distrattamente. «Scusate se mi sono unita a voi» iniziò quindi abbassando la voce e guardandosi in giro dopo che ebbero svoltato il corridoio. «Ma quell’idiota di Walker continua a tempestarmi di domande» Lily rise all’affermazione. Anche Elisa trattenne a stento un risolino.
 
«In realtà continua a domandarmi di te» Elisa si voltò con stupore a quell’affermazione «Di me? E che diamine vuole sapere?»  le sopracciglia della bionda si alzarono, sornione. «Devo proprio spiegartelo?» Elisa ricevette una gomitata dall’amica al suo fianco.
 
Quando finalmente raggiunsero la Sala Grande la bionda si congedò con un sorriso, assicurandole che non avrebbe detto nulla al Corvonero. A detta sua, infatti, il ragazzo doveva trovare un po’ di spina dorsale prima di poter anche solo avvicinarla.
 
Mentre si allontanava, Elisa, guardandola da dietro, non poté fare a meno di pensare che quella Marlene era una tipa tosta. Si diresse quindi sicura al tavolo, prendendo posto di fronte a Lily. Qualche attimo più tardi, quattro figure le piombarono addosso.
 
«Scricciolo, com’è andata oggi?» sobbalzò a quella voce. «Ragazzi» salutò con un sorriso bevendo un sorso d’acqua. James le si sedette al fianco mentre, dall’altra parte, un Sirius decisamente di buon umore guardò con sguardo famelico il piatto. «Ho una fame da far schifo» commentò prendendo posto e iniziando a riempirsi il piatto. Remus e Peter guardarono la scena divertiti mentre, più delicatamente, prendevano posto al fianco di Lily.
 
«Com’è andata la giornata?» James si riempì il piatto con un sorriso. «Oh il solito» commentò questa lievemente schifata nella sua direzione. «A parte qualche succulenta notizia» continuò sorniona lanciando uno sguardo all’amica seduta di fronte.
 
Il sorriso sul volto di Elisa morì.
 
«Quali?» Remus si intromise nel discorso con curiosità. Era uscito da poco dall’infermeria e il suo aspetto malaticcio ne era la prova «Conoscete Marlene McKinnon?» Sirius annuì distrattamente continuando a guardare con serenità il piatto. «è simpatica. E molto intelligente, aggiungerei» commentò Remus annuendo con convinzione «Beh, ci ha detto che Walker continua a fare domande su Elisa».
 
La forchetta di Sirius si fermò a mezz’aria.
 
«Non è detto che sia per quello che dici tu» la riprese subito l’interessata con sdegno «Potrebbe esserci dietro un terribile malinteso» Lily la guardò scettica per qualche attimo «Seriamente, ci credi davvero a quello che hai appena detto?» Elisa maledisse mentalmente l’amica per la sua lingua lunga.
 
Come non poteva aver notato la reazione dei ragazzi a quella notizia?! James lanciò un lungo sguardo all’amico poco più in là.
 
«Conosco Walker» iniziò con lentezza tornando a guardare il suo piatto «è un idiota» concluse tetro addentando un pezzo di carne. Elisa annuì senza ascoltarlo davvero. Non capiva veramente come la propria vita potesse diventare così facilmente di dominio pubblico.
 
Osservò con la coda dell’occhio Sirius osservare senza più tanto appetito il suo pollo. Non parlare più di quel bacio era stata la cosa più intelligente che avesse mai fatto. Si chiese che putiferio sarebbe nato nella scuola se qualcuno lo avesse mai saputo. Probabilmente – e lei ne era praticamente certa- nemmeno gli altri Malandrini erano al corrente dell’accaduto.
 
Si pulì la bocca con il tovagliolo e si alzò, ancora immersa nei suoi pensieri. Ormai febbraio era iniziato da una settimana, la scuola sarebbe finita prima di quanto si aspettasse. «Devo andare. Ho promesso che questo pomeriggio avrei aiutato a studiare Alice in biblioteca» spiegò prima di salutare ed iniziare ad incamminarsi verso l’uscita della Sala.
 
Sirius aveva evitato il suo sguardo.
 
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Era ormai da tutto il pomeriggio che stava studiando. O meglio: che avrebbe dovuto studiare. Con uno sbadiglio alzò la testa dal libro su cui si era sdraiata circa una mezzoretta prima. O forse un’ora, non ricordava con precisione. La pagina le rimase attaccata alla guancia.
 
