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Autore: koralblu    19/07/2016    1 recensioni
Dal testo [...]
Troppo sangue era stato versato a causa mia.
E ora, la vista di Kurapika me l'avrebbe ricordato ogni dannato momento della mia vita.
Ero riuscita a controllarlo, dopo anni e anni di pianti disperati e dolore inflitto a me stessa. Ero riuscita a controllare questo senso di colpa, illudendomi ingenuamente di essere stata ingannata e persuasa a fare ciò.
Ma vedendo Kurapika, vedendo il dolore che IO gli avevo procurato, tutte le mie scuse erano crollate.
Lui era il passato che non avrei mai scordato; il passato che mi avrebbe sempre perseguitata, ricordandomi chi ero stata, e chi sono tutt'ora: un mostro. Un essere abominevole, che non merita altro che il dolore eterno.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gon Freecss, Killua Zaoldyeck, Kurapika, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                                                                        Capitolo 5 ( prima parte)



Il sole di mezzo giorno splendeva attraverso le finestre del dirigibile; erano ormai passati due giorni, e finalmente quella mattina era arrivato l'annuncio tanto atteso - Aspiranti Hunter, arriveremo presso il luogo della quarta prova d'esame circa verso le tre del pomeriggio; siete pregati di farvi trovare pronti sulla pedana di atterraggio entro quell'ora. Grazie e buon proseguimento.- 
Io e gli altri ci eravamo trovati poche ore dopo nella sala ristoro, dove avevamo deciso di pranzare tutti insieme.
-Chissà in che co..sa consis..terà la prova d'esame.- stava blaterando Leorio, masticando a bocca aperta mentre sputava involontariamente brandelli di cibo e saliva dalla bocca.
Kurapika si era allontanato da lui, il viso contratto in una smorfia di disgusto, mentre un pezzo di carne gli era finito fra i capelli senza che lui se ne accorgesse.
-Ti prego Leorio, cerca di chiudere quella bocca quando mangi.- 
Cercai di non ridere, tappandomi la bocca con le mani e continuando a tenere gli occhi fissi sui suoi capelli.
-Ti ho già vista; è inutile che cerchi di nasconderlo..- 
-M..mi dispiace Kurapika, è che h..ai..- lasciai la frase a metà, poichè le risate mi impedirono di continuare. 
Indicai il pezzo di carne sulla testa del biondo e subito lui andò a tastarsi i capelli, trovandosi nelle mani una poltiglia informe.
-LEORIO, FAI VERAMENTE SCHIFO!- urlò lui, alzandosi di scatto e correndo verso il bagno a lavarsi le mani. 
Gon e Killua non riuscirono più a trattenere le risate, mentre Leorio si guardava intorno a disagio, poichè tutti si erano girati verso il nostro tavolo.
Cercammo di ritornare seri, ma l'espressione imbarazzata di Leorio ci faceva ogni volta ricominciare da capo.
-Allora, Asuka; dato che ti piace tanto prendere in giro..- iniziò lui, impressa negli occhi una luce che non mi piaceva affatto -Ora che non c'è Kurapika, potresti dirci il motivo per cui eravate abbracciati in quella stanza l'altra notte?- mi chiese malizioso Leorio, prendendomi completamente alla sprovvista e facendomi andare di traverso l'uovo fritto che stavo ingoiando. 
Tossì, diventando completamente rossa sia a causa dell'uovo, sia a causa della domanda a bruciapelo che mi aveva posto. 
-Ecco..vedi..noi stavamo..- farfugliai, cercando una scusa per giustificare quel momento intimo tra me e Kurapika.  
-Scusa ma a te cosa interessa?- cambiai tono all'improvviso, con l'idea di rovesciare la frittata. -Vedi di farti un po' gli affari tuoi!- alzai la voce, cercando di mascherare l'imbarazzo con l'irritazione.
-Non funziona così, cara mia..- rispose ironico l'albino, mentre guardava di sottecchi Leorio e sorrideva complice nella sua direzione.
