Serie TV > Castle
Segui la storia  |       
Autore: nikita82roma    16/07/2016    4 recensioni
Un mese dopo la sparatoria al loft Kate riprende finalmente conoscenza. Ma lei e Rick dovranno ricominciare tutto da capo nel modo più imprevisto e difficile, con un evento che metterà a dura prova il loro rapporto e dovranno ricostruire il loro "Always", ancora una volta. Ma Rick avrebbe fatto tutto per lei, per loro, per riprendersi la loro vita e non avrebbe più permesso a niente e nessuno di separarli.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Always Together'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

- Torniamo a New York?
Quelle parole che gli disse Kate, una notte mentre era con la testa appoggiata sul suo petto a farsi accarezzare la schiena, lo colsero di sorpresa. Sarebbero potuti rimanere ancora qualche giorno negli Hamptons, era stata lei a chiedergli di tornare lì e lui aveva pensato anche ad un altro week end in barca solo per loro, ma a quanto sembrava Kate aveva idee diverse.
- Perché vuoi tornare, Kate? - Lei sentiva un po’ di delusione nella sua voce.
- Più rimaniamo qui, più sarà difficile abituarci di nuovo ai ritmi della città.
- Potremmo anche trasferirci qui, te l’ho detto.
- Ed io ti ho risposto che non sarebbe giusto, Castle. 
- Lo so… Pensi che siamo pronti?
- Per cosa Rick?
- Per rituffarci nella quotidianità di casa. - Era preoccupato, più di quanto potesse immaginare.
- Non possiamo vivere qui, nella nostra bolla isolati dal mondo, senza alcun problema o obbligo, e fare finta di nulla. Dobbiamo tornare in quella che è la nostra casa, alla nostra vita. Non so se sono pronta, ma rimanendo qui non lo sarò mai. E’ stato un periodo bellissimo, meglio di quanto avessi pensato prima di venire e per me questa sarà sempre la nostra casa, qui ci siamo conosciuti meglio, tu mi hai aiutato a superare tante paure, qui abbiamo fatto l’amore la prima volta…
Rick si sollevò girandosi su un fianco, costringendola a sdraiarsi sul cuscino abbandonando il suo petto  Kate smise di parlare guardandolo attenta, intuendo i suoi lineamenti nella penombra della stanza, sentendo il suo caldo respiro più profondo vicino al volto. Le accarezzava con le dita dolcemente uno zigomo, per poi spostarsi sulle labbra delle quali disegnava il contorno man mano che si aprivano di più in un sorriso e non aveva nemmeno bisogno di vederla, riconosceva il suo sorriso anche solo sentendolo, per come si tendevano i muscoli del suo volto. 
Non resistette oltre, mandò all’aria tutti i propositi che si era imposto quella notte dopo che erano tornati dal party di Howard Stern: fare un passo indietro e po andare avanti insieme senza bruciare le tappe. 
Si erano trattenuti, per giorni, dall’amarsi, in nome di quel tacito accordo per il loro bene, per non fraintendersi, per non ferirsi, per non confondere sesso e amore fino a quando non c’era chiarezza dentro di loro, anzi dentro di Kate, perché Rick era convinto di sapere benissimo cosa provava, la amava, la amava tanto, qualcuno gli avrebbe detto anche troppo, ma non era un sentimento che poteva reprime, controllare, non c’era un interruttore che poteva decidere quanto doveva fluire. La amava nell’unico modo che sapeva amarla, totalmente.
Si fiondò sulle sue labbra, famelico, baciandola intensamente. Kate fu sorpresa di quel bacio così prepotente ma non appena dischiuse la sua bocca sentì la lingua di Rick entrare avidamente, come volesse prendersi direttamente dalla fonte quelle parole che lei non era ancora in grado di dire, ma che sentiva, sapeva che erano in lei. La mano di Castle scese dal viso per intrufolarsi sotto la sua maglia, toccando con bramosia la pelle liscia risalendo fino ai seni più gonfi e più sensibili che, prima uno e poi l’altro, strinse con troppa veemenza, provocando un lamento di Kate che gli sussurrò di fare piano. Si scusò, baciandola più dolcemente, rallentando la frenesia dei tocchi. Aveva fame di lei, fame del suo amore e se lei non era in grado di darglielo se lo sarebbe preso lui, nel modo più piacevole che conosceva.
Rick continuò ad accarezzarle il corpo fino ad arrivare all'elastico dei suoi slip dove si fermò, interruppe anche i baci, guardandola solamente. La mano di Kate raggiunse quella di Rick guidandolo dove lui voleva andare e dove lei volesse che andasse. Gli sorrise, abbassando lo sguardo, in un attimo di imbarazzo nel sentirlo così vicino al suo piacere.
- Sei ancora più bella quando ti imbarazzi - le sussurro con una voce bassa e profonda che stimolò i sensi già vigili di Kate.
Tutto quello che voleva era entrare dentro di lei così in profondità da raggiungere e toccare anche i suoi pensieri, per avere la possibilità di leggerli e capire il mistero di Katherine Beckett, di quell'amore nascosto dentro di lei che non sembrava più capace di lasciarlo uscire e volare libero verso di lui.

