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Autore: nikita82roma    14/07/2016    4 recensioni
Un mese dopo la sparatoria al loft Kate riprende finalmente conoscenza. Ma lei e Rick dovranno ricominciare tutto da capo nel modo più imprevisto e difficile, con un evento che metterà a dura prova il loro rapporto e dovranno ricostruire il loro "Always", ancora una volta. Ma Rick avrebbe fatto tutto per lei, per loro, per riprendersi la loro vita e non avrebbe più permesso a niente e nessuno di separarli.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
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- Questa storia fa parte della serie 'Always Together'
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New York li avvolse con la sua afa ed il suo caldo insopportabile, tanto che l’idea di tornare negli Hamptons non gli sembrò solamente buona, ma necessaria. Sembrava che il loro fisico non fosse più abituato a sopportare quella calura mescolata con lo smog cittadino che rendeva l’aria difficile da respirare in quei giorni di caldo veramente sopra la media. Kate soprattutto lo stava accusando particolarmente, ma era normale visto il suo stato, così aveva letto, essere più sensibili alle alte temperature. Tutto questo solo per essere passati dal parcheggio, senza nemmeno andare in giro.
L’aria condizionata che li accolse appena messo piede dentro il loft gli fece tirare un sospiro di sollievo. Rick andò subito a posare le valige con le poche cose che avevano riportato a casa nella loro camera, mentre Kate prendeva dell’acqua fresca. Era estremamente assetata.
- Katherine, tesoro! - Martha fece il suo ingresso scendendo le scale come una vera diva, anche con quelle temperature così alte per stare in casa non rinunciava alle sue vestaglie drappeggiate e piumate. 
- Ciao Martha! - Kate la salutò calorosamente
- Che bello rivederti! Mi era sembrato di aver sentito aprire la porta. Ma Richard dov’è? 
- Madre! Sono in camera, tranquilla non mi sono perso negli Hamptons!
- Allora mia cara, raccontami, come è andato questo soggiorno al mare?
- Bene, Martha, molto bene.
- Hai…
- No. Solo qualche situazione, nulla di più - Kate la interruppe subito. Non aveva molto voglia di parlare dei suoi non progressi in quel campo. Non aveva ancora fatto in tempo ad entrare e cambiarsi che già aveva ricevuto la prima domanda, se fosse continuata così per ogni persona che conosceva, sarebbe uscita fuori di testa.
- E con Richard? - Chiese ancora l’attrice con tono divertito ed impertinente
- Con me va tutto benissimo, grazie del tuo interessamento mamma! - Rick era uscito da camera ed aveva raggiunto Kate, cingendole la vita, avvicinandola a se e dandole un bacio sulla guancia, in un gesto che era eloquente e che sperava servisse a mettere a tacere sua madre, anche se ci sperava poco.
- Oh che bello sono molto contenta per voi! - Martha batteva le mani con enfasi a sottolineare la sua gioia che Rick però dovette interrompere subito prima che la situazione potesse degenerare
- Ora madre, ci permetti di cambiarci e rilassarci un attimo senza farci il terzo grado?
- Ma certo ragazzi! Voi mi raccomando fate come se io non ci fossi! - Disse mentre saliva al piano di sopra
- Sì, mamma, farò anche finta di essere a casa mia! - Rispose Castle ridendo

- Ehy, scusami per mia madre. Sa essere sempre decisamente inopportuna.
- No, Rick, figurati. Non è lei il problema, è che penso che la stessa domanda me la faranno tutti, poi tutti chiederanno di noi, poi del bambino… Se ci penso mi viene la nausea.
Erano in camera e Castle stava sistemando le loro cose, mentre Kate era in bagno che si rinfrescava.
- Eri seria quando mi hai chiesto di stare qualche giorno sullo yacht? - Le chiese tornata in camera
- Sì, se ti va, ovviamente.
- Siamo d’accordo, allora. Mi organizzo con Tim e giovedì mattina salpiamo, che ne dici?
- Fantastico! - Gli si avvicinò e gli diede un bacio sulla guancia provocando un rumoroso schiocco poi si sdraiò sul letto e lui la raggiunse, sdraiandosi vicino a lei. Le prese una ciocca di capelli e cominciò a giochicchiarci, arrotolandosela su un dito e poi lasciandola andare, ripetendo il gesto all’infinito.
- È bello essere di nuovo qui, con te. Negli Hamptons abbiamo condiviso tanti bei momenti, ma qui è diverso, qui è casa nostra. - La vide assente, come se fosse persa in un mondo molto lontano da lui. - Ehy, mi hai sentito Kate?
Si voltò a guardarlo, in realtà no, non aveva sentito nulla e lui lo capì da come lo guardava spaesata.
- Cosa succede Kate? 
Rick, intento a guardarla e a giocare con i suoi capelli, non aveva notato i movimenti di Kate che si stava teneramente accarezzando la pancia.
- Nulla… pensavo…
- A qualcosa di bello o di brutto?
- Di bello. A lui… Domani lo vedremo di nuovo. - Il volto le si aprì in un meraviglioso sorriso. Uno di quelli che di solito dedicava solo a Castle, ma che adesso anche lui sapeva che avrebbe dovuto dividerli con qualcun altro.
- Sì, sei felice?
- Non vedo l’ora…
- Nemmeno io. Poi se siamo fortunati domani potremo sapere se ho ragione io ed è una mini Beckett!