«Non mi sei di aiuto» Alice studiò la sua espressione confusa per poi tornare a scarabocchiare velocemente sulla sua pergamena. «Scusa, ho un po’ di ore di sonno arretrate» si scusò tirandosi a sedere e cercando di mettere a fuoco i libri sugli scaffali. «Non hai dormito questa notte?» «Incubi» mentì sul momento con un’alzata di spalle.
 
«Strano, non mi sono accorta di nulla» Alice alzò lo sguardo dal libro per incontrare il suo. Sostenne a fatica il contatto visivo. «Non era poi così terribile» spiegò allora con un sorriso tirato. «Mmm» Alice tornò svogliatamente alla sua pergamena.
 
Dopo una decina di minuti Alice la invitò calorosamente ad andarsene. A detta sua, infatti, non avrebbe giovato a nessuna delle due la sua presenza: il suo lavoro era già impostato e lei era stanca da morire. Attraversando l’ennesimo corridoio, Elisa sospettò che vederla dormire mentre lavorava doveva aver indotto Alice a quel’atto di estrema carità.
 
Non si lamentò, in ogni caso, troppo intenta nell’immaginare il suo dolce letto e la dormita che la aspettava. Ma qualcosa, all’improvviso, le fece scattare un campanello di allarme. Il corridoio in cui si trovava era vuoto e silenzioso. Allora perché le sembrava di essere seguita? Sospirò con lentezza, per calmarsi, per poi continuare il suo percorso con una mano nei jeans, la bacchetta stretta in pugno. Uno scatto alle sue spalle la fece voltare.
 
«Expelliarmus!» «Protego!» l’incantesimo dello sconosciuto andò ad infrangersi contro il muro invisibile che aveva appena evocato.
«Tu»
Elisa rischiò di lasciare andare la bacchetta per la sorpresa. Severus fece un passo avanti, il viso contratto da un nervosismo spasmodico. Sorrise, con quello che a lei sembrò un misto di dolcezza, rabbia e dolore.
 
Un altro incantesimo rischiò di colpirla. Lo evitò solo per puro caso, spostando il peso da una gamba all’altra. Un altro e un altro ancora si infransero sul muro invisibile che lei riuscì ad evocare in tempo.
 
«Che cosa vuoi?» la domanda non ricevette risposta. Un taglio superficiale si aprì sul suo braccio, tagliando la stoffa della camicia che indossava.
 
Il bianco si sporcò di rosso.
 
La bacchetta le cadde dalle mani quando il ragazzo, con una mossa veloce, la disarmò. Elisa si morse la lingua per non gemere, frustrata. Guardò il Serpeverde di fronte a sé. Non voleva combattere. Fece un passo indietro, sperando in una possibile fuga, ma voltare le spalle avrebbe voluto dire essere colpiti. Conosceva abbastanza bene Severus da sapere che aveva un’ottima mira.
 
Non avrebbe sbagliato.
 
Guardò nuovamente l’avversario di fronte a sé. Il ragazzo alzò la bacchetta verso di lei, una nuova espressione sul volto. Era determinazione.
 
«Legilimens» la ragazza boccheggiò quando sentì i pensieri di lui entrarle nella testa.
 
Una ragazza bionda si stava avvicinando. I suoi capelli potevano ricordare quelli di Carlotta, ma dal suo sguardo, intuì, doveva essere una persona totalmente differente. Gli occhi, di un intenso colore azzurro, sembravano vivere e risplendere di luce propria. Erano gentili ed Elisa avrebbero potuto scommettere che, se avessero vissuto di vita proprio, le avrebbero sorriso. Era molto bella. Si ritrovò un po’ invidiosa.
 
L’improvvisa consapevolezza di star guardando i suoi ricordi investì Elisa con tutta la sua potenza.
 
Sirius sorrideva imbarazzato. Guardava fisso il fischietto per cani tra le sue mani, quasi fosse orgoglioso di sé stesso.
 
«No» Elisa cercò di opporsi con forza. Nulla cambiò.
 
«Questa volta imparerai» l’uomo sorrise, una luce sinistra negli occhi. Il vecchio camino era acceso. La bimba osservò terrorizzata il fuoco danzare. Non capiva. Perché? Lei non aveva fatto nulla. Quando la prima frustrata arrivò, un urlo si levò nella stanza.
 
