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Autore: nikita82roma    13/07/2016    3 recensioni
Un mese dopo la sparatoria al loft Kate riprende finalmente conoscenza. Ma lei e Rick dovranno ricominciare tutto da capo nel modo più imprevisto e difficile, con un evento che metterà a dura prova il loro rapporto e dovranno ricostruire il loro "Always", ancora una volta. Ma Rick avrebbe fatto tutto per lei, per loro, per riprendersi la loro vita e non avrebbe più permesso a niente e nessuno di separarli.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
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- Questa storia fa parte della serie 'Always Together'
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- Pensi che ce la faremo Rick?
- Ce la dobbiamo fare Kate. Non solo per noi.

Quello che era nato sarebbe stato, secondo i loro programmi, l’ultimo giorno da trascorrere negli Hamptons. Il giorno dopo sarebbero tornati a New York, di lunedì, per evitare il traffico più intenso del fine week end.
Kate era salita in camera, aveva aperto l’armadio, guardava i suoi vestiti e la valigia sul letto. Dopo quanto accaduto ieri sera, fare i bagagli le sembrava ancora più difficile. Prese il vestito nero che Castle aveva ripiegato e appoggiato sulla sedia e lo mise dentro la valigia. Amava la cura con la quale lui trattava tutto di lei, anche le sue cose, anche un vestito abbandonato per terra e ripiegato con cura. 

Quella notte era rimasta a guardare fuori dalla veranda fino a quando il sole non era sorto. Non aveva più dormito e nemmeno Rick che era rimasto a guardarla seduto nel divano. Non aveva mai sentito così tanta distanza tra loro ed era lei che non riusciva a fare nessun passo per accorciarla.
Esausta di stare in piedi si mise a sedere anche lei sul divano, dalla parte opposta di dove era lui. Bevve un po’ di quel tè ormai freddo, così come fece anche lui, non sapeva se per vera voglia di farlo o per imitare il suo gesto.
- Un tempo all’alba bevevamo caffè con altissimo contenuto di caffeina. - Sorrise Rick guardando la bevanda chiara dal gusto delicato ormai fredda.
- Non mi ci far pensare. Non so che darei per un caffè bollente. - Kate aveva l’acquolina in bocca al solo pensiero chiuse gli occhi e si morse il labbro sospirando.
Castle le fece il primo sorriso dalla sera precedente ed andò in cucina. Lo sentì armeggiare un po’ e poi l’aroma pungente del caffè arrivare piano piano a stuzzicarle le papille gustative. Era una mossa scorretta, pensò. Si era andato a fare un caffè proprio quando lei gli aveva detto che ne aveva voglia.
Tornò, invece con due tazze. 
- Non decaffeinato. Per una volta non ti farà male, lo hai detto tu che quello che fa felice la mamma fa felice il bambino. - Le loro mani si sfiorarono mentre lei prendeva la tazza. Lo prese un sorso, gustandolo lentamente ad occhi chiusi, sporcandosi il labbro superiore con la schiuma leggera. Le sembrò il caffè più buono che avesse mai bevuto in vita sua. Sorrise e quando riaprì gli occhi Castle la fissava pensieroso. Si pulì il labbro con la lingua, in un gesto che poteva essere facilmente frainteso, ma che in quel momento a Rick ispirò solo tenerezza e sorrise anche lui.
- Che c’è Castle? - Gli chiese Kate vedendolo con la mente molto lontano da lì dove erano adesso.
- Mi hai fatto ricordare perché per anni sono venuto ogni mattina al distretto a portarti il caffè.
- Perché?
- Per vederti sorridere. Perché tu sei la persona più incredibile, esasperante, intrigante, snervante che abbia mai conosciuto.
- È la dedica di Frozen Heat.
- Sì, dopo è stato anche quello.
- Immagino che me lo avevi detto, allora.
- Sì, in un momento particolare…
- E lo pensi sempre?
- Certo. Insieme a tante altre cose che non mi faranno mai essere stanco, fino a quando ci sarà anche solo una possibilità.
Castle bevve il suo caffè. Kate solo qualche altro sorso. Non voleva abusarne ed era già felice di aver riassaporato dopo tanto tempo l’aroma pieno di un caffè normale.

