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Autore: Emmastory    17/07/2016    5 recensioni
Esisteva il regno di Aveiron. Fiorente sin dalla notte dei tempi, era governato da un Re e da una bellissima regina, scomoda all'intero regno. Scosso da una tragedia, ospita ancora i suoi abitanti, ridotti alla fame, al freddo e alla povertà. La colpa è da imputarsi a uomini e donne chiamati Ladri, e prima che il regno soccomba alle loro continue razzie, qualcuno deve agire. Rain è una ragazza sola, figlia di un amore che le genti definiscono proibito. Gli incubi la tormentano assieme ai ricordi del suo passato, e con il crollo della stabilità che era solita caratterizzare le sue giornate, non le resta che sperare.
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-I-mod
 
 
Capitolo IV

Scoperta

“Chi… Chi sei tu?” chiesi, con la voce e il corpo tremanti, guardando negli occhi azzurri, spenti e freddi quello che era il mio aguzzino. “Io non sono nessuno, piccola, solo Maddox, il tuo peggiore incubo.” Rispose, sorridendo maliziosamente e dandomi modo di notare una piccola cicatrice appena sotto il suo labbro inferiore. “Sei davvero bella, sai?” azzardò, ammirando con fare estasiato il mio corpo nudo e la mia pelle lattea, fasciata alla perfezione dalle coperte del letto su cui dormivo. Alle sue parole, non risposi, ma rompendo il silenzio, mi lasciai sfuggire un gemito di paura. “Cosa vuoi da me?” indagai, spaventata a morte dalla sua vicinanza a me. Il tempo scorreva, e la distanza che ci separava stava lentamente diminuendo, fino a diventare minima. In quel momento, quel mostro avvicinò con prepotenza le sue labbra alle mie, e sfiorandole, sorrise di nuovo. “Hai anche un buon sapore.” Commentò, guardandomi con occhi di ghiaccio, spenti e privi di luce. Al nostro Leader piacerai sicuramente.” Aggiunse poi, facendo scivolare le sue dita sulla mia spalla, per poi raggiungere il mio braccio e le punte delle mie dita. Afferrandomi la mano, la baciò delicatamente, e a quella scena, provai un enorme disgusto. Ritraendomi, tentai di reagire, e soltanto alcuni secondi dopo, capii di aver commesso un terribile errore. Difatti, il mio gesto non fece che adirarlo, e per tutta risposta, mi strappò le coperte di dosso. Mi ritrovai quindi nuda e priva di difese. Avevo smesso di tremare, e rimanendo in silenzio, pregai che si allontanasse. Per pura sfortuna, il mio desiderio venne tristemente ignorato, e un’improvvisa sensazione di ribrezzo mi invase il corpo. Quell’orribile individuo continuava a tentare di baciarmi e rendermi debole di fronte ai suoi stessi occhi. Data la situazione, sembrava esserci riuscito perfettamente. Tutto stava accadendo con una lentezza esasperante, e mentre il mio corpo veniva scosso da violenti tremori, Maddox intraprese una scelta ben diversa, arrivando a carezzarmi prima le mani, poi il viso e infine i seni. Guardandomi, mi costrinse ad alzarmi, e non provando altro che paura e terrore obbedii. “Ti prego, non farlo. biascicai, con la voce corrotta dall’insicurezza. “Sei bellissima, e non me ne andrò di qui finchè non ti avrò avuta. Intesi, piccola mia?” rispose, con serietà e prepotenza inaudita. Inorridita, continuavo a guardarlo, e indietreggiando, mi accorsi di essere finita letteralmente con le spalle al muro. Ero completamente nuda, e a giudicare dalla sua espressione, Maddox non aspettava altro. Sforzandomi di mantenere la calma, provai a non gridare, ma arrendendomi all’evidenza, urlai con quanto fiato avessi in gola, sperando che qualcuno, sentendomi, arrivasse in mio soccorso. Le mie urla risuonarono nell’intera casa, e riuscendo a sentirne l’eco nel corridoio, attesi. Fu quindi questione di alcuni istanti, e la porta della mia stanza si aprì. In quel momento, qualcuno gridò il mio nome, e voltandomi, capii che si trattava di Stefan. Istintivamente, lo chiamai a mia volta, per poi vedere sia lui che il dottor Patrick tentare di allontanare Maddox da me. lo stesso Patrick ci riuscì in poco tempo, e assestandogli un poderoso pugno in viso, lo cacciò via nel peggiore dei modi. Non appena se ne fu andato, Stefan si avvicinò a me. “Stai bene?” mi chiese, guardandomi con l’apprensione che era solito riservarmi