- Signor Sai, la prego, fermi subito l’auto! Mio padre a quest’ora avrà già
mandato qualcuno a cercarmi. Non ci vorrà molto a trovarmi. – protestò Erina
che non voleva coinvolgere nessun altro nei suoi problemi con suo padre.
- Stai tranquilla. Se ne sta occupando mio padre. Mi ha promesso di aiutarci. – disse prontamente Soma.
- Stai tranquilla. Se ne sta occupando mio padre. Mi ha promesso di aiutarci. – disse prontamente Soma.
Sai aveva affittato una macchina per scortare i due ragazzi dove
volevano. Intanto dietro la loro auto ne sfrecciava un’altra guidata da una
donna, proprio la guardia del corpo di Erina.
Sai si accorse che erano pedinati e cercò immediatamente un punto dove
poter fermare la macchina. Parcheggiò vicino ad un centro commerciale a più
piani. Erina e Soma uscirono in fretta dall’auto ed entrarono dentro
l’imponente edificio. La donna che li inseguiva invece fu fermata da Sai che
gli spiegò la situazione per cercare di farla ragionare e aiutare Erina nella
fuga.
Erina per nascondere la sua immagine da ragazza nobile e famosa portava
solo un cappello a visiera, datole da Sai, a causa del fatto che era dovuta
uscire di corsa e non era riuscita a prendere tutto l’occorrente. Entrare in un
ambiente pieno di telecamere e persone le dava molte preoccupazioni. Infatti
essere riconosciuta, creare scandali di cui si cibavano i giornalisti e la
confusione la rendevano nervosa soprattutto se vicino a lei c’era Yukihira,
impulsivo come sempre. Non poteva distrarsi un momento.
- Yukihira cerchiamo di non dare troppo nell’occhio, ok? – cercò di
avvisarlo la ragazza, ma Soma era già attaccato a una vetrina di dolci.
Erina doveva aspettarselo, tuttavia era irritata lo stesso - Non siamo
qui per comprare e poi perché ti entusiasmi per una comunissima pasticceria? –
- Tu pensi? Non so, ma io voglio dare una sbirciatina dentro. – insisté
il ragazzo con il luccichio negli occhi.
- Sul serio? Non abbiamo soldi! – disse un po’ a bassa voce, ma con
tono autoritario.
- E qui che ti sbagli. Guarda! – mostrò una carta di credito, Soma,
abbastanza conosciuta dalla ragazza.
- Non dirmi che te l’ha prestata Sai! – s’infuriò Erina.
- Esatto! È stato molto gentile. Non potevo rifiutare. – disse con
faccia innocente Soma.
Erina era sbalordita e prese la carta dalle mani di Yukihira,
appropriandosene - Beh, visto che la carta appartiene alla mia famiglia è ovvio
che sarò io a tenerla. –
Insistendo un po’, però, Yukihira convinse Nakiri ad entrare.
All’interno c’erano dei graziosi tavoli a tema cioccolata. Soma si
sedette su una sedia che aveva la forma di cioccolato mentre quella di Erina
era a forma di fragola.
Tutta quella creatività aveva acceso in Yukihira la voglia di aprire
anche lui una pasticceria particolare e colorata.
Erina guardava Soma che esplorava con lo sguardo pieno di gioia il
locale e in fondo anche lei era contenta per quel tempo libero; si limitò a
sospirare. Soma in quel momento era troppo esagitato per fargli un discorso
serio così la ragazza lasciò perdere le raccomandazioni e godersi le sue
portate. Nakiri scelse un tiramisù alla fragola e cioccolato più un frullato
alla frutta mentre Soma prese un pancakes al cioccolato più una crepes alle
fragole, banane e cioccolato, per bevanda invece un frullato allo yogurt.
Per il palato divino di Erina non era stata male come degustazione e
doveva ringraziare Soma, ma non l’avrebbe mai ammesso ad alta voce.
Soma girava per negozi del centro seguito da una Erina ansiosa che
cercava di calare la visiera del suo berretto il più possibile vicino agli
occhi per non farsi riconoscere.
- Guarda che belli questi utensili da cucina! – era sbalordito Yukihira
soffermandosi ad ammirare degli attrezzi costosi, in uno dei negozi più
popolari per la casa.
- Dai non sono nulla di speciale in confronto a quelli che utilizziamo
in accademia.
- Si, hai ragione, ma stavo pensando che potevano andare bene per il
ristorante Yukihira. Per rinnovare quelli che ci sono già. – spiegò il rosso.
Erina non conosceva molto le origini di Soma a parte suo padre e quindi
era curiosa di sapere qualcosa riguardo alla tavola calda di cui parlava il
ragazzo. Magari, pensò, che le sarebbe piaciuto poter visitare, un giorno, il
posto dove era cresciuto Yukihira.
- Prima però devo chiedere al mio vecchio il permesso, visto che è
ancora lui il proprietario. – rimuginò Soma.
Erina invece era stata attirata da una vetrina di giocattoli. Aveva
riconosciuto un gioco di costruzioni che possedeva da bambina e con cui si
divertiva spesso con sua cugina Alice. A quel ricordo pensò ad Alice che aveva
tentato di fermarla il giorno della partenza. Portò una mano nel punto in cui
sua cugina le aveva mollato lo schiaffo. Sembrava come se le facesse ancora
male. Non capiva se quello fosse stato un gesto affettuoso oppure era solo un
momento di rabbia dovuto alla promessa delle lettere non mantenuta; o ancora
perché erano diventate troppo distanti come cugine per recuperare il tempo
perduto.
- Cosa stai guardando, Nakiri? – chiese curioso Soma spazzando via quei
pensieri tristi e malinconici della ragazza.
- Mi hai spaventata. Poi, cerca di non gridare il mio nome ai quattro
venti, lo sai che non posso espormi troppo! – sussultò Erina.
- Come vuoi, non ti agitare.
Secondo me, però, devi distrarti e questa è un’ottima occasione. –
Mentre i due passeggiavano la ragazza approfittò di fare una domanda
che la tormentava dall’inizio - Perché hai completato la mia ricetta? Come
sapevi quali alimenti aggiungere? –
La ragazza si aspettava una risposta che aveva a che fare con
l’incidente del bacio, ma Soma, colto alla sprovvista, mentì – Beh, quando mio
padre mi ha spiegato che eri in difficoltà con una ricetta, ho provato a
mettermi in gioco e trovare la soluzione adatta. –
Erina comprese le parole di Yukihira e non insistette. Non era triste
bensì delusa.
Anche il ragazzo si rese conto che la sua risposta non combaciava con
la verità né tanto meno con i suoi reali sentimenti. Cambiare i fatti tuttavia
non gli sembrava la cosa migliore in quell’istante.
Nakiri non fece altre domande, voleva evitare di risultare troppo
invadente e curiosa nei suoi confronti; del resto lui aveva già fatto molto per
lei senza chiederle nulla. Anche se inconsciamente, Soma le dava sostegno e
cercava di distrarla dai suoi pensieri. La maschera di fredda e scostante
persona si era rotta nell’istante in cui Yukihira era piombato alla Tootsuki.
