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Autore: _ Arya _    15/07/2016    3 recensioni
Killian Jones, 29 anni, vive a Londra con suo fratello Liam ed è co-proprietario di un pub. Un incidente ha rovinato la sua vita portandogli via la fidanzata, la loro bambina non ancora nata e una mano. È seducente e di bell'aspetto, ma dietro la sua maschera da duro nasconde un'anima profondamente ferita, che cura impegnandosi a limitarsi ad avere soli relazioni occasionali.
Emma Swan, 18 anni, vive coi suoi genitori e suo figlio Henry. Ufficialmente lavora alla boutique di moda della sua amica Regina, ma in realtà segue una cacciatrice di taglie per imparare il mestiere. Ha avuto un'infanzia difficile segnata da malattie e prese in giro: quando la sua vita è migliorata ci ha pensato il suo primo ragazzo a ributtarla nel baratro. Pur soffrendo ancora di depressione, è una ragazza forte e indipendente e non mostra mai le sue debolezze.
Quando Liam convincerà il fratello a provare ad unirsi ad un gruppo di supporto, i destini dei due ragazzi si incroceranno: saranno troppo diversi o riusciranno ad unirsi e rimettere insieme i pezzi delle loro anime?
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Liam Jones, Neal Cassidy, Regina Mills
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Daily life's challenges











KILLIAN POV

-Allora? Com'è andata ieri?
-Lasciami in pace Liam- biascicai coprendomi la faccia col lenzuolo -E' appena l'alba, sei impazzito?
-Veramente è mezzogiorno passato, dormiglione!
-Oh... beh, sai com'è. Sono tornato alle 4 del mattino, lasciami dormire in pace. Stasera lavoro!- lo pregai, ovviamente senza alcun risultato: invece di ascoltarmi aprì le tende e mi tirò via le coperte, tanto che mi domandai cosa lo portasse ad avere istinti suicidi del genere. In quel momento, ucciderlo mi sembrava davvero una grande idea. Dopo il gruppo di supporto avevo incontrato August, Victor e Graham per un paio di birre – che erano diventate molte di più – e ora avevo un gran bisogno di dormire.
-Non fare il bambino e trascina il culo in cucina, il pranzo è pronto.
-Bene!- feci tra i denti -Arrivo. Devo davvero iniziare a cercarmi un posto tutto per me- mi lamentai tirandomi su, sapendo che ormai non mi avrebbe lasciato in pace.
Mi trascinai quindi in bagno per sciacquarmi il viso con l'acqua gelata nella speranza che mi aiutasse a svegliarmi, poi indossai i soliti jeans e una t-shirt nera.
Tuttavia dalla cucina proveniva un ottimo profumino, e quando mi accorsi delle tue grandi pizze sul tavolo il mio umore migliorò all'istante: Liam aveva ragione, non potevo lasciare che si raffreddasse.
-Ce l'hai ancora con me, fratellino?
-Se smetti di chiamarmi fratellino no- promisi, per afferrare un trancio e dargli un morso ancor prima di mettermi a sedere. Era deliziosa: peperoni, salsicce e mozzarella, la mia preferita!
-Bene, adesso mi devi un favore. Raccontami di ieri sera, forza!- insistette, al che sospirai. Ancora una volta, se non avessi parlato non mi avrebbe lasciato stare, quindi non avevo scelta. Certe volte era proprio estenuante vivere con mio fratello, dopotutto avevo quasi 30 anni! Non ero più un bambino.
-Beh, non è stato così male...- ammisi -Ho conosciuto una ragazza piuttosto carina.
-Oh, ecco perché hai fatto così tardi...
-Sfortunatamente ti sbagli. Probabilmente non era dell'umore, ci riproverò... sono certo che alla fine cederà, lo fanno tutte.
-Non posso crederci! Vai all'incontro di un gruppo d'ascolto e riesci solo a pensare a convincere una ragazza ad uscire con te!
-Mi conosci- sorrisi pungente. Però non riuscivo proprio a togliermi quella tipa dalla testa, e non sapevo dire se fosse perché mi aveva respinto o per un altro motivo. In ogni caso, non mi sarei arreso prima di averle almeno offerto un drink.
-Sei senza speranze...- sospirò Liam, guardandomi con rassegnazione -Però deve far male essere rifiutato, eh?
-Non mi ha rifiutato. Diciamo che... ha solo bisogno di una spintarella, è tutto sotto controllo.- gli assicurai per poi tornare al mio pranzo. Emma sarebbe stata la mia accompagnatrice per il viaggio di compleanno che avevo organizzato, solo che ancora non lo sapeva; il tempo era decisamente a mio favore, dopotutto avevo più di un mese per conquistarla. Probabilmente non sarebbe durata a lungo, ma poco mi importava, non era la mia prima donna e non sarebbe stata neanche l'ultima. Dopo aver perso Milah avevo anche perso ogni interesse nell'amore, e ora non volevo altro che vivere la mia vita giorno per giorno, divertendomi senza coinvolgimenti seri.
-Ok, quindi vuol dire che tornerai.
-Certo, ma non guardarmi così. Lo faccio solo per la biondina, sai che non mi piace perdere.
Quello annuì senza aggiungere altro, quindi decisi di concentrarmi sulla pizza e il boccale di birra che l'accompagnava. Forse un po' di resistenza da parte della giovane non era poi così male: a pensarci bene, riuscire ad avere tutte le donne senza alcuno sforzo era piuttosto noioso a volte.
Emma era la mia nuova scommessa, nonostante non sapessi ancora nulla di lei. Il suo cognome, la sua età, il suo lavoro, e perfino se aveva un ragazzo. In ogni caso, non avrebbe potuto di certo essere più affascinante di me, di quello potevo esser certo.
Sapevo solo di avere un'insana e insensata voglia di rivederla.
 

