Serie TV > Sherlock (BBC)
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Autore: Always221B    13/07/2016    3 recensioni
-Agghiacciante. - commentai.
-Oh non essere sciocco. E' invenzione pura.
Gli passai la lettera, e lui estrasse un foglio giallognolo.
Bloccai la sua mano con la mia, trattenendolo.
-Andiamo John, non sarai mica superstizioso? -mi domandò Sherlock, sistemandosi la camicia viola.
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Quasi tutti
Note: Cross-over, Lime, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Eccomi! Scusatemi per il ritardo ma dire che ho avuto da fare è un eufemismo! 
Spero di riuscire ad aggiornare più in fretta, anzi vi prometto che lo farò u.u
Buona lettura, lasciatemi una recensione anche microscopica per aiutarmi con lo stile e con le idee!
Ciao a tutti, grazie di avermi seguita e di continuare a recensire e a sopportare le mie storie! 













Occasioni


                                                                                                    
                                                                               
                                          Londra, Inghilterra


La cena era stata così imbarazzante che da quel momento in poi rividi i genitori di Sherlock solo in un’occasione.
Purtroppo per me, con Mycroft Holmes non potevo fare lo stesso.
E neppure con Lestrade.
Faceva freddo anche quella notte, il gelo era quasi ingestibile.
I maglioni natalizi non riuscivano a scaldarmi, come neanche il tea.
Nonostante questo continuavo a persistere con entrambi, con la speranza che l’indomani la giornata sarebbe stata anche solo un po’ più calda.
Avevo paura di guardare in faccia il mio coinquilino.
Nonostante lui provasse a gridare e a sbuffare per attirare la mia attenzione.
Sbadigliava. ‘Come sei noioso John.’
Il problema è che proprio non ce la facevo.
Quella notte non andai a letto, rimasi seduto sul divano, al buio, nella speranza di sentire suonare Sherlock.
Erano le tre in punto, quando sentii il suo passo leggiadro e quasi privo di rumore.
La vestaglia blu notte che strisciava sul pavimento.
Osservai la sagoma scura andare alla finestra, con il suo costoso violino.
Poggiò il capo, e iniziò a comporre la melodia più triste che io avessi mai pensato di poter sentire.
Sembrò non essersi accorto di me, ma probabilmente lo aveva fatto.
Mi avvicinai a lui, senza parlare.
Ma perché essere sempre così spaventato da me stesso?
‘Non mi importa niente, nessuno parlerà di noi: non più di quanto già faccia.’ Pensai.
Guardavo quei ricci, quelle spalle nivee.
Provai l’impulso di tirarlo verso di me, rovinando quella melodia dolce e tremendamente triste.
Sfiorai con un dito la stoffa leggera della sua vestaglia, sentendola liscia al tatto.
-Salve John. –sussurrò, smettendo di suonare.
-Non dovevi fermarti. – gli dissi.
Accennò un sorriso. –Forse stava diventando noioso.
-Sherlock.. okay, io non so come dire. – annunciai, tremando.
Mi guardò con un’occhiata rapida, ma Dio solo sa quanto intensa e mirata fosse.
Io sapevo che con quello sguardo aveva letto di me molto più di quanto avessero fatto le psicologhe dopo l’Afghanistan. 
La cosa che mi sconcertò fu che io fui in grado di capire lui.
La fronte corrugata, in un’espressione malinconica, gli occhi intensi che non riuscivano a guardare i miei con la solita tenacia. 
Provava lo stesso, capii. 
E forse lo provava da anni.








