Capitolo 36
Charlotte's Pov
Dopo due giorni di pioggia, il cielo era finalmente limpido. L’esatto opposto di come mi sentivo io.
La luna, con tutto il suo splendore, illuminava la città.
Era così perfetta, luminosa e lontana.. qualcosa di meraviglioso che l’uomo non era riuscito a distruggere.
Avrei voluto essere come lei: così lontana da non poter essere toccata, così luminosa da allontanare l’oscurità, così perfetta da far rimanere senza fiato.
Le nuvole la incorniciavano, leggere e silenziose, e le stelle erano nascoste dai milioni di lampioni che circondavano ogni angolo della citta.
In serate come quelle, avevo solo voglia di sentire, di normalità, di calore.
In serate come quelle le mie debolezze, le paure e i desideri, fuoriuscivano dai cassetti cui li avevo meticolosamente chiusi. Lucchetto compreso.
Avrei voluto che qualcuno venisse da me e mi stringesse tra le sue braccia, dandomi quella sensazione di protezione e di sicurezza cui avevo bisogno. Avrei voluto essere amata per quello che ero, difetti compresi. Avrei voluto amare incondizionatamente, sapendo che l’altro provala lo stesso per me. Avrei voluto…
Sogni. Erano solamente sogni che sapevo non si sarebbero realizzati.
Non per me, perlomeno.
A volte i sogni non si avveravano. Era quella la realtà e prima la si affrontava, meno delusioni si aveva. Solo in quel modo la si poteva guardare per com’era veramente: una vera merda.
Il vento freddo mi scompigliò i capelli e rabbrividii, ridestandomi dai miei pensieri. Buttai la sigaretta che, ormai finita, si spegneva, e tornai dentro.
L’appartamento era buio e ci misi un po’ per trovare la mia nuova e temporanea camera. Era spaziosa quanto bastava per contenere un letto a una piazza e mezza, un comò e un armadio. Minimalista, ma accogliente quanto bastava per far sentire gli ospiti a casa.
Sapevo bene che non sarei riuscita a dormire, ma ci provai ugualmente. Ero stanza, distrutta e spaventata. Non proprio una combinazione perfetta.
Chiusi gli occhi, ma le immagini di quella sera mi ritornarono in mente. Li riaprii subito e guardai il soffitto, persa, mentre le prime luci dell’alba entravano dalla finestra.