***

EMMA POV

Odiavo vestirmi elegante, ma le giornate in cui aiutavo Regina alla boutique, non avevo alternative. Il primo giorno di lavoro – quasi un anno fa – mi ero presentata in jeans e camicia e la mia amica mi aveva fatto una scenata decisamente esagerata, per poi costringermi ad indossare uno dei suoi abiti. Erano bellissimi, ovviamente, ma non nel mio stile. Ricordavo ancora quell'abito verde col corsetto di seta aperto sulla schiena e la leggera gonna in tulle che mi scivolava lungo le gambe quasi fino a terra: splendido ma scomodo per camminare.
Certo, dovevo ammettere che la volta in cui le avevo fatto da modella per la sua collezione insieme ad altre ragazze mi ero divertita molto, ma portare un abito cortissimo e leggerissimo per tutto il giorno era un'altra faccenda.
Per non ripetere l'esperienza avevo comprato un paio di completi eleganti con camicette a maniche corte leggermente a palloncino e dei pantaloni di cotone in vari colori.
-Swan! Adoro quando vieni in bianco, stai benissimo!- mi accolse la 24enne mora per poi salutarmi con un abbraccio e due baci sulle guance.
-Ciao Regina. Anche tu stai benissimo... come sempre- sorrisi, squadrandola da capo a piedi: sapeva essere perfetta senza il minimo sforzo. Quel giorno indossava una larga camicetta di seta beige e una semplice gonna nera fino al ginocchio... e ovviamente era perfetta, la donna più bella e di classe che conoscessi.
-Oggi quindi full time con me? Nessun cattivo da rintracciare?
-No, oggi no... sono tutta tua. E poi mi sento in colpa, ultimamente ti aiuto meno del solito...
-Tranquilla Emma, so che fare la commessa non è la tua ambizione. Mi chiedo solo se fare la cacciatrice di taglie lo sia davvero o lo fai solo per dispetto ai tuoi... è pericoloso, lo sai.
Sospirai alzando gli occhi al cielo: da quando – un paio di mesi prima – ero tornata con dei punti sulla fronte, era già la terza volta che mi faceva quel discorso. La prima volta avrei anche potuto capirla, il fatto che i miei continuassero a preoccuparsi eccessivamente mi irritava, ma non ero così sciocca da imparare un mestiere come quello soltanto per dispetto. In più, mi ero già ribellata abbastanza decidendo di non frequentare l'università. Mia madre era laureata in ginecologia e scienze infermieristiche, mio padre era avvocato, quindi avevano dato per scontato che avrei condiviso le loro ambizioni. Ci avevo provato a dare un'occhiata a qualche università, probabilmente coi miei voti sarei anche riuscita ad entrare in alcune piuttosto buone, ma prima che fosse troppo tardi avevo capito che quella vita non avrebbe fatto per me. A me piaceva l'azione, e per un po' di tempo avevo valutato di iscrivermi ad un concorso per entrare in polizia, poi però avevo conosciuto Cleo e dopo varie insistenza da parte mia aveva deciso di accettarmi come sua apprendista.
Cleo aveva 39 anni, ed era intraprendente e sicura di sé. Amava correre il rischio, rimanere sul filo del rasoio anche nelle situazioni più complicate, e questo mi piaceva molto. Ovviamente sapeva tutto ciò che mi riguardava, perché potesse prendermi sotto la sua ala avevo dovuto raccontarle ogni cosa nei minimi dettagli, ma alla fine non aveva battuto ciglio. Aveva deciso di credere in me.
