Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Sapphire_    13/07/2016    0 recensioni
Se una donna fissata con il rosso incontra un uomo dai capelli rossi che ha paura del sesso opposto, cosa pensate che possa succedere?
April Montgomery è quella donna, Aaron Marlowe quell'uomo, ed entrambi vivono la propria vita in quel pulsante nucleo sempre vivo di New York, che in seguito a un fortuito evento tra i due - un vero e proprio cliché - farà da sfondo anche ai loro successivi incontri.
In fondo, il modo migliore per eliminare una fobia è affrontarla, no? Forse non tutti sarebbero dello stesso avviso...
Dal testo:
«Ma sei un idiota?» furente, alzò lo sguardo verso l'idiota che le aveva appena fatto fare una figuraccia di fronte a tutti. Gli occhiali le erano scivolati sul naso e in un primo momento non vide niente, ma li tirò su e una visione la colpì.
Alto, bell'aspetto, sguardo freddo e dagli occhi scuri, piercing al labbro e un importantissimo dettaglio.
«Che bellissimi capelli rossi!»
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Buon pomeriggio a tutti, lettori e lettrici di EFP!
Eccomi qui, dopo una assenza di più di due settimane! Spero che l'attesa valga questo capitolo, anche se ce l'avevo pronto da un po' purtroppo non avevo proprio il tempo materiale per postare il nuovo capitolo, quindi ho dovuto per forza rimandare.
Comunque sia, sono molto felice di notare come stia piacendo questa storia nata come un semplice passatempo che prevedeva poco impegno, anche se mi sto già affezionando ai vari personaggi!
Ringrazio quindi le varie persone che hanno deciso di mettere la storia tra preferiti/seguiti (è davvero importante per me!) e anche coloro che commentano i capitoli! Vi ringrazio davvero per il tempo speso, e auspico dei commenti anche per questa volta, ma comunque vada grazie anche solo per la lettura!
Detto ciò, vi lascio alla lettura e vi avviso che sono già alla stesura del prossimo!
Un abbraccio,
~Sapphire_