sin dal giorno in cui mi aveva conosciuta e salvata da morte certa nella fredda neve. “Sto molto meglio, potrei perfino andarmene oggi stesso.” Dissi, sorridendo e coprendomi il corpo con le lenzuola a causa della vergogna che sapevo di provare. “Tieni, metti questa.” Rispose, lanciando una sobria maglietta nella mia direzione. Alzando un braccio, l’afferrai saldamente, e voltandomi la indossai. Tornando a guardarlo, provai una nuova sensazione di vergogna, e sedendomi sul letto, vidi Stefan imitarmi. “Vuoi per caso parlarne?” indagò, con un filo di preoccupazione nella voce. “È stato orribile. Aveva occhi di ghiaccio, uno sguardo tremendo e una cicatrice spaventosa.” Dissi, iniziando inconsciamente a tremare e sentendo le mie corde vocali vibrare così intensamente da apparire sul punto di spezzarsi da un momento all’altro. “Quel verme. Come ha potuto?” sibilò Stefan, facendosi improvvisamente serio. “Non ne ho la minima idea, e voglio soltanto andarmene da qui.” Ammisi, abbassando lo sguardo e limitandomi a fissare il pavimento. “Non devi farlo, sei solo spaventata.” Proruppe lui, costringendomi con solo due dita a incrociare i nostri sguardi. “Ti proteggerò io da loro, d’accordo?” chiese, per poi tacere nell’attesa di una mia risposta. Inizialmente, non risposi. Ad essere sincera, quella domanda mi appariva retorica, ma in quello stesso istante, mi scoprivo ferma davanti ad un metaforico e immaginario bivio. Da un lato c’era la fuga che corrispondeva alla libertà, e dall’altro c’era la presenza di Stefan. Mi aveva salvata da quell’orribile situazione, e avendo promesso di proteggermi, non voleva che me ne andassi. Seppur lentamente, il tempo continuava a scorrere, e d’improvviso, la voce del dottor Patrick interruppe il flusso dei miei pensieri. “È proprio questo il problema. Non ha scelta, e deve farlo.” Disse, per poi spostare il suo sguardo su di noi. “Cosa? E perché mai?” chiese Stefan, confuso e stranito. “Maddox l’ha scoperta, ed è solo questione di tempo prima che il Leader la scopra.” Continuò, con aria estremamente seria e concentrata. “Ma dottor Patrick, lei non ha un posto dove andare, e se i Ladri la catturassero?” rispose Stefan, nel tentativo d difendermi e riportare quell’uomo alla ragione. Scivolando nel mutismo più completo, il dottor Patrick si abbandonò ad un cupo sospiro. “E va bene, vedrò cosa posso fare.” Ci disse, guardandoci entrambi negli occhi e sparendo dalla nostra vista. Camminando lentamente, guadagnò la porta della stanza, e varcandola, ci lasciò da soli. Chiudendosi con estrema lentezza, la porta emise un cigolio, e voltandomi nella direzione di quell’orribile suono, ebbi unicamente voglia di piangere. Lasciarmi andare ad un pianto dirotto, così da annegare nel dolore ognuno dei problemi che mi stava affliggendo. Così, senza neanche accorgermene, iniziai a farlo, vedendo delle piccole, amare e fredde lacrime solcarmi il volto. Notandomi, Stefan mi si avvicinò. “Cosa c’è?” chiese, sedendosi al mio fianco e cingendomi un braccio attorno alle spalle. “Non hai sentito cos’ha detto? Non ho speranze! Maddox mi ha scoperta, e io dovrò andarmene.” Piagnucolai, per poi tirare su col naso e mostrare l’infantile comportamento di una bambina. “Rain, guardami.” Pregò, afferrandomi il mento con due dita e spingendomi delicatamente a farlo. I nostri sguardi si incrociarono, e non appena il suo volto entrò nel mio campo visivo, riuscii a calmarmi. “Ascolta, non è vero. Niente di tutto questo è vero. Certo, Maddox ti ha vista e i Ladri sono là fuori, ma io ti proteggerò, fine della questione.” Disse, apparendo incredibilmente serio e dolce al tempo stesso. Ad ogni modo, la nostra conversazione ebbe fine in quel momento, e uscendo dalla mia stanza, Stefan se ne andò, lasciandomi quindi completamente da sola. Alzandomi in piedi, ammirai la mia immagine riflessa nello specchio, e pur non notando alcun particolare, mi sentii nuova e diversa. Un individuo forte, e letteralmente rinato. Quella di Stefan era una solenne promessa, e volendo unicamente fidarmi sia di lui che del mio istinto, avevo riposto in lui e nel dottor Patrick ognuna delle mie flebili speranze.  
   
 
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