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Autore: Alice95_    17/07/2016    2 recensioni
Una giovane Kate Beckett alla ricerca di una notte da dimenticare, si trova davanti a una persona che invece si ricorderà per il resto della vita.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alexis Castle, Altro personaggio, Kate Beckett, Martha Rodgers, Richard Castle
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Castle la guardò con occhi spalancati mentre gli stava distruggendo le sue illusioni di poter vivere quel momento con leggerezza, con la felicità che aveva in ogni parte del corpo. L’intera giornata era stata troppo bella per essere vera e lui non voleva pensare al domani. Ma ovviamente Kate aveva ragione, dovevano discutere dei passi successivi, avevano molte cose di cui parlare. 

“Devo dirlo ad Alexis”, disse serio, mettendo il suo ormai bicchiere vuoto sul tavolino, questo non era più negoziabile. Non avrebbe tenuto Alexis all’oscuro di tutto per molto altro tempo.

Kate annuì lentamente, ma qualcosa sembrava infastidirla.

“Non sei d’accordo?”, chiese, e non poté non dirlo con tono nervoso. Pensava davvero che avrebbe aspettato ancora molto per dirlo a sua figlia? O anche per farle incontrare? 

Lei si affrettò a spiegare, “No, voglio dire, sono d’accordo nel dirlo ad Alexis, è arrivato il momento. E anche Jamie deve sapere di lei. Anche se penso sia meglio che sia tu a dirglielo”. Non riuscì a non notare il suo tono accusatorio, ma lei si trattenne dal sottolineare che era stata sua la decisione di non dirlo ad Alexis, lei non gliel’aveva mai chiesto, ma al momento era meglio non iniziare a discutere.

“Sento un però da qualche parte”, la guardò ancora scettico, le settimane passate l’avevano messo in allerta.

“Nessun però, ho fatto solo un suggerimento”, cercò di rassicurarlo.

“Kate”, la sua voce era seria, ne aveva davvero abbastanza di fare tutto con calma. E ora che Jamie sapeva non c’era nessun motivo di andare avanti in questo modo.

 “Ti prego, ascoltami”, fermò la sua protesta, gli occhi di lei non lasciarono i suoi, e lui si chiese dove fosse finita la donna che aveva conosciuto nelle ultime settimane. “Penso solo che sarebbe meglio per Jamie averti tutto per sé per una settimana o due, prima di incontrare Alexis”.

“Non sono sicuro di capire”, ammise lui, ma il suo porsi così apertamente lo rese più calmo e disposto ad ascoltarla.

“Ascolta, avere te, avere un padre, è tutto nuovo per Jamie. Non ha mai avuto una figura paterna o qualcosa di simile nella sua vita..”.

La fermò, non credendo a quello che aveva appena detto. “Intendi che non sei mai stata così  vicino a qualcuno da fargli incontrare Jamie? Non hai mai avuto..”. Sapeva che non aveva il diritto di chiederlo, ma questo lo sorprese. Era sicuro che una donna come Kate, beh, avrebbe avuto uomini in fila per averla, per uscire con lei. “Tuo padre?”, chiese lui, rendendosi improvvisamente conto che non l’aveva mai menzionato.

“Siamo sempre state io e lei”, semplicemente confermò i suoi dubbi, aggirando la domanda sul padre.

Solo lei e Jamie. Per qualche ridicolo motivo il suo cuore saltò di gioia quando realizzò che Kate non aveva permesso a nessuno di avvicinarsi a Jamie. Questa cosa rendeva più facile il pensiero di aver perso i primi due anni di sua figlia, sapere che nessuno aveva mai preso il suo posto, nemmeno per un secondo.

“In ogni caso”, continuò, “Questa è una cosa nuova per lei e sono un po' preoccupata che magari potrebbe diventare gelosa se aggiungiamo subito Alexis in tutto questo. Capisci? Non fraintendermi, lo faremo e sono sicura che Jamie sarà entusiasta di incontrare sua sorella, però meglio darle una settimana, forse due, da trascorrere solamente con te e capire come venire a patti con tutto questo”. Lo guardò con occhi esitanti, “Cosa ne pensi?”.

