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Autore: Darkwriterita    17/07/2016    3 recensioni
Brigitta è una ragazza normale con un'altezza anormale: 2,03 m. Seppur il suo ormone della crescita abbia attentato alla normalità della sua quotidianità, Brigitta desidera ancora diplomarsi all'alberghiero per riuscire a realizzare il suo sogno di aprire un bar tutto suo.
Purtroppo però gli alieni, che non hanno mai nulla di meglio da fare, decidono di invadere la Terra.
Solo una squadra scelta segreta di guerriere soprannaturali può sconfiggerli: le valchirie. Brigitta diventerà una valchiria, quasi, per sua volontà.
Ma naturalmente anche l'amore entrerà a completare questo assurdo quadro, riuscirà Brigitta a combattere per la Terra e per conquistare la ragazza che ama contemporaneamente?
In un delirio dove valchirie combattono al fianco dei cacciatori per sconfiggere alieni e licantropi, amori passionali e migliori amiche discutibili, la quotidianità di Brigitta verrà stravolta.
E in più il centro studi di Riccione sembra nascondere più cose di quanto sembri...
(ogni riferimento a fatti, luoghi, o persone realmente esistenti è puramente casuale, gradirei non ricevere lamentele su questo fatto)
Genere: Comico, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Sovrannaturale
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Era passata ormai una settimana da quando Tiziana e Carmelita erano scomparse, le vacanze di natale erano ormai finite e quindi toccava ritornare a scuola.
Per la prima volta quella mattina avrebbe dovuto fare il tragitto fino a scuola senza la sua migliore amica, l’unica persona che in tutti quegli anni le era sempre stata vicino.
Si alzò dal letto e incominciò la sua quotidianità, poi arrivò il momento di uscire per andare a scuola, prese lo zaino e si diresse verso la fermata insieme a Clarissa, dopo aver salutato i due sposini che erano riusciti a far pace dopo il battibecco del giorno prima a suon di bombolette spray e kamasutra a volontà.
Giunsero fino a scuola, sotto il cielo grigio e i brividi d’inizio Gennaio.
Mentre camminavano per il centro studi sentirono delle voci sussurrare al loro passaggio, cosa che subito fece capire ad entrambe che c’era qualcosa di strano, quella mattina, in quel centro studi.
Pan, che nel frattempo le aveva raggiunte, incominciò a squadrare i vari studenti, per capire che cosa stesse succedendo.
 
-Che cosa sta succedendo?- Chiese Clarissa leggermente preoccupata.
-Probabilmente sono le prime influenze del Ragnarok, secondo la leggenda nel momento della fine il caos colpirà gli uomini, probabilmente questi sono i primi sintomi-
 
Pan e Clarissa continuarono a fare teorie, mentre Brigitta le ascoltava distrattamente, lo sguardo di tutta quella gente, quello sguardo che ben ricordava e che in quel momento come quasi cinque anni prima la opprimeva ogni giorno della sua vita. Che fosse colpa del Ragnarok o no, lei non era ancora pronta ad affrontare quello sguardo, accompagnato da qui sussurri e le risatine che da soli riuscivano a disintegrare tutta la sua sicurezza.
Brigitta e Pan salutarono Clarissa e si diressero vero l’alberghiero.
La nostra beniamina entrò in classe, ma l’atmosfera opprimente non era svanita, gli sguardi di tutti i suoi compagni erano su di lei e quelle maledette parole sussurrate e le risate soffuse non accennavano a zittirsi, erano assordanti.
Ma il peggio arrivò quando giunse al suo banco, sopra esso infatti era stata attaccata una foto di lei e Tiziana, durante uno dei molteplici baci che si erano date all’ombra del salice del parco, tutta la superficie era inoltre ricoperta da scritte nere piene d’odio.
 
