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Autore: lolasmiley    16/07/2016    2 recensioni
Aria, una bambina di sette anni, confessa il suo più grande desiderio alla carta scrivendolo sulla letterina destinata a Babbo Natale perché, infondo, lui esaudisce sempre i desideri dei bambini.
Ashton per qualche settimana all'anno si cala nei buffi panni di uno degli elfi di Babbo Natale, è un ragazzo solitario, che cerca di soffocare e dimenticare un passato triste e complicato regalando un sorriso a chi non ce l'ha.
E' proprio lui a trovarsi tra le mani la lettera di Aria che lo commuove con le sue parole sincere e profonde. Ashton si sente responsabile, perché alla fine è a lui che la piccola ha chiesto aiuto, ma sa di non poter fare nulla. Si sente colpevole, perché non è riuscito a cambiare il “mondo dei grandi” e a renderlo un po’ meno brutto.
Sa che non è giusto quello che sta succedendo ad Aria e, che se non troverà il modo per realizzare il suo desiderio, la mattina del venticinque dicembre lei smetterà di credere nella magia, nel Natale, e si ritroverà faccia a faccia con la realtà cupa, triste e amara degli adulti.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(12)

Let it snow

28 dicembre 2015

 


When we finally kiss goodnight,
How I’ll hate going out in the storm!
But if you’ll really hold me tight,
All the way home I’ll be warm.

The fire is slowly dying,
And, my dear, we’re still good-bying,
But as long as you love me so,
Let It Snow! Let It Snow! Let It Snow!

 

 

Chris si soffiò sulle mani avvolte nei guanti di lana e le strofinò tra loro. Non faceva poi così freddo lì al chiuso ma, dopo il tragitto sotto la neve dal supermercato a casa di Ashton, lei non si sentiva quasi più la punta delle dita.

«Vuoi che lo tenga io?» la rossa si allungò per prendere il sacchetto di carta che Ashton teneva sottobraccio, rendendosi la ricerca delle chiavi di casa ancora più difficile, mentre si frugava nelle tasche.

«No, credo di aver...» lui sorrise, ascoltando un tintinnio familiare «eccole!»

Ashton aprì la porta, la lasciò spalancata e sparì all’interno, abbandonando Chris sulla soglia a pulirsi le scarpe sullo zerbino. Fu investita da una folata di aria calda che la fece rabbrividire dal sollievo.

«Comunque, non vedo perché hai insistito tanto per prendere quel dvd, Ashton, non ce l’hai nemmeno una televisione» commentò lei chiudendo la porta. Tuttavia, non appena seguì il ragazzo nell’appartamento, dovette ricredersi. Ashton aveva arrangiato il piccolo salotto unendo le poltrone e un poggiapiedi, a mo’ di divano, su cui era appoggiato un piumino bianco, e sopra piccolo tavolino c’era un proiettore puntato su un telo bianco attaccato al muro di mattoni.

Chris si coprì la bocca per lo stupore e rise, saltellò, emozionata come una bambina. 

«Non posso crederci! Come diavolo..?» 

Sembrava un po’ uno di quei fortini di cuscini e coperte che creava da bambina con suo padre. Lasciò la giacca sull’appendiabiti, le scarpe accanto alla porta, e si buttò di peso su una delle poltrone, raggomitolandosi nel piumino bianco. Doveva essere quello con cui aveva dormito l’altra sera. Aveva lo stesso profumo.

Ashton fece spallucce e finse indifferenza «un amico mi ha prestato il proiettore... Ammetto che fissare il lenzuolo al muro non è stato semplice, ma alla fine» indicò con un gesto teatrale la sua opera «alla fine ce l’abbiamo fatta»

«È pazzesco» Chris si accoccolò meglio tra le coperte, ma dovette presto rinunciare alla sua comoda sistemazione quando Ashton le lanciò il dvd.

«Ehi, lì c’è il computer» indicò accanto al proiettore «seleziona la lingua mentre prendo da bere» aggiunse, sparendo in cucina.

«Okay... Che ne dici dell’arabo?»