«NO!» l’urlo squarciò il corridoio. Elisa sentì una forza che, da dentro, respingeva quei pensieri estranei. Come catapultata, si ritrovò in una mente non sua.
 
La foresta proibita quella sera sembrava ancora più inquietante. Il ragazzo attraversò il prato, puntando al Platano Picchiatore. Quando raggiunse la sua meta, impiegò qualche attimo per trovare un ramo abbastanza lungo. Quando ci riuscì, però, tenendosi a debita distanza, colpì il ramo che l’altro gli aveva indicato.
 
Entrò facilmente nel tronco.
 
Procedette schiacciandosi contro la parete, il cuore che martellava nel petto. Gli aveva detto di continuare, avrebbe finalmente scoperto tutto. Un urlo disumano riempì il silenzio. Severus si bloccò in mezzo al cunicolo, ascoltando. Doveva capire, doveva andare avanti. Respirò a fondo, per poi procedere con più impegno.
 
 Le urla continuarono.
 
Improvvisamente, una grata si aprì al termine del corridoio. Severus la osservò per qualche secondo, ascoltando i rumori. Un silenzio piatto aveva ormai riempito l’aria. Cercando di fare meno rumore possibile, il ragazzo aprì la grata e si infilò nella stanza, stralunato. Si diresse su per le scale, ascoltando gli scricchiolii provenienti dal piano superiore.
 
Un nuovo urlo disumano squarciò la notte.
 
Raggiunse con trepidazione il piano superiore. Finalmente avrebbe scoperto. Allungò la mano verso il pomello della porta. Stava tremando. Ma prima che potesse raggiungere il pezzo di metallo, la porta si spalancò con un tonfo.
 
Il viso scioccato di James riempi suo campo visivo. «Mocciosus» il Grifondoro osservò l’altro con incredulità. Un nuovo urlo squarciò il silenzio.
 
 «VIA!»
 
James trascinò il Serpeverde giù dalle scale con foga. Arrivati al piano terra lo spinse verso la grata.  
 
«SCAPPA»
 
 Aveva di nuovo urlato. Il suo viso era una maschera di paura. Nel suo tono di voce Severus non poté non notare l’urgenza. «Potter io non-» un corpo cadde dal primo piano. Se Severus non avesse notato i gemiti e le violente contrazioni, avrebbe perfino pensato potesse essere un cadavere. La figura si riversò all’indietro, gli occhi si puntarono verso Severus.
 
«Lupin» era stato un sussurro, ma sotto i suoi occhi la figura iniziò a cambiare. I vestiti iniziarono a lacerarsi, mostrando una schiena pelosa e segnata da profonde cicatrici. Artigli e zanne fecero la sua comparsa. Qualcosa afferrò il ragazzo da dietro, trascinandolo verso la grata.
 
«VA VIA» James lo gettò di nuovo nel tunnel. Prima che Severus si voltasse per scappare, poté chiaramente vedere un cervo e un lupo mannaro scontrarsi nella notte. Prima che si voltasse per scappare, Severus poté di nuovo sentire le indicazioni di Sirius Black.
 
Un nuovo urlo invase il corridoio. Due figure furono sbalzate a parecchi metri di distanza l’una dall’altra. Elisa cercò di aprire gli occhi, confusa. Voltando di poco la testa, notò una figura che, zoppicando si allontanava di corsa. Richiuse gli occhi, rinunciando completamente a mettere a fuoco. Prima che se ne potesse accorgere, perse i sensi.
 
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Quando provò ad aprire gli occhi, Elisa si stupì di ritrovarsi in un corridoio. Iniziò cercando di mettere a fuoco la torcia, appesa qualche metro più in là. Si ritrovò ad osservare il fuoco, presa, cercando di calmarsi.
 
La testa pulsava.
 
Cercò di muovere con pazienza le braccia e le gambe. Solo il braccio sembrava lievemente ferito. Si buttò su un lato, mettendo a fuoco il pavimento. Si alzò, con fatica. I muscoli sembravano irrigiditi, come se avesse corso per molti chilometri. Guardò con attenzione il taglio sul braccio che, lentamente, aveva smesso di sanguinare. La sua camicia, dapprima bianca, si era trasformata, riempita da macchie scarlatte.
 
