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Autore: elleonora    17/07/2016    2 recensioni
Virginia, da poco laureata in psicologia, decide di trascorrere l'estate in compagnia dei suoi amici di sempre. Una sera in discoteca vede un ragazzo dagli occhi ipnotici che la stregano, ma purtroppo viene trascinato via da un amico. Riuscirà la dolce Virginia a rivedere quegli smeraldi che tanto l'hanno colpita? Ma soprattutto, lui si sarà accorto di lei?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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INASPETTATAMENTE_ cap.5

 



Sweet Dreams – Capitolo 5

 

 

19 Gennaio.
 
Ore 18:51
 
 
V’s POV.
 
Nulla? O forse tutto?
Virginia sii realista, almeno quello.
Scommettiamo?
Puoi farcela Virginia.
Prendi questa maledetta e benedetta decisione.
 
 
Ore 01:17
 
Every night I rush to my bed
With hopes that maybe I'll get a chance to see you when I close my eyes
I'm going outta my head
Lost in a fairytale
Can you hold my hands and be my guide?
Clouds filled with stars cover your skies
And I hope it rains
You're the perfect lullaby
What kind of dream is this?
 
Tolgo le cuffiette dell’iPod dalle orecchie e lo spengo, questa giornata mi ha letteralmente sfiancata sono senza alcun dubbio esausta. Sono sdraiata su un fianco, quasi rannicchiata sul mio letto, la mia posizione preferita, la camera è buia anche se un lieve bagliore penetra dai lampioni attraverso le fessure della tapparella, nella loro camera i miei dormono già da un po’. Io invece sono talmente stanca che mi dà persino fastidio la musica, anche se forse, non è la musica che mi reca disturbo ma i troppi pensieri che affollano la mia testa, che non mi fanno prendere sonno tranquillamente. Ma ci devo assolutamente riuscire, o meglio, ci devo almeno provare anche perché domani mattina devo svegliarmi all’alba.
 
Mi giro, allungo una mano verso il comodino e accendo l’abatjour. Ok, bene, ho deciso. Camomilla. Mi alzo cercando di non fare rumore e vado in cucina. Accendo la luce sopra ai fornelli e mi muovo lenta e cauta nella cucina. Prendo una tazza, la riempio con dell’acqua e la metto nel microonde, tiro fuori la tazza e immergo una bustina di camomilla. Aggiungo un po’ di limone e un goccio di miele, infine spengo la luce in cucina e porto la tazza in camera.
 
Ah, Virginia, dovresti prendere una decisione. Lo sai, vero?
Lo so. Ma perché ho così paura? Non voglio provarci per davvero, impegnarmi fino in fondo e poi essere rifiutata, non mi va proprio, non voglio un’ennesima delusione e soprattutto non voglio soffrire più.
Che brava… Ora stai prendendo la strada più facile.
Evito direttamente gli ostacoli, non ci provo neanche, non mi ci metto per nulla, così se dovesse andare male non soffrirei o starei male.
Che brutti i condizionali. Basta parlare con condizionali.
Anche perché ti stai chiaramente nascondendo. Non avevi detto “basta nascondersi”?
Non ho nulla da perdere, giusto?
Giusto, Virginia.
 
Con un sorriso soddisfatto e quasi convinta dalla conversazione che ho avuto con me stessa, bevo la mia camomilla stando attenta a non scottarmi la lingua o le mani, la finisco, appoggio la tazza sul comodino, spengo la luce, mi sdraio, mi rannicchio sul fianco destro e mi torna in mente una sola frase dell’ultima canzone che ho ascoltato.
 
With hopes that maybe I'll get a chance to see you when I close my eyes”
 
Sì, caro Matteo, avrei una mezza intenzione di sognarti questa notte.
 
 
 
20 Gennaio.
 
Ore 8:38
 
 
M’s POV.
 