«Emh, no..?» Ashton ridacchiò ma, nonostante fosse nell’altra stanza, Chris lo sentì perfettamente.

«Cinese? Portoghese? Russo?» continuò la rossa, scorrendo tra le varie opzioni sullo schermo. 

«Da»

Chris rise e si voltò verso la cucina, appena in tempo per veder arrivare Ashton con un vassoio.

«Da vuol dire »

«Ah. Ecco, giusto per darti un’idea di quanto bene conosco il russo. Comunque se il film ti fa paura non serve che lo metti in un’altra lingua, ti proteggo io» commentò con aria spavalda, gonfiando il petto.

«Io non ho paura» ribatté Chris, tirando la custodia del dvd addosso al ragazzo, con l’intenzione di colpirlo, ma lui, sorprendentemente, la prese al volo.

«Ah, no? Vedremo»

Chris lo bloccò prima che si sedesse, e indicò le finestre accanto alla poltrona che lei stessa aveva occupato: fuori era già buio, e le finestre di notte l’avevano sempre fatto un effetto un po’ strano.

«...piuttosto, chiudi le tende» 

«Perché?» Ashton aveva intuito perfettamente, ma stuzzicare Chris lo divertiva, così restò dov’era e, anzi, sistemò i cuscini dove stava per sdraiarsi.

«Mi inquietano» ammise lei. Fece spallucce, sperando di minimizzare la cosa.

«Le tende? Oh, forse hai paura di scorgere qualcosa fuori, nel buio della notte? Qualcosa che ci guarda dalla finestra?» tirò ad indovinare lui. La rossa annuì vagamente.

«Da piccola ho visto una specie di ‘documentario’ sui vampiri, ed era molto inquietante» iniziò a spiegare Chris, torturandosi le dita «e ad un certo punto c’era questo paio di occhi rossi che compariva di colpo fuori dalla finestra e mi è decisamente rimasto impresso. Non ho problemi a guardare film horror, ma le finestre... » scosse la testa.

«Okay, okay» Ashton fece come lei aveva chiesto, assicurandosi che non si potesse vedere nulla «ecco fatto. Sono o non sono il tuo eroe?»

«Oh, certo. Vieni a sederti, eroe» Chris batté la mano sulla poltrona accanto a sé, dove si sistemò subito Ashton. Trovarono un compromesso con le coperte e, nonostante fosse un po’ scomodo a causa dei poggioli, il biondo riuscì a cingere con un braccio le spalle di Chris.

«Giusto nel caso in cui sbucassero degli occhi rossi dal nulla» le aveva spiegato con nonchalance. 

 

 

«Direi che devo tornare a casa. Mi aspettano per cena...» Chris si stiracchiò, non appena i primi titoli di coda iniziarono a scorrere sul muro, e si alzò in piedi. Ashton la seguì a ruota e andò a tirare le tende, mentre lei si rimetteva giacca e scarpe.

«Nevica» obiettò.

«Ho promesso che sarei tornata»

«Ti accompagno»

«Grazie. In effetti fare la strada da sola, al buio, dopo aver visto un film horror è un po’ inquietante» ammise, allungando ad Ashton il suo giaccone. Lui le sorrise e prese le chiavi.

«Non vorrei mai che ti mangiassero» le sussurrò, mentre chiudeva la porta.

«Oh, che pensiero dolce»

Ashton rise e la prese a braccetto. La neve si stava accumulando, tanto che il loro pupazzo era cresciuto parecchio ma aveva perso ogni forma diventando una montagnetta scomposta. Mentre i due ragazzi si incamminavano sul marciapiede, lasciando spesse impronte alle loro spalle, i fiocchi bianchi li avvolgevano sciogliendosi appena sfioravano la loro pelle.

«Freddino» commentò Chris, stringendosi ad Ashton. Lui sfilò il braccio che aveva intrecciato con quello della ragazza e glielo poggiò sulle spalle, sperando di scaldarla di più, mentre con l’altro si sfilò la sciarpa e gliela porse.