Già da allora aveva iniziato a scalfirsi, però dentro di se aveva paura che
potesse ritornare ad essere l’odiosa e insopportabile erede della famiglia
Nakiri.
I due continuarono ad esplorare i piani di quell’enorme palazzo finché
non si trovarono ad assistere a un concerto di ragazzi che riproponevano
canzoni già famose e note di grandi artisti di fama mondiale.
Erina e Soma di fermarono ad ascoltare, contenti di quell’evento
gratuito e divertente.
Non poteva certo mancare la canzone “You are not alone” di Michael
Jackson. Quel brano, neanche a farlo apposta, rattristò Erina. Sentiva come se
in parte la rispecchiasse. Guardando Soma, però, accanto a lei che cantava
insieme alla folla di gente intorno a loro, si tranquillizzò e sorrise per la
pronuncia inglese sbagliata del rosso che storpiava le parole.
In un angolino intanto le due guardie del corpo li sorvegliavano
attenti.
Mentre a New York l’orologio segnava le nove passate di sera, in
Giappone erano le 11:20 di mattina. L’ora che segnò finalmente la tanto attesa
partenza del volo diretto in America, dei ragazzi che Senzaemon aveva approvato
per raggiungere sua nipote e nel contempo approfittare per una settimana di
stage pratico a migliorare le loro abilità culinarie.
Viaggiarono tutti in prima classe accompagnati da alcuni uomini fidati
dell’ex direttore.
All’aeroporto erano andati a salutarli tutti i ragazzi del dormitorio
Stella Polare più Isami che abbracciò suo fratello prima di salire sull’aereo.
Jun raccomandò ad Akira non solo di dare il meglio nella cucina, ma anche di
divertirsi. All’inizio Hayama non aveva intenzione di partire e lasciare da
sola Jun, ma l’idea di fare uno stage all’estero non era poi così male. Hisako
era l’unica che controllava spesso il suo iphone, perché si aspettava di
ricevere un messaggio da Soma che le aveva promesso di farle sapere come stesse
Erina. Tuttavia Yukihira si era scordato della promessa, perciò Hisako aveva
maggiormente il desiderio di rivedere al più presto l’amica poiché temeva che
avesse problemi con il padre.
Con i pensieri rivolti solo ad Erina, la ragazza si accomodò nel posto
assegnato; si accorse tardi che era seduta accanto ad Hayama. Quando i loro
sguardi s’incontrarono, Hisako fece una smorfia disgustata e si girò dall’altra
parte. Akira capì dal suo atteggiamento che non era possibile dialogare con
lei, così prese un libro e si addentrò nella lettura. Hisako che non voleva
essere da meno, fece lo stesso. Leggere, almeno, le faceva scordare di avere
vicino qualcuno che detestava.
Takumi era capitato vicino a Mimasaka, non andavano molto d’accordo,
però il biondo aveva la mente occupata dal pensiero di dover fare uno stage per
migliorarsi. Voleva sorprendere Yukihira, tutte le sue energie le avrebbe spese
per battere Soma una volta per tutte.
Megumi invece non aveva accanto nessuno che conosceva, c’era una donna
che lavorava su un ipad. Forse era meglio così, pensò la ragazza. Non aveva
voglia di vedere Soma, era piuttosto timorosa, i suoi sentimenti verso di lui
erano chiari, ma doveva nasconderli. Non capiva che relazione avessero Erina e
Soma perciò cominciò a pensare negativo, demoralizzandosi ancora di più. Se
Yukihira si fosse innamorato di Nakiri, Megumi non avrebbe avuto possibilità,
questo rimuginava Tadokoro con il morale a terra.
Alice e Ryou per passare il tempo giocavano a carte. Anche se non
sembrava, Alice era con la testa altrove. Ryou si era accorto dello strano
comportamento di Alice però non le fece domande. La ragazza stava elaborando un
discorso, nella testa, da fare a Erina non appena si fossero riviste.
Alice sospirò – Non devi preoccuparti per me, Ryou kun. – disse così
perché il ragazzo la stava aiutando a vincere tutte le partite.
- Ho fatto male? – chiese Kurokiba guardandola innocentemente.
- No. Grazie per essere così. – disse senza pensarci due volte.
- Così come? – domandò incerto.
- Premuroso. – disse a voce bassissima.
- Cosa? Può ripetere, mia signora? – intento a mescolare le carte.
Alice lo fissò poi abbassò lo sguardo – Nulla, lascia stare. –
L’albina sapeva bene quanto Ryou contasse nella sua vita. È stato
l’unico vero amico della sua infanzia, ci teneva molto, ma ancora di più era
confortante per lei averlo sempre vicino. Ryou colmava il vuoto che le aveva
lasciato sua cugina, ma anche l’unico su cui contare sempre. Solo che a volte
non sapeva come comportarsi con lui, se aprirsi completamente o lasciar
perdere. Aveva troppi dubbi nella mente, così si sfogò sul gioco senza più
pensarci.
Erina terminò la serata passeggiando con Soma e dietro a loro, di
qualche metro, camminavano Sai e la sua collega per dare un po’ di privacy ai
ragazzi.
Le coppie di innamorati erano davvero numerose tanto che Erina si
imbarazzò al pensiero che lei e Yukihira potessero essere scambiati per due
fidanzati, ma nessun passante faceva caso a loro.
Soma non sembrava infastidito dalle coppiette, camminava incurante di
quello che gli succedeva intorno.
- E’ stato divertente, vero? – era euforico Yukihira. Il ragazzo era
contento di aver passato qualche ora con Nakiri, anche se in quel momento
sentiva che la serata stava volgendo al termine e dentro di se sperava durasse
di più. Era indecifrabile il sentimento che sbocciava tutte le volte che
guardava Erina: felice, imbronciata, arrabbiata, triste o indifferente i volti
che lei gli mostrava trasportavano Soma indietro nel tempo, al giorno in cui
era cominciato tutto. Il suo soggiorno alla Tootsuki. Il primo giorno in quell’accademia,
che fu il peggiore fra tutti, quando Erina aveva provato disgusto
nell’assaggiare uno dei piatti che solitamente veniva apprezzato molto alla
tavola calda Yukihira. Da allora era diventata una sfida per lui far cambiare
idea a Nakiri sul suo cibo, ma senza reali risultati.
Da quel bacio per sbaglio era cambiato qualcosa in lui, doveva ammetterlo.
Stava crescendo sempre più il desiderio di vederla e starle vicino.
- Insomma, non è stato niente di che. Ho passato giornate migliori. –
ripose Erina non completamente sincera. La solarità di Soma riusciva a
disperdere l’oscurità dentro il suo cuore e nella sua mente, ma l’orgoglio non
le impediva di essere acida e scostante. Pur non avendo commenti negativi non
riusciva a disfarsi di quella personalità arrogante.
Yukihira tacque; non voleva iniziare una nuova polemica perché entrambi
avevano qualcosa da nascondere a vicenda.