Castle si limitò a guardarla. Non aveva mai chiesto la sua opinione. Finora aveva deciso tutto lei e lui aveva obbedito. Ora, quando per la prima volta aveva voce in capitolo, realizzò che era d’accordo con lei. Jamie sembrò accettare gli sviluppi di quella sera, ma non c’erano garanzie che la mattina si sarebbe comportata allo stesso modo. Era tanto per una bambina di due anni, e forse anche Alexis avrebbe avuto bisogno di un paio di giorni per assimilare le nuove aggiunte alla famiglia. Questo probabilmente non era quello che aveva in mente quando gli disse di volere un fratellino.

“Penso che hai ragione”, lui annuì. “Dirò ad entrambe dell’altra, vedremo come reagiranno e poi quando entrambi penseremo che saranno pronte, le faremo incontrare”. Si assicurò di enfatizzare la parola entrambi. Proprio come sua madre gli aveva detto, entrambi dovevano imparare a gestire le cose insieme e sapeva che Kate aveva già fatto passi da gigante quella sera, era giusto dimostrare che lui voleva fare lo stesso.

“Sembra un buon piano”, Kate sorrise, prima di tornare seria di nuovo. C’era qualcos’altro che voleva dirgli. Sapeva che fin dall’inizio, era sempre stata una persona difficile da gestire, ma voleva che lui sapesse che aveva accettato tutto quello. Voleva sapesse che non solo stava accettando la sua presenza nella vita di Jamie, ma anche nella sua. C’era tanto, tanto altro che gli doveva, ma non era ancora pronta per quello. Quindi per ora gli avrebbe detto questo, sperando che sarebbe stato sufficiente.

“Castle”, e improvvisamente l’esitazione prese possesso della sua voce e della sua postura. “Voglio che tu sappia..”, non andò oltre perché entrambi scattarono in piedi, sentendo Jamie piangere.

Castle era dietro Kate quando lei si precipitò nella stanza della figlia, prendendo la bambina singhiozzante tra le braccia.

“Hey amore, è tutto ok. Mamma è qui”, provò a calmare la figlia, “Hai fatto un brutto sogno?”.

Sentì Jamie annuire nel suo abbraccio, alzò gli occhi verso Castle e vide che si spostò più vicino, cominciando ad accarezzare i riccioli di Jamie.

“Vuoi raccontarci il sogno?”, chiese lui, e solo in quel momento Jamie sembrò accorgersi della sua presenza. Le sue piccole braccia si allungarono subito verso di lui, e quando gli occhi di Castle incontrarono quelli di Kate, poté vedere quanto lei si sentì ferita, eppure gli passò delicatamente bambina che la vide aggrapparsi a suo padre come di solito faceva con lei.

Avrebbe mentito se diceva che non le faceva male, ma poteva accettarlo. Doveva abituarsi. Era una cosa nuova. 

“Uomini cativi, venivano per me e mama”, sussurrò Jamie nel suo collo e sentì Kate sospirare. Quindi non era la prima volta che sua figlia faceva questo sogno, i suoi pensieri furono confermati dallo sguardo di Kate.

“Hey Jamie”, le lasciò un dolce bacio sui capelli, aspettando che lo guardasse. “Ricordi cosa abbiamo imparato da papà orso?”.

Lei annuì piano.

“Avrebbe sempre protetto orsetta, o no?”, Castle aspettò che Jamie annuisse di nuovo. “E io farò lo stesso. Te lo prometto, non permetterò a nessuno di farti del male”, guardò Kate, “o di fare del male a tua mamma”. Sapeva bene che Kate non aveva bisogno della sua protezione, ma sentì che doveva includerla per rassicurare Jamie. Sperò solo che Kate non lo avrebbe rimproverato più tardi.

Gli occhi di Kate brillavano, il suo cuore si strinse a sentire le sue parole.

“Non se posso prevenirlo”, andò avanti, “E farò di tutto per mantenere la promessa. Qualunque cosa”.

Jamie annuì di nuovo e Castle la rimise delicatamente nel letto, rimboccandole le coperte. Quando alzò gli occhi vide Kate guardarlo con occhi dolci, brillava qualcosa di nuovo in loro, qualcosa che non aveva mai visto prima. Affetto?