                                                                                                                   Bruxelles, Belgio

                                                                                                                      Ore 9:00



Sam non vedeva l'ora di lasciare i suoi due accompagnatori da soli, anche perché talvolta in loro presenza provava imbarazzo.
Charlie era l'occasione perfetta, commentare con la sua migliore amica l'ultimo episodio di Game Of Thrones sarebbe stato un ottimo pretesto.
Anche lui aveva deciso di vedere la serie, ma non aveva abbandonato l'idea di leggere tutti i libri.
La rossa li salutò raggiante, aprendo la porta della sua camera del motel. -Ho fatto bene o no a prenderla tripla? - domandò, sorridendo.
-Siamo in quattro. - la corresse Dean, curiosando nella stanza, anche se in realtà non gli interessava niente dell'ambiente se non un letto ad una piazza e mezzo 
appiccicato all'angolo del muro, affiancato alla finestra.
Pensò che sarebbe stato bello sdraiarsi lì.
Gli altri due letti, anch'essi della stessa dimensione si trovavano uno a qualche mentro di distanza, al centro della stanza, e l'altro appena affianco, a pochi passi.
I copriletti erano pesanti e avevano strane decorazioni animalesche.
-Non erano disponibili stanze quadruple. -affermò la ragazza di bassa statura, sogghignando alla vista di Castiel. -Non ci siamo presentati! Io sono Charlie!
-Io sono un angelo del Signore. - rispose l'uomo in trench, con voce pacata e dura.
-Lui è Cass. - disse Dean, coprendo la voce rilassata di Castiel. 
Sam alzò gli occhi al cielo e trovò nello sguardo della rossa un accenno di complicità. 
-Ok, quindi tu e Castiel dormite insieme. - affermò il giovane Winchester.
L'angelo fece spallucce, mentre Dean sembrò strozzarsi con la saliva. -Scordatelo.
-Non ti preoccupare Dean, io posso aspettare. Ho molte più energie di quanto si creda.
Il cacciatore in questione alzò gli occhi al cielo, e con uno sbuffo tentò di coprire il senso di pietà e tenerezza che aveva suscitato in lui la frase detta dal suo
migliore amico. -Dormi con me, ma via le armi angeliche.
Cass lo guardò confuso, senza capire il doppio senso della frase.
-Cazzo amico, hai bisogno di guardare qualcosa dal mio computer.- affermò Dean.
-Usciamo io e Charlie per ora, andiamo a controllare se il quartiere è sicuro, più tardi controlleremo la casa. Vi chiamiamo. - affermò Sammy.
Il maggiore interruppe suo fratello: -Non se ne parla, noi veniamo con voi. Dieci ore di volo sono stancanti per tutti, in più il fuso orario...
-Non dormi da giorni Dean, e Castiel non sembra avere un aspetto più riposato.  -Venne zittito dal tono sfinito e arrabbiato di suo fratello.
L'angelo ne convenne. -Io posso venire. Lui necessita di riposo.
-Anche tu. - sbottò Dean rivolto all'angioletto. 
-Ok, restiamo entrambi qui.
Charlie sogghignò e Sam fece lo stesso. - Vi chiamiamo. - disse la rossa.






       
                                                                                                   Londra, Inghilterra
                                                                                                   Ore 8:00