Lucky si chiamava il ristorante di lusso che propose Sai per cenare
insieme. Era adatto anche al “palato divino”, infatti quello era uno dei posti
dove si mangiava davvero bene, consigliato da Senzaemon.
Erina e Soma avevano già fatto uno spuntino dolce alla pasticceria del
grande centro commerciale, però entrambi desideravano provare dei piatti salati
e gustosi. I camerieri erano molto eleganti nei gesti e professionali in tutto.
Questi accompagnarono a un tavolo per due i ragazzi, con disapprovazione di
Erina che preferiva non essere in compagnia di Soma, ma doveva sopportarlo che
le piaceva/ piacesse o meno. Le due guardie del corpo si sedettero ad un tavolo
a parte.
Il tavolo metteva a disagio i due ragazzi poiché vi erano dei fiori e
una candela accesa vistosa, ma particolarmente bella. I fiori erano un omaggio
a Nakiri in quanto era stata scoperta la sua identità. Erina non poteva
nascondersi ogni volta che le persone la riconoscevano; la trattavano come una
principessa e non si godeva mai niente senza essere osservata e ammirata dagli
altri. Era estenuante! Squadrò Soma che sfogliava il menu delle ordinazioni con
un’espressione incerta.
- Cosa c’è? Non ti piacciono i piatti? – domandò la ragazza togliendosi
il cappello e sfoggiando i suoi lunghi e incantevoli capelli biondi.
- No, tutto il contrario. – diventò allegro all’improvviso – Non so
quale scegliere! Mi piacerebbe assaggiarli tutti. -
- Tranquilli prepareremo tutti i piatti che vorrete. Sarebbe ottimo se
la signorina Nakiri provasse qualche pietanza e la commentasse. – disse con
gentilezza il proprietario accanto a loro.
La ragazza sapeva che sarebbe andata a finire così. Al contrario,
Yukihira era eccitatissimo e non vedeva l’ora di cominciare.
- D’accordo. – disse esausta Erina prima ancora di iniziare.
- Tranquilla, ti darò una mano volentieri. – fece Soma, felice che
Nakiri avesse accettato.
Soma non si risparmiò e assaggiò ogni tipo di cibo che gli veniva
servito mentre Erina cercava di non esagerare, in ogni modo fornì ai cuochi dei
suggerimenti per migliorare qualche piatto.
Yukihira gettò un rapido sguardo sul balcone poco distante da loro e
invitò Erina a darci un’occhiata insieme. La ragazza era stranita da quella
proposta, ma non aveva voglia di chiedersi cosa passasse per la testa di Soma
così lo accontentò. La terrazza era ampia e
ospitava già dei ragazzini che si divertivano a giocare con dei robot,
un uomo che leggeva appoggiato alla ringhiera e una coppia adulta che si
tenevano per mano.
I due trovarono un posto, isolato dagli altri e ammirarono la veduta
che dava sul mare. La statua della Libertà, luminosa, che si distingueva
facilmente dalle innumerevoli luci della grande mela, affascinava Erina ammirandola
intensamente. La ragazza non si sentiva libera, come il nome di quella statua,
doveva ancora liberarsi di tutto quello che occupava la sua mente. Infatti gli
occhi della statua parevano comunicarle affettuosamente che doveva chiarire
qualcosa con Soma, mentre un vento freddo le attraversò i capelli facendola
tremare.
- Hai freddo? – si accorse Soma.
- No, è solo un brivido da niente. – mentì spudoratamente.
Yukihira aveva la sensazione che Erina gli stesse mentendo come tutte
le volte in cui lui cercava di essere gentile e premuroso nei suoi confronti,
ma puntualmente lei gli rispondeva male.
Soma era stufo di sentire che lei stava bene, quando era palese che non
quella non fosse la realtà, così le si avvicinò abbracciandola d’istinto.
Erina si sentì stringere da mani calde e forti per poi trovare il suo
viso a contatto con la maglietta nera di Yukihira. Quel contatto caldo e
rassicurante le ricordò il loro bacio, era così piacevole che staccarsi sarebbe
stato un peccato.
- Ti è così difficile essere sincera? Perché non dici che hai freddo? –
chiese il ragazzo tenendola ancora stretta.
Le uniche parole che Erina aveva nella testa erano dure e cattive;
quell’abbraccio non sarebbe dovuto succedere come per la storia del bacio. “Soma
non doveva prendersi tutte quelle libertà con lei” voleva dire. Non riusciva a
concepire la sua vita condivisa con un ragazzo come Soma. “Neanche per idea”,
pensava testardamente. Infatti, poco dopo aver fatto chiarezza con la testa,
gridò – Lasciami subito! – allontanando da se Yukihira.
- Scusa, pensavo che ti servisse un po’ di calore perché ti vedevo
tremare. Ho sbagliato? – domandò Soma.
- In quel caso un gentil uomo offre la propria giacca, stupido! –
Il rosso capì di aver agito male e si chiese come mai avesse compiuto
quel gesto incontrollato. Per rimediare, si tolse la giacca per metterla sulle
spalle di Erina – Credo di aver esagerato un po’. – tentò di scusarsi ancora.
Nakiri non poteva guardarlo in faccia perché anche se non era più
giorno si vergognava per essere diventata paonazza e iniziò a sentire un caldo
soffocante. Si sentiva un po’ in colpa per aver alzato la voce, in fondo era
sempre così. Alzava la voce per sentire quanta ancora risolutezza e forza aveva
dentro di se quando dall’esterno si mostrava debole e fragile a qualsiasi
sentimento che registravano il cuore e la mente - No, scusa anche tu per aver
urlato. –
Sulla bocca di Soma si disegnò un bel sorriso poi sbirciò le labbra di
Erina perfette anche nel buio della notte. Si immerse all’istante nel bacio e
in quel mondo che solo lui e Nakiri avevano visto, quel posto magico che gli
aveva fatto conoscere quasi la chiave di svolta per migliorare la sua cucina.
Avevano creato insieme un piatto decisamente unico e buono.
- Nakiri… - cominciò Soma inducendo Erina a guardarlo negli occhi.
- Ho mentito sulla vicenda del piatto. – continuò mantenendo lo sguardo
rivolto verso il panorama che aveva davanti a sé.
- Che vorresti dire? – s’interessò la ragazza desiderosa di sapere il
resto, ma anche nervosa perché stava per conoscere la verità.
- Ho trovato il modo di completare la tua ricetta perché dopo quel
bacio mi sono messo a pensare ad un piatto che avesse potuto ottenere lo stesso
gusto che ho percepito. A dire il vero non volevo dirtelo perché è davvero
imbarazzante. Ahahahah. – ci scherzò su il rosso.
Erina divenne più rossa dei capelli di Soma – Infatti potevi tenertelo
per te. Come fai a dire una cosa così imbarazzante con tanta leggerezza! – si
spazientì la ragazza evitando lo sguardo di Yukihira.