Rick stava preparando la cena quando Martha invase la cucina cercando una bottiglia di quel vino bianco che le piaceva tanto. 
- Madre, Alexis?
- Oh tesoro la tua bambina è uscita con Dustin - disse soddisfatta per aver trovato quel Gewurztraminer ideale per il suo aperitivo.
- E chi sarebbe questo Dustin? - Castle tagliò la carota con maggior veemenza, immaginandoci sopra la scritta DUSTIN.
- È un nuovo amico di Alexis. - Martha rispose con estrema leggerezza gesticolando con il calice in mano.
- Amico in che senso? - Proseguì Rick affettando le verdure ree di chiamarsi tutte Dustin.
- Amico nel senso che può essere un ragazzo per una ragazza dell’età di tua figlia, tesoro!
- Mamma! - Esclamò lo scrittore in un attacco di gelosia paterna
- Richard, ti devo ricordare cosa hai fatto tu all’età di Alexis?
- No, mamma non c’è bisogno! È proprio per questo vorrei sapere chi è questo Dustin!
- Tesoro, tua figlia è molto più responsabile e matura di te, non a 22 anni, anche adesso, quindi finiscila di fare il bambino!
Kate aveva assistito dal divano a tutta la scena sorridendo mentre sfogliava una rivista senza prestare alcuna attenzione. Le piaceva quel Castle papà premuroso e apprensivo per la sua “bambina” anche se Alexis era ormai una giovane donna e pensava che sarebbe stato un ottimo padre anche per il loro bambino, che nascondeva dietro il suo lato di amico e compagno di giochi, un’indole molto protettiva ed attenta.

Dopo aver cenato rimasero ancora un po’ a chiacchierare sul divano, davanti ad un film che nessuno stava seguendo. Martha li riempì di domande, voleva sapere tutto quello che avevano fatto negli Hamptons, se Rick l’aveva portata in tutti quei posti molto chic che conosceva, rimanendo scioccata del fatto che tranne una sera non avessero mai fatto vita mondana. Così aveva cominciato con una serie di frasi di che cominciavano tutte con “Ai miei tempi…” e “Quando io ero giovane…” dicendogli che non sapevano proprio più godersi la vita, loro giovani d’oggi. A poco valsero i discorsi di Rick che gli ricordava come lui avesse sicuramente frequentato negli anni passati una quantità di feste e party per riempire almeno due vite di chiunque e Kate nel vedere madre e figlio battibeccare si divertì moltissimo, tenendosi fuori da quella discussione che la vedeva proiettata in un mondo completamente diverso dal suo e così lontano. Rick e Kate tacitamente, aspettavano che Martha andasse a dormire per poter andare anche loro senza essere sommersi dalle battute e altre domande dell’attrice, ma lei pareva della stessa idea: avrebbe aspettato che loro si fossero ritirati per andare a dormire. Quando si alzò per prendere dell’altro vino, Rick la richiamò chiedendole se non fosse giunta per lei l’ora di andare a dormire.
- Non essere sciocco Richard, la notte per me è ancora giovane e c’è ancora molto vino in quella bottiglia! Voi piuttosto, dopo il viaggio sarete stanchi
- In effetti io sono un po’ stanca. Buonanotte Martha - intervenne Kate alzandosi dal divano
- Sì, anche io. A domani madre - Le fece eco Rick.
- Bene, allora buonanotte ragazzi! - Li salutò sorseggiando il vino
Castle per non darla vinta a sua madre e non mettere in imbarazzo Kate, le lanciò uno sguardo rammaricato e poi si avvicinò alle scale, ma Kate scosse la testa e prese la sua mano, il tutto sotto lo sguardo soddisfatto dell’attrice. Si guardarono per un attimo e lei gli annuì solamente e poi insieme andarono nella loro camera, mentre sul viso di Martha compariva un sorriso molto soddisfatto.