Aprii gli occhi, infastidito dal freddo lasciato da una finestra inusualmente aperta.
-Mi sembra il momento adatto. - disse Sherlock, sistemandosi il cappotto. -Hai preparato le valige? 
Il mio coinquilino era seduto sul mio letto e sembrava parlare con me da chissà quanto tempo. 
-Che ci fai qui?- chiesi, inquietato.
Lui sbuffò. -Hai preparato le valige? 
-Perché? - chiesi, spaventato dalla sua domanda.
-Partiamo.
-Ok. E comunque mi hai svegliato.
Com'è possibile che non chieda mai informazioni?
-Farà più freddo che a Londra?- domandò, ignorando le mie osservazioni.
-Oh sì sì. - risposi, non sapendo di cosa stava parlando.
Il mio migliore amico parve riflettere un secondo sul da farsi. -Hai fame? Posso preparare qualcosa.
Mi misi a sedere e lo guardai confuso. -Grazie. - risposi, sorpreso dalla dolcezza della sua richiesta.
Sherlock Holmes che fa qualcosa per qualcuno al di fuori di sé.
Ed è meraviglioso, essere tu quel qualcuno.
La figura improponibilmente alta e prestante del consulente investigativo si alzò dal mio letto e abbandonò la camera.
Il mio udito da soldato continuava a non mancare un colpo.
Sorrisi, mentre sentii il passo felpato di Sherlock scendere le scale e dirigersi in cucina.
Sentii il suono dell'acqua che scendeva nella teiera.
Mi alzai dal letto e andai di corsa in bagno per farmi una doccia, constatando di aver sudato parecchio quella notte.
Mi vestii e rimasi a fissare il mio riflesso allo specchio, il viso contratto in una smorfia di disonestà.
La verità è che non mi sono mai sentito più sporco in tutta la mia vita.
Avevo perso la capacità di vedermi e riconoscermi.
In quel momento vidi la mia vita andare in frantumi, perché non desideravo nient'altro che quello che avevo.
Non volevo altro che sentire Sherlock che mi svegliava, preso dall'euforia di una nuova avventura.
Addormentarmi ogni notte cullato dalla melodia dolce del suo violino antico.
La sua voce, profonda, incredibilmente palpabile, afferrabile.
Vedere i suoi occhi spalancarsi quando arriva alla soluzione di un caso. L'indefinito aspetto policromo. 
E le sue espressioni, la sua risata, la sua saccenza e la sua ingenuità. 
La verità è che lui mi aveva letto dentro, e non perché è la mente più geniale che io abbia mai avuto l'opportunità di conoscere.
Mi aveva visto fragile, zoppo e deluso da me stesso, e mi aveva reso forte, abile e sicuro di me.
Mi alzavo la mattina nella speranza di poter dire 'non oggi' ogni volta che ripulivo la mia pistola, nel secondo cassetto della scrivania, nella mia vecchia abitazione.
Bevevo un tea che sapeva di cartone e salvia, e speravo che qualcosa si imponesse e stravolgesse la mia vita.
E l'avevo trovata quella forza, quell'uragano indomabile, leonino; Avevo trovato Sherlock, e Dio solo sa quanto ormai ne avevo bisogno.
Sherlock è come una droga per me.
Fissai ancora la mia immagine nello specchio, e capii che finalmente avevo trovato me stesso.
Uscii dal bagno e presi dai cassetti i primi indumenti che riuscii ad afferrare, e li lanciai senza cura all'interno della valigia grigiastra che tenevo sotto il letto.
Scesi le scale, e già dopo due gradini sentii  l'aroma degli agrumi che riempiva tutto il soggiorno.
Sherlock sedeva sulla sua poltrona, un braccio lasciato penzolare dal bracciolo.
Le gambe lunghe accavallate. 
La camicia bianca, che si faceva difficoltà a distinguere dalla sua carnagione, e i pantaloni scuri.
-Ci ho messo parecchio? - domandai, notando l'espressione annoiata del mio amico.
-Secondo i miei calcoli fra tre minuti il tea dovrebbe raffreddarsi. - rispose lui, pacato.
-Grazie. - dissi, sedendomi nella mia poltrona, di fronte a lui.
Sorseggiai il tea, era dannatamente squisito, e appena finito gli feci i complimenti.
Lui accennò un sorriso, e mi porse la mano con un biglietto aereo.
Provai l'impulso di afferrargli il polso, e lo feci.
Tirai l'uomo verso di me, fino a trovarmelo addosso. 
Avevo dimenticato di misurare la forza.
Lui spalancò gli occhi, sorpreso, ma poi parve divertito dalla situazione.
Mi venne da ridere rendendomi conto che il mio amico aveva le gambe chilometriche.
Si mise più comodo su di me. 
Non disse una parola, il che mi sconcertò parecchio.
Tuttavia, la situazione mi spinse ancora di più a fare ciò che volevo realmente fare.
Lo tirai per il colletto, in modo tale da non dover vedere il suo viso dal basso.
I lineamenti che sapevano essere delicati e al contempo duri, crudi, spigolosi.
Raggiunsi quel sorriso divertito, che sapeva di tea, l'arancia e il limone che si perdevano nella curva morbida delle labbra.
Continuai a stringerlo, mentre mi accorsi che ormai anche lui faceva lo stesso.
I respiri accelleravano e si spezzavano sempre più rapidamente. 
Il bacio perse ogni connotato dolce e assunse un'immagine sempre più pretenziosa. 
Le sue dita lunghe, gelide e affusolate si infilavano sotto il maglione, mentre le mie gli avevano già sbottonato mezza camicia.
Il mio sguardo ricadde sul biglietto, ormai steso al suolo.
Mi odiai letteralmente per averlo fatto.
-Sherlock?
-Mmh?
-Abbiamo il volo tra un'ora. - dissi, mentre sentivo i suoi baci che scendevano verso la clavicola.
L'idea di avere le erezioni a contatto mi stava facendo impazzire.
Non sapevo se imbarazzarmi  o se lasciarmi eccitare.
-Ce ne sarà un altro più tardi. -rispose, levandomi il maglione grigio.
-Sherlock.. 
-Sta zitto.- rispose lui.