I loro vestiti sparsi per terra e sul letto, i loro corpi accaldati e i respiri veloci erano quello che era rimasto della loro ritrovata intimità. 
Rick cercò i suoi boxer tra le lenzuola e alla fine li trovò vicino al comodino di Kate. Si sporse su di lei per arrivare a recuperare l'indumento e rimase bloccato in quella posizione quando sentì le labbra di lei percorrere il suo torace pericolosamente verso il basso. Con l'indumento tra le mani, si abbasso su Kate imprigionandole le labbra con le sue, sorridendole mentre le mordicchiava dispettoso. 
Li indossò e si alzò non prima di averla baciata ancora ed osservato il suo volto rilassato e soddisfatto. Le baciò anche la punta del naso mentre la copriva con il lenzuolo stropicciato.
- Dormi un po’, Kate. - mormorò lievemente tra i suoi capelli prima di allontanarsi. 

Scese al piano di sotto e si versò dello scotch con abbondante ghiaccio.
Uscì nella veranda, era uno di quei rari momenti in cui gli dispiaceva non fumare, ci sarebbe stata bene, anche per scena, una sigaretta o ancora di più un sigaro, con il liquore poggiato sul tavolo e lui mezzo nudo seduto fuori casa, su una poltrona, ad osservare la notte. Non era corso via come lei, l'aveva baciata e accudita, ma l'aveva comunque lasciata sola. Forse adesso capiva anche l’impellenza di Beckett di scappare quella notte, l'aveva provata anche lui appena l'urgenza della passione era scemata lasciando spazio a quello che doveva essere solo il senso di beatitudine che durò pochi istanti, lasciando il posto a qualcosa di diverso, di nuovo, di inquieto. 
Si sentiva dilaniato, era arrabbiato con se stesso. Perché si sentiva così? Perché aveva di nuovo sentito quel bisogno imprescindibile di sentirsi amato, ancora, in modo diverso? Perché si sentiva in colpa per quello che avevano appena fatto? In colpa poi con chi? Con Kate? Certo, con Kate. Dio lui l'amava talmente tanto eppure perché gli era sembrato che non ci fosse amore in quello che facevano? Era solo perché era terribilmente insicuro di se? E da quando lo era diventato? O era insicuro di lei? 
Sapeva che non dovevano farlo, che non doveva cedere al desiderio di lei, che non erano ancora pronti. Quella fuga di Kate ancora gli faceva male ed ora anche di più perché anche lui scappava e non sapeva da cosa visto che Kate era tutto quello che voleva.
Svuotò il contenuto del bicchiere tutto insieme, lasciando il ghiaccio a tintinnare contro il vetro e poi a sciogliersi piano piano, come avrebbe voluto sciogliersi lui.
Rimase ancora qualche minuto lì, poi decise di rientrare. Prese il computer e scrisse freneticamente una mail, cercando poi nella rubrica un destinatario preciso: Dottor Burke. La inviò. Aveva anche lui bisogno di qualcuno con cui parlare e che lo aiutasse a venire fuori da questa situazione.
Tornò in camera, si mise sotto il lenzuolo accanto a Kate, tirandola a se per averla vicina. La baciava sulla tempia e le accarezzava la schiena, incurante del fatto che potesse svegliarsi. Aveva bisogno di dimostrarle il suo affetto, ancora di più di dimostrare a se stesso quanto la amasse.
- Ehy Castle... Dove sei stato? - le chiese assonnata
- A scrivere. - mentì
- Sei freddo - le passò le mani sulle braccia come a volerlo scaldare.
- Sì, mi sono messo in veranda, mi ispirava di più.
- Non ti ammalare però per seguire l'ispirazione - lo baciò facendo schioccare le sue labbra su quelle di lui e gli si accoccolò di nuovo vicino tornando a dormire, vinta dalla stanchezza.
- Non ti preoccupare Kate
Le stava mantenendo, le stava nascondendo delle semplici cose che non aveva motivo di nascondere solo perché non voleva confrontarsi con quelle sensazioni. Come avrebbe potuto spiegargli quello che stava provando, quella lotta che sentiva dentro di se, che nemmeno lui riusciva a capire? Come poteva farle capire quel senso di disagio che aveva dentro senza ferirla? Non poteva, non sapeva farlo, per questo le mentì e si sentì sporco. 
Anche Castle chiuse gli occhi ma non dormì mai. Pensò a quello che Kate gli aveva appena detto, ma nella sua mente si formò un'altra frase ed un'altra scena.

