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Autore: Timy21    13/07/2016    0 recensioni
Camilla Giuliani, famosa donna di successo, direttrice di Vanity Fair.
Mattia Scaglioli, strepitoso uomo d'affari e imprenditore. Le loro vite si incrociano, ancora una volta, riportando Camilla nell'oblio del suo passato.
La storia è stata completamente scritta e pubblicata, anche altrove, da me.
Simona De Angelis
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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CAPITOLO 12 : Bianco o nero.





Camilla Giuliani



Camminando al fianco dei suoi vecchi amici Camilla sentiva l'ansia crescere. Una strana sensazione di disgusto si fece largo nel suo stomaco, ricordando ancora una volta una delle scene più macabre della sua vita, ma non la peggiore. 



 
"Leo, tutto andrà bene" 
Il quattordicenne, ormai stremato dai conati e dalle convulsioni, era raggomitolato su se stesso tremolante. In casa, oltre a Mattia, Camilla, Luca, Francesca e Leo non c'era nessun altro.
La stanza di Mattia era ormai sudicia e l'odore acre del vomito provocava ai presenti un'improssiva sensazione di acido gastrico in bocca. La stanza era illuminata solo da un abat-jour con luce gialla da comodino. Il letto da una piazza e mezza su cui era disteso inerme Leo occupava quasi tutta la stanza. Le lenzuola di cotone stropicciate erano ormai impregnate del sudore del ragazzo. 

"Datemi una dose vi prego" il ragazzino disteso sul letto alternava momenti di pianto ad altri di irritabilità, sempre in preda agli spasmi. 
"Ne devi uscire. Un giorno di astinenza dall'eroina ti farà bene" disse Mattia, seduto sulla sedia della scrivania intento a sciogliere del fumo.
"Lo devi fare proprio quì?" gli chiese Camilla fulminandolo mentre accarezzava i capelli di Leo.
"Qualche tiro di hashish lo farà sentire meglio" disse, chiudendo accuratamente e velocemente lo spinello. Lo accese, e l'odore forte del fumo si mischiò immediatamente a quello del vomito e dell'alcool che Leo aveva bevuto per combattere l'astinenza. Si alzò e passò lo spinello al ragazzino che, fremendo per la voglia di droga insaziabile, fece due profondi tiri, prima di consegnarla nuovamente al sedicenne riccio. Le convulsioni si calmarono leggermente per il piacere, ma poco dopo il suo corpo cominciò di nuovo a muoversi spontaneamente.

Camilla vide negli occhi del quasi quindicenne che la fissavano delle lacrime amare, unite ad un'espressione di dolore e sofferenza. Lo vide inarcare la schiena e gonfiare il petto. La ragazza si spostò velocemente dal suo fianco poco prima che vomitasse proprio dove era lei. 
"Che schifo cazzo" Luca si voltò, mentre Mattia restò impassibile. Camilla, invece, si sentiva esausta. Era stanca di quella vita, stanca di vederlo stare così, stanca di sapere che infondo la colpa era solo loro.
"Io non riesco più a star qui" Francesca uscì correndo dalla stanza con le lacrime agli occhi e scomparve nel buio del pianerottolo di casa Scaglioli.
"Mat, vai a prendere dei fazzoletti, un secchio con acqua e detersivo e uno straccio per favore" disse Camilla con voce insofferente. Guardò l'orologio. 2:10. Erano ormai parecchie ore che Leo non assumeva più eroina, e la ragazza iniziò a domandarsi quando quella tortura sarebbe finita.

Pulì tutto il pavimento di legno della stanza. Leo si era calmato e gli spasmi cessarono. Era ormai assopito e stremato.

Camilla scoppiò in lacrime sul ciglio della porta una volta lasciato lo straccio nel secchio. Mostrare la sua forza per aiutare il ragazzo l'aveva portata ad una profonda tristezza e debolezza. La vista le si offuscò e sentì le gambe cedere. I polpacci erano in fiamme. Si sentiva morire dentro.

Mattia si accorse del collasso fisico e mentale della sua ragazza e, balzando dalla sedia, la prese prima che potesse cadere a terra. Piangeva. E vederla piangere scombussolava la sua freddezza.
"Tieni, dobbiamo restare svegli" il ragazzo cacciò una bustina dalla tasca del jeans e gliela porse. Camilla lo guardò. Era arrabbiata. Non voleva assumere nulla in quel momento, ma una semplice dose di caffeina non l'avrebbe aiutata. Doveva restare attiva, per Leo.
Aprì la busta di plastica con due grammi di coca all'interno e ci immerse l'indice. Poi sniffò.
Sentì subito l'energia iniziare a girare nel suo corpo. Francesca era di fronte a lei, Luca abbracciato alla sua amica, per consolarla. Guardò di nuovo la bustina, poi Mattia.
E ne sniffò ancora, fin quando non sentì più il suo corpo abbandonarla. 