“Grazie”, sussurrò lei. Era tanto tempo che qualcuno non la faceva sentire così al sicuro. Non aveva mai notato quanto le mancasse questa sensazione. Non che avesse bisogno fisicamente di protezione. Era una poliziotta, si poteva prendere cura di se stessa ma era stata da sola per così tanto tempo, che aveva dimenticato cosa significasse avere qualcuno vicino, cosa significasse non fare sempre tutto da sola. Era certa che Royce l’avrebbe sempre protetta, ma era differente, molto differente dalle promesse che Castle aveva appena fatto. E magari non era ancora pronta ad accettarle, non poteva nemmeno essere sicura che Castle lo volesse o che le avrebbe veramente mantenute, ma per Jamie, era più che pronta ad accettarle.

Aspettarono finché non furono sicuri che si fosse addormentata di nuovo, lasciandola poi da sola. Un volta nel corridoio, Castle si voltò verso Kate, “Meglio che vada. Si sta facendo tardi e mia madre si starà chiedendo dove sono finito”.

“Ok”, annuì lei, seguendolo alla porta d’ingresso.

“Oh”, si girò lui, “Cosa volevi dirmi prima?”, chiese mentre si stava mettendo le scarpe.

“Può aspettare”, gli disse, sentendo che il momento per la grande rivelazione era passato. Era già successo abbastanza per un giorno. “Hey, cosa fai domani dopo pranzo?”, chiese invece, come se ci avesse appena pensato.

“Niente di particolare, forse scriverò un po’. Perché me lo chiedi?”, fece un passo verso di lei.

“Ho pensato che magari ci potevamo incontrare durante la mia pausa pranzo, così tu e Jamie potete passare del tempo insieme. Posso dire a Cynthia di tenersi il pomeriggio libero, così puoi stare con Jamie e portarla qui verso le cinque”.

Gli occhi di Castle si illuminarono, “Mi piacerebbe molto”.

“Bene”, sorrise.

“Bene”.

“Ti chiamo domani per decidere dove incontrarci?”, chiese lei, e lui annuì.

“Perfetto”, fece un altro passo verso di lei. “Grazie..”, guardò in basso verso i piedi, piuttosto nervoso. “Voglio dire, per oggi, è stato-“, Kate lo interruppe, sorridendo nervosamente.

“Particolare”, suggerì lei ma lui scosse la testa.

“E’ stato perfetto”. La fissò con quegli occhi azzurri che le facevano sentire qualcosa che nemmeno capiva, e improvvisamente gli eventi del giorno le piombarono addosso, minacciando di sopraffarla.

“Castle”, balbettò, vedendo lui colmare la distanza tra loro e avvolgerla in un abbraccio.

Rick non pensò, agì e basta. Lo sguardo di lei gli disse che in quel momento aveva bisogno di un abbraccio, come se nessuno l’abbracciasse da tempo, ma ora sentendola irrigidirsi tra le sua braccia non ne era più così sicuro. Stava per spostarsi e scusarsi quando sentì le sue braccia lentamente avvolgergli la vita, stringendolo. Rimasero così per qualche minuto, finché lui non avvicinò la bocca al suo orecchio e sussurrò, “Ce la faremo, Kate”.

“Lo so”, mormorò lei contro il suo petto, allontanandosi subito dopo. “Grazie Castle”.

Il sorriso che le fece era una delle più belle cose che avesse mai visto, e poi lui aprì la porta, salutandola e andandosene.

——————————————————————

Castle praticamente volò appena entrò dentro al loft. Aveva preso il taxi e forse aveva dato un po' troppa mancia al tassista, ma non gli importava. 

“Madre!”, chiamò lui, saltando quando la vide uscire dalla cucina.

“Richard”, sussurrò. “Alexis è già a letto. Vuoi fare piano perfavore?”.

La guardò con una po' di vergogna, “Scusa”, sussurrò.

“Comunque, a cosa è dovuto il tuo splendido mood?”, gli chiese sua madre, guidandolo verso il divano.

“Lo sa”. 