Erano al loft sdraiati nel loro letto…
- Castle se ti ammali poi ti sparo
- Beckett ti pare che uno con il mio fisico si possa ammalare per un po' di freddo?
- Sì Castle, mi pare. Poi quando ti ammali diventi insopportabile
- Dì la verità Beckett, quando mi ammalo l'unica cosa che ti è insopportabile è non poterti divertire con tuo marito
- Richiama il tuo ego Castle!
Poi Rick con un gesto rapido la prese e la portò su di se. Lei glielo fece fare, ma poco dopo gli bloccò le mani sopra la testa, guardandolo con aria soddisfatta.
- Effettivamente non potermi divertire con mio marito è insopportabile - e si piegò a baciarlo con passione allentando gradualmente la stretta sui polsi di Rick fino a quando, totalmente libero, lui la sollevò per farsi strada dentro lei

Rick cercò di allontanare quei ricordi dalla sua mente, ma come se ne andava uno arrivava un altro ugualmente potente, ugualmente intenso. Strinse gli occhi ancora più forte, come se così potesse spegnere i suoi pensieri ma non funzionò e dalle palpebre strette scapparono furtive lacrime cariche di nostalgia, e a nulla valse nemmeno stringere anche Kate ancora più forte, perché gli sembrava di piangere per qualcun altra, per quella moglie persa nei ricordi di Kate ed ormai viva solo nei suoi.
Castle la mattina dopo si sentiva ancora stordito delle sensazioni provate la notte precedente. Avevano fatto tutti i bagagli e Mike aveva caricato tutto in auto. Rick vide infine scendere Kate pronta per andare via con una busta in mano.
- Pensavo avessi dato tutto a Mike
- Questa volevo portarla io. - Gli mostrò il contenuto ed era la copertina che lui le aveva regalato per la loro bambina. Rick sorrise, accarezzandole dolcemente il volto. Più passavano i giorni più veniva fuori il suo lato materno ed era adorabile.
- Pronta per tornare a casa? - Kate si guardò intorno, fece un sospiro profondo
- Sì, andiamo.

