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Autore: Alice95_    16/07/2016    5 recensioni
Una giovane Kate Beckett alla ricerca di una notte da dimenticare, si trova davanti a una persona che invece si ricorderà per il resto della vita.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alexis Castle, Altro personaggio, Kate Beckett, Martha Rodgers, Richard Castle
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Kate era sparita con Jamie in bagno mentre Castle si offrì di lavare i piatti. Naturalmente Kate si era opposta, dicendo che non era necessario, l’avrebbe fatto lei più tardi, ma Castle aveva insistito. Era il minimo che potesse fare dopo aver preparato la cena per tutti loro. Alla fine Kate accettò. Se voleva davvero fare i piatti, non lo avrebbe fermato. Lei sorrise quando finalmente gli consegnò l’asciughino, arrendendosi.

“Rick?!”, Jamie tornò correndo in cucina, vestita con il suo pigiamino e con il libro comprato da Rick stretto al petto. Kate seguì la scia della figlia, ridacchiando per l’evidente entusiasmo di Jamie. Aveva avuto problemi a tenerla in bagno il tempo necessario per prepararla per andare a letto, non riusciva a stare ferma un attimo.

“Pronta per la nanna?”, le domandò Castle, guardando divertito le due donne mentre si appoggiò al bancone, togliendosi l’asciughino dalla spalla. 

“Si”, urlò Jamie, tendendo le braccia verso di lui.

Lui subito la prese in braccio, mettendola al suo fianco per poi puntare i suoi occhi verso quelli di Kate.

“In fondo al corridoio a destra”, rispose alla sua domanda inespressa, indicando la direzione del bagno che si trovava in mezzo a due porte, una a destra e una sinistra, pensando che sicuramente erano le due camere, “Io devo finire alcune cose di lavoro, se per te va bene”.

“Certo”, annuì. “Ti unisci a noi quando hai finito?”.

“Si, non mi ci vorrà molto”. Rispose, i loro occhi si incontrarono, caldi e felici, le ci volle un po' per spostare lo sguardo lontano da lui, “Vado..”, indicò in direzione del salotto.

“E noi andremo…”, lui indicò la direzione opposta.

“Si”, sospirò lei. Questo stava diventando ridicolo e quasi non gli si mozzò il fiato quando Kate si avvicinò a lui, per un secondo pensò che lo stesse per baciare, invece si avvicinò alla bambina, lasciandole un dolce bacio sulle labbra, “Fai la brava uccellino. Vengo tra poco”.

“Ok mami”, Jamie annuì, sistemandosi meglio sul petto di Castle, il cui cuore stava ancora battendo all’impazzata. Seriamente, cosa non andava in lui? Perché avrebbe dovuto baciarlo?

Era sicuramente meglio mettersi al sicuro e andare fuori dalla zona di pericolo, così finalmente si incamminò verso la camera da letto di Jamie.

Una volta lì, mise Jamie a terra e subito iniziò a mostragli la sua stanza. Gli presentò tutti i suoi peluches e Castle capì subito conto che il signor Squibbles, la scimmia, era probabilmente il più importante.

Su una parete della camera da letto c’era un disegno di alcuni orsetti che giocavano e si chiese se l’avesse fatto Kate, da sola, si mise da parte la domanda per poi fargliela direttamente. Sul soffitto, sopra il letto di Jamie, c’era disegnato un cielo stellato, Jamie gli chiese di spegnere le luci, lui utilizzò un interruttore di una lampada sul comodino e improvvisamente si ritrovarono sotto un tetto di stelle danzanti. Jamie ritornò al suo fianco, prendendogli la mano mentre lui guardava ancora estasiato le luci che si muovevano per la stanza. Era bellissimo.

“E’ stupendo”, esclamò lui, sentendo Jamie tirarlo per la mano, voleva essere ripresa in braccio.

“Mami fato tutto”, spiegò lei una volta tornata tra le sue braccia, appoggiando la testa alla sua. E per un momento, chiuse gli occhi per trattenere tutte le emozioni che stavano fluttuando dentro di lui come un vortice.

“Stoia?”, chiese finalmente sua figlia e Castle fu grato della distrazione, potendo focalizzare l’attenzione su qualcos’altro che non fosse sua figlia tra le sue braccia. Spense le luci e prese il libro dal letto dove Jamie l’aveva lasciato, prendendo anche il signor Squibbles e passandolo alla bambina. Castle si mise a sedere sulla grande poltrona che vide in un angolo della camera. Jamie si sistemò comodamente nel suo grembo, accoccolandosi, mettendo la testa sul suo petto mentre lui l’avvolse saldamente con un braccio mentre cercava di calmare il suo cuore in corsa, prima di iniziare finalmente a leggere.

Ecco come Kate li ritrovò mezz’ora dopo, quando si incamminò silenziosamente verso la camera di Jamie. Si fermò sulla soglia, nascosta per metà dall’ombra del corridoio e li osservò mentre Castle era intento a leggere la storia alla figlia.