Ora si ritrovava lì, con una valigia da fare, dentro la quale non avrebbe dovuto solo mettere i vestiti, ma molto altro da portarsi via in di quei giorni. Aveva creato tanti nuovi ricordi, alcuni splendidi altri meno, ma non c’era stato un momento che, nel bene o nel male, non avesse vissuto con straordinaria intensità.
- Ti disturbo? 
Castle era entrato in camera bussando. Erano molti giorni che non lo faceva più.
- Non è necessario che bussi Rick… 
- Ok… Stai facendo la valigia… Io odio fare le valige, mi mette tristezza.
- Già… - sospirò Kate mentre piegava dei pantaloni per metterli via. Castle le bloccò le mani.
- Mettiti il costume, vestiti, prendi occhiali da sole, solari e vieni con me.
- Vuoi andare in spiaggia?
- No… Ho pensato ad un’altra cosa. Ti piacerà.
- Ma quando… 
- Ora, mentre tu eri qui, mi è venuta un’idea ed ho organizzato una cosa speciale. Dai Beckett non farti pregare.
Castle aveva ritrovato il suo solito fanciullesco entusiasmo. Kate non sapeva se fosse solo una facciata o fosse veramente di buon umore, ma decise di assecondarlo. Si mise il costume un vestito comodo e leggero, prese un cambio e mise nella borsa solari ed asciugamano, insieme ad un cappello ed un foulard.
Andò diretta verso la veranda, per uscire verso il mare, ma Rick la riprese, indirizzandola all’uscita principale. Vide che aveva le chiavi della macchina ed un abbigliamento piuttosto sportivo, con una polo e dei pantaloncini corti.
Guidò per un breve tratto di strada, lasciando poi quella principale e seguendone una più piccola che li condusse ad un piccolo porto privato dove tra le tante piccole barche dei pescatori vi era ormeggiato uno yacht.
- Dai, andiamo! 
Castle la invitò ad uscire dall’auto e a seguirla sull’imbarcazione dove li attendeva Tim, un ragazzo moro alto ed abbronzatissimo, il loro skipper. Salirono a bordo passando oltre la jacuzzi ed i lettini prendisole situati a poppa, Tim li condusse all’interno, mostrandogli la zona pranzo con i divani intorno al tavolo ed il tetto panoramico. Invitò poi Kate a scendere al piano inferiore, dove c’era la zona relax, la cucina e le camere da letto con i bagni il tutto arredato come un hotel di lusso con materiali di prima qualità e dal design moderno ed elegante, ma non troppo impegnativo e formale, con toni chiari e rifiniture metalliche, pellame bianco e molti elementi naturali nelle rifiniture degli arredi. Poi si congedò, dicendo che cominciava le manovre per salpare e la raggiunse Castle mentre lei continuava a guardarsi intorno stupita.
- Castle, non dirmi che è tuo!
- No, l’ho preso solamente a noleggio… Però se ti piace, possiamo pensarci
- Dai Castle non scherzare!
- Non sto scherzando! - Rispose serio - Ce lo possiamo permettere.
- Tu te lo puoi permettere Castle!
- No, noi ce lo possiamo permettere.
- Ok, ok non compreremo nessuno yacht, Rick!
- Per ora Beckett! - Sorrise sapendo che la stava esasperando - Vuoi sapere perché siamo qui?
- Avanti, dillo…
- La scorsa estate abbiamo noleggiato questo yacht per due giorni e a te era piaciuto molto passare del tempo qui, solo io e te. Ho pensato che potesse piacerti ancora, trascorrere un po’ di tempo in mare, insieme. Un nuovo ricordo.
- È molto bello, veramente.
- Puoi rilassarti fuori, prendere il sole o stare all’ombra rilassarti qui dentro, come vuoi tu. Ho fatto preparare per mangiare a bordo, ma se preferisci possiamo anche scendere e cercare un ristorante da qualche parte.
- A bordo va benissimo.
- Ok… Allora lo vado a dire a Tim… - Rick fece per uscire quando Kate lo richiamò.
- Castle…Grazie, per tutto.
- È un piacere Kate. Sempre.

