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Autore: MaCk_a    13/07/2016    3 recensioni
Inghilterra, 1869.
Frederick è un giovane medico; disinteressato alle ricchezze e alla mondanità, sogna solo di poter sposare Lisa, amica di sempre. Tuttavia, quel sogno che gli era sempre apparso realizzabile, appare irraggiungibile in seguito alla comparsa di un conte italiano.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stephen Ranieri era un bambino che si era sempre sentito molto solo e avrebbe tanto voluto un compagno di giochi. Il concetto di “amico” gli era quasi estraneo: poteva ritenere Fred una persona molto cara, ma non gli era permesso giocare con lui, e poi, Fred era grande!

Le uniche bambine con le quali aveva instaurato una sottospecie di rapporto erano Lucilla, che però tanto bambina non era più, ed Erica, che era certamente meglio di Lucilla ma, comunque, un po’ timida e insicura, e non disposta a cimentarsi nei giochi spericolati che Steve le proponeva in continuazione.

Stando così le cose, era ovvio che il piccolo accogliesse con immensa gioia la notizia dell’arrivo, entro qualche mese, di un fratellino o una sorellina; gli dispiaceva un po’ per la mamma, che era costretta a stare sempre a letto perché in tali condizioni era meglio non affaticarsi troppo, tuttavia gli pareva un sacrificio fattibile; tanto, dopo aver dato alla luce il bimbo, la contessa sarebbe tornata ad essere la stessa di sempre.

Lisa Ranieri, che durante la prima gravidanza si era lasciata sprofondare in un abisso tetro e asfissiante, appariva ora stanca ma placida, perché circondata da chi amava: Steve, Lorenzo e Fred. L’idea della morte, che sovente la sfiorava, non riusciva a turbarla: se fosse morta dando alla luce la creaturina che portava in grembo, cosa che riteneva probabile, sarebbe rimasto Fred a vegliare sui suoi figli, e ciò la consolava. La voglia di vivere che l’aveva caratterizzata durante l’adolescenza, aveva lasciato spazio a una rassegnazione quasi mistica e, se qualcuno avesse potuto leggerle i pensieri, sarebbe stato stranito da tanta inquietante saggezza. Accarezzandosi il pancione, la contessa rifletteva infatti su quanto tutto fosse sensato, perché era ovvio che per ogni nuova vita doveva spezzarsene un’altra e, in fondo, a cosa serviva lei, su quella terra? Non si poteva neanche dire che avesse davvero vissuto. Lei, la vita, l’aveva solo accarezzata, ne era stata spettatrice più che attrice. Ed era ora che lo spettacolo finisse, si diceva.

Lorenzo, invece, soffriva. A ogni frase di congratulazioni per la nuova imminente paternità, egli si sentiva trafiggere il cuore. Avrebbe voluto gridare al mondo che non c’era nulla di cui rallegrarsi, che non esisteva marito peggiore di lui, che la contessa non avrebbe dovuto affrontare una nuova gravidanza; sperava che qualcuno lo rimproverasse, perché quello meritava; e invece tutti a congratularsi, a felicitarsi. Neanche il vescovo pareva aver capito la gravità del suo peccato, e continuava a far visita al castello portandosi dietro Lucilla ed Erica.

Lucilla, in realtà, stava diventando davvero carina; l’aria altezzosa del suo viso era illuminata da un paio d’occhi verdi che parevano smeraldi, e il corpo iniziava a maturare. Se Stephen fosse stato due o tre anni più grande, si sarebbe innamorato; ma il piccolo, essendo un bambino, neanche si sognava di guardare la “fidanzata” e non pensava affatto all’amore. Le sue azioni, come le sue parole, erano assolutamente innocenti e pure.

Quando aveva osservato che il nome “Erica” fosse molto bello, perché faceva pensare ai prati, non aveva parlato con l’intenzione di adulare la damina di Lucilla; e se giocava tanto con lei era solo perché solo lei, appunto, era disposta a giocare con lui.