Sua madre aggrottò le sopracciglia, “Chi sa cosa? Richard va tutto bene?”, toccò la sua fronte controllando non avesse la febbre.

“Madre”, le spostò la mano. “Jamie sa. Sa che sono suo padre”.

“Oh Richard”, si portò una mano sopra la bocca prima di abbracciarlo, “E’ magnifico”.

Castle l’abbracciò con entusiasmo, “Sono così felice”.

“Lo so che lo sei, ragazzo”. Martha si allontanò, accarezzandogli il viso “Lo so che lo sei. Ora dimmi cosa è successo. Ho trovato il tuo messaggio. Kate ti ha chiamato e ti ha chiesto di raggiungerle?”.

“Si”, confermò lui, affondando nel divano e tirando la madre accanto a lui. “Doveva lavorare e Jamie era annoiata, quindi mi ha chiesto di stare insieme a lei per un po’”.

“E?”, come al solito sua madre non aveva pazienza per aspettare tutta la storia.

Le raccontò tutto, della libreria, di papà orso e orsetta, e di come Jamie avesse scoperto la verità su di lui, su di loro.

“E’ una bambina intelligente”, Martha sorrise, vedendo l’orgoglio negli occhi di suo figlio.

“Beh, è mia figlia”, ridacchiò.

“Beh, forse ha preso da sua madre?”, scherzò Martha, amava prendersi gioco di suo figlio.

“Cosa?”, protestò. “Guarda Alexis, creo figli intelligenti”.

“Touché, Alexis sicuramente non ha preso la sua intelligenza dalla madre”, replicò sarcastica.

“Madre”. Cercò di fare una faccia seria.

“Cosa? E’ vero”. Strinse le spalle. “Quindi? qual è il prossimo step?”.

“Domani andrò a prendere Jamie dopo pranzo, passerò del tempo da solo con lei”, le disse.

“E Alexis?”, domandò Martha.

“Glielo dirò domani, ma io e Kate siamo d’accordo sul dare a entrambe una settimana o due per abituarsi alla nuova situazione, prima di farle incontrare”.

“Tu e Kate, eh?”, alzò le sopracciglia, notando il cambiamento del suo tono.

“Cosa?”, la guardò.

“Ah niente, ragazzo”. Sorrise e gli picchiettò il braccio. “Sono felice che stia funzionando”.

“Si, anche io”, sospirò lui, prendendo la mano di sua madre e stringendola leggermente. “E’ cambiata sai?”.

“Kate?”.

“Si, questa sera, non so, è stato diverso, lei era diversa”. Martha sorrise allo sguardo confuso sul viso di suo figlio.

“Bel cambiamento o brutto cambiamento?”, chiese.

“Bello credo, spero”, disse lui.

Martha non commentò, aspettò che il figlio continuasse a parlare, sapendo che c’era qualcosa che lo turbava.

“Come faccio a dirlo ad Alexis?”, disse finalmente, i suoi occhi felici diventarono all’improvviso preoccupati. Aveva voluto così tanto coinvolgere la figlia che ora per assurdo ne era terrorizzato.

“Con calma”, rispose semplicemente Martha.

“E se mi odiasse?”, sapeva che stava esagerando.

“Richard, chi sta facendo il drammatico in famiglia adesso? Lei è tua figlia, ti adora. Non potrebbe mai odiarti. Magari sarà un po' arrabbiata, ma le darai tempo se le servirà del tempo. Hai fatto un magnifico lavoro con Alexis, specialmente da quando quella se ne è andata”, Martha gli lanciò uno sguardo d’intesa, evitando di dire il nome dell’ex moglie di suo figlio. “Segui il tuo istinto e assicurati che lei capisca che Jamie non cambierà quello che avete. Sono sicura che ce la farai”. Si alzò e gli posò un bacio sulla testa. “Mi chiami dopo aver parlato con Alexis?”.

Lui annuì, alzandosi e abbracciando sua madre per salutarla. “Ti chiamo domani sera”, e poi la baciò sulla guancia, “Grazie, per tutto”.

“Ogni volta che vuoi, ragazzo”.

 

 

 

 

   
 
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