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Autore: cin75    16/07/2016    7 recensioni
Dalla storia: “..E so che mi vergognerò a vita anche di questo, ma…” e fece un respiro profondo. “…non era così che mi ero immaginato la prima volta nel tuo letto.” e Jared potè comunque notare un lieve rossore......
“Credimi, anche io mi ero fatto una o due idee su come sarebbe dovuta essere la tua prima volta nel mio letto. E non era certo così!” gli sussurrò amabilmente, mentre gli posava un bacio leggero , appena accennato, sulla bocca...."
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jensen Ackles, Misha Collins
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La mattina dopo, quando Jensen si svegliò, si rese conto di essere solo a letto e da come era quasi freddo il posto che aveva occupato Jared, immaginò che già da un po’ il ragazzo fosse sveglio.
Uscì da letto e si infilò un paio di pantaloni di tutta e una felpa che Jared , già dal giorno prima gli aveva lasciato su una sedia e decise di andare in cucina, da dove sentiva proveniva dei rumori.
Si affacciò e stava per salutare quando vide Jared girato di schiena, le spalle leggermente curve, le mani appoggiate sul bancone della cucina e la testa piegata verso il petto. Sembrava sconfitto. Combattuto.
E allora un pensiero ansiogeno attraversò la mente del biondo che sentì il cuore pulsargli fin dentro il cervello.
Non pensò ad altro se non a quel pensiero che gli era esploso immediatamente nella mente, mentre vedeva Jared in quella posizione.

“Ti sei pentito!” affermò, non chiese.


Jared si voltò verso di lui un secondo dopo averlo sentito e sul suo volto , Jensen, non riuscì a decifrarne l’espressione. Quindi si obbligò ad andare avanti. Prima o poi Jared avrebbe parlato. 
“Non te ne vorrò se è così.” continuò quindi, cercando però di non guardare Jared e di concentrarsi solo sulle sue mani, che all’interno delle tasche della felpa, si stavano letteralmente stritolando l’una con l’altra. “So che in parte è colpa mia se stanotte è successo quello che è successo. Io non avrei dovuto…incoraggiarti e tu…tu magari, temendo di offendermi o ferirmi se mi avessi rifiutato, dato quello che già mi era successo, ti sei sentito…costretto ad assecondarmi, ma ti giuro….non te ne faccio una colpa!”
“Davvero?” replicò Jared
Jensen deglutì. Jared gli stava dando ragione!!
“Davvero. Ma ti chiedo solo….. solo una cosa…” cercò di andare avanti.
“Che cosa?!” chiese quasi atono Jared che lo lasciava parlare senza interromperlo.
“Non….per favore…non buttare via  quello che magari stava nascendo tra noi. Torniamo a quello che c’era quando ci vedevamo al locale. Fa’ finta che stanotte non ci sia mai stata. Dimenticala, azzerala. Ma prova a darci comunque una possibilità. Non puoi negare che stiamo bene insieme!” disse speranzoso.
Si sarebbe accontentato anche di uncenno di assenso impercettibile.

“Credi che sia possibile?!” lo spiazzò Jared.
“Io farò del mio meglio per riuscirci.” affermò con forza Jensen anche se i suoi occhi verdi brillavano di un immensa incertezza. “Per favore, provaci anche tu.”
Jared non rispose e scosse, appena, la testa.
Jensen si sentì come schiacciato da un enorme macigno. Guardò per un attimo Jared che fissava lui e non diceva niente. Così ancora una volta fu lui a parlare.
“Ok, credo che a questo punto io debba decisamente andare via. Vado di là a prendere quelle poche cosa che mi hanno portato Felicia e Jim e torno al mio appartamento!” fece, riuscendo perfino a sorridere.
Ma quando si girò per fare quello che aveva appena detto, fu Jared a parlare.
“Hai finito?!” gli chiese.
“Cosa?!” sussurrò Jensen, voltandosi di nuovo verso il giovane che vedeva avanzare piano verso di lui.

“Hai ….finito….di …dire stronzate!?” fece quando ormai era ad un passo da lui.