Rick chiuse la porta alle loro spalle tirando un sospiro di sollievo per aver messo della distanza tra loro e le domande di Martha.
- Non avrebbe finito più, credo. - Disse Kate ridendo per giustificare la sua presa di posizione - Ti dispiace che l’abbia fatto?
- No, anzi, sono felice. Solo non volevo forzarti a farlo.
- Hai una delle tue magliette da darmi? - Gli chiese mentre si spogliava ormai con estrema naturalezza davanti a lui.
Se Rick pensava al fatto che poco tempo prima aveva paura anche a farsi vedere in costume, gli sembrava impossibile che si fosse lasciata andare così tanto. Certo, tra loro c’era stato anche tanto altro e si sentiva uno stupido per averle detto certe cose in un momento di crisi. Era vero, dovevano essere più calmi, fare un passo indietro soprattutto in quello che pretendevano l’uno dall’altra, ma questo non voleva dire, come avevano fatto in quei giorni, che dovevano necessariamente stare sempre distanti, evitando quasi di sfiorarsi, tanta era la tensione tra loro e sentiva che era una sofferenza per entrambi. Prese una delle sue tshirt dall’armadio e gliela passò. La osservava indossarla e la trovava sensuale anche quando non faceva nulla per essere provocante. Quando Kate si voltò per andare in bagno, Rick allungò le braccia e la cinse prima che lei si potesse muovere. Erano stati giorni senza riuscire a staccarsi le mani di dosso, cercandosi e prendendosi negli Hamptons in ogni occasione e modo, senza pudori e senza riserve, ma dopo quella discussione sembravano imbarazzati anche a sfiorarsi. Fece aderire la schiena di Kate al suo petto, abbracciandola ancora più stretta, rendendole impossibile spostarsi. Ispirò il profumo dei suoi capelli e poi piegò la testa per sentire quello della sua pelle. Prese il lobo dell’orecchio tra le sue labbra, provocandole un fremito e poi scese a baciarle il collo. Sentì il respiro accelerato di Kate le diede un ultimo bacio e poi si fermò, tenendola solo stretta a lui, con la testa appoggiata sulla sua spalla. Adorava tenerla tra le sue braccia, forse più di ogni altra cosa. Ripensava a cosa lei gli aveva detto in quella notte che ruppe il loro precario equilibrio. Avrebbe voluto risponderle in mille modi, anche adesso cercava il modo migliore per farlo. Allentò un po’ la presa e la fece voltare, per guardarla negli occhi, erano carichi di desiderio e paura, come i suoi. Aprì qualche bottone della sua camicia, poi prendendo la mano di Kate la portò sotto, a toccare la pelle calda del suo torace: lei aveva le dita fredde ed insieme al suo tocco guidato da lui stesso, Rick sentì la sua pelle vibrare. La mise sul suo cuore tenendola ferma sotto la sua.

- È solo tuo Kate. Lo è da sempre. Lo sarà per sempre.
- Scusami Rick… Ti meriteresti molto di più, lo so.
Castle fece scivolare un dito sulla sua bocca, che poi baciò dolcemente: un tenero lungo bacio senza nessun secondo fine. Dormirono tutta la notte abbracciati nel loro letto, sentendo di non essere ancora loro, non potendo fare a meno, però, di esserlo.