“Ti piace eh molestare delle ragazzine lesbica di merda?”
“Perché non crepi? Almeno nel mondo ci sarà una schifezza in meno”
“Mi dispiace per la povera ragazza che ci è stata”
 
Anche parole più crudeli erano state usate negli insulti seguenti, ma gli occhi vitrei della ragazza erano troppo offuscati dalle lacrime per poter leggere oltre.
Così Brigitta fece l’unica cosa che le veniva da fare in quei momenti, quel giorno come tutti quelli passati, si rannicchiò contro l’angolo del muro, stringendo le gambe al petto e poggiando il viso sulle ginocchia, mentre i ricordi del passato che aveva sotterrato con fatica tornavano come zombie per perseguitarla, ora però era sola.
Nella sua mente tornò più nitida e crudele che mai l’ultima frase che Tiziana le sussurrò quella fatidica notte di una settimana prima: Grazie per questi ultimi mesi, ma ora devo terminare questo gioco chiamato amore.
Era stato quindi tutto solo un gioco fin dall’inizio per Tiziana?
Con questa domanda a cui si era già data una triste risposta Brigitta si abbandonò ai ricordi.
 
Brigitta aveva dodici anni all’epoca, compiuti l’otto Marzo, la sua vita era normale, era ancora di un’altezza normale, aveva amici normali e tutto andava per il meglio, stava per finire la prima media.
Ma proprio in quel periodo la sua vita cambiò, quella primavera di cinque anni prima si prese la sua prima cotta, cosa che sarebbe stata una cosa normalissima, ma nella società si ritiene normale solo se una ragazza si prende una cotta per un ragazzo e viceversa, ma l’oggetto dei sogni di Brigitta era una ragazza.
Si chiamava Ludovica, andava in terza, Brigitta l’aveva conosciuta visto che entrambe frequentavano il coro di voci bianche della scuola.
Ludovica era fin da subito stata gentile con la piccola e timida primina, accogliendola a braccia aperte in quella nuova attività e aiutandola in tutto, con il suo immancabile sorriso sulle labbra.
Ci volle poco tempo prima che la piccola Brigitta s’innamorasse con genuinità di quella ragazza più grande.
Brigitta aveva sempre saputo di preferire la compagnia delle ragazze a quella dei maschi, quando da piccola sognava il suo principe azzurro non gli venivano in mente i tratti decisi e la barba incolta, le venivano in mente un viso dolce, con gli occhi grandi e le lunghe ciglia e le labbra morbide.
Non aveva mai rivelato a nessuno le sue fantasie a nessuno, conosceva bene i suoi genitori e li aveva già sentiti più volte lamentarsi di qualunque uomo non mostrasse abbastanza virilità o qualsiasi donna coi capelli troppo corti secondo i canoni tradizionali, etichettandoli come feccia della società. Se lei avesse rivelato una cosa del genere l’avrebbero sicuramente mandata da psichiatri specializzati per debellare la sua “malattia”, anche se per lei gli unici ad avere bisogno di una cura erano loro.
L’unica persona della sua famiglia di cui si fidava era la zia: Rosalinda, adorava passare pomeriggi interi a casa della stramba zia, guardandola dipingere o per fare i compiti, Rosalinda era la figura più vicina ad una madre che avesse.
In più si sentiva molto affine con la parente pazzoide, in quanto la donna partecipava molto spesso ad iniziative di vario genere, tra cui anche quelle della comunità lgbt riminese, per questo era sempre stata allontanata da tutti gli altri membri della famiglia, solo il padre di Brigitta aveva mantenuto dei contatti stabili, in quanto da piccoli fratello e sorella erano inseparabili.
Se non era dalla zia era da Carmelita, l’unica amica di cui si riusciva a fidare completamente.
Quel giorno era una soleggiata giornata d’inizio Giugno, Brigitta aveva preso una decisione importante, voleva riuscire a dichiararsi a Ludovica, in fondo se non fosse stata ricambiata quello era uno degli ultimi giorni di scuola e quello era l’ultimo anno per lei, quindi non aveva niente da perdere, se solo avesse saputo a che cosa avrebbe portato avrebbe tenuto la bocca ben chiusa quel giorno.
Erano appena finite le ultime prove dell’anno del coro, tutti stavano tornando a casa.
Brigitta riuscì a far fermare Ludovica e a chiederle di poter parlare, mentre il suo cuore non si decideva a battere con regolarità.
Si sedettero, Brigitta diede una veloce occhiata in giro prima di incominciare a parlare.
 