Uscì fuori ed avevano già preso il largo. Trovò Rick a prua, in piedi sulla punta appoggiato alla balausta.
- Ehy, scruti l’oceano?
- Già… - Le rispose continuando a guardare dritto davanti a se, dove non si vedeva altro che cielo e mare.
- Sei molto serio.
- Stavo solo pensando.
- A quello che è successo stanotte? - La voce di Kate era preoccupata, non aveva voglia di affrontare nuove discussioni ma nemmeno di vedere Rick di malumore tutto il giorno in barca, dopo che era stato lui a proporle quell’uscita.
- In realtà no, pensavo ai viaggi transatlantici, a chi vedeva solo questo per giorni e giorni, mare e cielo, mare e cielo e nient’altro. A quanto lasciavano a casa per andare verso l’ignoto, quanto coraggio e disperazione dovevano avere. Magari molti non erano mai usciti dal proprio villaggio fatto di poche anime e sarebbero sbarcati a New York. Pensa quanti pensieri, sogni e speranze hanno affidato ad ogni onda che incontravano. Quante lacrime ha raccolto l’oceano per quelli che lasciavano a casa e forse non avrebbero mai più visto.
La sua fervida fantasia di scrittore che correva veloce lo aveva portato ad immaginare volti di uomini e donne e le loro storie appena furono partiti e vide in lontananza il porto della Southampton di Long Island pensando ad un altra Southampton, più lontana al di là dell’Atlantico, dalla quale in tanti salparono alla volta degli Stati Uniti.
Kate si appoggiò alla sua spalla. Quello che veniva fuori in queste occasioni era un Castle così diverso dall’immagine che aveva sempre avuto nella sua mente del playboy frivolo. Certo aveva avuto modo di conoscerlo e di vedere che non era affatto così, ma riusciva a sorprenderla ancora con queste riflessioni così lontane dal modo in cui veniva raccontato dagli altri ma anche da se stesso. Rick le cinse il fianco stringendola di più a se. Potevano guardare il mare verso l’infinito insieme. Affidavano anche loro alle onde sogni e speranze.
- Perché sei sempre voluto apparire così diverso da quello quello che sei?
- Cioè? Come voglio apparire?
- Superficiale, egoista, egocentrico, viziato… - Rick fece una risata che interruppe il flusso di "complimenti" di Kate.
- Sono anche quello. Quando serve sono superficiale, sono sicuramente molto viziato ed anche molto egocentrico. Ed egoista beh, alcune volte lo sono stato e forse lo sono ancora.
- Io non credo che tu sia egoista, anzi, sei forse una delle persone più altruiste e generose che ho conosciuto.
- Il confine tra l’egoismo e l’altruismo spesso è labile. Stai pensando a come mi comporto con te vero?
- Sì, ma non solo, anche quello che hai fatto per Robert Bryan e suo figlio, non è da tutti.
- Ho aiutato Robert Bryan perché la sua storia in quel momento mi ha colpito molto, mi sono sentito fortunato a non aver passato quello che stava passando lui, un modo per sdebitarmi in minima parte con il fato benevolo. Quello che faccio per te, invece, ti può sembrare altruista, ma non lo è. Non lo faccio per te, lo faccio per me. È brutto dirlo vero? Ma io non posso farne a meno, forse se fossi realmente più altruista ti lascerei vivere la tua vita, i tuoi spazi, decidere da sola cosa essere e cosa no, invece di importi una vita che non ricordi senza sapere nemmeno se la vuoi.
- Allora sono contenta che sei stato tanto egoista da farmi conoscere quello che voglio. 
- Ne sei sicura?
- Sì. Assolutamente.
- Bene.

