"Lo vedi anche tu, mia dolce creatura?
L'Albero ti sta chiamando a sè.
E non potrai opporti, dovrai solo aprire le tue ali,
Lilybell."
Ascoltavo le sue parole con la mente concentrata. Perchè ogni volta che posavo il mio sguardo sulla sua persona, mi sentivo incantata e prigioniera.
Incantata perchè Toma era un angelo stupendo.
Prigioniera perchè volevo che fosse così.
Amavo Toma più di qualsiasi altra cosa, ad Atlandia.
Forse l'unica, perchè non avevo nulla, tranne che un fantastico futuro a cui ero destinata, predetto da Toma stesso.
Strinsi le mani, mentre osservavo la grandiosità dell'Albero della Vita.
Sentivo che mi chiamava, che i suoi fiori, che il suo prana, mi volesserò a sè.
Ma per quanto insistente fosse, non sapevo se accontentarlo o meno.
Egoistico era forse il mio pensiero?
O la mia devozione era rivolta ad altro?
Toma, Atlandia, l'Albero della Vita, il mio futuro...
Affetti che avevano trovato radici e che da un momento all'altro potevano sfuggirmi dalle mani...
"Divino Toma, ho timore di perdervi."
"Perchè dici questo, mio piccolo fiore?"
"Mi sento estranea a tutto ciò. Sento di appartenere ad Atlandia, ma di non comprenderne la sua Essenza."
Toma mi si avvicinò.
La sua mano affusolata sfiorò il mio viso.
"Lilybell.."
Era sul punto di baciarmi, di violare le mie labbra con le sue ma si interruppe.
Accennò ad una risata divertita e si allontanò.
"Ricordati Lilybell, che tu sei mia." Disse, e Toma andò via.
Tremante, mi accasciai al suolo.
Le mie ali si ripiegarono sulla schiena, mi sentì umiliata.
Quello era l'amore più violento che avessi mai potuto provare.