Respirò a fondo.
 
La realtà le piombò addosso come una doccia fredda. Severus, i ricordi, quella forza. Chiuse gli occhi nuovamente, cercando in tutti i modi di trattenere un conato di vomito. Si appoggiò alla parete, permettendole di sostenerla, mentre una nuova nausea le riempiva lo stomaco e i polmoni: il disgusto. Si appoggiò totalmente al muro, osservando il soffitto con occhi vacui.
 
Doveva tornare in Dormitorio.
 
Facendo perno con le braccia si alzò sulle sue gambe. Stava tremando. Iniziò a mettere un piede davanti all’altro. Fece un metro, poi un altro, finché quel metro si trasformò in un corridoio. Non pensò né fece nulla per il braccio. Avrebbe potuto morire dissanguata in quello stesso istante, non le sarebbe importato.
 
«Oh cielo cara, tutto bene?» la Signora Grassa osservò scioccata la sua camicia. «Mi faccia entrare» gracchiò osservando il pavimento, assente. Aveva bisogno di stare da sola. Se ne accorse improvvisamente, come se il tempo fino ad allora si fosse fermato. Il quadro si spostò senza nemmeno chiederle la parola d’ordine. Barcollò passandogli accanto e si costrinse per qualche secondo sulla soglia. Chiuse gli occhi, appoggiandosi con la fronte alla fredda. Scacciò l’ennesimo conato di vomito.
 
«Io vado a cercarla» «Tornerà» «E come fai a esserne così sicuro, Potter?» la domanda non ricevette risposta «Mi fido di lei».
 
Fiducia.
 
 «Non capisco. Dovrebbe essere tornata da un bel po’. È andata via molto prima di me» La voce di Alice sembrava spaventata. «Va tutto bene» Frank intervenne mesto, sostenendola.  Anche senza vederli, Elisa poté immaginare che si stessero abbracciando.
 
Affetto.
 
Riaprì gli occhi, costringendosi a camminare. «Buon dio» Sentì l’esclamazione di Lily ancora prima di vederla. «Elisa» Alice fu la prima ad avvicinarsi. Non rispose al suo veloce abbraccio. «Cos’è successo?» Lily si avvicinò con cautela.
 
Volle evitare il suo sguardo. Una mano raggiunse il suo mento e glielo alzò. Quando i suoi occhi incontrarono quelli verdi, l’altra trasalì. «Elisa» la ragazza sentì indistintamente Remus qualche metro più in là chiamarlo, preoccupato.
 
La figura a terra si contorceva tra spasimi e gemiti. Il corpo del ragazzo stava lentamente lascando spazio al lupo mannaro. Urla disumane si alzarono nella stanza.
 
«Scricciolo, la spalla» una mano le toccò con delicatezza la spalla. Peter squittì in un angolo. I polpastrelli di James toccarono delicatamente la pelle intorno al taglio. Quando le ritirò, una sostanza scarlatta imbrattava le sue dita: il suo sangue.
 
Il ragazzo lo spinse verso la grata. I suoi occhi erano dilatati dalla paura. «VA VIA» i due animali si erano scontrati con un tonfo sordo. Avrebbe potuto giurare che le corna avessero solcato la carne dell’altro animale. Uno schizzo di sangue era finito sul pavimento.
 
«Elisa»
 
«Non puoi sbagliare» il ragazzo sorrise con sufficienza «a meno che tu sia così stupido» «Perché lo stai facendo, Black?» il Grifondoro di fronte a sé sorrise, furbo, un nuovo sguardo innocente in viso. «Ci deve essere per forza un motivo?»
 
Inganno.
 
Bugiardo.
 
Assassino.
 
Gli occhi di Elisa incontrarono i suoi. Sirius la guardava preoccupato, un velo di ansia in quei pozzi grigi a tradire il suo stato apparentemente calmo. «Stai bene?» continuò ad osservarlo e, per la prima volta, si accorse come la sua nausea aumentasse al pensiero di lui. Era rabbia. Il suo respiro aumentò all’improvviso. Cercò di mantenere la calma, conscia del fatto che no, questa volta non avrebbe perso il controllo.
 
Era lucida. Lei sentiva quella rabbia, la voleva, era il suo desiderio più profondo. La bramava, come un paralitico al suono di passi. Era un mostro.
 