Kate una volta al loft stava riponendo le sue cose. Aveva preso la scatola che teneva nel comodino, quella dove aveva riposto le cose più preziose. Seduta sul letto con le gambe incrociate guardava quegli oggetti. C’era la collana con l’anello di sua madre che accarezzò e poi strinse con forza nel suo pugno. Non riusciva ancora a pensare a lei senza soffrire, il suo ricordo faceva male come una di quelle pugnalate che gliel’avevano strappata. Si chiedeva se quel dolore si sarebbe mai affievolito, se sarebbe mai riuscita a ricordarla con il sorriso invece che con le lacrime, a parlare di lei, di tutti momenti belli che avevano vissuto insieme senza farsi prendere dalla disperazione per la sua scomparsa. Era una ferita sempre viva nel suo cuore, che non si rimarginava mai e la cosa che la turbava di più è che la viveva sempre come se dovesse renderle ancora giustizia, dimenticandosi che in realtà l’aveva già fatto ed era insopportabile, perché non vedeva via d’uscita.
C’era il bracciale che le aveva regalato Rick, con la scritta Always all’interno, gli aveva raccontato la storia di quel bracciale e pensò che non lo avrebbe più indossato, anche se era splendido: Rick di certo avrebbe capito. Vide l’anello di fidanzamento, sapeva che Castle le aveva chiesto di sposarla sulle altalene, ma si chiese cosa aveva provato in quel momento, come doveva essere stato sentirsi fare quella dichiarazione dall’uomo di cui era innamorata. Ripose il ciondolo che le aveva regalato pochi giorni prima in mezzo alle altre cose e poi vide il sacchettino con le fedi. Lo prese in mano e sospirò, le sembrava che pesasse qualche tonnellata. Non si era accorta che Rick era sulla porta di camera e la stava osservando mentre era immersa nei suoi pensieri.
- A cosa pensi Beckett? - Le chiese vedendo bene cosa aveva in mano e lei colta di sorpresa si affrettò a rimettere tutto dentro la scatola e a riporla nel comodino.
- A tante cose, diverse… Ricordi che ho, ricordi che non ho più e mi chiedo come dovevano essere…
- E le fedi? A cosa ti hanno fatto pensare? - Le chiese avvicinandosi e sedendosi sul bordo del letto, mentre lei si abbandonava con la schiena sulla testiera di pelle.
- Che sono qualcosa di molto importante, Rick.
- Sono un simbolo d’amore, Kate. Io ti amo.
- Lo so, Castle. Lo so.
- Ma tu no, vero? - Disse amareggiato.
- Non è così facile Rick… Non lo è per niente, perché non lo capisci? Non avevamo detto di andare avanti a piccoli passi?
- Perché non è facile nemmeno per me, non è facile vivere con una persona che ami più di te stesso e non sapere se lei ricambia il tuo sentimento. Scusami Kate, lo so che non dovrei dirtelo, che non doveva essere così, ma… Mi manca Kate… Mi manca terribilmente sentirti dire che mi ami.
- Rick… Ti ricordi quanto quella notte in spiaggia ti ho detto che avevo paura? - Si avvicinò a lui prendendogli una mano. Avrebbe voluto dirgli che lo amava, a lui e a se stessa, non lo voleva veder soffrire così per lei, però c’era qualcosa che la bloccava, si sentiva ancora incatenata a qualcosa che non la lasciava libera.
- Certo che mi ricordo.
- Ti avevo detto che avevo paura di tutto, anche di noi. Ecco Rick, c’è una cosa di cui ho paura… Io ho paura dei tuoi sentimenti Castle.
- Non capisco Kate. Non devi aver paura di quello che provo, non ti ho fatto capire abbastanza che ti amo più della mia stessa vita, che farei qualsiasi cosa per te? Vuoi che te lo ripeto, che te lo dica ancora? - Kate appoggiò le sue labbra su quelle di Rick per farlo tacere, sorrise pensando che non aveva capito proprio il senso delle sue parole. 
- È proprio a farmi paura Castle Il tuo amore così incondizionato, totale, disposto a fare qualsiasi cosa.
- È così Kate. Ti fa paura questo?
- Sì! Io non so come relazionarmi con un sentimento così, a te non è mai capitato?
Castle ci pensò un po’. Non sapeva se era il caso di dirglielo oppure no, poi alla fine decise di mettere lui un altro mattone ai ricordi di Kate.
- Mi è capitato, una volta. 
- Con chi? - Rick rise
- Con te ovviamente! Dopo il mio rapimento, il giorno che ci dovevamo sposare. Io sono sparito per due mesi. In questi due mesi tutte le prove che tu avevi raccolto erano contro di me, tutto dava per scontato che io fossi sparito di mia volontà. Tu però non ti sei mai arresa e hai sempre creduto in me, in noi.
- Ci dovevamo sposare, mi sembra il minimo comportarsi così.
- Aspetta, non ho finito. Quando mi hanno ritrovato io non ricordavo nulla di quei due mesi. Per me era come se mi fossi svegliato il giorno dopo la data delle nozze. Non avevo una spiegazione per niente di quello che mi era accaduto. Avevo cicatrici sul corpo, tu avevi dei video che mi ritraevano andare in giro liberamente, avevi ritrovato tutti i miei effetti personali in una tenda da campeggio. Tutti ti dicevano di non fidarti di me, che ero un bastardo che ti aveva lasciata il giorno delle nozze fingendo il proprio rapimento solo perché non volevo sposarti e poi di non ricordarsi nulla, ma tu mi hai voluto credere. Tu mi hai creduto malgrado tutto.
- Hai perso la memoria? Perché non me lo hai detto subito? - Si irrigidì e lasciò la sua mano, ma Rick la riprese.
- Perché la mia situazione era diversa.
- Tu ti ricordavi di noi, non ricordavi solo del tuo rapimento. - Disse Kate capendo subito la differenza.
- Sì, ma non solo. Avevo chiesto io di dimenticare quel periodo. Per tornare da te e proteggerti da quello che avevo scoperto.
- E cosa ti ha fatto paura?
- Il fatto che tu mi avessi accettato incondizionatamente, senza sapere cosa avessi fatto in quei due mesi. Avrei potuto aver fatto di tutto, cose orribili, qualsiasi crimine, ma tu hai avuto fiducia in me, tanto da accettare di sposarmi ancora. Come lo chiami questo? Non è un amore incondizionato e totale? Ho passato notti intere senza riuscire a dormire, cercando una chiave per scoprire cosa mi fosse successo e l’avrei voluto fare più che per me, per te. A me mancavano due mesi di vita che semplicemente non c’erano, tu avevi avuto due mesi di angoscia senza sapere cosa mi fosse successo, se fossi stato ancora vivo, perché ero scomparso. Quando ci penso ancora oggi non so come hai fatto a resistere, io sarei impazzito. 
- Hai più scoperto cosa ti è successo?
- Sì, con alcuni ricordi che sono riaffiorati, indagando, è venuta fuori la verità. Però i ricordi di quel periodo no, non li ho recuperati, solo alcuni episodi.
- Da chi mi dovevi proteggere?
- LokSat. Avevo scoperto il collegamento tra lui e Bracken. Tutto quello che è successo dopo, tutto questo Kate, è colpa mia. Per questo aveva ragione Josh, senza saperlo. Ancora una volta tu sei quasi morta per causa mia. Per le mie ricerche, prima su tua madre, poi su LokSat.
- Rick…
- No, Kate, aspetta… Non devi avere paura di quanto ti amo, perché è lo stesso amore che tu provavi per me. Vorrei solo che te lo ricordassi. Vorrei solo questo…