La sua voce era calda e bassa, portava in vita i personaggi in un modo che non aveva mai sentito prima. C’era una parte di lei che si chiese come sarebbe stato averlo lì a leggere i libri ogni sera, ma in quel momento era troppo distratta dalla visione dinanzi a lei. Sua figlia cullata nell’abbraccio di suo padre, aggrappandosi a ogni parola che usciva dalle sue labbra, come ipnotizzata.

“Quando papà orso e orsetta tornarono alla loro tana dopo una lunga e avventurosa giornata, orsetta aveva una domanda da fargli”, lesse Castle, prima di alzare un po' il tono di voce. “Papà orso, perché sei venuto a cercarmi?”, la voce di Castle si abbassò, quando lesse la risposta di papà orso, “Perché i padri ci sono sempre per i loro figli. Non importa cosa possono aver fatto, quanto male possono essersi comportati. Papà orso ci sarà sempre per orsetta”.

Jamie sospirò quando Castle lesse la risposta di orsetta, avvicinandosi ancora di più al suo petto, “Ti amo, papà orso”.

Castle guardò in basso verso sua figlia, la voce colma di emozione quando lesse le ultime parole di papà orso rivolte a orsetta, “E papà orso amerà sempre orsetta”.

Era una dolce storia sull’amore di un padre per il figlio e Castle prese un respiro profondo quando chiuse il libro, mettendolo sul pavimento vicino a lui e trovando gli occhi di Kate sulla soglia della porta, “Fine”. Sussurrò, chiedendosi da quanto fosse lì.

Calò il silenzio mentre tutti sembravano persi nei loro pensieri, finché la mano di Jamie non afferrò la camicia di Castle, tirandola finché lui non la guardò. Trovò qualcosa negli occhi della bambina che gli fecero fermare il cuore, per poi farlo ripartire all’impazzata, “Rick papà?”.

Lui deglutì a vuoto mentre non riusciva quasi più a respirare. Non poteva star chiedendo quello che lui stava pensando, che sperava. Forse la storia aveva smosso qualcosa in lei, forse sentiva il loro rapporto forte tanto quanto lui? Le settimane passate erano state…non sapeva nemmeno come definirle.

“Sono un papà, si”. Rispose nel miglior modo che poteva fare, i suoi occhi si incollarono a quelli di Kate che invece li aveva spalancati dallo shock realizzando cosa stava per accadere. Si spinse fuori dalla porta, sfrecciando verso la figlia.

“Mio papà?”, la voce di Jamie era così piccola, tranquilla e colma di speranza, con gli occhi pieni di lacrime.

Lui alzò la testa di scatto, vedendo che Kate si era già inginocchiata di fronte a loro. Cercò il suo viso per avere un segnale di quello che avrebbe dovuto fare e quando la vide annuire, il cuore di lui si fermò. Era giunto il momento, era arrivato.

Prendendo un respiro profondo, strinse un po’ di più Jamie contro lui e fece uscire quelle parole che aveva desiderato far uscire da tanto, “Si Jamie, sono il tuo papà”.

Il silenzio riempì nuovamente la stanza, Kate prese la mano di sua figlia, in attesa della sua reazione, ma Jamie rimase in silenzio. Kate si avvicinò, le sue ginocchia toccavano le gambe di Castle, mentre cercava di valutare la reazione della figlia alla notizia.

“Uccellino, capisci cosa significa?”, chiese finalmente Kate dolcemente, ma Jamie rimase in silenzio, evitando lo sguardo di sua madre che guardò Castle impotente. Non sapeva cosa fare e, dallo sguardo di lui, nemmeno Castle lo sapeva.

Ma poi disse la prima cosa che gli passò per la testa, come faceva sempre, sapeva che questo comportamento l’aveva messo nei guai più di una volta, ma che altro poteva fare?

“Va bene per te Jamie? Che io sia il tuo papà?”, chiese gentilmente, mettendo il suo dito indice sul naso della figlia, ricordandosi che Kate lo faceva spesso.

Jamie alzò gli occhi, lo studiò, “Come papà orso?”, chiese esitante, con gli occhi timidi, ma Castle sapeva esattamente quello che voleva dire.

“Si, da questo momento ci sarò sempre per te, come papà orso e come la tua mamma”.

“Okay”, Jamie disse semplicemente, senza chiedergli dove fosse stato fino a quel momento. Ma sapeva che quel giorno sarebbe arrivato. Sarebbe cresciuta e un giorno gli avrebbe chiesto dov’era stato i primi due anni della sua vita, ma in questo momento non aveva importanza. Lo sapeva, finalmente lo sapeva e non doveva più fingere. Abbassò la testa, lasciando un dolce bacio sui capelli di Jamie.

“Sempre Jamie, te lo prometto”.

Sentì le dita di Kate stringersi attorno alla sua mano sinistra, quasi dolorosamente, facendogli spostare lo sguardo su di lei. C’erano lacrime nei suoi occhi, non sapeva se era un buon segno o un brutto segno, ma prima che potesse pensarci ancora, lei si alzò.