-L-ludovica i-io e-ecco…- Ma l’ansia era troppa perché riuscisse a pronunciare altro.
-Che c’è Bri? Stai bene? Stai sudando freddo, guarda che mi preoccupo- Cercò di rassicurarla sorridendo la ragazza più grande.
 
Quel sorriso donò a Brigitta la sicurezza che le mancava.
 
-Mi piaci-
 
Ludovica rimase sorpresa, arrossendo un poco, non sapeva che dire.
 
-In che senso? Come un’amica o…-
-Come una fidanzata- Rispose rossa Brigitta.
 
Dopo qualche secondo di silenzio Ludovica afferrò fermamente le mani della nostra beniamina e con decisione si preparò a rispondere.
 
-Io…!-
 
Ma venne interrotta dall’intervento di un gruppetto di ragazzi di terza, che afferrarono Brigitta per i capelli trascinandola a terra.
 
-E così la primina è una lesbica?- Disse quello che la teneva per la chioma.
-Che schifo! I miei genitori dicono che gente come loro è solo deviata e contro natura- Continuò un altro.
--I miei dicono che dovrebbero tutti crepare sotto un treno, no anzi, meriterebbero di peggio!- Continuò una ragazzina.
 
Il branco circondò l’indifesa Brigitta, mentre il capo la teneva ferma a terra calpestandola sullo stomaco, mentre un altro si occupava del viso.
Poi tutti insieme, contemporaneamente, incominciarono a battere le mani e a urlare, come un’inquietante tifo.
 
-Lesbica!-
-Crepa!-
-Lesbica!-
-Crepa!-
-Lesbica!-
-Crepa!-
 
Il pavimento si stava bagnando delle lacrime di Brigitta, mentre Ludovica era troppo spaventata da quello squallido quadretto per intervenire.
 
-Brigitta…- Fù l’unica cosa che riuscì a dire.
-CHE COSA STATE FACENDO?!- Urlò Carmelita entrando.
 
Subito la messicana si gettò in difesa dell’amica e come una furia la strappò da quel gioco crudele.
 
-Cosa vuoi primina? Stai difendendo la tua amichetta perché siete dello stesso genere?- La provocò il capetto di quel gruppo.
-No, la sto aiutando perché è mia amica e comunque davvero mi sembra assurdo che tu stia insultando una persona a cui piacciono le ragazze esattamente come te, si perché se ci pensi bene vi piacciono le stesse cose in fatto sessuale-
-Come osi primina? Sai almeno chi hai davanti?-
-Un idiota che è talmente stupido da non accorgersi che ci sto attaccando briga solo per dare il tempo ai prof di arrivare-
-Merda, ragazzi andiamo!-
 
Il gruppetto di bulletti se ne andò di corsa.
Carmelita si rivolse verso la sua migliore amica, asciugandole le lacrime con delicatezza e sorridendole, ma gli occhi verdi di Brigitta non accennavano a riprendere la loro luce, erano vuoti.
E quegli stessi occhi vuoti furono l’ultima cosa che vide Ludovica prima che Carmelita trascinasse Brigitta a casa.
 
Gli anni seguenti delle medie erano stati tutti tempestati di continui soprusi da parte dei propri compagni di classe, Brigitta frequentava una scuola cattolica vecchio stampo, quindi molti degli studenti e dei professori erano bigotti e chiusi, c’erano le eccezioni naturalmente, ma questo rese i sucessivi due anni un inferno.
Carmelita non poteva essere sempre li a proteggerla, quindi l’unica cosa che poteva fare in quei casi era raggomitolarsi in un angolo e lasciar sfuggire le lacrime che tratteneva, mentre il suono di quelle maledette risate continuava ad assordarla.
Dopo quel giorno non rivide più Ludovica, l’ultima immagine che aveva di quella ragazza era l’espressione frustrata e dispiaciuta sul suo volto.
Insieme al nuovo anno scolastico poi, arrivarono anche nuovi amori, quindi pian piano il cuore di Brigitta si dimenticò della ragazza che l’aveva tormentato per una anno intero.
Aveva scelto di frequentare l’alberghiero a Riccione proprio perché sapeva che non vi avrebbe trovato nessun vecchio compagno di classe e che finalmente poteva ricominciare, aveva inoltre incominciato ad andare in palestra per allenarsi, perché voleva riuscire a diventare abbastanza forte per proteggere le persone che amava, perché aveva capito quanto sia Carmelita che Rosalinda avessero sofferto per la sua condizione. Voleva essere lei a proteggere qualcuno.
Inutile dire che i complessi psicologici della protagonista derivano da questo sofferto passato.
 