“Co…come?! Io….tu vuoi….noi abbiamo… e poi ti ho chiesto….e tu non hai….”
“Dio!!” fece pacatamente esasperato Jared. “Ma quanto parli?!” esclamò un attimo prima di baciarlo con un impeto che tolse il fiato a Jensen che si ritrovò legato dalle braccia di Jared e sopraffatto dalle sue labbra al sapore di caffè. “Credi davvero che io possa o voglia dimenticare questa notte? Credi davvero che io, ora, ti lasci andare?”
“Ma…”
“Non provarci nemmeno ad andare via.” Sembrò, anzi no, gli ordinò decisamente. E di certo quello fu l’ordine più bello a cui Jensen avrebbe voluto obbedire senza replicare. “Tu ora vieni con me e fai colazione. Poi ce ne andiamo tutti e due in camera e mentre io cerco di dare a quel letto un aspetto più decente, tu , ti fai una doccia.”
“E poi?!” chiese con aria quasi innocente Jensen che non ci pensava per niente a liberarsi dell’abbraccio di Jared.
“E poi, io e te ci infiliamo di nuovo a letto, perché ho voglia di fare l’amore con te tra delle lenzuola che sanno di fresco e non di disinfettante.” gli rivelò carezzandogli le labbra con un bacio leggerissimo.
 “Possiamo saltare la colazione , allora!” azzardò Jensen, ricambiando con altri piccoli baci.
“Se vuoi che io mantenga quello che ho appena promesso, ho bisogno di fare colazione!”
“In effetti anche io avrei una certa fame!” ammise Jensen visibilmente, adesso, più rilassato e felice.
“Ottimo!”, fece entusiasta Jared, guidando il compagno verso il bancone della cucina. “Ho preparato dei waffles. Dolci o con bacon?!”
“Dolci e con bacon!” puntualizzò soddisfatto Jensen.
“Oddio!! Non dirmi che sei uno di quelli che mettono tutto insieme e…”
“Tu non hai idea di cosa sia il gusto del bacon e del miele insieme!” fece il biondo assaporandone già il sapore.
“Disgustoso?!” asserì Jared.
“Afrodisiaco!”
“Mi dici cosa c’entra il bacon con l’afrodisiaco?!” replicò confuso Jared.
“Il bacon c’entra sempre!!” asserì convinto Jensen. “Ma facciamo colazione e poi te lo mostro a letto!” concluse malizioso.
 

Passarono due settimane dall’aggressione di Jensen. I due avevano passato quegli altri pochi giorni, prima di riprendere ognuno il rispettivo lavoro, tra l’appartamento di Jared e quello di Jensen, che aveva decisamente bisogno di una sistemata dopo la sua assenza.
Jared con molte , anche se pacate, insistenze, aveva , alla fine, convinto Jensen a dirgli chi erano stati gli autori del pestaggio.
 
“Ma ad una sola condizione!” si era fatto ripromettere il ragazzo. “Non dirlo a Jim. O darà di matto.”, si preoccupò.  “Già non li sopportava  quando facevano solo gli stronzi omofobici nel locale. Pensa a cosa potrebbe fare se sapesse che…”
“Un attimo. Un attimo…mi stai dicendo che sono stati quei tipi che ho sbattuto fuori quella sera a farti questo?!” chiese sconvolto Jared. “Quelli che avevano puntato Felicia!?”
Jensen annuì. Solo annuì.
“Figli di puttana!!” sbraitò con rabbia andando avanti e indietro nella stanza come se fosse stato un leone in gabbia e poi come se qualcosa lo avesse colpito in piena faccia, Jared si bloccò a guardare Jensen.
“Che…che c’è?!” si allarmò l’altro.
“E’ stata colpa mia. Mio Dio! è stata colpa mia!!” disse all’improvviso.
“Cosa?!” stralunò Jensen. “Ma cosa dici, Jared?...colpa tua??”
“Se non fossi intervenuto… se quella sera io…..se non mi fossi messo in mezzo..se io…”
“Smettila.” lo rimproverò Jensen.
“Se la sono presa con te. Io ho fatto l’eroe e loro se la sono presa con te!!” fece con tono esasperato passandosi le mani fra i capelli, con fare frustrato.
“Ok! Te lo ripeto. Ora, smettila!” e questa volta Jensen era davvero infuriato. “Non è stata colpa tua. Tu hai fatto quello che andava fatto.” Disse con severità, raggiungendo il compagno e afferrandolo con forza per le spalle, costringendolo a guardarlo.  “Pensa a se non fossi intervenuto…forse c’avrei fatto a botte nel locale, forse Jim avrebbe usato quella mazza da baseball e chissà come sarebbe finita. Forse non avrebbero fatto niente o forse, a fine serata, avrebbero seguito Felicia invece che me. Ci sono migliaia di forse, Jared. Ma c’è una sola certezza. Hai fatto quello che dovevi ed è andata come doveva andare!” asserì tutto di un fiato per non permettere al compagno di pensare ad altro e darsi ancora la croce.
“Poteva finire male, Jensen!” sussurrò Jared, avvicinandosi di più a Jensen e abbracciandolo forte subito dopo. Come se fosse terrorizzato da quell’ipotesi scongiurata.
“Lo so. Ma non è andata così perché tu c’eri. Ci sei sempre stato anche quando non lo sapevo e spero…spero davvero che tu continui ad esserci!” disse Jensen, spostandosi appena per guardare il giovane che lo stringeva.
“Non permetterò mai più , a niente e nessuno, di farti del male! Mai più.” giurò con una tale decisione che Jensen ne ebbe quasi paura.
Ma non volle pensarci e si abbandonò solo al bacio che Jared gli stava dando in quel momento, come suggello di quella promessa.
 