- Ma io avevo necessità di dirtelo. E poi è stata l’esperienza più
piacevole che abbia fatto. – disse spontaneamente Soma, ma il suo cuore invece
di liberarsi di un peso si caricava di altre emozioni a lui sconosciute.
“L’esperienza più piacevole che abbia fatto”, quelle parole erano
uscite spontanee che neanche Soma aveva preparato. Aveva esagerato pensò
Yukihira vedendo il volto di Erina scioccato.
La ragazza ne aveva abbastanza, se Soma avesse voluto dirle altro
probabilmente sarebbe collassata. Tutti quei colpi al cuore per cosa erano?
Possibile che dentro di lei provasse sentimenti d’amore per la persona che
aveva di fronte? No, rispose Erina alla sua mente. quelle parole la colpivano
perché anche lei aveva provato la stessa cosa baciandolo ed erano le prime
parole dolci rivolte solo a lei. Non per la sua bravura in cucina o per il suo
palato, ma solo a causa di emozioni nascoste provate in una situazione
accidentale.
- Adesso basta! – prese il controllo della situazione Nakiri – Lo
ammetto…anch’io ho provato a creare quella ricetta che tu hai completato solo dopo
l’incidente in aeroporto, ma voglio che il discorso finisca qui. – Erina
ricordò le parole di suo padre, mentre cercava di formulare una frase che
racchiudesse il suo stato d’animo in quel momento. “Vuoi arrivare alla vetta
della Tootsuki ed essere la numero uno? Allora fai attenzione che Yukihira non
ti prenda il posto che spetta a te.” Erano le parole di suo padre, schiette e
dure quanto vere.
- Il bacio ormai appartiene al passato, non ha senso pensarci ancora.
Non ho dimenticato il giorno in cui sei stato ammesso alla Tootsuki, a mia
insaputa per giunta. – disse freddamene e si irritò anche, ma non aveva
terminato il discorso che Soma, a sua volta, cercava di comprendere – Alla
cerimonia di inizio anno hai apertamente segnato la tua carriera perché la
vetta della Tootsuki appartiene a me. Tra di noi c’è solo competizione e
nient’altro, chiaro? -
Gli occhi di Soma s’infiammarono di fuoco vivo – Benissimo, per me è lo
stesso. Non mi lascerò battere da te, Nakiri! – lo spirito di competizione
prese il sopravvento in Soma, rispetto a quel sentimento che aveva preso forma
sia nel suo cuore che nella sua testa.
Il cuore di Erina cominciò a battere più regolarmente grazie al fatto
che Yukihira era tornato ad essere lo stesso ragazzo che odiava perdere.
- Ti dimostrerò che faccio sul serio. Per prima cosa entrerò nei
migliori dieci e infine preparerò un piatto che neanche il palato divino potrà
negare la squisitezza, cedendomi il posto in cima a tutti. – viaggiò
d’immaginazione Soma.
La faccia di Nakiri si gonfiò come un pallone – Non riuscirai mai a
farmi apprezzare un tuo piatto completamente e neanche soffiarmi la vetta!
Questa non te la perdono! – s’infiammò Erina tanto da voler strangolare il
rosso per la sua sfacciataggine infinita.
Yukihira tornato al presente, dopo i suoi viaggi mentali che lo
vedevano protagonista di essere ritenuto da tutti il numero uno indiscusso,
notò che intorno a lui e Erina si erano girate le persone che erano lì vicino a
seguire la loro scenetta. In quell’istante pensò di aver fatto arrabbiare Erina
seriamente.
Sai guardò nella loro direzione senza intervenire – Si stanno proprio
divertendo, non trovi? – disse alla sua collega, per giunta dandole del tu.
- Cos’è tutta questa confidenza? Comunque non sono d’accordo. Prima si
abbracciano, poi si scannano. Io li vado a dividere. – decise da sola prima che
Sai potesse fermarla.
Nel momento in cui la donna si avvicinò ai due squillò il cellulare di
Soma.
Era Joichirou che chiese a Soma di raggiungerlo con Erina all’hotel
dove alloggiavano.
In aereo la vivacità di Alice si era spenta con il sonno. La sua testa
era appoggiata sul braccio di Ryou ancora sveglio. Non aveva sonno e da ottima
guardia del corpo prestava attenzione che nessuno si avvicinasse alla sua lady.
Sentiva appena il respiro di Alice sul suo braccio muscoloso. La sua
espressione da duro e indifferente si addolcì nell’ammirare il viso candido e
perfetto della ragazza. Spostò dietro le orecchie un ciuffo di capelli bianchi
di Alice che le erano finiti sugli occhi, ma così facendo la svegliò.
- Che stai facendo? – chiese ancora assonnata l’albina.
- Mi spiace di averla svegliata, mia signora. –
Alice sbuffò e si riposizionò come stava prima.
- Dormi anche tu, è un ordine. –
- Non dovrei farle da guardia del corpo in questi casi? –
- No, ci sono un mucchio di uomini che mi stanno sorvegliando,
tranquillo. – disse, per poi tornare a immergersi nei sogni.
Ryou si guardò attorno notando parecchi uomini con abiti scuri in
allerta. Così, accertato che non ci fosse pericolo per Alice, il ragazzo chiuse
gli occhi e poggiò, rilassato, la testa sul cuscino dello schienale.
Megumi, Takumi e Mimasaka erano già profondamente addormentati. Megumi
sognava di indossare un abito da sposa per il suo desideroso matrimonio con
Soma, Takumi invece era nel bel mezzo di uno shokugeki con Yukihira e Mimasaka
sognava di essere diventato un grande cuoco che gestiva un locale tutto suo.
Akira e Hisako erano ancora immersi nelle loro letture solo che la
ragazza, arrivata al ventesimo capitolo del romanzo, pensò di chiudere il libro
e riposarsi un po’ per non arrivare a New York distrutta dalle occhiaie.
Nel conservare il libro, però, il segnalibro cadde vicino alle scarpe
di Hayama. Il ragazzo lo vide e tentò di recuperarlo mentre Hisako faceva la
stessa cosa. I loro visi si trovarono vicinissimi l’uno dall’altra, infatti
Hisako arrossì subito specialmente pensando che quella situazione poteva essere
considerata simile all’incidente del bacio tra Soma e Erina.
L’idea di baciare Akira la rese ancora più nervosa e imbarazzata tanto
che Akira se ne accorse. Il ragazzo le raccolse il segnalibro noncurante della
reazione della ragazza. Lui non ci trovava nulla di strano e non sapeva di
quello che era accaduto tra Soma e Erina, però doveva ammettere che i suoi capelli
avevano un buon profumo poi riprese tranquillamente a leggere.
Hisako aveva mille pensieri per la testa, ma la stanchezza la rapì trascinandola
nel mondo dei sogni. La sua mente occupata dalla figura di Erina ovviamente la
portò a sognare la sua amica e Hisako che la proteggeva da un mostro che aveva
le sembianze di Azami. Cambiando scenario invece fu catapultata in un sogno che
vedeva protagonista Sadatsuka Nao che cercava in tutti i modi di dividere
Hisako da Erina. Quei sogni fecero venire i brividi a Hisako, Akira infatti si
preoccupò e posò la sua giacca sulla ragazza dormiente. Alla fine, però, anche
Hayama cedette al sonno. I ragazzi fecero un lunghissimo sonno con sogni
piacevoli e anche terrificanti ad accompagnarli per tutto il viaggio.