«Tieni»

«Oh, grazie» Chris gli sorrise riconoscente, si sistemò la sciarpa e si nascose contro il corpo di Ashton per stare al riparo dal vento. 

Raggiunta la macchina, Ashton le aprì la portiera e poi andò a sedersi al posto del guidatore. L’aria calda del riscaldamento fu accolta con dei sospiri di sollievo e il resto del tragitto lo passarono cantando una canzone di Natale alla radio. Anche una volta arrivati, il biondo si rifiutò di lasciar semplicemente scendere la ragazza dall’auto, e si ostinò ad accompagnarla. Chris si fermò davanti al cancelletto sul retro di casa sua e si voltò verso Ashton, rivolgendogli un sorriso dolce. Non aveva voglia di entrare, avrebbe preferito restare lì con lui. 

Era già buio e, nonostante avesse smesso di nevicare, faceva freddo, i ricordi del film di prima le rivoltavano lo stomaco e le facevano venire i brividi, ma, anche se un paio di occhi rossi avrebbero potuto minacciare di saltare fuori all’improvviso, sarebbe rimasta fuori volentieri.

«Grazie per avermi accompagnata» 

Il lampione che li illuminava disegnava strane ombre sul viso di Ashton, riflettendosi prima nei suoi capelli ricci. La luce calda dava ai suoi occhi una sfumatura dorata.

«Di nulla» Ashton ricambiò il sorriso e prese delicatamente tra le dita la sciarpa che aveva prestato a Chris, avvicinandosi a lei di un bel passo. La ragazza, senza distogliere lo sguardo da quello di Ashton, si appiattì contro la staccionata, ma il suo indietreggiare portò lui a fare un’altro piccolo passo, bloccandola. 

Restarono immobili a studiarsi, aspettando che l’altro facesse la prima mossa, finché Ashton non tirò leggermente la sciarpa costringendo Chris ad avvicinare il viso al suo. Lui stava aspettando un qualsiasi cenno da parte sua che lo inducesse ad allontanarsi: era tormentato dall’idea che lei lo respingesse. Osservò con attenzione l’espressione di Chris alla ricerca di un qualsiasi segnale.

La rossa sentiva il cuore martellarle nel petto e cercava di fare il movimento più piccolo anche solo per respirare, quasi a voler diventare invisibile. Quando lo sguardo di Ashton cominciò a rimbalzare dai suoi occhi alle sue labbra, se le morse d’istinto. Non sapeva se voleva baciarlo, perché sarebbe stato qualcosa di incancellabile: non avrebbe mai potuto fingere che non fosse mai successo.

Tuttavia, non era solo il tessuto avvolto attorno al suo collo che l’attirava verso il viso di Ashton. Non c’era nulla che le impediva di allontanarlo. E allora capì che voleva farlo, ma non ebbe il tempo di chiedersi se fosse la cosa giusta che le loro labbra si scontrarono. Era un tocco leggero e Chris per un secondo pensò che se si fosse messa il burrocacao avrebbe avuto delle labbra più morbide, come quelle di Ashton, ma lui le fece presto scordare quel pensiero.

Sembrava perfetto, lo era. Per questo, quando Chris allontanò dolcemente Ashton premendo le mani sul suo petto, lui aveva un’espressione confusa. 

«Noi...» sussurrò lei, evitando con cura gli occhi che poco prima l’avevano incantata «io...non posso»

Le guance di Ashton si colorarono a quelle parole e si allontanò da lei il più in fretta possibile, lasciandole parecchio spazio, preoccupato di aver rovinato tutto. Si sentiva un idiota.

«Scusa io... credevo...» farfugliò. Si voltò, imbarazzato, deciso ad andarsene, ma Chris lo afferrò per la manica della giacca e lo trascinò indietro riportandolo dov’era pochi istanti prima.

«No, è che...» la ragazza prese un respiro profondo e si passò una mano tra i capelli. Arrossì e si nascose la mani in tasca, dondolò un po’. Cosa aveva intenzione di dirgli, come poteva spiegargli quello che provava? Sono io, non sei tu. È colpa mia. Non voleva farlo soffrire, non voleva mentirgli.