-Non so più che dirti. Senti, a questo punto puoi anche non credermi... ma ti assicuro che è davvero ciò che voglio. Il mio scopo non è quello di farmi ammazzare.
-Lo so, lo so... scusa- sospirò, alzando le mani -A volte dimentico quanto tempo è passato e quanto tu sia cresciuta. Non che ti abbia mai vista come una bambina... però dai, avevi 16 anni rotti!
-Sì, me lo ricordo...- sorrisi, dandole una pacca sulla spalla.
Io e Regina ci eravamo conosciute in un modo strano, quando io ero rimasta da poco incinta di Henry. Era la figlia della psicologa da cui avevano deciso di mandarmi i miei genitori e un giorno, quando avevano parlato con lei circa la mia riluttanza ad aprirmi, mi ero ritrovata a chiacchierare con Regina. Pur conoscendo la mia situazione, era la prima persona che mi aveva trattata senza guanti. Mi aveva provocata con battutine acide oltre a darmi della ragazzina ingrata perché facevo perdere tempo a sua madre e soldi ai miei, tanto che avevo finito per apprezzarla. Quella sera stessa ero uscita con lei e non mi aveva trattata da ragazzina; alla fine, in qualche modo, eravamo diventate amiche. Era stato merito suo se avevo iniziato a risollevarmi già da prima della nascita del mio Henry.
-Ok, prometto di smetterla, non sono tua madre. Ma Neal, tipo? Come va con lui?
-Ti ci metti anche tu?! Sembri davvero mia madre. Anche lei è fissata, e per stasera l'ha invitato a cena.
-Oh avanti Swan, non far finta di non capire che quello è cotto di te. E poi non è tanto male.
-Siamo solo amici. Io lo vedo come un amico. Ok?- insistetti, incrociando le braccia al petto.
Mi ero accorta che ultimamente Neal si comportava in maniera più amichevole del solito? Certo. Avevo pensato che potesse avere una cotta per me? Anche. Ma io lo adoravo come amico, non sarei mai riuscita a vederlo come qualcosa di più. E non perché, come dicevano i miei e Regina ero ancora bloccata, semplicemente perché le cose stavano così e basta.
-Vabbé, come ti pare. Henry come sta? Ancora fa i capricci per gli omogenizzati alla verdura?
-Sta alla grande... e ieri l'ho ricattato! Gli ho detto che se l'avesse mangiato, poi gli avrei dato il budino al cioccolato. Ovviamente l'ha fatto per il budino, però gli è piaciuto!
-Astuta! Vedi solo di non farlo diventare un golosone come te!- mi punzecchiò, e in risposta le diedi una giocosa spinta – un attimo prima che entrassero le prime due clienti della giornata, obbligandoci a ricomporci.
Nonostante amassi lavorare con Cleo, non mi dispiacevano neanche le giornate a lavoro con Regina. Non perché fare la commessa mi piacesse particolarmente, ma con lei non ci si annoiava mai. Aveva sempre la battuta pronta e una soluzione a qualsiasi momento di noia; in più, i pranzi erano sempre fantastici. Ogni volta per dessert portava un dolce fatto in casa, e nonostante la sua specialità fossero le torte alle mele, preparava sempre qualcosa di diverso.