Lei.
E’ proprio lei.
Bella, anzi, bellissima.
Meravigliosa, stupenda, splendida.
Qualcosa che va oltre la bellezza umana.
Soprattutto perché è nuda.
Completamente senza vestiti.
Come mamma l’ha fatta.
E Dio mio, se l’ha fatta bene.
E’ sopra di me.
Pelle contro pelle.
Potrei morire.
Il suo respiro accelerato fa eco al mio.
Il battito del suo cuore è come impazzito e il mio lo segue a ruota.
«Mmm…» si ferma, mi guarda negli occhi e vedo chiaramente le sue pupille dilatate e mi bacia.
Un bacio che mi fa girare la testa.
«Matteo…» il mio nome tra le sue labbra è devastante.
La bacio ancora.
Labbra carnose che rispondono al mio bacio con un’attenzione e una passione devastanti.
Mi fermo un attimo, solo per poterla sfiorare sul viso con una mano.
La guardo fissa negli occhi.
E mi ci perdo in quegli occhi.
«Dio, sei meravigliosa…»
 
Bzzz, bzzz, bzzz…
 
Merda, proprio adesso deve suonare il telefono?
Lo so, non suona ma vibra.
E’ lo stesso.
Prima o poi lo lancio da qualche parte.
Apro gli occhi.
Cerco il telefono.
Chiudo gli occhi.
Indirizzo il braccio verso dove sento la vibrazione.
Riapro gli occhi di scatto.
Manca qualcosa.
Manca letteralmente qualcosa.
Anzi, manca qualcuno.
Merda.
Lei dov’è?
Non era qua con me?
Mi guardo intorno come un perfetto idiota ma non la trovo.
La realtà mi piomba addosso come un mattone.
Stavi sognando, Matteo.
E che sogno.
Era così reale. Così vivo il sogno.
Era talmente vivo che qualcuno nella metà inferire del mio corpo si è messo sull’attenti e desiderava anche lui un trattamento speciale da pare di quella ragazza così speciale.
Hai ragione amico, la realtà fa proprio schifo. Torniamo al sogno?
 
Finalmente dopo l’ennesimo tentativo a vuoto sul comodino, riesco a trovare il telefono e rispondo senza guardare chi mi sta chiamando.
Ti prego, fai che sia un buon giorno.
 
«Amoruccio tesoruuuuuuuuccio miooo».
No, non è decisamente un buon giorno, non dopo quel sogno, non dopo aver risposto a questa telefonata.
«Si, pronto?» rispondo con una tranquillità che mi sorprende.
«Senti, amoruccio tesoruccio mioooo, non mi hai mandato il buon giorno né la buona notte e soprattutto ieri non ci siamo sentiti. Io invece ti ho mandato un paio di messaggini, proprio pochini pochini…» scosto leggermente il telefono dall’orecchio, schiaccio il tasto per controllare le notifiche e vedo: 6 chiamate perse, 27 WhatsApp e 8 sms. Meno male che erano “pochini pochini” e soprattutto, c’è ancora gente che manda gli sms oggigiorno?
«Non li ho visti.» cerco di giustificarmi in un pessimo modo, anche perché ha visto anche lei che quelle spunte blu non sono mai apparse. Pessimo Matteo. Stavi dormendo. No, non stavo solo dormento, stavo facendo un sogno dal quale avrei preferito non svegliarmi.
«Perché non li hai visti? Perché non mi rispondi mai? Perché non mi scrivi mai?» e in tre, due, uno… diamo il via all’attacco isterico di gelosia.
«Ascoltami Monica, avevo bisogno di spazio per riflettere…» dico a lei scandendo bene le parole. E’ arrivato il momento.
«Riflettere? Tu? Riflettere su cosa? Perché hai bisogno di riflettere?» chiede Monica che inizia ad alzare la voce in maniera piuttosto preoccupante.
Forza Matteo, tira fuori le palle, hai preso la tua decisione ora devi portarla fino in fondo.
«Monica, credo sia meglio…»
Ma mi interrompe, odio quando la gente mi interrompe mentre parlo di cose così importanti. E lei lo sa. Lo sa ma mi interrompe comunque. «Lo so che dobbiamo parlare, certo che sì. Lo so che ti sei sentito escluso ieri a pranzo perché c’era la mia carissima amica. Poi io non so più che cosa fare con te. Non ti interessi più, non mi ascolti più, arrivi in ritardo agli appuntamenti, non rispondi alle telefonate, ai Whatsapp e ai messaggi. Cosa devo fare con te?»
«Monica, lasciami finire di parlare e ascoltami, almeno per una volta in vita tua, ascoltami» le dico leggermente spazientito. Non è da me, lo so. Ma non ce la faccio più. «Io non riesco a starti dietro, non credo di essere quello giusto per te, vedi io…» e mi interrompe un’altra volta.
«Ah, finalmente te ne sei accorto. Finalmente! Finalmente l’hai capito che non sei abbastanza per una come me! Quindi? Vorresti lasciarmi?» e sembra quasi che stia gridando.
Bhe, almeno l’ha capito. Matteo smettila subito di fare battute poco educate e fini. «Credo sia meglio di sì?» Rapido, indolore, l’ho detto quasi come fosse una domanda. Ho fatto la figura del coglione? Probabile.
«Tanto un’altra come me non la trovi neanche se piangi in giapponese. Scordati di me, cancella il mio numero e non tornare mai più. Ciao e addio.» e con queste parole Monica chiude la telefonata.
 