Quando arrivarono in ospedale Kate era convinta che, come prima cosa, sarebbe andata dal suo ginecologo, invece vollero subito accertarsi del suo stato di salute. Le confermarono che a livello fisico il suo decorso post operatorio era praticamente concluso, doveva solo continuare a prestare attenzione alle normali attività fisiche, anche per via della sua gravidanza, ma per il resto poteva gradatamente ricominciare a fare tutto, anche a lavorare se se la sentiva. La risonanza alla testa confermò, anche a distanza di tempo dal precedente esame, l'assenza di lesioni, quindi la sua amnesia era da ricondursi esclusivamente ad un fattore psichico: non sapeva se prendere la notizia come positiva o meno. 
Andarono quindi dal dottor Yedlin che li aspettava con il suo solito sorriso rassicurante. Ormai conoscevano la prassi, le solite domande sul suo stato di salute e poi venne il momento che più attendevano. Il dottore gli chiese se volevano sapere il sesso ed entrambi risposero di sì. Ecco che nel monitor apparve il loro bambino. Si teneva il dito in bocca e si muoveva repentinamente anche se i suoi movimenti erano impercettibili per Kate. 
- La vostra bambina è molto attiva - disse il dottore - penso che tra poco se non si calmerà non le darà tregua Kate!
- Bambina? Ha detto bambina? - lo incalzò Castle
- Sì, posso dirvi pressoché con assoluta certezza che è una bambina.
Kate rimase sotto shock per alcuni secondi mentre Rick continuava a ripeterle che aveva ragione lui. Continuò a fissare il monitor riformulando all'istante ogni pensiero che aveva avuto sul suo bambino: era una bambina e sembrò che la sua mente si abituò all'idea prima di lei stessa, rimandandole adesso un'immagine femminile in ogni pensiero che la riguardava. Sorrise a quel monitor dove la sua bambina si muoveva irrequieta. "È tutta il papà" pensò prima di chiudere gli occhi per un attimo per rilassarsi con il battito del cuore di sua figlia
- Ciao piccola mia. - disse appena riaprì gli occhi e la vide nello schermo.
Gli occhi di Rick si riempirono di lacrime nel sentire Kate parlare alla loro bambina e tutta la sua euforia per aver saputo che era una femmina lasciò solo spazio alla commozione.
- Hey, avevi ragione tu! - si voltò per accarezzare il viso che non riusciva nemmeno a scherzare come il suo solito. Annuì e sorrise, non poté fare altro.
- Kate - disse il dottore - la bambina sta molto bene, aspetto i risultati delle analisi di questa mattina, ma a vederla non ci sono problemi. Tra un paio di settimane potrebbe cominciare a sentire i primi movimenti, ma se non dovesse succedere non si preoccupi, alla prima gravidanza può accadere di sentirli più tardi.
Kate annuì. Non vedeva l'ora di poter sentire la sua piccola muoversi. Si rivestì e si sedette con Castle alla scrivania del dottore che stava aggiornando la sua scheda. 
- Bene, direi che possiamo adesso anche sapere con una buona approssimazione la data del parto, che dovrebbe essere intorno al 12 gennaio. Se non c'è niente di nuovo ci vediamo tra un mese Kate.
- Spero di non vederci prima allora! - sorrise Kate ancora emozionata.
Uscì dallo studio tenendosi stretta al braccio di Castle, non meno emozionato di lei. 
- È una bambina Rick! - gli disse con gli occhi lucidi una volta saliti in auto.
- Ti vorrei ricordare che io lo dico da tempo, da quando ho parlato con Mini Beckett! - aveva riacquistato parte della sua spavalderia, anche se la voce nascondeva ancora la sua emozione non scemata - sei felice Kate?
- Sarei stata felice in ogni caso, ma adesso è... Non lo so, non ho parole... È lei. Non è più qualcosa di indefinito. È lei. Sai, io in realtà lo avevo sempre immaginato come un bambino, però da quando il dottore ha detto che è femmina è stato un attimo ed è diventata così reale, bambina, in ogni mio pensiero. - Aveva ancora un po' di pudore a fare certe confessioni a Rick, ma aveva bisogno di parlarne con qualcuno e chi meglio di lui per questo? Erano fermi in auto nel parcheggio dell'ospedale e parlavano della loro bambina, per Rick era tutto assolutamente splendido. 
- Dovremmo parlare di molte cose adesso. Pensare al suo nome, come fare la sua camera... 
- Piano Rick, con calma. Non nascerà prima di 5 mesi! C'è tempo! 
- Meno di quanto pensi Beckett per tutto quello che dovremo fare. Dobbiamo comprare tutti i vestiti, tutto quello di cui ha bisogno! 
- Va bene Rick, andremo a comprare un vestitino, uno solo per adesso, ok?
- Tre Kate. Tre è il numero perfetto.
- Uno Castle!
- Tre. Andiamo adesso?
Kate annuì rassegnata. Non le avrebbe dato tregua. Alla fine uscirono con due buste di vestiti e tutine da neonata ed anche un piumone a sacco per quando sarebbero uscite dall'ospedale. Anche Kate alla fine si era lasciata prendere la mano e si era divertita a scegliere tra l'infinita varietà di abiti per neonati più di quanto pensasse o volesse ammettere e non credeva che esistessero tante cose per i bambini quante ne aveva viste quel giorno. Rick era molto soddisfatto di tutti i loro acquisti, in particolar modo di una tutina sulla quale aveva fatto ricamare al momento la scritta "Baby Caskett" sul bavaglino coordinato, senza che Kate se ne accorgesse, sghignazzava pensando alla faccia che avrebbe fatto Kate quando l'avrebbe vista a casa. 