Snif…
-Guendalina ti sei commossa?-
Si, insomma la povera Brigitta era così innocente, brutti bulletti del cavolo! Se li trovo …
-Su su Guendalina, ora quelli lì sono dei barboni-
Come fai a dirlo con certezza autrice?
-Perché questa è la mia storia forse? Io detengo il potere del karma qui quindi ti dico che sono diventati dei barboni, dai ora torna al presente che abbiamo una storia da narrare-
Ok.
 
-Brigitta… Brigitta!- La nostra eroina si risvegliò dal suo stato catatonico sentendosi chiamata da Sfiga.
-Eh?-
-Tutto a posto, ti ho vista qui, rannicchiata in un angolo e mi sono preoccupato-
-Si si, tutto a posto…- Disse poco convinta la ragazza.
 
Brigitta si avvicinò al suo banco, la lezione stava per incominciare, ma subito notò che era stato ripulito.
 
-Ho pensato che non potevi certo prendere appunti su un banco ridotto in quello stato- Disse il ragazzo, rispondendo alla domanda che si stava ponendo Brigitta.
-Grazie-
 
La lezione trascorse e in men che non si dica Brigitta potè uscire da quell’edificio.
Arrivata a casa decise di distrarsi correndo per qualche kilometro, così si preparò con la sua tenuta da ginnasta ed uscì per schiarirsi le idee.
Corse per almeno mezzora buona, ripercorrendo tutti i luoghi in cui lei e Tiziana avevano passato i loro migliori momenti, aveva bisogno di sfogarsi, di urlare contro qualcuno, di prendere a pugni un muro, di gridare mentre le lacrime.
Perché non ce la faceva più a sopportare il peso che portava sul cuore, Carmelita e Tiziana, le due persone più importanti della sua vita l’avevano abbandonata e lei non era stata abbastanza forte per poterlo impedire, questa era la verità.
Tutto quello che aveva fatto fino a quel giorno, la promessa di proteggere per sempre la persona che amava, era andato tutto a puttane e ora anche il suo passato tornava a tormentarla.
Tutta la sua vita era costellata di fallimenti, ma nonostante questo non si era mai arresa, si rendeva conto solo in quel momento che era grazie alle persone più importanti per lei che era sempre riuscita a rialzarsi, come se fossero un bastone su cui appoggiarsi.
Ma ora quel bastone non c’era più e da sola lei non aveva la forza di rialzarsi.
Così tirò un pugno dopo l’altro contro il vecchio piccolo edificio grigio che si trovava nel parco.
Aveva i poteri di una valchiria, eppure non era riuscita ad impedirlo.
Si era impegnata con tutta se stessa, eppure Carmelita e Tiziana ora non erano più con lei.
Era inutile.
Così continuò a sfogare la sua frustrazione finchè il muro non si sporcò quasi completamente di rosso, fin quando le sue mani non furono sfregiate irrimediabilmente e avrebbe continuato se una voce familiare non l’avesse fermata.
 
-Brigitta?-
 
La nostra beniamina si voltò, incrociando lo sguardo di una ragazza che non credeva avrebbe mai rivisto.
 
-Ludovica-
 
La ragazza appena arrivata si avvicinò a Brigitta con un velo d’esitazione.
 
-Dovresti andare a curarti le mani, potrebbero infettarsi-
 
Brigitta si guardò le mani, notando solo allora lo stato in cui se le era ridotte.
 