Erina aveva dormito bene quella notte. Finalmente era piacevole
svegliarsi pensando di essere in una delle città più bramate del mondo, ma senza
dover pensare di doversi alzare per lavorare con suo padre. Non aveva avuto
incubi o comunque non ricordava di aver fatto alcun sogno tormentato. La
ragazza era stata ospitata in una delle stanze d’albergo dove alloggiavano
anche Soma e suo padre. La stanza non era male: letto a due piazze, cuscini di
prima qualità e uno specchio piccolo accanto ad un mobiletto dove erano stati
appoggiati dei vestiti per lei procurati dalla sua guardia del corpo. Infatti
tutte le sue cose personali erano state lasciate nell’hotel affittato da Azami.
Prese gli abiti e si recò subito in bagno per rinfrescarsi. Il suo viso nello
specchio appariva riposato, nessuna occhiaia o imperfezione, le sue labbra però
formarono un sorriso malinconico. Voleva tanto tornare in accademia e rivedere
Hisako per scusarsi della sua assenza; di tornare a casa sua.
Aveva persino coinvolto Joichirou per aiutarla ad allontanarsi da suo
padre. Non capiva perché lei fosse tanto aiutata da persone che la conoscevano
poco. Si domandò se anche lei avrebbe fatto la stessa cosa per loro nel caso in
cui fossero stati in difficoltà serie.
Erina non era abituata a interagire con persone amiche a parte Hisako e
sua cugina il resto erano solo collaboratori della sua famiglia ai quali non
doveva dare troppa confidenza. Non era in grado di aiutare gli altri con le sue
sole forze o meglio non l’aveva mai sperimentato.
La notte prima Joichirou aveva raccontato, omettendo qualche
particolare, che Azami non avrebbe costretto Erina a tornare a lavorare con
lui. Poteva davvero godersi quelle ultime vacanze in pace? Erina si sentiva
tremare quando pensava di trovare suo padre all’improvviso che sperava di
riportarla dalla sua parte.
Il padre di Soma aveva rassicurato i due ragazzi anche riguardo la foto
compromettente: l’immagine era stata cancellata per sempre.
La foto non era sparita per sempre come pensavano Joichirou e Erina
perché c’era ancora Soma ad averne una copia. Lui però era talmente assorto nel
sorprendere Nakiri con l’arrivo degli altri amici che si scordò di questo
particolare. Sul cellulare controllò solo la cartella degli sms piena di
messaggi da Hisako che sperava una risposta sulle condizioni di Erina più il
messaggio che gli ricordava della loro partenza e che si sarebbero incontrati
al posto accordato in precedenza. Al risveglio Soma incontrò, nel corridoio,
Erina che si stava avviando in cucina per prepararsi qualcosa da mettere sotto
i denti.
- Ehilà Nakiri! Dormito bene? –
Erina si voltò con sguardo indifferente – Si, credo che stare qui mi faccia
bene. –
Yukihira era contento di vederla più colorita di qualche giorno fa e
seguì la ragazza.
Tutti gli addetti di quell’hotel, non appena vedevano Soma e Erina li
salutavano allegramente senza fare domande. Nel posto in cui Erina soggiornava
prima le persone non erano così solari o spontanee. Per lei era una cosa
strana, ma vedendo quei visi felici si sentì esplodere di positività.
La cucina era già occupata da diversi cuochi che facevano sperimenti e
Joichirou che stava preparando la colazione per loro.
- Non avresti dovuto, con quello che avete fatto per me, volevo
cucinare io. – disse imbarazzata Erina mentre il suo palato desiderava
assaggiare quello che aveva preparato l’uomo.
- Infatti! Perché lo hai fatto tu? Volevo cucinare io la colazione per
tutti. Uffa! – sbuffò Soma, con aria di competizione verso suo padre che lo
guardava rassegnato.
- Facciamo così la prossima volta chiederò anche il vostro aiuto, ok?
Adesso sedetevi e mangiate. – disse Saiba, mentre gli altri gustavano i suoi
piatti deliziosi.
Intanto Sai spiegava a Erina e Soma cosa avrebbero dovuto fare quella
mattina.
- Ho chiamato suo nonno e gli ho riferito la sua situazione signorina,
quindi lui mi ha riferito che lei e Yukihira avete uno stage da portare a
termine. Questo perché ha ricevuto un incarico da un suo amico che vive proprio
qui a New York e così vorrebbe dare a voi l’opportunità di sperimentare le
vostre qualità culinarie. –
- Sul serio? Ma così, di punto in bianco? – chiese Erina che non capiva
bene la situazione.
Sai e Soma si guardarono complici, però cercarono di convincere Erina a
seguire le indicazioni; del resto non aveva nulla da perdere.
Sai scortò Erina e Soma nel posto indicato dall’ex direttore verso le
dieci di mattina. Arrivati, Erina si tolse gli occhiali da sole per vedere
meglio il locale e si stupì. Aveva creduto di dover lavorare in un ristorante
di bassa qualità o qualche villaggio turistico, ma mai si sarebbe aspettata di
fare uno stage per un ricevimento nuziale. Il posto era un sogno. Ristorante al
chiuso e all’aperto in base al gradimento degli ospiti e una spiaggia di sabbia
che brillava di luce propria.
- Sul serio dobbiamo cucinare per un matrimonio? – chiese scioccata
Erina che non credeva fosse possibile.
- Certo, me lo ha espressamente richiesto vostro nonno. – rispose, come
se fosse la cosa più normale del mondo.
Soma esplorò tutto l’ambiente a disposizione ammirando ogni cosa –
Potrebbe essere un’esperienza fantastica! Non ho mai provato a cucinare per un
ricevimento simile. Sarà divertente! –
- Anche no! Io conosco qualcosa, ma non ho mai sperimentato dal vivo tutto
ciò. – sbottò Erina.
- Va bene, rilassati. Siamo qui per imparare, no? –
- Certo. – si avvicinò il capo chef – Vi daremo tutte le indicazioni
possibili e vi seguiremo in ogni cosa. – rassicurò lui.
Il capo chef poi si avvicinò a Sai e gli sussurrò all’orecchio qualcosa
– Non dovevano essere più di cinque, i ragazzi? –
- Si, gli altri arriveranno fra qualche ora. Non si deve preoccupare. –
disse Sai tranquillo.
Lo chef si presentò ai due ragazzi facendo infiniti complimenti a
Erina, erede della famiglia Nakiri.
Soma ed Erina furono invitati a sedersi ad uno tavoli che erano stati
adibiti all’esterno. La vista era stupenda e il vento era piacevole. Il
proprietario del ristorante cominciò ad illustrare ai due il menu del
ricevimento richiesto categoricamente dalle famiglie degli sposi.