Credevo fosse un pessimo inizio di giornata ma mi devo ricredere.
Sono finalmente libero. Oh mio Dio che bella sensazione.
Non mi seno più un peso sul cuore e sulle spalle.
Era come se fossi in una gabbia.
Libero di non dover stare attento a cosa dire, con chi uscire, rendere conto a qualcuno.
Libero di vivere la mia vita come meglio credo e di essere semplicemente Matteo e non “Amoruccio tesoruccio mio”. Devo essere onesto però, la parte del fidanzato completamente disinteressato non mi piaceva con Monica. Non era una parte adatta a me. Non me ne fregava nulla. Era uno spreco di tempo. Detto così può sembrare piuttosto brutto, lo riconosco. Ma non era e non è la persona adatta a me.
Mi sento un pochino in colpa. Ecco. Una minuscola parte del mio cervello mi dice che forse avrei potuto essere più accondiscendente con lei, darle un’altra chance, essere più presente. Ma... C’è un enorme ma. Si chiama Virginia.
Lancio da qualche parte sul letto il telefono. Mi lascio cadere all’indietro e faccio in modo che la testa arrivi direttamente sul cuscino. Chiudo gli occhi un’altra volta. Ripenso a quello che ho appena fatto. Alle parole, forse un po’ troppo crude. Non è la ragazza adatta a te Matteo. Punto e basta. Smettila di sentirti in colpa.
 
Bzzzzzzz.
 
Ormai la vibrazione del cellulare non la sopporto più la devo assolutamente togliere.
Almeno è un WhatsApp e non la sveglia.
Stiamo migliorando.
 