-Perché mi hai fermato Ludovica?-
-Forse perché per una volta volevo riuscire ad aiutarti-
-In che senso?-
 
Ludovica si morse il labbro, gesto seguito da un profondo respiro, prima di rispondere.
 
-Ti ricordi quando ti dichiarasti a me? Ho molti rimpianti da allora, avrei tanto voluto risponderti che i tuoi sentimenti erano ricambiati invece che fuggire spaventata dalle conseguenze della società-
-Quindi tu mi vorresti dire che all’epoca mi ricambiavi?- Chiese la valchiria incredula.
-Si Brigitta, sei stata la prima di cui mi sia innamorata seriamente-
-Tu eri innamorata di me, ma non hai fatto nulla per starmi accanto proprio quando ne avevo più bisogno-  Brigitta, trattenendo la rabbia e la delusione.
 
Il viso della valchiria si scurì.
 
-Allora vattene no? Ora che mi hai detto che mi avresti ricambiata non dovresti avere più così tanti rimpianti, abbandonami come facesti quella volta!- Inveì contro la sua vecchia conoscenza.
-Non posso! Brigitta, hai le mani distrutte, gli occhi gonfi e io non voglio più fare gli stessi errori del passato, quella ragazza non me lo permetterebbe e io non voglio permettermelo!- Rispose a tono Ludovica.
-Quale altra ragazza?- Chiese Brigitta cercando di calmarsi.
-Non mi ha detto il suo nome, aveva dei lunghi capelli grigi e mesches di veri colori strampalati, con gli occhi di colore diverso, ora che ci penso era veramente strana esteticamente, mi ha detto di darti questo quando ti avessi incontrata-
 
Ludovica porse un calzettone di lana a Brigitta, che era rimasta attonita: Tiziana allora ci pensava, almeno un po’ a lei.
 
-Io le ho detto che non c’incontravamo da anni, ma lei ha insistito-
 
Brigitta prese in mano quel morbido oggetto, sporcandolo del suo sangue, dentro di esso c’era una lettera spiegazzata, la prese con delicatezza, stando attenta a non macchiarla troppo.
 
Brigitta, io non negherò l’evidenza: io ti abbandonato e ne sono pienamente consapevole.
Ma in tutti questi giorni, senza ricevere il tuo buongiorno e tutte queste notti in cui dormivo in un letto troppo vuoto, mi hanno fatto sentire esattamente come quel letto: vuota, perché tu non c’eri.
Questa non vuol essere una lettera per giustificarmi, non chiederò il tuo perdono perché sento di non meritarmelo, hai fatto così tanto per me e alla fine io ti ho abbandonata, però so bene di doverti almeno una spiegazione.
Noi creature di Asgard abbiamo un destino già scritto, nessuno si può sottrarre ad esso, nemmeno lo stesso Odino, ma vedi Brigitta, io non voglio sottrarmi ad esso, perché voglio realmente la morte di Odino.
Vedi fin dalla nostra nascita io, mio fratello e mia sorella siamo sempre stati etichettati come “portatori di disastri” in quanto figli di Loki, quindi fin da tempi remoti siamo stati esiliati e imprigionati: io tramite delle catene dello spirito, mio fratello esiliato sul fondo del mare e mia sorella nel mondo dei morti.
So che è un mero desiderio di vendetta, ma è troppo forte perché io possa contrastarlo.
Dopo però che avrò ucciso Odino, suo figlio mi ucciderà e ricostruirà il nuovo mondo.
Io Brigitta non voglio che tu veda la mia morte, perché so cosa significa vedere la persona che ami morire senza poter far niente e te lo dico tramite una lettera perché so che se te lo dicessi di persona non riuscirei a resistere e cadrei di nuovo tra le tue braccia, perché mi manchi troppo.
Sai, all’inizio questo calzetto avrebbe dovuto avere un gemello, avevo in mente di regalarteli per san valentino, quindi mi ero avvantaggiata, ma ora non sarà più possibile, prendilo come un regalo di buon augurio per il futuro.
Infine ti prego Brigitta, non voglio essere la causa della tua sofferenza, quindi dimenticami e costruisciti una nuova vita senza di me.
Ti amo.
                                                                                                                                                          Tiziana.
 