Quando Soma ebbe letto fino in fondo i piatti che avrebbe dovuto
preparare sentì una scarica elettrica attraversargli il corpo. Era una nuova
sfida per lui, piatti nuovi e ricette da sperimentare che avrebbero arricchito
la sua conoscenza culinaria.
Erina invece non era proprio eccitata infatti faticava a comprendere la
buona riuscita di quello stage per giunta con l’aiuto inesperto di Yukihira.
- Insomma il menu è all’italiana, ma non sarebbe più opportuno chiedere
a qualche italiano di dare una mano? – domandò in modo naturale Erina.
- Ci abbiamo provato, ma vostro nonno ha dato la sua parola che voi
avreste saputo cosa fare. – spiegò l’uomo – Quando volete, vi mostro la cucina
e per gli ingredienti vi fornirò di tutto ciò che avrete bisogno. –
- S-si. – disse incerta la ragazza. Conosceva poco della cucina
italiana, se ci fossero stati i fratelli Aldini però sarebbe stato tutto più semplice,
pensò lei.
- Vedrai, andrà bene! – la confortò Soma con aria solare.
Erina amava cucinare, ma lavorare con Yukihira le pesava non poco.
Avevano dei gusti di cucinare diversi, lei sceglieva con accuratezza gli
ingredienti invece lui decideva tutto al momento senza una precisa istruzione.
Come avrebbero potuto conciliarsi?
Soma invece aveva appena ricevuto il messaggio da Alice che erano appena
arrivati e che si sarebbero incontrati al ristorante intorno alle 12:30.
Accompagnati dai bodyguard, i ragazzi, erano entusiasti di essere in
quella città magica e divertente. Alice, per prima, correva da tutte le parti
cercando un posto in particolare costringendo gli altri a seguirla per tutta la
città.
- Eccolo! – esclamò Alice, indicando un bar. Aveva voglia di fare
colazione perché il buco allo stomaco si faceva sentire.
- Non possiamo perdere tempo a mangiare! Dobbiamo andare da Erina. –
protestò Hisako contro Alice generando una discussione tra le due.
- C’è tempo! Non essere così apprensiva, dai! Divertiamoci! – disse
Alice che aveva trovato l’allegria appena scesa dall’aereo. L’albina si sentiva
più vicina a sua cugina perciò non aveva motivo di essere troppo preoccupata.
Prese per un braccio Hisako e la trascinò dentro il locale.
- Insomma, solo io mi preoccupo di trovare al più presto Erina! – si
arrabbiò Hisako.
- Dovresti rilassarti, ti farà bene pensare a qualcos’altro. – si
avvicinò Akira all’orecchio della ragazza.
Hisako avrebbe risposto male ad Ayama, ma Alice le disse qualcosa che
la calmò definitivamente – Anche io non vedo l’ora di vedere quella noiosa di
mia cugina, però so che sta insieme a Yukihira. Ha risposto a un mio sms poco fa,
quindi possiamo tranquillizzarci, giusto? –
- D’accordo. – accettò Hisako che mise da parte la sua rivalità verso
Alice.
Takumi fu subito preso in simpatia dalla ragazza che lavorava dietro il
bancone del bar. Megumi invece fu circondata da due ragazzi che volevano
offrirle qualcosa finché non s’intromise Mimasaka, sedendosi accanto alla
ragazza, che fece scappare i due.
Dopo una ricca mangiata si avviarono all’appuntamento nel ristorante
dove avrebbero fatto lo stage e per fare una sorpresa a Erina.
Mentre Soma e Erina cercavano di fare amicizia con gli altri cuochi
arrivarono Hisako e gli altri irrompendo nella sala interna del ristorante.
Erina non sapeva cosa provare in quel momento né aveva parole da
pronunciare. Vide Soma che andò incontro agli amici per scherzare un po’, aveva
intuito che il rosso sapeva già del loro arrivo. L’unica persona però che
voleva vedere era Hisako. Quest’ultima si avvicinò con lentezza verso Erina –
Sono contenta che tu stia bene. Siamo venuti quasi tutti perché eravamo preoccupati,
tuo nonno ci ha dato una mano. -
Hisako non dovette sforzarsi tanto per dimostrarle affetto perché ci
pensò Erina. Nakiri la abbracciò forte – Scusami per averti ignorato, sono
stata un’egoista e insensibile. Grazie per essere qui, Hisako. Grazie davvero.
– ebbe il coraggio di far uscire tutto
quello che sentiva.
Soma e gli altri guardarono la scena strappalacrime, sprizzando
felicità.
Erina si accorse in un secondo momento che mancava qualcuno – Non è
venuta Alice? – chiese a Hisako.
- Si, era con noi. Forse è in giro a perlustrare. –
Erina aveva sperato che non fosse venuta. Non voleva rivedere Alice
dopo quello che era successo tra loro. C’era troppa insicurezza quando pensava
ai litigi con sua cugina e sarebbe stato difficile parlarle. Non voleva complicare
di più la loro situazione.
Alice guardava con aria assente la superfice limpida del mare in
lontananza. Non si staccava dalla parete che si affacciava sui tavoli adibiti
all’esterno. Sembrava come se stesse aspettando qualcuno. Di lì a poco infatti
anche Erina sembrava rapita dall’aria fresca di quel posto. Erina perlustrò coi
suoi occhi lilla ogni angolo in cerca di Alice. Sua cugina che era proprio alle
sue spalle attirò la sua attenzione – Stavi cercando me? –
Erina si girò per nulla sorpresa, sapeva che prima o poi avrebbe dovuto
affrontare Alice, ma il suo discorso non sembrava affatto pronto per fare pace.
- Così sei venuta anche tu. - Erina teneva gli occhi bassi.
- Pensavi che non venissi? – cominciò a fare due passi in avanti, Alice.
- Forse. – era incerta l’altra.
- Io ti avevo avvertita che non sarebbe stato piacevole obbedire a tuo
padre, ma tu non hai voluto il mio aiuto. –
- E’ pur sempre mio padre. – cercò di trovare il modo di rendere
convincente quella frase.
- Già questo lo capisco, però certe volte…non so…vorrei che tu non
debba seguire sempre tutto quello che ti dice di fare Azami. Sii più severa
quando si tratta della tua vita non fartela costruire dagli altri, ma solo da
te stessa. Devi essere padrona delle tue scelte e se hai paura non avere timore
di chiedere aiuto. –
- Accidenti avevi davvero tanto da dirmi. – fece sarcastica Erina.
- Sei sempre così cinica nei miei confronti. – continuò Alice, ferita
perché sentiva che Erina nascondeva i suoi sentimenti.
- Non è così, io so quello sto facendo e non ti credere di sapere tutto
solo perché vuoi sentirti superiore a me. –
- Non accetti critiche, eh? Tipico di te che sei perfetta in tutto. –
la provocò Alice.
- Vuoi litigare? – domandò acida Erina.