Kate cominciava a risentire della notte passata per lo più in bianco e si sdraiò sul prendisole a prua, addormentandosi dopo poco. Rick si voltò ed ora invece che il mare osservava lei. La trovava sempre adorabile quando dormiva e non poteva fare a meno di sorridere. Il sole era alto e caldo. Notò come il grande foulard che aveva indossato a mo di pareo le lasciava in realtà scoperto gran parte del corpo, coprendole solo l’addome e parte della schiena. Pensò che così si sarebbe ben presto scottata. Frugò un po’ nella sua borsa per cercare la crema solare, non senza qualche imbarazzo nel mettere le mani tra le sue cose.
Si sedette vicino a lei che dormiva sdraiata su un fianco, si versò un po’ di lozione sulle mani e cominciò a spalmargliela delicatamente sulle braccia. Sapeva che l’avrebbe svegliata, ma non voleva che si bruciasse. Kate si mosse un po’, poi evidentemente apprezzando il massaggio mugugnò muovendosi appena e facendo sorridere molto Rick per le smorfie che faceva. Quando dalle braccia passò alla schiena Kate aprì un po’ gli occhi e lo guardò incuriosita da quello che stava facendo.
- Non voglio passare la serata a farti impacchi calmanti con il tè verde - le disse 
- Sicuramente è meglio che berlo… - protestò lei
- Vero, ma comunque è meglio che non ti scotti.
Si tirò su e Rick mettendosi ancora un po’ di crema sulle mani, la spalmò sulle lunghe gambe. Era molto concentrato nel cercare di coprire ogni centimetro di pelle con una generosa dose di solare. Kate, invece, lo guardava sorridendo quando le sue carezze arrivarono nell’interno coscia, ma lui sembrava non avere nessun secondo fine se non quello di assicurarsi che non le venisse un eritema solare. La fece mettere bene seduta e tornò ad occuparsi della schiena e delle spalle, poi mentre lei si convinse a metterla anche sul viso, lui la spalmò sul suo décolleté.
- Castle… 
- Dimmi!
- Hai finito?
- Quasi, perché?
- Indovina…
Castle sorrise sornione.
- Fatto! - Le disse soddisfatto infine.
- Ok, adesso togliti quella maglia che tocca a te.
Rick rimase seduto sul prendi sole a torso nudo e Kate si mise in ginocchio dietro di lui, cominciando il suo stesso dolce supplizio, massaggiandogli le ampie spalle e scendendo fino all’elastico dei pantaloncini, con tocchi volutamente provocanti per restituirgli quanto fatto prima da lui, per poi risalire e scendere dalle spalle fino ai pettorali. Lo invitò a voltarsi e si mise anche lui in ginocchio difronte a Kate, che riprese subito il suo massaggio con la stessa cura che aveva messo lui prima, accarezzandogli tutto l’ampio petto e le braccia. Raccolse infine un ricciolo di crema e gliela mise sul naso facendogli un puntino bianco che la fece sorridere mentre lui si imbronciava. Gli allacciò le braccia intorno al collo dandogli un bacio sfuggevole vicino alle labbra poi lo si appoggiò con la testa sulla sua spalla abbracciandolo. Aveva bisogno di un po’ del suo calore. Gli dava dei piccoli baci sul collo, senza alcuna malizia adesso, voleva solo un po’ di affetto.
Castle strinse le braccia su di lei coprendole con le mani quasi interamente la parte di schiena scoperta. Era più forte di lui, non riusciva a tenere il punto, per quanto si fosse imposto di mantenere le distanze non ci riuscì e la strinse ancora più forte. Era Kate, era sua moglie. 

Tim tossì per richiamare la loro attenzione e Kate controvoglia si sciolse dall’abbraccio di Rick: li stava avvisando che il pranzo era pronto. Si alzarono indolenziti, erano rimasti abbracciati più di quanto pensassero. Mangiarono in un silenzio imbarazzante, non erano ancora pronti per parlarsi. Castle sapeva che quello non poteva essere il modo per affrontare la situazione, già in passato avevano evitato di parlare e questo aveva creato solo maggiori incomprensioni, però ora capiva che non era il momento, era ancora presto, così fece quello che per lui era un grande sforzo, non parlare, anche se ultimamente gli capitava fin troppo spesso. Ripresero la navigazione per arrivare fino a Montauk, la punta più ad est degli Hamptons. Cullati dal beccheggiare costante dello yacht che si muoveva rapido con il vento che mitigava la temperatura, si sdraiarono, questa volta entrambi, sul prendisole e in breve tempo, nell’inconscio del sonno, dove la ragione nulla poteva imporre, si avvicinarono sempre di più, fino a dormire abbracciati, come era naturale, per loro, che fosse.
Arrivati davanti Turtle Hill, dove si trova il grande vecchio faro a pianta ottagonale, uno dei più antichi di tutti gli Stati Uniti, Tim fermò i motori per far sì che gli ospiti si godessero il panorama. Rick e Kate si svegliarono non appena furono fermi sorridendo nel ritrovarsi abbracciati senza averlo voluto: faceva piacere ad entrambi, anche se non se lo dissero. Si alzarono andando sulla punta di prua osservando il paesaggio, le onde che si infrangevano sui frangiflutti sotto il faro spruzzavano anche le persone che erano lì vicino. Era tutto estremamente tranquillo, nonostante la spiaggia adiacente brulicasse di gente.
- Ti sei riposata? - Chiese Castle premuroso
- Sì, ho dormito molto bene.
- Anche io.
- Avevo il cuscino più comodo… - Si strinse a lui che non le negò il suo abbraccio. Fece un cenno a Tim sul ponte superiore e ripresero il viaggio tornando indietro. Vedevano davanti a loro il sole che si avvicinava al mare, facendo il cielo man mano più rosato. Arrivarono al porto poco prima del tramonto.