Le lacrime di Brigitta bagnarono la carta, vedendola così Ludovica disse l’unica cosa che le veniva in mente.
 
-E’ andata da quella parte-
 
Brigitta incrociò gli occhi della ragazza che aveva di fronte, le stava sorridendo con lo stesso sorriso che anni addietro era riuscita a farla innamorare, ma che ora le dava solo una strana sensazione nostalgica, ricambiò il sorriso, finalmente sembrava che il passato volesse rimanere passato.
 
-Grazie-
 
Disse la nostra eroina prima di correre nella direzione indicata dalla sua vecchia conoscenza, in sottofondo sembrava si potesse sentire una musica drammatico-epica  a rendere tutto molto più vero amore.
Dopo un po’ riuscì a distinguere la figura della ragazza lupo nella luce del tramonto, ma anche Tiziana l’aveva vista, col risultato che la prima cosa che fu, fu trasformarsi in lupo e incominciare a fuggire.
Brigitta allora si trasformò in valchiria e utilizzò i poteri degli stivaletti con le alette, che incrementavano la sua velocità.
La nostra eroina rincorse la sua amata per diversi minuti, fino a che, al primo segno di cedimento del lupo, Brigitta ne approfittò e gli saltò addosso per arrestare la sua corsa, causando l’immediata ritrasformazione in forma umana di Fenrir.
E mentre cercavano di riprendere un respiro regolare e i loro cuori battevano un po’ troppo forte, sia per la corsa che per l’incredibile emozione che ebbero stando dopo tanto tempo così vicine, la valchiria baciò appassionatamente la sua dolce metà, godendosi ogni attimo di quel bacio ben presto ricambiato.
 
-E dai Briziana shippers si alzò un grido: si cazzo!-
Autrice! Ma sempre nei momenti migliori si deve intromettere? E poi non sia così volgare!
-Preferisci che dica figa al posto di cazzo? Magari ti piace di più- Disse ammicante l’autrice, facendo arrossire Guendalina.
Autrice! La smetta prego!
-Ok scusa, squillo è un gioco di carte che fa questo effetto-
 
Dopo aver osservato intensamente Tiziana negli occhi Brigitta parlò con decisione, abbracciandola forte.
 
-Razza di stupida che non sei altro! Se ti mancavo e non volevi farmi soffrire potevi rimanere con me invece che farmi rischiare il crepacuore!-
 
Tiziana rimase colpita da quelle parole, tanto che le lacrime che aveva trattenuto fino a quel momento uscirono come un fiume in piena.
 
-Io volevo solo… solo…-
-Se non vuoi farmi soffrire a causa tua allora rimani con me-
-Ma io morirò, non posso evitarlo, non posso eppure non voglio, non ora che ho te, io voglio una vita con te Brigitta, una famiglia, un anello al dito a testimoniare che sei la donna della mia vita, eppure è impossibile perché io morirò tra pochi giorni!-
 
Brigitta strinse Tiziana ancor di più a se.
 
-Io non lo permetterò, se tu non puoi andare contro il destino allora ci andrò io, a costo di doverti trascinare fuori dal regno dei morti io ti salverò-
 
Tiziana ricambiò la stretta di Brigitta, mentre i singhiozzi continuavano ad uscire incontrollati dalle sue labbra.
 
-Grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, gra…-
 
Ma la valchiria la zittì con un altro bacio.
 
Quella sera, quando Tiziana ritornò a casa, la prima cosa che fece fu sedersi sulla poltrona e riprendere un progetto a maglia che aveva lasciato in sospeso da troppo tempo: un calzettone esattamente uguale a quello che aveva regalato a Brigitta.
 
-Almeno così avrò qualcosa che mi colleghi a te in qualsiasi momento-
 
Quella notte Fenrir si addormentò tenendo stretto a se quel grosso calzettone fatto a maglia, sperando che presto tutto quello sarebbe terminato.
 
Note della pazzoide:
Wow passato di brigitta rivelato yay! Cose! Yay!
 
 
 
 
 
   
 
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