~It's too cliché



Capitolo tre

Tom stava, come al solito, aspettando Aaron.
La situazione iniziava veramente a pesargli in quell'ultimo periodo – non tanto perché non fosse abituato al ritardo cronico del suo migliore amico, ma perché in quegli ultimi giorni sembrava star peggiorando in maniera preoccupante.
Era seduto al solito tavolo di quel piccolo locale etnico, quello posto poco più in là dell'entrata, a destra; osservava da circa un quarto d'ora il piccolo vaso di fiori posto al centro del tavolo – fiori per cosa poi? Mica lui e Aaron erano una coppia – e conosceva a memoria quella cavolo di rosa rossa; quello stelo lungo e sottile, segnato da appena due spine appuntite, i petali leggermente ricurvi e tinti di un rosso sangue, alcune gocce d'acqua che li imperlavano.
Ora mi alzo e me ne vado, pensò un attimo. Ma non l'avrebbe fatto. Avrebbe aspettato come suo solito, per poi, all'arrivo di Aaron, insultarlo per sfogare la rabbia; avrebbe ascoltato le sue scuse pigolate e, dopo essersi passato una mano sul viso, strofinandosela esausto, avrebbe lasciato perdere come suo solito.
In fondo era quello che succedeva ogni santissima volta.
Mentre attendeva che l'amico arrivasse ripensò vago a quello che era successo tre giorni prima: l'arrivo stranamente puntuale di Aaron e la mancata assenza di quella April.
Non aveva detto all'amico come mai non vedesse l'ora che quelle tizie arrivassero, e d'altronde Aaron non gliela aveva più chiesto, in quanto i vari momenti dopo era stato troppo occupato a calmarsi – cavolo, due ragazze erano sedute al loro stesso tavolo e Gwen stava cercando di fare conversazione con lui! - quindi aveva lasciato cadere il discorso.
Era andato anche il giorno dopo e quello dopo ancora da Starbucks, insieme ad Aaron ovviamente, nella speranza che quelle tre venissero e quindi April provocasse un attacco di cuore all'amico. Ma niente. Le tre non si erano fatte più vedere in quel posto e Tom in qualche modo credeva di esserne il colpevole.
Si era reso conto di piacere a Gwen e anche di aver fatto domande su domande a proposito di April, facendo quindi supporre un interesse nei suoi confronti. Forse aveva fatto ingelosire Gwen che aveva preferito non far mettere più piede alle amiche in quel Starbucks e probabilmente aveva considerato che, per evitare figure imbarazzanti, sarebbe stato meglio evitare lei stessa quel luogo. Ovviamente erano tutte supposizioni, ma ne era abbastanza sicuro, aveva sempre avuto un certo intuito.
Tom era deluso, contando che non sapeva neanche come ritrovarle.
Sospirò, stiracchiando i muscoli irrigiditi dalla posizione.
Mentre si guardava attorno, cercando con lo sguardo Aaron – che ovviamente non era ancora arrivato – i suoi occhi furono però attirati da un'altra figura: una ragazza che camminava rapida tra i tavoli con difficoltà sui suoi tacchi dodici, con corti capelli biondi e un paio di occhiali rossi.
«April!»
Tom urlò involontario, attirando lo sguardo di altre persone ma soprattutto della ragazza, che volse lo sguardo nella sua direzione.
Notando come fosse in dubbio se avvicinarsi o meno, Tom le fece cenno di venire.
«Ehi» borbottò incerta April, camminando in modo talmente lento che sembrava volesse scappare da lì.
Il sorriso di Tom si incrinò un poco notandolo, ma fece finta di niente.
«Ehi! Come mai qui?» domandò vivace.
Quasi non ci credeva: nel momento in cui aveva perso la speranza, ecco che una scintilla compariva tra la cenere.
«Cibo d'asporto» disse solo la ragazza, facendo dondolare una busta di fronte a lui con un cenno. Tom annuì.
«Sei da sola? Perché se è così puoi sederti con me» iniziò; notando come la ragazza fosse sbiancata alla proposta, precisò «Cioè, deve venire un mio amico. Possiamo cenare tutti e tre insieme se vuoi»
A quelle parole April sembrò riprendere un po' di colore, facendo sperare Tom.
Accetta dai, così potrò fare uno scherzetto ad Aaron, pensò.
Ma April fece un cenno di diniego con la testa.
«Mi spiace, ma non posso, una mia amica mi sta aspettando» fece con tono di scuse.
Tom fece una smorfia.
«Beh dai, allora perché non mi tieni compagnia fino all'arrivo del mio amico?» insistette. April fece un passo indietro, con una faccia indecisa.
«Non credo sia il caso. Devo tornare urgentemente a casa, mi sta aspettando» replicò.
In uno scatto, Tom l'agguantò per il braccio, facendo immobilizzare April.
«Per favore» sussurrò, con il tono più suadente che riuscì a fare.
Vide chiaramente April sciogliersi a quelle parole, un vago sorriso che spuntava sulle sua labbra tinte di rossetto. Poi però ridiventò seria di botto e si scostò con forza.
«Mi dispiace, ma devo proprio andare» disse con fermezza. Sul volto di Tom si dipinse un'espressione delusa.
«Proprio non puoi?» continuò, cercando di esercitare il proprio lato tenero. April tentennò un poco.
«No davvero. Non insistere. Scusa ma devo scappare, ciao!» e senza dargli tempo di replicare sfuggì dal tavolo, da lui, e dal locale stesso, praticamente precipitandosi fuori per scomparire definitivamente.
Un minuto dopo, Aaron entrava.
«Ehi! Scusa il ritardo, ma sono solo venti minuti questa volta eh?» fece con tono scherzoso Aaron, sorridendo forzato.
Tom alzò lo sguardo con l'odio che bruciava al suo interno. Un'altra occasione sprecata.
«Ti uccido»

«Finalmente, iniziavo a pensare ti avessero rapita»
May si rivolse così all'amica, girando la testa dal divano su cui era appollaiata e osservando April che, tra le nuvole, si levava le scarpe cercando di non cadere.
«Tutto bene?» domandò, giocherellando con una ciocca di capelli castani. April parve notarla solo in quel momento.
«Eh? Sì, sì. Tutto a meraviglia» rispose un po' stralunata.
May la guardò assottigliando gli occhi: i capelli scompigliati come se ci avesse passato più volte la mano, lo smalto nelle unghie leggermente mangiucchiato e il rossetto quasi scomparso, segno che si era morsa più volte le labbra.
«Non sembra» replicò. Poi si girò di nuovo verso la tv, facendo finta di nulla «Ma se non vuoi parlarmene fai come vuoi» continuò facendo l'offesa.
Subito sentì April che si lanciava sul divano, la busta sempre stretta tra le mani.
«No, dai, non fare così! Stavo solo pensando a una cosa» si scusò mugolante la bionda.
Cede sempre.
«E cosa?» indagò. April si morse il labbro, mentre cercava di prendere tempo aprendo la busta con il cibo e iniziando a sistemarlo sul tavolino davanti al divano. May, osservandola, non poteva fare altro che attendere paziente.