Ritornarono a casa ed il loft era vuoto. Andarono in camera e Rick mise nella cabina armadio le buste con tutto quello che avevano comprato.
- Kate, che ne dici se domenica invitiamo tutti negli Hamptons?
- Tutti chi?
- Tuo madre, mia madre, Alexis, i ragazzi, Lanie...
- Per cosa?
- Beh, per dire della bambina e anche qualcos'altro se vuoi. Così potrai evitare di rispondere ogni volta a tutte le loro domande. Sarà un'occasione per stare tutti insieme, non lo abbiamo più fatto e nonostante tutto abbiamo molto da festeggiare e loro sono i nostri amici, si sono preoccupati ed ora sono felici per noi.
Kate era frastornata. L'idea di avere intorno tante persone che erano concentrate su di lei ancora la intimoriva, però aveva ragione lui, era una buona cosa.
- Va bene. Si può fare. Ma credevo che lo volessi dire subito ai tuoi, resisterai?
- Domani ripartiamo, per una sera ce la posso fare, credo! 
- Devo chiamare mio padre e dirgli che va tutto bene.
- Invitalo a cena questa sera, sarà felice di vederti, che ne pensi?
Il suo sorriso era la risposta a quella domanda. Sapeva quanto Kate fosse legata a suo padre e le difficoltà che avevano attraversato li avevano uniti di più anche se in poche occasioni lo davano a vedere platealmente. Era più un rapporto silenzioso, fatto di sguardi e taciti consensi. Ma Rick aveva vissuto per due volte la disperazione di Jim per le sorti della figlia e sapeva quanto Katie, come la poteva chiamare solo lui, fosse importante per quell'uomo così riservato e dalla grande dignità. Avevano legato molto nell'ultimo periodo in ospedale, avevano avuto modo di parlare per alleviarsi dolore ed angoscia per la sorte di quella donna che era il centro comune delle loro vite ed ogni tanto, anche durante il soggiorno negli Hamptons, quando era solo per non farsi scoprire da Kate, Rick lo aveva chiamato per aggiornarlo sui progressi di lei e per assicurargli che stesse bene. 

Jim Beckett fu molto felice di trascorrere del tempo con la figlia, così come Kate di vederlo. La trovò meglio di quanto si aspettasse. Non ebbero modo di parlare molto da soli, ma accettò con gioia l’invito ad andare negli Hamptons quella domenica, in quel posto conservava il più bel ricordo di sua figlia, quando emozionante l’accompagnava all’altare, mentre consegnava a Rick il suo bene più prezioso, all’uomo che riteneva più degno di poterla accogliere e quel periodo era la conferma che aveva avuto ragione. Osservò come le sue forme erano più floride, la pancia più visibile, il viso con i lineamenti più morbidi, la sua bambina se era possibile era ancora più bella.
- Stai bene Katie? - Le chiese poco prima di andarsene, quando accompagnandolo alla porta, erano rimasti qualche minuto a parlare da soli
- Sì papà, non ti preoccupare.
- Sei splendida bambina mia. - Kate abbassò la testa arrossendo e suo padre gliela alzò con un tenero gesto della mano - Assomigli tanto a tua madre, sei uguale a lei Katie, nei gesti, come ti muovi, il tuo sguardo.
- Mi manca tanto papà, ora più che mai avrei tanto bisogno di lei.
Jim abbracciò sua figlia che era una donna ma che mai come in quel momento da anni gli era sembrata la sua piccola bisognosa di essere protetta. Le diede un bacio sulla fronte e le accarezzò il viso.
- Sarebbe orgogliosa di te Katie, ne sono certo.
Castle osservava la scena da lontano. Non avrebbe voluto spiare quel momento tra padre e figlia, ma fu più forte di lui rimanere a guardarla, una Beckett ancora più invulnerabile ed indifesa di quanto fosse mai stata e doveva essere lui a proteggerla da tutti, anche dal suo amore che pretendeva di più di quello che lei ora poteva dargli.

   
 
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