                                                                                                                          Bruxelles, Belgio 
                                                                                                                            Ore 11:00




Charlie aprì la porta di scatto, e sorrise vedendo ciò che aveva davanti.
Sammy spalancò gli occhi, sconcertato, allungò la mano verso il pomello della porta e la richiuse, lasciando sé stesso e la ross chiusi fuori dal motel.
Dean tossì, imbarazzato, mentre Cass continuava a guardarlo senza sapere bene cosa fosse successo.
I due ragazzi erano nudi, e ricordavano come se ce l'avessero stampato a fuoco nella mente, il modo in cui si erano ritrovati in quello stato.


                                                                                                                      Due ore prima



 

-Non capisco perché ci debbano sempre tenere qua come bambini. - sbuffò Dean, rivolto a Castiel.
-Perché siamo più stanchi di loro.- affermò quest'ultimo lasciandosi scivolare nel letto sul quale era seduto il cacciatore.
Allentò il nodo alla cravatta. -Non ricordavo cosa significasse essere stanchi.
Il biondo si sdraiò al suo fianco. -Sei un angioletto scarico, eh?- domandò.
-Dean?- chiese l'altro dopo un lungo silenzio. -Cosa si prova con un bacio?
Il  Winchester lo guardò dritto negli occhioni oltremare, e si rese conto di avere un sorriso ebete.
-E' bello. - disse.
-Sì ma cosa si prova? 
-Dipende, a volte è meccanico, altre è...
Le labbra di Castiel sfiorarono quelle di Dean, in un bacio un dolce, inconsapevole e inesperto.
-Angelico. -continuò il biondo, con un'espressione di puro timore dipinta nel volto.
Cass guardò il suo amico, e si scusò pensando a quanto spiacevole potesse essere stato per lui.
Dean lo afferrò per il trench mettendosi a cavalcioni su di lui.
Lo mise a sedere.
-Dimmi tu cosa si prova. -affermò.
Posò le labbra su quelle dell'angioletto in un'azione tutt'altro che pura e pacata.
Gli occhi blu dell'angelo erano divorati dalle pupille nere.
Cass sorrise e si lasciò togliere il trench e la camicia dal suo cacciatore preferito.
I baci si sparsero, Dean percorse tutto il petto dell'angelo, fino ad arrivare ai pantaloni che sbottonò e abbassò fino alle ginocchia.
Castiel non capì cosa stava succedendo ma sapeva che era tutto perfetto così, e non osava frenare l'uomo che amava.
Con un senso di potenza, riuscì ad invertire le posizioni, e si ritrovò a guardare dall'alto il suo migliore amico.
Dean guardò Cass e sorrise, senza nemmeno  capire cosa stava succedendo. 
Si rese conto che i vestiti bruciavano come se fossero colmi di radiazioni, e il pensiero di vedere l'angelo mezzo nudo lo stava surriscaldando.
Tirò Castiel su di sè, appiattendo i loro corpi privi di vestiti, mentre i morsi e i baci continuavano a non essere gestiti da nessuno dei due.
Un convulso intreccio di corpi.
Non sembravano in grado di capire quel che stavano facendo, agivano semplicemente, spegnendo il cervello.
Senza domande, e senza chiarimenti.




Spazio note:
Ok lo so, non è il massimo ma ci ho provato!
Fatemi sapere che ne pensateee ho bisogno di aiuto!!
Un bacio a tutti, al prossimo capitolo :3


   
 
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