Era la pausa pranzo più pigra che ricordassi, ma né io né la mia amica avevamo avuto la forza anche solo di attraversare la strada e prendere un pranzo pronto da Tesco. Così, Regina aveva fatto una telefonata e avevamo ordinato del sushi per viziarci un po'. A mezzogiorno erano venute sei ragazze tutte insieme a cercare dei vestiti per un matrimonio, ed erano state le clienti più difficili da accontentare che avessi mai incontrato. Erano rimaste fino all'una a farsi prendere le misure per degli abiti che avevano trovato su un vecchio catalogo del negozio: essendo fuori produzione, avevano pagato il doppio per ordinarli e riceverli da lì a una settimana. Così, mentre Regina chiamava le sarte e prendeva le misure alle giovani, io avevo attraversato la città per trovare le stoffe giuste – in quanto non avremmo avuto il tempo per ordinarle. Era valsa la pena, alla fine, ma era stata una fatica immensa.
-Sei venuta proprio il giorno giusto, Emma. Se non ci fossi stata tu sarei andata fuori di testa! C'erano decine di altri modelli che potevano scegliere! Ragazzine viziate del cavolo!- sbottò, aprendo anche la scatola del sushi fritto.
-Perché non assumi qualcuno? Pensa se non ci fossi stata...- le feci notare, nonostante fosse anche quello un discorso affrontato più volte. Non le piacevano le persone e non si fidava di nessun altro a gestire con lei la boutique, ma doveva pur ammettere che quei ritmi fossero disumani! Anche se dovevo definirmi fortunata, a quel punto. Persone molto più preparate di me avevano portato dei curriculum ma, una volta uscite, la donna si era limitata a gettarli. Capivo non volesse fidarsi dopo che la sua apprendista, un anno prima, le aveva svuotato la cassa, ma non tutte le persone erano così.
-Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Sono giovane e in forma, posso gestirlo da sola il mio negozio.
-Mi sa che sei tu a dover fare qualche seduta con tua madre.
-Mi stai dicendo che ho problemi?- fece alzando un sopracciglio minacciosa, al che mi limitai ad alzare gli occhi al cielo. Era davvero inutile discutere con lei.
-A proposito di problemi, prendi ancora gli antidepressivi? Se me ne allungassi due, credo non mi farebbero male.
-Sempre molto delicata. Non me li porto in giro, comunque. Arrangiati col sushi.- feci secca, per poi tornare al mio. Ovviamente non me la presi per il suo modo “simpatico” di ricordarmi i miei problemi, me la presi con me stessa. Negli ultimi mesi stavo molto meglio, eppure, soprattutto di notte da sola nel letto, mi capitava ancora di sentirmi oppressa. Erano eventi rari, ma erano abbastanza perché continuassi la terapia. Cora era stata chiara, potevo provare a farne a meno, ma secondo lei sarebbe stato meglio continuare ancora per un po'. Erano 8 mesi ormai che li prendevo, non avendolo potuto fare durante l'allattamento di Henry, e per quanto volessi smettere, ancora non trovavo il coraggio.
-Ehi, Emma... tutto a posto? Non te la sarai presa? Mi dispiace...
-No!- esclamai a bocca piena, per ingoiare il boccone solo dopo -No, certo che no. Lo sai che non me la prendo per queste cose!
-Ok...- borbottò, squadrandomi attentamente -A proposito... riguardo a quegli incontri? Ci sei andata di recente?