«Tu mi piaci, Ashton. Tanto, troppo. E ne sono terrorizzata» ammise, lanciandogli solo un’occhiata di sfuggita per vedere la sua reazione.

Lui non sembrò meno confuso di prima. Scrollò le spalle.

«Sai, di solito le persone la trovano una cosa bella»

«La paura?» Chris inarcò un sopracciglio e inclinò la testa. Non ci trovava nulla di bello.

«L’amore»

La rossa ridacchiò ironica e alzò le braccia al cielo.

«Certo, l’amore piace a tutti. È l’aspirazione più grande dell’essere umano, vero? Sono tutti innamorati dell’amore e nemmeno sanno cos’è. Te lo vendono nei libri, nei film, nelle canzoni, e tu passi la vita a cercarlo. A trovare qualcuno che ti completi. Io non voglio nessuno che mi completi, io voglio completarmi da sola» spostava nervosamente il peso da un piede all’altro e faceva del suo meglio per guardare ovunque, tranne che negli occhi di Ashton: se l’avesse fatto, probabilmente non sarebbe riuscita a finire ciò che voleva dire.

«E poi» riprese «quando ce l’hai, o credi di averlo trovato, lo tieni per un po’ nella teca di cristallo e lo contempli, meraviglioso com’è. Tipo la rosa rossa della Bella e la bestia. Credi che adesso tutto andrà meglio, adesso che hai trovato quello che tutto il mondo sta cercando. Poi un giorno la rosa appassisce e muore, fine. La butti nel cesso» finalmente si concesse un’occhiata al viso del ragazzo. Vi lesse un’espressione combattuta e corrucciata. Lui restò in silenzio per un momento, riflettendo su cosa dire.

«Chris, io non voglio ‘completarti’ o stronzate da cioccolatino del genere» tese la mano, quasi a voler prendere quella della ragazza, e la lasciò sospesa in aria «voglio solo stare con te. Mi biasimi per questo?» il suo tono era leggero, dolce, basso, quasi sussurrasse -a differenza di Chris che per poco non aveva urlato. 

Il biondo ficcò le mani in tasca e aspettò una risposta. Lei si limitò a sospirare e prese a giocare con uno dei bottoni della giacca di Ashton, tirandolo più vicino.

«No. Anch’io voglio stare con te» mormorò. Le sembrava una strada senza uscita. Lui, invece, si sentì terribilmente sollevato e si lasciò scappare un sorriso, appoggiando le mani sui fianchi di Chris, poi scosse la testa.

«E allora qual è il problema? Mi sta bene che ti piaccia criticare l’idea di amore che ci viene sbattuta in faccia, mi sta bene che tu voglia comunque essere... indipendente. È giusto, non sto dicendo che voglio strapparti le tue idee e cambiarti. Non capisco, davvero» le sussurrò.

«Non lo capisci? Come puoi non capirlo!» lei lo spinse leggermente, ma Ashton non la lasciò andare «l’amore finisce e io non voglio perderti. È tutto qui, il mio problema. Sto benissimo con te, ma ho paura che un giorno tutto questo possa finire»

«Sì, e io ho paura che un giorno potrò morire, ma non per questo passo la vita rinchiuso in casa» ribatté ironico, con un sorriso sornione sulle labbra. Notando che Chris non sembrava poi così divertita, continuò:

«E comunque, non tutte le storie finiscono. Alcune sì, altre no. Non dobbiamo finire anche noi, noi... possiamo essere diversi. Io credo davvero che possiamo costruire qualcosa»

Forse aveva ragione, forse no. Nessuno poteva saperlo, ma era di quello che Chris aveva bisogno: di un’assicurazione, una certezza che i suoi sentimenti non sarebbero stati sprecati, che quella fosse la cosa giusta da fare.

«Ashton, tu sei in grado, in questo momento, di giurarmi che per noi sarà diverso? Che staremo insieme per sempre?» Chris era convinta di avere ragione, e che lui si sarebbe arreso all’evidenza. Da un lato, lei riusciva nemmeno a pensare  seriamente che un ragazzo conosciuto una settimana prima potesse essere il suo ‘per sempre’ e sprecare del tempo a rincorrere una storia che forse non sarebbe durata le sembrava inutile, ma dall’altro... provava comunque qualcosa per lui.