-Lo sappiamo che c'è qualcosa..- gli diede man forte il più grande, lo sguardo divertito e serio allo stesso tempo. -Su, confessa.- 
-Non c'è nulla da dire! Io e Kurapika siamo solo amici, punto! La questione è chiusa.- 
Mi resi conto di aver urlato per tutta la sala quando sentii gli occhi di tutti puntati addosso; e fu solo quando mi girai per chiedere scusa a tutti i presenti,  che rimasi completamente impietrita sul posto, poichè gli occhi azzurri di Kurapika erano fissi nei miei, e mi guardavano con uno sguardo indecifrabile
-Stai bene?- gli chiese Leorio, ottenendo come unica risposta un cenno del capo. Il ragazzo biondo si sedette al suo posto, gli occhi bassi e il viso poggiato su una mano.
Il pranzo riprese, una calma apparentemente tranquilla che aleggiava nell'aria. Apparente, appunto. 
Non riuscivo a distaccare gli occhi dalla figura di Kurapika, mentre lui continuava a mangiare poco e niente, l'espressione di prima che non era mutata di una sola virgola.  
Gon e Killua continuavano a farsi i dispetti, mentre si rubano del cibo dai rispettivi piatti e si guardavano in cagnesco.
-Quella era la mia salsiccia!- sibilò Killua imbronciato, cercando in tutti i modi di rubare il bacon dal piatto di Gon, che lo teneva lontano con i piedi.
-Hai iniziato tu, rubandomi le uova..- ribattè il più piccolo, difendendosi dall' ''assalto'' dell'albino.
-Smettetela voi due! Con che razza di bambini ho a che fare? Bambini poi.. io direi più delle scimmie!- commentò Leorio, alzando lo sguardo dal giornale che stava leggendo e guardandoli male. 
-Senti chi parla, razza di gorilla pervertito!- ribattè Killua, gustandosi il rossore comparso sul viso di Leorio. 
-COME HAI DETTO!?- urlò in risposta il più grande, completamente rosso dalla vergogna e dalla rabbia. 
-Hai sentito bene..o forse sei diventato anche sordo?- continuò a provocarlo l'albino, scatenando la furia omicida di Leorio. 
-Se ti prendo giuro che ti scuoio vivo e vendo la tua pelle al mercato nero!-  gridò furibondo, lanciando addosso a Killua la saliera e rovesciando tutto il suo contenuto a terra. 
-Se ti prendo..- ringhiò, correndo dietro a Killua, che se l'era data a gambe. 
Gon sospirò, mentre Kurapika si scusava con i presenti per la scenata dei nostri amici e rimetteva tutto a posto. 
-Posso darti una mano?- mi offrì io gentile, alzandomi dalla sedia con l'intento di aiutarlo.
-No, non serve.- rispose freddo lui, continuando con il suo lavoro. Mi risedetti al mio posto, la delusione e lo sconforto impressi sul mio viso. 
Ritornammo a mangiare in silenzio, Gon che continuava a fissarci insistentemente. In un primo momento non ci feci caso, concentrata ad osservare i movimenti e le espressioni del biondo. Poi, però, il suo sguardo iniziò davvero ad innervosirmi, tanto che dopo poco tempo non resistetti più e sbottai. -Allora, che cosa c'è?! Che hai da guardare?!- 
Il bambino fu preso alla sprovvista, mentre uno sguardo colpevole apparve sul suo viso. 
-Killua dice che dovrei tenere per me  i miei pensieri, però..- iniziò lui, fissando il tavolo in imbarazzo, per la prima volta da quando ci eravamo incontrati. Sbattei le palpebre, confusa da questo suo strano comportamento. 
Gon rialzò lo sguardo, guardandoci entrambi così intensamente che fu solo grazie alla mia forza di volontà che riuscì a non abbassare lo sguardo.
-Siete una bella coppia voi due.- disse infine, lasciandoci entrambi ammutoliti. 
Si alzò poi dal tavolo, chiedendo scusa e avvertendoci che sarebbe andato a cercare Leorio e Killua.