-In realtà sì, ieri sera. Però non so se continuerò... sembra che ora quel posto lo frequenti gente di tutti i tipi.- borbottai, corrugando la fronte al ricordo di quel fastidioso di Killian Jones. Perché diavolo ricordavo il suo nome, poi? La sua presenza lì era stata del tutto inappropriata, ed io avevo reagito come una stupida ragazzina. Col senno di poi, mi sentivo davvero idiota a voler tornare. Per lui. Perché avrei dovuto? Avrei dovuto semplicemente mettergli in chiaro che se fosse tornato o no, non me ne importava un fico secco.
-Swan, cosa c'è che non mi stai dicendo? Hai fatto qualche conoscenza?
-Ma che conoscenza! Ha rotto le palle, voleva solo flirtare...
-COSA?! Hai uno spasimante, a parte Neal, e non mi dici niente?! E io che credevo di essere la tua migliore amica, ragazzina!
-Regina!- esclamai esasperata, mentre quella mi si piazzava davanti con le mani sui fianchi -Non fare la melodrammatica! Non ho nessuno spasimante, era un tipo che secondo me è finito lì per caso e continuava ad attaccare bottone...
-Ah vabbé, se è brutto e sfigato lascia perdere...
-Non ho detto che è brutto, solo che è fastidioso.- replicai, per poi pentirmene subito. Ma le parole mi erano uscite da sole. Dopotutto non ero cieca. Solo, sarebbe stato opportuno evitare di farlo sapere alla mia amica impicciona.
-Allora è bello. Avanti Emma, comportati da ragazza della tua età una volta ogni tanto...
-Ma perché siete tutti fissati che devo avere un ragazzo... io sto da dio così!- esclamai, sempre più infastidita. Mi aspettavo che almeno Regina avrebbe potuto capirmi, noi donne non vivevamo in certo in funzione degli uomini!
-Non si tratta dell'avere un ragazzo... ma di te che ti lasci andare, per una volta. Cosa vuoi che succeda, alla tua età perfino io ho fatto delle pazzie!
-Beh, sai una cosa, Regina?!- biascicai, stringendo i pugni e alzandomi in piedi -A te non ti ha messa incinta nessuno quando eri una ragazzina! Nessuno ti ha violentata! Quindi permettimi di pensarla diversamente!
Poi non seppi più cosa disse o cosa fece nel tentativo di richiamarmi; afferrai giacca e borsa e uscii dal suo negozio senza più voltarmi indietro.
Apprezzavo che fosse l'unica a trattarmi come qualsiasi altra persona, però sapeva cosa avevo passato! Lo sapeva, quindi poteva quantomeno evitare di uscirsene con quei discorsi assurdi.
Mi ero lasciata andare, in passato. Avevo ceduto a due bellissimi occhioni azzurri e dei pettorali scolpiti, e cosa ne avevo ricavato?! Di essere rinchiusa in una stanza col mio ragazzo ubriaco e il suo migliore amico, di essere spogliata per poi venire brutalmente violentata. Non una volta, non due, e neanche tre. Ma ore intere. Le ore più dolorose della mia vita, che non avrei potuto dimenticare neanche tra 20 anni. Quell'esperienza sarebbe stata sempre una parte di me.
Solo grazie ad Henry ero riuscita ad andare avanti, perché per qualche ragione, nonostante sapessi come fosse stato concepito, quando l'avevo preso tra le braccia avevo capito che sarebbe stato l'uomo della mia vita. L'unico uomo della mia vita, a parte mio padre. Più passavano i giorni, più quel piccolino dagli occhi grandi mi riempiva la vita di gioia.
Stavamo bene così, io e lui, non avevamo bisogno di un uomo.
 