- Perché non lo stiamo già facendo? Litighiamo sempre. – mostrò la
realtà, Alice.
- Di chi pensi che sia la colpa? – s’irritò Erina.
Alice incrociò le braccia al petto e si sedette su una delle sedie che
le era capitata vicino. Girò lo sguardo dalla parte opposta a quella di Erina e
sua cugina fece lo stesso cercando di calmarsi.
- Ogni volta finisco per prendermela con te, è patetico. Lo so che è
difficile avere una cugina come me, hai tutte le ragioni per arrabbiarti. Mi
dispiace, Alice, per essere stata così distante e di averti fatta preoccupare.
– cercò di chiedere una scusa stupida quanto sincera.
- Ahhhh, lascia stare. È tutto a posto. – si alzò Alice e andò verso la
porta.
- Aspetta, Alice. – la chiamò Erina e Alice si bloccò aspettando che
l’altra parlasse.
- Lavoreremo insieme per questo stage, non sarà un peso per te? –
chiese seria la biondina.
- No, credo che sarà inevitabile. Come è inevitabile che abbiamo lo
stesso sangue che ci scorre nelle vene. È inevitabile che ci incontreremo e
cucineremo spesso insieme alla Tootsuki. Così come è inevitabile che
litigheremo ancora. Adesso torno dentro per capire quale menu sarà servito per
le nozze. – Alice aspettò qualche secondo e poi lasciò sua cugina da sola.
Erina colse una certa malinconia nelle parole di sua cugina, forse si
erano avvicinate un po’, ma sapeva che dovevano lavorare ancora molto sul loro
rapporto di cugine per recuperare l’affetto di un tempo.
Passarono cinque giorni di intenso lavoro tra fornelli e cibi di alta
qualità. I ragazzi si divisero la preparazione delle portate e non mancarono
infatti i litigi. L’unico che era a suo agio era Takumi che finalmente vedeva
la possibilità di mostrare le sue capacità culinarie della sua Italia. Soma gli
fece molti complimenti che Aldini apprezzò appieno; anche se in fondo Yukihira
cercava solo di apprendere l’arte di Takumi e imitarla perché lo incuriosiva
troppo.
Takumi aiutò chiunque; lavorò persino con Erina che pur essendo più
capace di lui accettava i suoi consigli.
Furono giorni di sperimenti che ogni giorno venivano perfezionati con
l’aiuto di Erina che desiderava per ogni piatto la perfezione. Erano talmente
in conflitto tra di loro che riuscirono persino a creare due torte nuziali
differenti. Takumi desiderava una classica torta con la panna sopra a ricoprire
i sei piani del gigantesco dolce con sopra la statuina dei due sposi, mentre
Soma e Alice volevano preparare qualcosa di diverso. Una torta a otto piani. La
base a forma di cuore adonata con rose rosse di zucchero più fiori veri e sopra
all’ultimo piano un castello con altrettante rose vere e una scala lunga per
tutta la torta con i due sposi che si accingono a salire la scalinata decorata
di fiori reali e profumati. Erina a priori aveva scartato questa ipotesi, ma fu
propensa all’idea originale che anche Hisako approvava. L’avrebbero preparata
se avessero avuto il tempo di farlo. E fu così che oltre ad aver creato una
torta classica ne realizzarono anche una molto più complicata e artistica.
I risultati erano molto buoni e cinque giorni di perfezionamenti e
impegno sparirono in tempi brevissimi.
L’atmosfera di quel giorno era diversa da come se la immaginava
Yukihira. Uscì dalla cucina con la divisa per camerieri e vide gli invitati
degli sposi tutti eleganti che prendevano posto, parlavano e ridevano. L’aria
che si respirava non era semplicemente di festa. Erano tutti contenti, quasi
contagiosi. Anche Soma aveva l’impulso di sorridere e mischiarsi tra gli
invitati perché la gioia che si respirava era vera e sincera. Yukihira pensò,
ad un certo punto, che pur servendo un piatto scadente non se ne sarebbe
accorto nessuno. Era davvero così bello il giorno di un matrimonio? Ecco che le
domande tornarono a riempirgli la mente.
- Yukihira kun, abbiamo bisogno di te. – lo sollecitò Megumi e Soma la
seguì di corsa.
In cucina si impegnarono tutti ricordando ogni prova che avevano fatto
per arrivare a creare il menu che gli sposi desideravano tanto. Per rendere
quel matrimonio ancora più piacevole e spettacolare mancavano solo i piatti
principali che tra una musica e l’altra i cuochi servivano.
Erina era indaffarata a dirigere i cuochi, ma anche lei si prendeva
delle brevi pause per sbirciare la festa in corso. Specialmente durante i balli.
Il ballo lento dello sposo e della sposa, le fece capire quanto quelle persone
fossero felici insieme e affiatate. Anche lei aveva ballato con qualcuno, e la
musica bella e lenta c’era, ma la canzone non basta per rendere magico quel
momento.
Alice e Hisako si avvicinarono anche loro per guardare i balli.
- Non ti sembra qualcosa di già visto, cugina? – domandò Alice,
maliziosa.
- No, perché? – chiese distratta Erina.
- Anche all’accademia abbiamo ballato a quella festa. E se non sbaglio
tu hai ballato con Yukihira lo stesso ragazzo che hai baciato. – Alice cominciò
a prendere in giro Erina.
Erina si imbarazzò subito, ma non voleva affatto darla vinta ad Alice –
Smettila, questo fatto non c’entra nulla con il matrimonio. –
- Ha ragione Erina, le nozze sono un avvenimento che ti cambia la vita
soprattutto perché hai una persona che ami e che ti ama. – disse Hisako.
Erina lo sapeva, il matrimonio non è una semplice festa con la musica d’atmosfera,
ma un giorno importante, speciale per molti, perché si trova la persona giusta
con cui passare tutta la vita insieme.
- Certo che si, Hisako, ma non solo! Per esempio il mio matrimonio
dovrà essere in grande stile come quello che mi hanno raccontato i miei
genitori. Romantico e spettacolare dal giorno della promessa fino alla data di
nozze. Tu come vorresti il tuo matrimonio Megumi? – domandò Alice che intanto
continuava a pensare a come poteva essere il suo matrimonio, tranne per lo
sposo che nella sua testa non trovava ancora un volto.
- Il mio matrimonio? Non saprei a me importa solo che ci sia la persona
che mi piace. Si credo che vorrei solo questo. – disse con semplicità Megumi.
- Ha ragione Megumi, insomma alla fine non conta il posto o la musica,
ma la persona che scegli di sposare che dovrà rendere il giorno del matrimonio
un giorno speciale. – s’intromise Takumi, saggiamente.
Erina fu felice di sentire quelle parole, era proprio quello che dentro
di sé sentiva.
- Si, sono d’accordo con Aldini. – disse Hisako mentre preparava un piatto.
- No, io non sono d’accordo. Tu che ne pensi Yukihira? – chiese Alice
convinta del suo discorso.