Kate si sentì esausta di quei nuovi ricordi. Rick la vide scossa, le diede un bacio e poi si allontanò, lasciandola sola per assimilare un nuovo tassello della loro vita, uno dei più controversi, che ancora, quando ci pensavano, faceva male ad entrambi. Rick sapeva che Kate non aveva mai del tutto superato lo shock di quel giorno e che aveva portato le cicatrici di quanto accaduto in quei due mesi più a lungo di quanto non avesse fatto lui.
Kate avrebbe voluto fermarlo, dirgli di rimanere, fargli delle altre domande su quanto aveva appena saputo ma non lo fece. Sentì una strana inquietudine dopo quel racconto e si chiese perché ogni cosa che le veniva raccontata sembrava uscita direttamente da uno dei libri di Castle. Era quella la loro vita? Omicidi, rapimenti, complotti, politici corrotti… Ma non era colpa di Castle, era cominciato tutto molto prima, con lui era entrata solo ancora di più nel vortice, mettendosi a scavare in nome di quella verità che aveva sempre tanto cercato. Si chiese come fosse possibile dare tanta fiducia a chi era sparito per mesi senza un valido motivo e che al suo ritorno diceva di non ricordare nulla, e si chiedeva se fosse veramente possibile che qualcuno era in grado di cancellare la memoria.

Rick la sentì arrivare, guardava la città che viveva fuori dal loft. Allungò una mano all’indietro, lei la prese e si mise al suo fianco.
- Sai qual è l’unica cosa per la quale sono contento di non ricordare nulla di quei due mesi? - Le chiese mentre lei appoggiava la testa sulla sua spalla.
- Quale?
- Che non ricordo quanto mi sei mancata e quanto sono stato male senza di te.

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Castle / Vai alla pagina dell'autore: nikita82roma