***
 

-Ehi, grazie per aver fatto divertire Henry... ti adora!
-Come sempre!- sorrise compiaciuto, facendo sorridere anche me.
Henry adorava Neal. Ogni volta che ci trovavamo insieme lo obbligava a giocare con lui, e questa sera avevo guardato i due giocare per un'ora con le nuove macchinine che il ragazzo gli aveva regalato. Dato che quello era il suo giorno libero, dopo una cena allegra e leggera i miei l'avevano invitato a rimanere un po', per poi scusarsi e andare a letto. Sapevo benissimo qual'era il loro intento, ma non avevo detto niente perché in fondo non mi era dispiaciuto passare un paio d'ore con lui. Era un ragazzo molto dolce e l'avevo conosciuto all'ospedale dove lavorava mia madre. Ero andata a prenderla per andare a pranzo insieme, ma delle risate di bambini avevano attirato la mia attenzione e le avevo seguite. Mi ero ritrovata in una stanza con maschietti e femminucce di tutte le età seduti su piccole sedie e tappetini, e un ragazzo vestito da clown. Dopo pochi minuti mi ero ritrovata a ridere col resto del gruppo, ed era stata la mamma a dover venire a recuperare me. Poi mi aveva fatto conoscere quel giovane volontario, che si era rivelato essere anche un ragazzo simpatico e molto dolce. Nonostante in quel periodo non fossi ancora molto in forma, lui si era dimostrato paziente e alla fine eravamo diventati ottimi amici.
Così mi ero ritrovata a rispondere subito di sì quando mi aveva chiesto di fare una passeggiata, dato che erano ancora le dieci e nessuno dei due aveva sonno. Abitando a Notting Hill, a due passi dal Kensington Palace, avevamo deciso di passeggiare fino al palazzo e poi tornare indietro. Non che non fossi solita fare le ore piccole, ma Henry mi avrebbe svegliata alle 7 per mangiare e dopo averlo accompagnato al nido sarei dovuta andare direttamente in ufficio da Cleo – aveva un nuovo caso tra le mani.
-Ehi... è questo il bar dove fanno le crepes che mi dicevi?- fece poi, indicandomi il locale dritto di fronte a noi.
-Sì! Vuoi che prendiamo una? Vedrai, sono buonissime.
-Ok! Però offro io, tu hai preparato la cena!
-Sì, dai, va bene. Però potrei farti finire in bancarotta, lo sai no?
-Certo che lo so... pensi non abbia notato quanto ti abbuffi di dolci?
-Ehi! Io non mi abbuffo!- scoppiai a ridere, per poi afferrargli la mano e trascinarlo verso la pasticceria. Il dolce e caldo profumo di cioccolata calda mi invase le narici come tutte le volte, e Neal rise della mia espressione deliziata. In fin dei conti, capivo i miei genitori: era davvero il ragazzo perfetto.
-Ok tesoro, quante ne vuoi?
-Prima scherzavo, una mi basta... con la Nutella.
-Ok, credo seguirò il tuo esempio... due crepes alla Nutella, per favore!- si rivolse quindi al simpatico omone dietro il banco, che si mise subito all'opera.
Mentre aspettavo, non potei fare a meno notare il braccio del ragazzo che mi aveva avvolto le spalle con calore, e con la coda dell'occhio gli lanciai un'occhiata – che purtroppo non passò inosservata.
-Oh... scusa, Emma, mi dispiace, non ci avevo pensato...- borbottò dispiaciuto, ritirandosi prima di darmi il tempo di replicare. Fino a poco tempo prima quel gesto mi avrebbe messa a disagio, era vero, ma a dire il vero ora non mi era dispiaciuto.
-Va tutto bene...- borbottai quindi, stringendogli la mano con un sorriso -Stavo solo... niente...
-Ammirando il panorama?- fece quindi scherzoso riportando il braccio dietro la mia schiena -Sono bello, lo so, mi è stato detto...
-Sei un cretino!- risi di cuore, abbracciandolo quando si finse offeso. Forse la giornata non era iniziata alla grande, ma stava finendo piuttosto bene. Dovevo assolutamente scusarmi con Regina, come sempre aveva ragione lei. Dovevo smetterla di lamentarmi ed iniziare a lasciarmi andare, a quanto pare mi faceva bene.