Che faccio? Lo leggo? Aspetto?
Odio questa mezza indecisione.
In aggiunta sono anche irritato.
Ma sì. Può aspettare anche cinque minuti.
Se è Monica non rispondo. Basta. Deve uscire dalla mia vita.
E invece se fosse lei?
Sì Matteo, certo.
Svegliati.
Le fiabe non esistono e di certo lei come potrebbe mai avere il tuo numero?
Con il cuore leggermente accelerato cerco nel letto il telefono che avevo lanciato prima, lo apro e leggo il mittente: Marco.
Matteo dato che non abbiamo pranzato insieme ieri, che ne dici di domani?”.
Sono molto tentato di chiedergli di Virginia.
Bhe?
Lo faccio, chissenfrega.
Prendo il telefono e digito: “Domani niente pranzo con la psicologa?”.
La psicologa. Ah, la psicologa. La cosa buffa è che la conosco nemmeno. L’ho vista tre volte e in tre volte mi ha scombussolato parecchio. Già dopo la prima volta che l’avevo vista mi aveva devastato, ammettiamolo. Non è mai successo con nessuna. Matteo non sai neanche se è libera. Risposta sicuramente negativa. Come potrebbe essere single una persona del genere? Una ragazza che bacia da dea. Matteo, vorrei ricordarti che era solo un sogno e tu non te la sei baciata. Proprio per niente. Non era la realtà. Sto impazzendo, la causa è solamente una: Virginia.
Invio il messaggio a Marco e circa cinque minuti dopo sento ancora il fastidiosissimo bzzz bzzz bzzz.
Oh, una chiamata in arrivo.
Stamattina mi sento un call center. Almeno la telefonata è di Marco, decido di rispondere con un semplice «Pronto?»
«Matteo, Matteo, Matteo… Cosa dovrei fare con te?» mi chiede uno sghignazzante Marco dall’altro capo del telefono.
«Che cosa avrei fatto?» chiedo stupito, di che cosa sta parlando?
«Noto un pizzico di gelosia nei confronti della mia meravigliosa psicologa…»
Ah, Marco, amico mio, non avresti potuto utilizzare aggettivo migliore: meravigliosa. Lei lo è.
«…teo? Ma mi stai ascoltando?» Merda, ultimamente perdo pezzi di discorsi pensando a lei. Sempre più coglione. Sempre più idiota.
«No scusami, potresti ripetere?» chiedo gentilmente a Marco.
«Ti stavo chiedendo, al posto di pensare alla mia psicologa, l’inutile e gelosa Monica dove l’hai lasciata?» chiede.
«Capiti proprio a fagiolo, sei il primo a saperlo perché è appena successo: non stiamo più insieme!» dico forse con troppo entusiasmo.
«Io te l’avevo detto, dovevi lasciarla prima, anzi, non ti ci dovevi proprio mettere!» dice Marco ridendo.
«Lo so, dovrei darti ascolto più spesso.» gli dico con aria rassegnata stringendomi nelle spalle.
«Ecco, dato che mi dai ascolto, domani a pranzo?» chiede lui calmo.
«Aggiudicato, così almeno chiacchieriamo un po’» rispondo con un sorriso.
«Tu non hai idea di quante parole dirai domani a pranzo!» dice lui con aria enigmatica. Il senso di questa frase, dov’era?
«A che ora facciamo?» chiedo.
«Mezzogiorno e mezza dove c’è la scritta della facoltà?» propone.
«Va benissimo, tanto ho lezione fino a mezzogiorno e un quarto» almeno faccio tutto con calma.
«Dai allora a domani!» dice con enfasi Marco.
«A domani Marco!» dico.
E la conversazione si chiude.
 
Non c’è niente di meglio che un pranzo con un amico!
Matteo, per lo meno, sii realista. Il sogno era nettamente più piacevole.
Ma in assenza di lei, del sogno o di altro, dovrò pur accontentarmi in qualche modo!
 
 
Ore 15:48
 
Biblioteca. Quanto adoro questo posto, forse perché è stracolmo di libri e li trovo tutti così meravigliosi. Fin da piccolo l’ho sempre adorata. Ho sempre saputo che loro, i libri, sarebbero stati i miei compagni di vita. Forse anche per questo ho scelto lettere. E’ stata una passione e una vocazione che ho avuto fin da piccolo. La biblioteca mi dà un senso di tranquillità impressionante. E’ come se sapessi che questo è il posto giusto per me. E lo è.
Oggi dopo la telefonata di Marco, per concludere la mia mattinata in puro stile call center, mi ha telefonato Gabriele. Gabriele ha ventisei anni ed è un mio compagno di corso, mi ha chiesto se potevamo vederci in biblioteca nel pomeriggio per riguardare gli appunti delle ultime lezioni di “storia della cultura inglese” e studiare un po’ insieme.
 