Stavano tornando alla loro auto quando Castle fece voltare Kate verso il mare e gli indicò lo yacht.
- Hai visto come si chiama? - Le chiese con quel viso e quel tono di voce che non lasciavano intendere nulla di buono. Stava per fare una delle cose alla Castle, Kate lo aveva già capito.
- No...
- Leggi.
- Caskett? - Chiese sbarrando gli occhi. Rick annuì sorridendo estremamente soddisfatto.
- Non è quello che penso, vero Castle? - Kate già sapeva che era esattamente quello che pensava, era solo una domanda retorica. 
- Non so cosa stai pensando Beckett! - Rispose con voce fintamente angelica.
- Caskett. Castle. Beckett. - Disse decisa.
- Uhm sì... 
- Mi preso in giro per tutto il giorno! - Avrebbe voluto prenderlo a schiaffi, ma solo perchè non aveva con se la sua pistola e in questo momento le mancava tantissimo.
- No, cioè non proprio... È una lunga storia... Posso spiegarti tutto! 
- Sentiamo. - Kate a braccia conserte picchiettava con le dita sulle sue stesse braccia.
- Ecco... Lo scorso anno siamo veramente venuti su questa barca due giorni e ti era piaciuta molto anche se era un pochino diversa e con un nome molto meno bello... 
- Continua Castle e trova una storia convincente! - Gli parlava come se lui fosse seduto nella sua stanza degli interrogatori e dovesse trovare un alibi per il delitto appena scoperto. Castle trovava tutto questo estremamente divertente.
- A fine estate ho saputo che il proprietario l'aveva messa in vendita, così ho pensato di comprarla, avrei voluto fartela vedere per il nostro anniversario di matrimonio. Poi le cose sono andate diversamente, così nel frattempo ho deciso di farla ristrutturare e metterci delle cose in più che potevano piacerci, come l'idromassaggio, ho fatto rifare gli interni delle camere e della zona relax ed anche il prendisole esterno. Doveva essere pronta per l'inizio dell'estate poi con quello che è successo non ho seguito molto il progetto ci sono stati dei ritardi... Ma stamattina mi hanno telefonato che ieri l'avevano ormeggiata al porto ed era pronta. Così non ho resistito. 
- Perché non me l'hai detto subito?
- Ehm... Volevo vedere prima se ti piaceva, come reagivi... 
- Non c'è bisogno di comprare una barca solo perché ti ho detto che mi piace, Castle. Penso che un anno fa ti avrei detto la stessa cosa.
- Sì avresti detto la stessa cosa. Ed io ti avrei risposto "Perché no, Beckett?". Ora invece so perché c'è bisogno. Perché non si sa mai la vita cosa ci riserva e, se possiamo, non dobbiamo evitare di fare le cose che ci rendono felici, perché non sappiamo se avremo la possibilità di farle ancora in futuro. Probabilmente se avessi saputo quello che sarebbe successo tra noi, ti avrei portato a far vedere lo yacht il giorno stesso che ho firmato il contratto, così dopo avermi fatto la predica avresti sorriso felice ed avremmo festeggiato a bordo nel migliore dei modi.
- Rick…
- Dimmi. - Si stava già preparando mentalmente ad un altro rimprovero.
- Pensi sia possibile dopo la visita, passare un paio di giorni sullo yacht?
- Certo che lo è!
Castle sorrise felice e Kate si avvicinò a lui, baciandolo teneramente sulle labbra prendendolo alla sprovvista.
- Non dobbiamo evitare di fare le cose che ci rendono felici. - Gli sussurrò all’orecchio e lasciandolo lì impalato si voltò e andò verso loro auto.

   
 
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