Smettemmo di punzecchiarci soltanto quando l'uomo ci porse le crepes, e dopo che Neal ebbe pagato uscimmo dal locale per gustarci il nostro dolce di fronte ai cancelli del palazzo reale. Faceva molto freddo, ma a scaldare l'ambiente c'erano le luci e le risate dei turisti che chiacchieravano e si facevano foto.
-Grazie Neal.
-Per la crepe?- alzò un sopracciglio, divertito.
-No... cioè, anche. Ma sai, per la serata. Mi sono divertita molto, ci voleva...
-Mi fa piacere. Sono stato bene anch'io... dovremmo farlo più spesso.
-Hai ragione. Fammi sapere quand'è la tua prossima serata libera e vedremo di organizzarci, ok?- proposi, dopo aver ingoiato l'ultimo pezzo del mia dessert – che avevo praticamente divorato in due minuti. Forse aveva ragione, ero troppo golosa!
-Assolutamente! Sperando non coincida con una tua serata di lavoro... non mi piace che tu faccia la cacciatrice di taglie. E che i tuoi non lo sappiano.
-Sono affari miei- replicai storcendo il naso -Ho 18 anni e posso fare quel che voglio. Lo nascondo ai miei solo per non farli preoccupare, sai come sono apprensivi!
Mio padre, forse, avrebbe anche potuto capire... ma a mia madre sarebbe venuto un infarto, poi mi avrebbe rinchiusa in camera per gettare la chiave nel Tamigi. E non avevo alcuna voglia di litigare: gli avrei detto la verità più avanti, magari quando avrei smesso di prendere medicinali e mi fossi trasferita in una casa tutta mia.
-Scusa, dai, lo so... è solo che questa faccenda mi preoccupa, non voglio che finisca per farti male...- si addolcì, accarezzandomi una guancia. Fu in quel momento che il mio cuore iniziò a battere, ma non di emozione. Di paura. Non paura di lui, sapevo che non mi avrebbe mai fatto del male... fu piuttosto la paura di sapere che non mi stavo sentendo come avrei dovuto. Come avrei voluto.
-Non... non ti preoccupare. Non mi succederà niente, sono brava...
-Questo lo so...- asserì, avvicinando il viso al mio sempre di più -Non lo metterei mai in dubbio, sei la ragazza più in gamba che conosca...
Il suo respiro sulle labbra mi rese impossibile rispondere, e mi limitai a continuare a guardarlo negli occhi, poi abbassarli sulla sua bocca, col cuore pronto a saltarmi fuori dal petto.
Era sbagliato.
Adoravo Neal, gli volevo un bene dell'anima, eppure sentivo quella situazione sbagliata per me.
-Neal. Si è fatto tardi, dovremmo andare...- dissi quindi, prima che fosse troppo tardi e il mio rifiuto rovinasse tutto. Era molto egoista da parte mia, me ne rendevo conto, ma tenevo troppo a quell'amicizia per perderla a causa di sentimenti che sembrava non provassi. Avrei voluto provarli. Avrei davvero voluto che, in quel momento, il mio unico desiderio fosse quello di avventarmi sulle labbra del ragazzo più dolce che conoscessi, ma non era così e non potevo farci niente.
-Oh, sì... sono già le undici passate. Hai ragione. Andiamo.
Annuii, e dopo aver accennato un sorriso gli cinsi le spalle, nella speranza che il mio comportamento non lo facesse star male. Forse avrei dovuto mettere le cose in chiaro per non lasciare che lo alimentassero false speranze, ma non sapevo come fare.
Ci limitammo quindi a camminare di nuovo verso casa mia; sapevo che per il mio amico sarebbe stato molto più comodo prendere la metro lì vicino, ma sapevo anche che non mi avrebbe mai rimandata a casa da sola.
Perché dovevo essere così complicata?
Perché non potevo lasciarmi andare ed innamorarmi di Neal?
Dovevo avere qualcosa di seriamente guasto se non ero in grado di amare quel ragazzo, ma al tempo stesso non vedevo l'ora che arrivasse la settimana prossima per rivedere – forse – il misterioso sbruffone che aveva promesso di tornare per me. Sì, ero guasta.
 