Vide April lanciarle un veloce sguardo con la coda dell'occhio, come per vedere se stesse sempre aspettando, ma ovviamente May continuava a mantenere lo sguardo puntato su di lei.
Alla fine la bionda sbuffò e, dopo aver finito di sistemare la cena, si sedette con poca grazia sul divano, incrociando le gambe e tirandosi su gli occhiali che le erano scivolati sul naso.
«Hai presente Tom, quello di cui ti ho raccontato l'ultima volta?» mugugnò. May annuì.
«L'ho rivisto prima, al ristorante, era seduto a un tavolo e stava aspettando un amico»
«E...?» la spronò May.
April scrollò lo spalle.
«Io non lo stavo neanche vedendo, è stato lui a chiamarmi! Mi ha fatto cenno di avvicinarmi e sembrava così esaltato nel trovarmi lì, mi stavo addirittura spaventando. Mi ha pure proposto di rimanere lì a cena, ma io gli ho spiegato che non potevo, che tu mi aspettavi e sono fuggita via» spiegò la ragazza.
May, alzandosi dal divano per andare a prendere le posate, le lanciò una veloce occhiata.
«Potrebbe essere interessato a te, che c'è di male? Piuttosto, perché non arrivi al punto e mi dici cosa ti preoccupa realmente di tutto questo?» chiese con un mezzo sorriso, già intuendo la risposta.
April gonfiò le guance come una bambina.
«Lo sai perfettamente. Magari ci sta provando, magari io gli do corda, magari Gwen mi ammazza perché gli ho soffiato il ragazzo» borbottò seguendo con lo sguardo l'amica che tornava rapida con le posate.
May rise ascoltando l'amica che si mostrava così preoccupata, quando invece con i ragazzi finiva sempre per essere spregiudicata e accattivante.
«Non ridere, scema! Non voglio che a lavoro il clima si faccia difficile, poi mi deconcentrerei e non riuscirei a lavorare bene» continuò a mugugnare la bionda.
«Ma che ti importa? È un posto di lavoro, non una festa in cui si deve andare d'accordo per forza con tutti. Inoltre sapevi già che il clima si sarebbe fatto teso alla fine dello stage, se è per quello o per un ragazzo che ti importa? Se ti piace, lascia perdere Gwen» tagliò corto May, iniziando a mangiare.
«Ma non lo conosco nemmeno! E poi non so, ho paura che mi molli dopo una notte come fanno tutti...» piagnucolò.
«Questo è perché sono gli uomini sono tutti degli idioti superficiali che non riescono a vedere oltre un paio di tette e un bel culo» rispose ironica «Tranne Adam, ovviamente. Ma lui è speciale» puntualizzò con un rapido sorriso innamorato.
«Comunque, se non te la senti e preferisci mantenere un buon rapporto con questa Gwen, lascia perdere il tizio»
«Credo che farò così» le diede ragione April, iniziando a mangiare anche lei.
May sorrise tra sé, vedendola più tranquilla. Afferrò il telecomando.
«Beh, allora, che si guarda oggi?»


