di creature fantastiche che si mostravano
agli uomini solo il giorno in cui il cielo
avrebbe assunto il colore della tristezza
e sarebbe scesa la neve brillante.
Aldilą di quello specchio vi era un castello,
una dimora meravigliosa che riluceva
come cristallo ai raggi del sole e dominava
l'Infinito, e l'uomo talvolta, osava
sollevare lo sguardo.
Un castello le cui fondamenta erano solide,
sorrette dall'Albero della Vita, dove non si
fuggiva dalla realtą, ma la si colorava di
sogno, di piume.
E nel prana che lo circondava si specchiavano
i volti e le speranze di quelle creature effimere.
L'Albero della Vita,
pianta di grazia e benevolenza.
Fonte di sete.
Amara consapevolezza della Morte.
Basta un canto,
una poesia,
una dolce melodia,
che subito sereno io divento alla tua presenza...