***

Certo che ne hai mandati di messaggi di scuse.
Mi spiace per averti ignorata tutto il giorno. Mi
sono comportata da ragazzina.

No, a me dispiace. A volte esagero, credo tu
abbia ragione. Dovrei essere un po' più sensibile

A me piaci così come sei. Sono seria
Regina, e avevi ragione tu. Come sempre.

Wow. Aspetta che lo segno sul calendario!
E come mai avrei ragione?

Devo lasciarmi andare. Sono passati più di
due anni, basta autocommiserazione. Sono
una mamma e ho perfino un lavoro con cui
posso mantenermi... è ora.

Ah Emma... certe volte dimentico che hai solo
18 anni.

So che muori dalla voglia di chiedermi
com'è andata con Neal.

E va bene! Però dicevo sul serio, sembri una
28enne, altro che 18enne! Di carattere, intendo.

Tranquilla non mi sarei offesa. Beh, comunque è
andata bene. È stato divertente e Henry adora Neal.

Anche tu adori Neal. Posso chiamarti per parlare meglio?

Dormono tutti e rischierei di svegliarli... comunque sì,
adoro Neal, ma non come credi tu. Non come vorrei.
Credo stesse per baciarmi, prima.

COSA?! E ME LO DICI SOLO ORA!

Siamo usciti a fare una passeggiata
e c'è stato un momento... però mi sono tirata
indietro prima che rendesse ovvie le sue intenzioni.

E perché? Hai avuto paura o non te la sei sentita,
pensi sia presto o... cosa? Neal è perfetto per te.

Lo so, senti, tu hai ragione. Mi sentivo bene. Da tanto non
ero così a mio agio con un ragazzo, ma... credimi,
vorrei amare Neal. È perfetto, è sempre
dolcissimo, mi capisce... però non c'era quella scintilla
da parte mia. Non ho sentito le famose farfalle nello stomaco.
Non volevo baciarlo, mi sembrava sbagliato. Credo che a
questo punto sia chiaro che lo vedo come un amico.

Avrei preferito questa chiacchierata al telefono
o a quattr'occhi, ma mi farò andare bene whatsapp.
Non sbagli, se è così. Se ti sei sentita davvero come
mi hai detto, allora ci hai visto chiaro... non provi ciò
che lui prova per te. È un peccato ma...

Lo so :\ secondo te cosa devo fare? Dovrei dirglielo
o è meglio se me ne sto zitta?

Conosci la risposta. Ma questo non vuol dire che
non puoi prenderti i tuoi tempi... so che sarà
difficile, quindi devi sentirti pronta. Certo, se fa
qualche avance più esplicita...

Non lo farebbe mai. Capisci quanto è adorabile?!
Sarebbe tutto più facile se potessi innamorarmi
di lui, lo adora pure mio figlio.

Già, ma tu sei Emma Swan, nulla che ti riguardi
è mai facile. Beh, spero di sentirti domani... è tardi
e devo alzarmi presto. Notte! E tienimi aggiornata
sugli sviluppi con lo sbruffone sexy :P

Ma smettila! E poi il prossimo incontro è solo la
settimana prossima. Notte Regina!

Già il fatto che tu abbia deciso di tornare la dice
moooolto lunga ;) Ciao ciao, a domani!


Dopo quell'ultimo messaggio sbuffai e riposi il telefono sul comodino, senza più rispondere. Cosa potevo farci se quel tipo mi intrigava? Era uno sbruffone, ma c'era qualcosa in lui... qualcosa che non riuscivo a decifrare. Ero brava a leggere le persone, ed ero piuttosto certa che ci fosse qualcosa oltre quel velo di sicurezza che mostrava.
Oppure ero diventata una superficiale, e ora due begli occhi azzurri bastavano ad incantarmi.
In ogni caso, Regina aveva ragione. Di nuovo.














 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Uhm, non so perché sto pubblicando ora il capitolo... probabilmente perché ce l'ho pronto da una vita... beh, a breve inizierò a postare questa storia, quindi ci sta dai (?). Ovviamente anche On adventure with the pirate 2 continuerà, non me ne sono dimenticata :)
In questo capitolo si scopre qualcosina in più sulle vita di Killian ed Emma... soprattutto Emma. Non ha concepito Henry come nella serie, ma è frutto di una violenza che lei non ha ancora del tutto superato. Il rating rosso l'ho messo principalmente per via del tema, in effetti... molto attuale, purtroppo.
Tuttavia sono passati due anni, e ora Emma inizia a sentirsi più sicura di sé... un po' grazie a Henry, un po' grazie a Regina, al suo lavoro ecc... Ho la trama in testa almeno fino a metà della storia, quindi quando finirò l'altra, posterò regolarmente (probabilmente una volta a settimana o una volta ogni 2... dipende quanto tempo avrò per scrivere per poter alternare le due ff che ho da postare).
Spero che questo capitolo non sia tanto brutto, anche se i due non si sono incontrati... però, si sono decisamente lasciati il segno a vicenda.
Un abbraccio e a domenica, quando posterò l'altra storia! :*


PS: visti i nuovi spoiler dal set? L'ansia già da ora... andiamo bene ç_ç
   
 
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