Sto confrontando gli ultimi appunti di Gabriele quando sento qualcuno che mi picchietta sulla spalla, mi volto e vedo lei.
Lei.
Non lei lei.
Lei Monica.
Oh merda.
Perché è qua? Cosa vuole? Come ha fatto a sapere che ero qui? E’ forse una stalker?
Mi volto verso il mio amico e vedo Gabriele dall’altra parte del grande tavolo in legno che sgrana gli occhi sorpreso da lei, e la guarda come se la volesse mangiare. Un altro ragazzo rimasto ammaliato dalla bella copertina di un libro. Pessima idea, a me non basta. Non basta più. Io voglio una trama intrigante e un finale meraviglioso, non posso né voglio fermarmi alla copertina.
«Matteeeeeo per favore possiamo parlaaare?» chiede Monica con un sorriso. Almeno non ha usato il “tesoruccio amoruccio” o altri diminuitivi imbarazzanti.
«Sì certo, non qui però. Usciamo» le dico piuttosto freddo, voglio evitare scenate imbarazzanti nel mio luogo preferito. Mi alzo e l’accompagno all’esterno della biblioteca. Sono scocciato ma anche curioso del motivo della sua presenza in questo mio luogo prediletto, data la fine della telefonata di questa mattina e soprattutto del contenuto di tale telefonata.
«Dimmi tutto» le dico.
«Matteeuccio ti preeego torniamo insieme? Dai! Ti prego ti prego ti prego! Io non so stare da sola!» dice facendo una sorta di smorfia triste con il labbro inferiore in fuori come se fosse una bambina.
Oh ti prego no. Matteo, rimani fermo sulla tua decisione. Sai che non è quella giusta per te. Non fa per te. Le dico tranquillo «Monica, mi spiace, fidati, è meglio così.»
«Ma sei sicuro? Io posso essere divertente eh! Anche sotto le lenzuola! Io non ci so stare da sola. I prego Matteuccccio! Dai! Al massimo possiamo essere un coppia aperta! Eh? Ti piace l’idea?»
E’ forse impazzita? «No, per niente» le dico quasi spazientito.
«Ma sei sicuro? E se… Matteuccio almeno possiamo essere amici? Almeno amici ti prego! Io ho bisogno qualcuno con cui parlare lo sai!» ribatte lei.
So che non sa stare da sola, ha bisogno di qualcuno con cui passare il tuo tempo e non pensare a sé stessa. Mi sento fin troppo stronzo, quindi le dico «Lo so. Amici mi va bene, ma solo amici, senza benefici né altro.»
Un sorriso torna sul suo volto e saltellando dice «Grazie Matteuccio. Ora dovrei proprio trovarmi un altro passatempo…»
In quell’istante mi è balenata un’idea in testa. Soprattutto perché mi è venuta in mente l’espressione trasognata di Gabriele poco prima. «Monica, che ne dici del ragazzo che c’era seduto con me poco fa?»
«Uhm sì! Mi piace! Deve essere un po’ addestrato a dovere eh! Ma mi piace! Almeno lui è etero?» chiede sorpresa.
«Certo! Se gli dessi il tuo numero?» chiedo titubante. Almeno non chiama più me.
«Siii! Ti pregooo! Mi piace l’idea. Grazie Matteuccio. Sai che più che un fidanzato sei stato una sorta di fratello per me?» dice lei strappandomi un sorriso anche perché non mi aspettavo quelle parole da lei.
«Vai a fare un po’ di shopping dai! Torno dentro e do il tuo numero a Gabriele!»
«Grazie Matteuccio! Ma mi fai chiamare subito? Subito subito? O magari stasera? Mi fai chiamare però? Sei un angelo, grazie, buono studiooo!» conclude in fine Monica uscendo dall’edificio sprizzando gioia da tutti i pori.
Bene, è andata bene. Nessuna scenata. Nessun tentennamento da parte mia. Non mi è dispiaciuto rivederla per mettere in chiaro quelle poche cose rimaste irrisolte. Non mi sono sentito in colpa per averla lasciata. Lei ha bisogno una sorta di “padre” che vegli su di lei. E Gabriele forse può fare al caso suo dato che è sempre stato il classico “ragazzo zerbino”. Io, dal canto mio, non sarei tornato con lei anche se mi avesse pagato.
 
Io ho le idee molto chiare.
Voglio un’altra ragazza meravigliosa e splendida.
Voglio Virginia.
 
..
 
Ore 1:08
 
“Lady Bracknell - Nipote mio, mi sembra che tu stia dando segni eccessivi di leggerezza.”
“JACK - Al contrario, zia Augusta, mi sono reso conto ora per la prima volta in vita mia, dell'essenziale Importanza di Essere un Serio Ernesto.”
 