"Ragazzi" Camilla si fermò. Cosa pensavano di fare? Riaprire vecchie ferite come se quegli anni non fossero mai passati? Tutti cessarono di camminare e si girarono verso di lei. La bionda vide nello sguardo di Francesca comprensione. Nonostante tutto quel tempo, la sua vecchia amica riusciva a comprenderla solo con uno sguardo. 
"Io non vengo, scusatemi" Camilla indietreggiò, come per sottolineare la sua assenza. 
"Ti prego" Mattia la raggiunse velocemente, mentre Francesca e Luca restarono ai propri posti. Nessuno sembrava sorpreso. Mentre camminavano in silenzio, senza pronunciare una parola ma solo con il rumore dei loro passi sull'asfalto, ognuno di loro aspettava la resa di qualcuno, specialmente di Camilla.
La ragazza sorrise al moro e fece qualche passo avanti per raggiungerlo. Si specchiò nei suoi occhi verde smeraldo. Nonostante il suo sguardo fosse più dolce e maturo di prima, per un attimo si sentì di nuovo di fronte al ribelle del liceo che le scrutava l'anima. 
Con una mano gli accarezzò delicatamente il viso e quel contatto suscitò in entrambi un brivido che partiva da lì dove le dita di lei sfiorarono la pelle di lui, lungo tutta la schiena, impercettibilmente agli occhi degli amici.
"Scusa" sorridendo Cam lo prese per mano per un attimo e si allontanò, salutando con un cenno gli altri.
Non voleva ripiombare nell'oscurità. Il suo passato era troppo buio, sotterrato nella terra fredda.




 
Mattia Scaglioli



La guardò andar via, senza fermarla. Come poteva biasimarla? Però qualcosa ancora non gli quadrava. La faccenda di Leo aveva scosso tutti, ma lei maggiormente, e l'uomo dopo undici anni ancora non si spiegava il perché.
Intento a osservare le gambe della bionda su bellissime decollete nere a punta allontanarsi sempre di più da lui, non si accorse immediatamente di ciò che lei gli aveva lasciato nella sua mano. La aprì e vide un biglietto da visita bianco con le scritte dorate e nere.

"Camilla Giuliani
Redattrice di Vanity Fair, Milano"


Sotto vi era il numero di telefono e la via dell'ufficio. Lo girò e una seconda serie di numeri attirò la sua attenzione. Era il numero di telefono privato. Probabilmente ne aveva uno per il lavoro e uno per i contatti personali. Se lo sarebbe dovuto aspettare da lei, sempre così precisa ed efficiente.
"Mattì, allora?" la voce di Luca lo risvegliò.
"Eccomi"
Si infilò il bigliettino in tasca e tornò sui suoi passi.


 

Camilla Giuliani

Ore 00:30


L'appartamento di Camilla era ordinato, all'apparenza. Non era mai in casa, quindi non aveva neanche il tempo di mettere in disordine. La mattina si faceva una doccia, si cambiava, truccava e usciva. Il letto era l'unico mobile che dimostrava la presenza di un inquilino nell'appartamento, dato che una volta sveglia non rimetteva mai a posto le coperte e lasciava il letto da una piazza e mezzo disfatto. L'arredamento era essenziale ma elegante, un po' come il suo ufficio. Amava mettere un po' di se stessa nei luoghi dove viveva. Contrasti tra mattonelle scure e pareti chiare o viceversa. Il bene e il male, giusto e sbagliato. Sta ad ognuno di noi decidere qual è il colore che rappresenta il buono e quale il cattivo, senza dare per scontato che il nero sia il più oscuro tra i due.

Per lei infatti era il bianco il colore del male, come la cocaina, come il colore della pelle di un drogato o di un cadavere. Il bianco le aveva rovinato la vita nonostante prima amasse quel colore puro e ingenuo. 

Ora la bionda era sul divano di pelle marrone, che profumava ancora di nuovo, con i piedi sul tavolino di vetro scuro. Sopra di esso era poggiata una bottiglia di Jägermeister, mentre il bicchiere con il liquore era in mano a Camilla. Il posacenere accanto all'amaro conteneva cinque cicche di sigarette spente nell'arco di quelle ore. Nella stanza risuonava, dalle casse ai lati del televisore appeso sul muro nero opaco di fronte a lei, la sua personale playlist della sera. "No Grey" dei The Neighbourhood. 

 
                                             "Everything is black and white, no grey" 

 
Sorrise. Lo trovò buffo, lei adorava il grigio. Era come non voler ammettere l'esistenza degli estremi. Eppure era vero: il grigio nella vita reale non esisteva. Potevi rimandare una scelta, ma prima o poi si arriva ad una decisione. Bianco o nero. 

Il suono della sua suoneria la fece sobbalzare, afferrò velocemente il telefono. Numero non registrato. 

"Pronto?"

"Camilla?"

"Si"

"Ho combinato un casino, sono un casino" Mattia trascinava le parole. La ragazza poteva quasi sentire le sue lacrime rigarle il volto. 

"Che hai fatto?" dalla voce della bionda traspariva preoccupazione.

"Lo sai" Camilla capì immediatamente.

"Dove sei?" gli chiese mandando giù un groppo di pianto, cercando di farsi forza.

"Non importa. Ovunque sono sarò sempre tra le mani del diavolo" 

"Mat, tesoro, dimmi dove sei" 

Tornare al passato.

"Io ti amo"

Di nuovo.

"Lo so, ma voglio che tu me lo dica negli occhi, come quando ci siamo fidanzati lo ricordi?"

Essere forte per lui.

"Sono alla panchina"

Correre da lui e salvarlo dai suoi incubi. 
   
 
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