- Non saprei, ma credo che la penserei come Takumi e Tadokoro insomma
non mi capita mai di pensare a certe cose…però anche la tua idea mi piace. –
rispose vago Soma concentrato sul piatto da preparare.
- Io penso che Tadokoro, come Aldini, abbia espresso la giusta considerazione.
Anche per me basta avere la persona giusta per essere felice. – contribuì alla
conversazione Mimasaka mentre versava del sugo di qualità.
- Stranamente siamo d’accordo su qualcosa. – disse un po’ acido Takumi
a Mimasaka accanto a lui.
Alice si imbronciò perché nessuno accettava la sua idea, così cercò
appoggiò nel suo fedele assistente, ma Ryou era in modalità Berserk e quindi
decise di lasciar perdere tanto non l’avrebbe ascoltata in ogni caso.
- Invece di perdere tempo nel pensare a certe cose, pensate a cucinare
abbiamo ancora delle portate da servire. – disse freddamente Hayama che era
intento a mescolare aromi di ogni genere. Alice lo guardò male e si rimise a
lavoro.
Quei discorsi non fecero altro che mettere altre domande nella mente di
Soma. Come era stato il matrimonio dei suoi genitori? Era come l’aveva
immaginato? Era con la persona giusta?
Il cervello di Erina pure elaborava teorie sull’unione dei propri
genitori. Si amavano davvero? La ragazza scacciò all’istante quei pensieri con
una grande forza di volontà per non deconcentrarsi.
Il lavoro di squadra procedette bene anche se le statistiche iniziali
non l’avrebbero previsto.
Giunto il momento della torta i ragazzi non ebbero dubbi e portarono in
sala le due torte con lo stupore di tutti i presenti.
Gli sposi si congratularono con gli chef e la loro creatività che
lasciò di stucco anche il proprietario del ristorante.
Si era fatta sera ormai e quindi gli invitati compreso la coppia
festeggiata si trasferirono dalla sala interna, che aveva il condizionatore per
le ore di pomeriggio calde, a quella all’aperto decorata di fiori e ornamenti
di festa colorati per gustarsi meglio il dolce e scattare foto in riva al mare
con la luce della luna.
Tutto stava procedendo per il meglio, ma qualcosa non prevista rovinò l’atmosfera.
La ex fidanzata dello sposo si presentò alla festa litigando
animosamente con la sposa che gelosissima cercava l’appoggio di suo marito per
mandare quella pazza scatenata fuori dal ristorante e dalle loro vite.
La discussione però si trasformò in una gara di torte. Tutto iniziò
quando la ex prese un pezzo di torta per lanciarlo sul vestito della sposa e
che a sua volta quest’ultima volle vendicarsi. Qualche pezzo di torta finì
anche sugli ospiti che cominciarono anche a lanciare tra di loro altri pezzi di
panna e cioccolato addosso. Questo finì per divertire sia gli invitati che gli
sposi. I pezzi accuratamente tagliati delle due torte bellissime furono
lanciati dappertutto, volarono anche addosso ai camerieri. Soma fu contagiato
da quell’euforia che si buttò nella mischia e Takumi accolse la provocazione
per rendere anche quella situazione un pretesto per gareggiare contro Yukihira,
ma il suo tiro fu scarso infatti finì per colpire Erina che stava cercando di
calmare la folla impazzita. La ragazza si spazientì tanto da lanciare pezzi di
torta che aveva a portata di mano contro Soma poiché credeva che la colpa fosse
anche sua. Invece di mettere ordine al caos che si era reato Yukihira e gli
altri si lanciarono cibo a volontà. Hisako proteggeva Erina, come fosse il suo
scudo. Akira e Hayama si sfidarono con quello che trovavano invece Mimasaka e
Megumi tentavano invano di fermare quella guerra di cibo mentre venivano
sporcati anche loro da ogni tipo di schifezza.
Quando finalmente arrivò il proprietario con un megafono grande il caos
si arrestò, ma ormai erano tutti sporchi come pure i tavoli. Era tutto un
disastro, ma Soma ebbe una folle idea - Perché non ci facciamo un bagno nel
mare! -
Gli sposi per primi non si fecero problemi e si buttarono con tutti i
vestiti nell’acqua lì vicino rischiarata dalla luce della luna. Gli altri li
seguirono a ruota persino gli anziani furono propensi a quella trovata. Così come
Yukihira e i suoi amici fecero altrettanto. Si divertirono un sacco a bagnarsi
dalla testa ai piedi. A fare gare di nuoto. Quel matrimonio sarà ricordato
nella storia come quello più folle.
Le guardie del corpo della famiglia Nakiri corsero subito a procurare
tanti asciugamani da mare per tutti, così la festa continuò, in riva al mare,
con brindisi e quel poco di torta che era rimasta. Fortuna che ne avevano
preparate due!
Quando ormai Erina non aveva più da fare in cucina si trascinò sulla
spiaggia; era stanca, ma i suoi pensieri no. Era stato un matrimonio divertente
e forse l’unico a cui era stata, certo non come invitata o festeggiata, ma si
sentiva comunque di aver fatto parte della festa e forse ancora una volta il
merito era di Soma.
Il ragazzo vide in lontananza Erina e decise di farle compagnia.
- Tieni, sono degli avanzi della festa. È tutto buonissimo, te lo
giuro! – disse Yukihira allegro mentre si sedeva accanto a Erina.
- E’ stata una bella festa. – disse la ragazza, mettendo da parte i pensieri
negativi.
- Sì, è stato divertente. A me è piaciuta la parte del lancio delle
torte. – commentò Soma divertito.
Erina non era certo contenta di sapere che metà del lavoro che avevano
fatto per realizzare quelle super torte era andato sprecato, ma ammise di
essersi divertita.
- Hai avuto una bella idea. Quella di farsi il bagno in mare, intendo. –
cercò di essere naturale Erina.
- Si, mi è venuta di colpo. Davvero geniale, eh? – concordò Soma.
I due guardarono verso le famiglie e gli amici che circondavano gli
sposi tutti felici e sorridenti. Anche Erina si fece contagiare spontaneamente
e sul suo viso apparve un bel sorriso che Soma le fece notare – Finalmente ti
sei divertita. –
Erina si girò verso di lui – Si, ma non montarti la testa. Non è solo
merito tuo. –
- Ok, ok. – rise Yukihira.
Hisako fu contenta di vedere Erina serena e continuò a guardare i due
in riva al mare, ma sentì le voci di due guardie del corpo che dicevano:
- Ehi, quel ragazzo non sembra un parente, né un amico degli sposi. –
- Già, perché si sta dirigendo verso la signorina Nakiri. –
- Forse è un amico del ragazzo accanto a lei, Yukihira Soma. –
- Forse, ma è meglio tenerlo d’occhio. Andiamogli dietro. –
Due agenti in nero seguirono il ragazzo che aveva intenzione di parlare
con Erina.
- Ciao, Nakiri. Possiamo parlare. – disse Kohinata appena arrivato.
- Che cosa ci fai qui, Kohinata? – domandò sorpresa Erina.