“Forza uccellino, è tempo di andare a letto”. Disse incamminandosi verso il letto di Jamie e tirando giù le coperte, conoscendo la bambina era troppo stanca per elaborare veramente questo importante cambiamento nella sua vita. Castle si alzò lentamente con Jamie assonnata tra le sue braccia, la portò verso il letto e la mise delicatamente giù.

“Buonanotte ranuncolo”, sussurrò, e le piccole braccia di Jamie avvolsero il suo collo, tirandolo giù e lasciandogli un dolce bacio sulle labbra.

“Notte papà”, mormorò nel suo collo, e poi lo lasciò andare, aspettando il bacio di sua madre.

“Dormi bene, uccellino”, disse Kate a bassa voce prima di passare davanti a Castle, una mano sulla sua spalla mentre lasciava la stanza, dando ai due qualche altro minuto per stare da soli.

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Rick tornò in salotto, trovando Kate a guardare fuori dalla finestra, e il suo umore si abbassò un po' vedendola persa nei suoi pensieri.

“Kate?”, la sua voce era morbida quando annunciò la sua presenza.

E poi lo sorprese quando si girò, un dolce sorriso sulle sue labbra, “Hey”.

Fece un respiro profondo, facendo un passo verso di lei prima di tentare di formare un pensiero coerente, “E’ stato..”. Non trovava le parole.

“Inaspettato?”, lo aiutò a finire la frase, sorridendo. “Si lo è stato”.

“Ti va bene?”, chiese timoroso. “Voglio dire..”.

Lei si allontanò dalla finestra, incamminandosi verso il divano e solo in quel momento Rick notò i due bicchieri pieni di vino sul tavolino da caffè.

“Non è stato certamente il modo in cui mi aspettavo succedesse”, rispose lei, sedendosi sul divano e invitandolo a unirsi a lei. “Ma forse è meglio l’abbia capito da sola”.

“Già”, sospirò lui ancora sotto shock quando si lasciò cadere accanto a Kate.

“Hey”, stava per prendergli la mano ma poi l’allontanò timidamente, realizzando che c’era già stato troppo contatto tra di loro, specialmente tra due persone che solitamente non si toccavano. “Tu stai bene?”.

La guardò sorpreso. Non era mai stata preoccupata riguardo i suoi sentimenti. Sapeva che suonava male, ma era vero, fino ad ora era stato solo lui a preoccuparsi dei sentimenti di lei. Evitavano sempre discussioni che per lui erano importanti, ma forse da stanotte alcune cose sarebbero cambiate. Almeno ci sperava.

“Un po' sopraffatto”, ammise finalmente, realizzando che stava ancora aspettando una sua risposta.

“Ti posso capire”, rispose Kate a bassa voce.

“Cosa pensi gliel’abbia fatto capire?”, chiese lui, raggiungendo finalmente uno dei due bicchieri pieni di vino e prendendone un sorso, ne aveva davvero bisogno.

“Non lo so, forse la storia di papà orso”, disse lei, e lui spalancò gli occhi.

“Kate, io non..”, Dio, sperava non pensasse che avesse comprato il libro apposta per cercare di farlo capire a Jamie. “Giuro che l’ha scelto Jamie il libro”.

Non rispose, si alzò e basta, rimettendo il suo bicchiere sul tavolino e lasciandolo solo sul divano. Castle la vide attraversare la stanza, sembrava lo stesse evitando per prepararsi a una litigata. Era andata così bene fino ad ora. Perché doveva sempre finire in dramma? Perché stasera?

“Kate?”, provò di nuovo, notando che aveva qualcosa in mano mentre stava ritornando verso di lui.

“Lo so Castle, lo so”, sorrise, cercando di rassicurarlo. “In realtà devo ammettere che nostra figlia ti ha preso un po' in giro”.

Castle la guardò, “Come?”.

Kate rise, passandogli il libro che aveva recuperato in una delle scatole che contenevano i giocatoli di Jamie. Lo prese non sicuro di cosa Kate volesse dire, fino a quando non lesse il titolo.

“E’ il libro”, disse lui, guardandola sorpreso.

“E’ il suo preferito”, Kate alzò le spalle divertita. “Le hai comprato un libro che ha già”.

“No”, la fissò incredulo. “No”, ripetè, e poi la sentì ridere, tentando di nascondersi dietro alcune ciocche di capelli, ma tutto il suo corpo era scosso dalle risate. Dio, adorava quel suono.

“Non è divertente”, mise il broncio, lei lo guardò, incontrando i suoi occhi. “Forse un pochino”, ammise lui prima di sorriderle come un idiota. Cosa importava. Jamie lo sapeva, lei finalmente sapeva. Niente l’avrebbe più allontanato da lei, poteva preoccuparsi di tutto il resto domani.

“Quindi”, sospirò lei, “Adesso?”.

   
 
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