Finisco “The Importance of Being Earnest” e dò un’occhiata all’orario. E’ l’una passata ed è una meravigliosa notte per leggere. Come tutte le notti, del resto. Ma ce ne sono alcune particolari. Come quella di oggi.
Oggi alla fine è stata una giornata imprevedibile sotto molti punti di vista. Domani devo assolutamente raccontare tutti questi gossip a Marco durante il nostro pranzo. Chissà cosa ne pensa della futura coppia “Gabriele e Monica”. Questa sera Monica mi ha scritto dicendomi che domani mattina ha un appuntamento a colazione con lui e poi magari andranno anche a cena insieme. Chissà, magari si metteranno davvero insieme!
Chiudo la copia del libro e l’appoggio sulla scrivania.
Sii onesto con te stesso Matteo.
Onesto? Ernesto? Il libro mi ha contagiato.
Matteo, sii onesto con te stesso e domani a Marco chiedi tutte le informazioni che vuoi su di lei.
E’ inutile stare a rimuginare su qualcosa tipo “magari è lei che mi chiama la mattina”.
Sii onesto e domani fatti avanti.
Bisogna farsi avanti nella vita.
Buttarsi.
Tirar fuori le palle.
Non hai nulla da perdere.
Tutto da guadagnare.
Rischia tutto, Matteo.
Oh sì.
Lo farò.
Sì, sono certo che domani sarà una meravigliosa giornata! E con questo pensiero mi addormento.
 
 
 
21 Gennaio.
 
Ore 7:03
 
 
V’s POV.
 
Sono già sveglia. Stropiccio un occhio e mi rotolo verso il bordo del letto. Che ore saranno?
Do un’occhiata alla sveglia sul comodino: sette e tre. Bhe, almeno non sono le quattro o le cinque. Come dice sempre mio padre “Il mattino ha l’oro in bocca” quindi è giusto che io mi svegli presto. Anche se la finestra è chiusa e la tapparella è abbassata riesco a percepire le gocce di pioggia che insistentemente stanno cadendo sul tetto sopra la mia stanza. Oh, piove. Mi piacerebbe restare a letto ancora un po’ soprattutto perché amo farlo quando fuori piove, ma sento lo stomaco che brontola prontamente. In più ho decisamente bisogno di caffè per svegliarmi bene e iniziare al meglio la mia giornata. Direi che è arrivato il momento di alzarsi, fare colazione e studiare un po’ “psicologia sociale della salute”.
 
..
 
Borsa, jeans, maglietta a maniche lunghe, maglione pesante, converse, sciarpa, giubbotto e ombrello. Ho preso tutto? Sì? Sbaglio o fino a un quarto d’ora fa non pioveva più? Meno male che ho sempre con me il piccolo ombrello portatile. Chiudo casa, metto le chiavi in borsa, recupero l’ombrello e schiaccio il pulsantino per aprire il cancello.
 
Ma quanto sta piovendo? Speriamo che non sia così tutto il resto della giornata altrimenti potrei noleggiare un gommone per tornare a casa stasera! Apro l’ombrello, e sotto un diluvio allucinante mi dirigo alla fermata dell’autobus.
 
Già, pessima giornata per andare a pranzo con Marco oggi.

 

 

 

**

 
Buona sera a tutti, puntuale come sempre, ecco a voi il quinto capitolo di “Inaspettatamente” in versione rivisitata 2016. Forse molti di voi speravano che sia Virginia che Matteo chiedessero informazioni a Marco, ma ahimè, così non è stato e loro non si sono nemmeno rivisti. Poveri ragazzi, li faccio soffrire e soffro anche io con loro. Questo è stato un capitolo di transizione, soprattutto per quanto riguarda la storia tra Matteo e Monica. Per fortuna Matteo è riuscito a prendere una decisione molto importante tirando fuori le palle. Sapete, non è poi una cosa così scontata! O almeno, io non lo do per scontato, trovo che sia una dimostrazione di grande coraggio prendere quel tipo di decisioni. Ma, torniamo a noi! La canzone che Virginia ascoltava è “Sweet Dreams” di Beyoncé. E ora…? Vediamo che succederà ai nostri protagonisti! Voi che idee avete? Grazie a tutti voi che mi leggete, per me significa moltissimo.
Grazie.
 
A presto e un abbraccio.
E.
   
 
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