Il tipico e familiare trillo dell'ascensore colse Aaron mentre era leggermente sovrappensiero e si riscosse vedendo le porte che si aprivano per farlo passare. Attraversò il corridoio dalla moquette blu scuro sapendo alla perfezione dove andare e fermandosi di fronte a una porta precisa, uguale a tutte le altre, bianca e con una targhetta dorata che segnava il numero 309.
Suonò il campanello con insistenza mentre faceva dondolare distratto un pacco dove spiccava chiara la scritta Starbucks.
Dopo un paio di minuti, numerosi scampanellii e vaghe imprecazioni che giungevano da dietro la porta, quest'ultima si aprì di scatto dando così la possibilità al giovane rosso di osservare Tom che, come al solito, gli lanciava occhiate di fuoco.
«Mi spieghi che problemi hai tu?» lo apostrofò irritato il moro.
Aaron gli sorrise candido, avanzando e costringendo l'altro a spostarsi di lato, poi appoggiò con nonchalance la busta sopra il tavolo dell'open-space.
«Buongiorno anche a te stellina. Su, perché non mi fai un bel sorriso? È un nuovo e bellissimo giorno» tubò felice Aaron, mentre l'amico lo guardava preoccupato.
Ma nella testa del ragazzo nulla poteva anche solo pensare di turbare la bolla di felicità che si era creata da quella mattina presto, rendendolo su di giri ed euforico. Anzi, qualcosa c'era, ma per fortuna non vedeva ragazze entro il suo raggio di sopportazione.
«Ma ti sei fatto qualcosa prima di venire?» ironizzò Tom, lasciandolo però ben presto perdere e avvicinandosi interessato al sacchetto di Starbucks; ci frugò dentro, tirando fuori un pacco di quattro donuts e due frappuccini sui quali spiccavano degli smile.
«Ti porto la colazione e tu mi tratti così?» rispose a tono Aaron.
«Mi hai svegliato nella maniera che odio di più e pretendi che io non ti tratti così?» continuò Tom, sedendosi sull'isola che fungeva da tavolo e addentando un dolce.
«Che sarà mai, insistevo solo perché tu non ti svegliavi» puntualizzò il rosso, prendendo una delle due bevande e assaggiandola.
«Ti ricordo che è domenica»
«E che sarà mai»
«Piuttosto perché mi hai portato la colazione? Mi fai sentire più gay del solito oggi» glissò direttamente Tom, consapevole che altrimenti sarebbero rimasti così per tutto il giorno.
Aaron si illuminò come un albero di Natale.
«Mi volevo solo scusare per il ritardo di ieri sera» agitò la mano per far cenno all'altro di non replicare – cosa che stava già facendo «Ma già che ci sono andiamo fuori a pranzo per festeggiare» terminò con un inquietante tono esaltato.
«Festeggiare?» fece interrogativo Tom, mentre, tra un morso e l'altro, sorseggiava il suo frappuccino.
Il sorriso di Aaron, se possibile, si allargò ancora di più.
«Mi hanno telefonato un'oretta fa da lavoro. Ti ricordi la versione demo che ho preparato da mettere online sul sito dell'azienda?» non attese una risposta, ovviamente Tom se la ricordava «In pratica ha riscosso un sacco di successo e una rivista ha chiesto di poter intervistare il creatore» terminò con soddisfazione.
Tom lo guardò un poco stupito.
«Ma dai! Complimenti amico, finalmente ti stai facendo notare eh?» replicò, sorridendogli e sporgendosi per dargli una pacca sulla spalla.
Aaron sorrise di risposta.
«Grazie!»
«E quando sarà questa intervista?»
«Mi hanno detto martedì alle undici in punto, mi hanno anche accennato di voler scattare un paio di foto»
Tom rise.
«Oddio, conoscendoti vorrei proprio assistere» disse fra le risa.
Aaron sbuffò con un'espressione infastidita, assomigliando in tutto a un bambino.
«Molto divertente» bofonchiò.
Aaron, oltre ad avere un brutto rapporto con le donne e la puntualità, aveva problemi anche con le macchine fotografiche: era un ciocco di legno privo di scioltezza e finiva sempre per risultare parecchio rigido nelle foto, con una paresi facciale al posto di un sorriso.
«Hai intenzione di ridere ancora per molto?» borbottò poi, notando come l'amico non frenasse le risa.
«Ok, ora la smetto» disse Tom alla fine, il viso arrossato e un sorriso ancora sul volto.
«Sai già chi ti intervisterà?» domandò ancora l'amico.
«Non ricordo bene il nome, credo un certo Joel Collins o qualcosa del genere» rispose vago, afferrando anche lui un donut e mordendolo.
«Uh, non una donna, peccato»
«Ci tieni tanto a vedermi terrorizzato?»
«Beh, è uno dei miei più grandi divertimenti» rispose con un sorriso mellifluo.
Aaron si limitò a lanciargli un'occhiata truce, senza dire nulla; subito dopo però, gli strappò dalle mani la colazione e lo spinse giù dalla sedia.
«Ehi!»
«Fila a lavarti e non farmi incazzare, altrimenti faccio pagare a te il pranzo»
«Ah ah, come no» cantilenò Tom, ma senza insistere rubò l'ultimo morso al suo dolce e corse in bagno iniziando a spogliarsi e lanciando i vestiti dove capitava.
Aaron sorrise divertito guardandolo.
«Ah, guarda che ho dato il tuo numero a una tipa!» urlò Tom già nell'altra stanza.
Aaron sbiancò.
«Cosa?»

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Sapphire_