«è un attacco di panico» James scostò rudemente le due ragazze e, afferratola, la trascinò qualche passo più in là, fino a farla accucciare. «Calmati» la coprì agli occhi degli altri e le passò una mano sulla schiena, cercando in tutti i modi di distrarla. Elisa si accorse, con meraviglia, che stava funzionando. Si concentrò con più decisione sulla mano dell’altro, sentendola scorrere lungo la sua spina dorsale, fino al suo collo. Qui si fermò.
 
«Stai meglio?» Elisa si voltò un poco, quel tanto per capire la situazione. Erano entrambi accovacciati e, notò un attimo dopo, si trovavano in un angolo della stanza. Gli fu grata per questo. Quando lei annuì, lui l’aiutò ad alzarsi.
 
«Elisa» Remus si avvicinò spedito, prendendole il viso tra le mani e cercando di studiarle i lineamenti del viso. Lei non disse nulla. Anzi si scostò da quelle attenzioni, decisa a puntare le sue attenzioni verso una persona in particolare. Sirius la fissò qualche secondo in attesa.
 
«Cosa diamine-» «Bugiardo» il suo era stato un sussurro. La temperatura della stanza parve diminuire di una decina di gradi. Gli occhi del ragazzo si allargarono per la sorpresa. «Che cosa-» «Assassino» «Elisa!» Lily afferrò il polso dell’amica, scrutandola negli occhi.
 
Non la riconobbe. Quegli occhi, solitamente ridenti o persi in una lontana malinconia, erano ora guidati da quella che, la ragazza riconobbe, una furia cieca.
 
«Va via» la mora strattonò il polso con forza. Lily si sbilanciò ma non cadde. Fissò l’amica per qualche altro secondo, meditabonda. «No» concluse quindi riafferrandole il polso e strattonandoglielo. Elisa si voltò a guardarla con rabbia.
 
«Cosa?» «Non me ne andrò» Lily respirò a fondo per calmarsi, sforzandosi di mantenere il contatto visivo con l’amica. «Togliti di mezzo, Lily» Elisa tornò a guardare Sirius, l’ira a trapelarle dagli occhi. «Non me ne andrò di qui» la mora la ignorò, facendo un passo avanti verso il ragazzo. «Ascoltami!» Lily strattonò con più forza.
 
Un secondo dopo un urlo squarciò il silenzio nella stanza. Lily deglutì a fatica mentre Elisa, con forza, le premeva una mano contro il collo. La rossa osservò per qualche istanti quelle iridi rosse, deglutendo ancora per tenere a bada la paura.
 
«Dimmi un motivo per cui non dovrei farlo» la sua voce era sibilante, come quella di un animale braccato. Lily poté vedere, con la coda dell’occhio, James puntare la bacchetta verso l’amica. Sospirò, mantenendo la calma e puntando i suoi occhi verso quelli dell’altra. Si sforzò di non abbassare lo sguardo.
 
«Questa cosa» scandì con lentezza, la mano libera che andava a posarsi su quella dell’altra poggiata al suo collo «la affronteremo insieme» concluse cercando di trattenere le lacrime. La presa sul suo collo si allentò. Elisa ritrasse la mano, tremante. Lily poté scorgere una nuova consapevolezza negli occhi di lei: aveva ripreso il controllo.
 
«Non sei da sola» Dopo aver ripreso ossigeno, la rossa intrecciò le sue dita con quelle dell’altra, continuando ad osservarla negli occhi. Lei annuì. E quando si voltò verso Sirius una nuova consapevolezza si impossessò di Elisa: non gli avrebbe mai fatto del male. Non avrebbe potuto, semplicemente, perché, come con Lily, qualcosa glielo avrebbe sempre impedito.
 
Sirius fece un passo avanti, esitante, studiando con cura ogni suo movimento. Aveva paura, si accorse, e quello le fece male. Poteva sopportarlo da chiunque, forse persino da Lily. Ma lui no.
 
«Hai cercato di ucciderlo» Sirius trasalì. Elisa sentì qualcosa solcarle la guancia. «Severus- tu-» gli occhi grigi del ragazzo si riempirono di consapevolezza. «Chi te lo ha detto?» il viso di lui si contrasse con rabbia. Quando lei non rispose, l’ira gli deformò il volto «Chi te l’ha detto?!» «NON IMPORTA» Elisa sentì indistintamente Lily afferrarle la mano per impedirle di fare un altro passo verso il ragazzo. «Sì che importa! Chi te lo ha detto?!» Sirius fece un altro passo avanti verso di lei, il cuore a mille.
 