Il sabato sera, Jensen doveva affrontare il suo rientro come titolare del “Bunker” e già sapeva che avrebbe dovuto rispondere alle tante domande sulla sua assenza. La scusa degli impegni di lavoro era andata bene per le prime sere, ma poi i frequentatori abituali del locale avevano cominciato a sospettare della sua assenza. Le voci prima di un incidente e poi di ciò che era successo realmente , si fecero sempre più consistenti e Jim si era ritrovato a dare delle spiegazioni e ad assicurare che Jensen ormai stava bene e che sarebbe tornato presto.
In quel periodo Jensen capì quante persone ci tenevano a lui, che gli volevano bene e che lo rispettavano, indifferentemente dalla sue preferenze e dal suo stile di vita personale.
Il ragazzo capì che finalmente era a casa e che nessuno poteva mandarlo via da lì, soprattutto alla luce di questa nuova consapevolezza. Soprattutto ora che c’era anche Jared nella sua vita.
 
I due erano all’ingresso del locale e Jensen  si sentiva un po’ nervoso. Per quanto ci tenesse a riprendere il lavoro, odiava essere al centro dell’attenzione.
Ma questo Jared non lo sapeva ancora.
Lo avrebbe saputo dopo , quanto ormai era troppo tardi per rimediare a quello che aveva fatto all’insaputa di Jensen.
BENTORNATO!!”  si sentì urlare contro Jensen non appena mise piede nel “Bunker”
Decine di facce sorridenti e felici di vedere che stava bene gli andarono incontro abbracciandolo e mostrando il piacere di rivederlo. Anche Jim faceva la sua parte e Felicia, piccola com’era, cercava di intrufolarsi tra tutte quelle persone per raggiungere il suo caro amico.
Jensen, quando ebbe un attimo di respiro,  si girò appena verso Jared e notò il suo sguardo soddisfatto.
“Sei stato tu?!” disse in un sorriso sforzato tra le labbra strette.
“Sorpresa!” esclamò a bassa voce il poliziotto.
“Io odio le sorprese e odio trovarmi al centro dell’attenzione!” fece con nonchalance
Jensen , mentre mandava giù un sorso di birra.
“Ops!!” fece spallucce Jared con aria innocente. “Dovevi dirmelo prima!”
“Prima quando? In questi giorni quando mentre mi tenevi a letto? O sotto la doccia? O sul divano? O magari vicino al bancone della cucina…due volte??” ironizzò con malizia Jensen.
“Ehi! Il divano è stata colpa tua!!” si giustificò Jared alzando le mani in segno di resa.
 E poi scoppiarono a ridere di cuore.
 

Dal bancone del bar, Jim e Felicia , osservavano la scena.
“Che ne dici, angioletto?” fece Jim
“Dico che non poteva succedere cosa migliore dopo una cosa così assurda, Jim!” rispose la ragazza che non potè nascondere gli occhi lucidi.
“O per favore!! Non mi fare la lacrima, ora!!” la rimproverò Jim.
“Scusa!” singhiozzò mortificata Felicia.
“Lo sai che poi inizio a piangere anche io!” replicò con la voce già emozionata Jim, passandole una mano tra i capelli.
   
 
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