Lucilla, gelosissima, ignorava che presto avrebbe dimenticato certe sciocchezze, perché presto Steve avrebbe ignorato Erica come ignorava lei.

Erica, che di anni ne aveva sette, non poteva ovviamente immaginare quanto quei piccoli gesti avrebbero influito sui suoi sentimenti, portandola, in futuro, a fantasticare ad occhi aperti sul promesso sposo della sua signora.

Tornando al 1880, comunque, bisogna specificare che tutti fossero convinti del fatto che la contessa non sarebbe sopravvissuta al parto, e si erano a ciò rassegnati.

I problemi nacquero quando anche la vita del bimbo che Lisa portava in grembo entrò in pericolo.

La contessa era al sesto mese di gravidanza e le era venuta una forte febbre, che l’aveva portata a mangiar poco, vomitare molto e, di conseguenza, indebolirsi. Quel corpo – reputato unanimemente inadatto ad affrontare un parto – era dunque divenuto ancor meno forte e, come se non bastasse, Fred si ritrovò a scoprire – per puro caso – che la contessa aveva delle perdite.

La sera stessa in cui realizzò ciò, Fred si diresse da Lorenzo, deciso a spiegargli la gravità della situazione e pronto ad ammettere di non esser capace, lui solo, a fronteggiare la cosa. Bisognava assolutamente rivolgersi a medici più esperti. Lui non operava seriamente nel settore da troppo tempo, era fuori allenamento, e non se la sentiva di “prendersi certe responsabilità”.

Lorenzo si allarmò, chiese spiegazioni, voleva capire cosa stesse succedendo, perché se si era rassegnato alla perdita di Lisa non poteva tuttavia accettare un’eventuale morte del bambino: avrebbe reso, questo, la dipartita della contessa assolutamente inutile.

«Signor conte, la realtà dei fatti è purtroppo molto semplice: Lisa è sopravvissuta alla prima gravidanza per miracolo, ed era ovvio che non avrebbe dovuto affrontarne un’altra. Tutti l’avevano detto.»

Lorenzo si era sentito offeso, e consolato assieme: finalmente qualcuno lo rimproverava, come da tempo aveva agognato, e tuttavia non gli sembrava giusto che fosse proprio quell’uomo a farlo.

«Frederick, quando ti ho chiesto di trasferirti in Italia, sono stato molto chiaro: il tuo ruolo sarebbe stato quello di un capocameriere. Nulla di più, nulla di meno. Ti prego, pertanto, di non tediarmi con commenti che non ti spettano.»

«So bene quale sia la mia posizione; non fate che sottolinearlo, da dieci anni. Tuttavia, mi avete spesso incaricato di prendermi cura della contessa come medico, e proprio come medico – non come uomo, badate bene – sono costretto a rimproverarvi.»

«Io e Lisa siamo marito e moglie, Frederick.»

«Con tutto il rispetto, signore, avreste potuto evitare questa gravidanza, come l’avete evitata per tanti anni.»

Fu l’unica sera, quella, in cui Lorenzo e Frederick parlarono da pari a pari; dopo, sarebbero tornati a comportarsi come un padrone col suo servo. Allora, invece, discussero con franchezza, si accusarono di gelosia ed egoismo, sputandosi addosso il rancore accumulato nel tempo. Se qualcuno li avessi visti, sarebbe stato comunque sorpreso nel notare che, anche in un litigio del genere, quei due erano capaci di rimanere dei perfetti gentiluomini.

Fatto sta che la lite servì esclusivamente a far sfogare il conte e il medico, senza poter cambiare ovviamente il destino di Lisa.

«In conclusione» domandò Lorenzo, quando si furono ricomposti, «posso sapere come stanno le cose dal punto di vista medico?»

«Probabilmente, Lisa partorirà prima del tempo; a breve, anzi, oserei dire. E non credo sarà facile far sopravvivere la creatura.»

  
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