«Sirius» Remus richiamò l’amico, inutilmente. Elisa scrutò a lungo il suo viso, per poi soffermarsi con astio sugli occhi «Chi sei?» era stato un sussurro, ma il disprezzo trasbordava volutamente in quelle semplici sillabe.
 
«CHI SEI?!» l’urlo colpì il ragazzo a pochi centimetri da lei come un coltello nello stomaco. Rimase per alcuni istanti immobile, scrutando quel viso così conosciuto distorto da una maschera di odio e freddezza.
 
«Vuoi sapere la verità?» con qualche passo indietro Sirius si distaccò dalla ragazza con un sorriso strafottente e amaro sul viso. «Mi sono divertito» scandì quelle parole con lentezza affinché facessero più male. Elisa urlò istericamente al soffitto. Una fitta diversa colse il ragazzo a quella scena: una fitta al cuore.
 
La ragazza si afflosciò su sé stessa, singhiozzando in un pianto senza lacrime. Strinse i denti lei, troppo orgogliosa per piangere e troppo arrabbiata per non farlo.
 
Lily si accovacciò dietro all’amica sussurrando parole di conforto. «Andrà tutto bene» più rivolta a sé stessa che ad altri, notò come alcuni curiosi erano scesi dai Dormitori, ancora avvolti nei loro caldi pigiami. Effettivamente, era praticamente mezzanotte.
 
«Che diamine sta succedendo?» Lily si girò appena in tempo per vedere la Mcgranitt fare la sua apparizione nella stanza.  «Stevenson» la donna fece un passo indietro, spaventata, con una mano sul cuore.
 
Elisa si ripulì la fronte dal sudore con una manica. «Sto bene, professoressa» la sua voce risultava gracchiante. Cercò di alzarsi e, con grande stupore, si accorse di riuscirci: Lily, al suo fianco, la stava sostenendo. Si strinse alla figura alla sua sinistra, incurante che qualcuno le stesse osservano. «In infermeria, signorina Stevenson. Signorina Evans, per cortesia la accompagni.» La donna si strinse nella sua vestaglia osservando le due allieve dirigersi verso il ritratto.
 
Quando le due lo oltrepassarono, la sua espressione si indurì «Signor Black, è pregato di spiegarmi che cosa è esattamente accaduto»
 
 
Angolo autrice
Ma salve! Lo so, lo so, sono in ritardo… Diciamo che mi sono fatta perdonare con il capitolo assolutamente lunghissimo. Allora, so che sembro una sadica cattivona agli occhi di voi lettori e sì, lo so che la storia tra Elisa e Sirius è appena nata e la sto già facendo a fettine. In realtà, nella mia piccola testolina malata, la storia tra i due non si esplica in una semplice storiella d’amore dove va tutto a gonfie vele, anche perché ci sono un sacco di storie d’amore così. Non sono però nemmeno una pazza sadica amante delle storie tristi e dei destini controversi e pieni di difficoltà. La mia, ancora prima di una storia d’amore, vorrebbe essere la storia di una vita. E ovviamente in questa l’amore ricopre un ruolo molto importante, ma non assolutamente centrale.

Detto questo vorrei chiarire un attimo il comportamento di Elisa. Penso – e spero- di aver trasmesso l’idea di una ragazza forte, carismatica ( e talvolta una grandissima stro*** ) ma che in realtà nasconde molti segreti e un carattere abbastanza debole. Ed è proprio quest’ultimo che secondo me è la chiave di tutta la storia, in particolare in quest’ultima vicenda. Dare la propria fiducia a qualcuno e venire poi a scoprire fatti come quelli… beh, non credo sia molto facile da accettare. Spero di aver reso tutto questo al meglio.

Scusate per la filippica, ma volevo chiarire queste cosine perché in realtà è da un po’ che vorrei farlo, ma non ho mai trovato l’occasione. Che ne dite? Siete d’accordo? Fatemi sapere che ne pensate, sono curiosa.
Alla prossima
Eli Ardux
 
   
 
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