Invece, Ashton sorrise.

«Vuoi che ti chieda di sposarmi?»

«Cosa? No!» esclamò Chris «No, assolutamente no. E comunque ti direi di no»

«Carino. Potevi almeno fingere di pensarci» 

«Voglio dire...» iniziò lei, preoccupata di averlo offeso in qualche modo. Era chiaro a entrambi che non l’avrebbe sposato, ma Chris pensò che in effetti avrebbe potuto mostrarsi meno disgustata all’idea, giusto per educazione.

«Dovevo inginocchiarmi, è questo? O è il fatto che non ti ho dato un anello?» Ashton ridacchiò, ma poi notò che Chris era seria «ehi, scherzavo»

«Io no. Puoi assicurarmi che noi saremo per sempre?»

«Posso assicurarti che farò del mio meglio perché sia così. E anche se tu, adesso, sapessi che un giorno noi due ci lasceremo, ma che vivremo la felicità insieme, rinunceresti a giorni, mesi, anni di felicità con me, per paura della fine?»

Chris soppesò con cura quelle parole e rifletté con attenzione. No. La risposta era un coraggioso no, doveva esserlo, perché quello che Ashton aveva appena detto era probabilmente l’unica sicurezza che qualcuno avrebbe mai potuto darle. 

Si avvicinò di nuovo ad Ashton e lo prese per il colletto della giacca, si alzò in punta di piedi, sorrise leggermente mentre lo guardava negli occhi e poi gli lasciò un bacio delicato a fior di labbra. E poi un altro, e un altro ancora, finché uno dei due non si decise ad approfondire quel contatto. Ashton la tirava sempre più vicina a sé, stringendole i fianchi, mentre lei lasciò la presa sul bavero della giacca per intrecciare le dita tra quei riccioli biondi e vi si aggrappò. Non aveva più dubbi che fosse la cosa giusta.

«Sembra che abbia vinto tu» commentò Chris, sorridendo sulle labbra di Ashton quando ormai sembrava che entrambi fossero rimasti a corto di ossigeno.

Lui le rivolse un sorriso soddisfatto, le poggiò la mano alla base della schiena per avvicinarla di nuovo a sé e si chinò per posarle un bacio sulla fronte, poi le sistemò meglio la sciarpa attorno al collo.

«Allora ciao» sussurrò Chris, voltandosi verso il cancello. Prima di aprirlo, però, si girò di nuovo.

«Ciao, Chris»

«Ciao» ripeté, divertita. Ashton dondolò da una gamba all’altra, senza accennare a volersi muovere, poi indicò con il pollice alle sue spalle.

«Allora vado» 

Chris rise e lo spinse per le spalle. 

«Vai»

«Vado»

Chris lo guardò tornare sui suoi passi finché scomparve dalla luce del lampione e si confuse nell’ombra. Sorrise intravedendo di nuovo il suo profilo illuminato dalla lucetta di cortesia quando Ashton aprì lo sportello dell’auto.

«Ciao» gli sussurrò.

 

 

 

Se tu sapessi di perdere una gamba domani, te ne staresti sul divano a piangere il destino o ti metteresti a correre, a saltare e fare delle capriole finché sei in grado di farle? -Marshall Eriksen (HIMYM)

 

questa cit mi è venuta in mente mentre scrivevo il dialogo tra gli ashris e boh calzava come la scarpetta di cenerentola

mi fa cagare questo capitolo ed è già passato più di un mese di vacanza e mi viene da spararmi :)))) che gioie

poi dio grazie il prossimo capitolo è già quasi pronto e EHI dopo c’è il reveal della storia di ashton, preparate i popcorn e i fazzoletti

quindi in tutto mancano tipo quattro capitoli :( più un potenziale epilogo ma non so

ma EHI DI NUOVO si sono baciati! sono sconvolta, addio

  
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