L'imbarazzo che era sceso tra di noi, era palese. Nessuno dei due spiccicava parola; non Kurapika, che continuava a spiluccare cibo dal suo piatto guardando con fin troppa attenzione le venature del tavolo, e nemmeno io, che avevo abbandonato completamente il mio cibo, dedicandomi ad un accurato studio della sala. 
Nessuno dei due osava rompere il silenzio imbarazzante che si era creato o alzare lo sguardo verso l'altro. Entrambi, infatti, avevamo il capo abbassato, il viso completamente rosso dall'imbarazzo. 
Dopo pochi minuti, però, Kurapika si alzò all'improvviso, facendomi sobbalzare dalla sedia. -Vado a sistemare le mie cose in camera..- annunciò a gran voce, senza nemmeno attendere una risposta e  fiondandosi subito fuori dalla sala ristoro.
Non si voltò indietro, lasciandomi sola con tutti i presenti che non facevano altro che fissarmi con uno sguardo curioso e impaurito allo stesso tempo. 
-Beh? Che avete da guardare?- chiesi infastidita, facendo scattare le teste dei presenti verso i loro piatti. -Lo spettacolo è finito.-
Mi avviai anch'io verso l'uscita, sentendo un magone sullo stomaco. 
Perchè quello strano comportamento? 
In fondo, non avevo detto nulla di male. 
Eravamo amici. 
Cosa c'era di sbagliato?
Perchè lo trovavo sbagliato?

Passarono le ore e di Kurapika non c'era traccia. Io, Leorio, Gon e Killua eravamo riuniti in un corridoio del dirigibile, ammirando le nuvole che danzavano leggere nell'aria. Mi persi nel contemplarle, pensando a quanto sarebbe stato bello essere una di loro. 
-Ma dov'è Kurapika?!- chiese nervoso Leorio, interrompendo i miei pensieri. -Fra poco dovremo scendere e lui sparisce così! A volte vorrei proprio prenderlo a sberle!-
-Lascialo stare..magari si sarà addormentato nella sua stanza. Smettila di urlare e rilassati- rispose freddo Killua, tendendo gli occhi chiusi e le braccia incrociate dietro la nuca.
- Leorio, sono d'accordo con Killua. Magari starà riposando nella sua stanza. Manca ancora mezz'ora, diamogli del tempo..se non arriverà entro l'ora stabilita lo andremo a cercare.-
Il mio tono uscì sereno e tranquillo, mentre dentro ero divorata dalla preoccupazione e dall'angoscia.  
Cos'era successo? Che cosa avevo sbagliato?
-Forse, dovrem..- 
-Ah, eccolo là! Ciao Kurapika!- 
Gon interruppe a metà la frase di Leorio, mentre si sbracciava per attirare l'attenzione del ragazzo biondo a pochi metri da noi. 
-Potresti non urlare come una scimmia?- lo ammonì Killua, nella medesima posizione di poco prima
-Si può sapere dove sei stato!? Manca poco all'atterraggio e di te non c'era traccia.- lo rimproverò Leorio, l'aria severa ma al tempo stesso nauseata sul viso. 
-Perdonatemi, avevo solo bisogno di rimanere solo per un po'.- 
Qualcosa non andava. 
Non avevo mai sentito Kurapika così abbattuto e spento. Aveva gli occhi fissi sul terreno e i pugni serrati in una morsa d'acciaio. 
-Sei sicuro che vada tutto bene?- 
E non ero stata l'unica ad accorgermene.
Leorio gli si avvicinò cauto, mettendogli una mano sulla spalla in un gesto di conforto. 
-Si, sto bene. Non devi assolutamente preoccuparti- 
Il tono del biondo ora era più dolce, e mentre alzò lo sguardo per sorridere a Leorio, i nostri sguardi si incrociarono.
Fu come essere attraversata da mille scariche elettriche, mentre le mani e le gambe iniziarono a formicolare. 
Sebbene il contatto fosse durato una manciata di secondi, essi erano stati sufficienti a farmi perdere la lucidità e a mandare completamente in subbuglio il mio stomaco. 
Mi aggrappai al corrimano della parete, chiudendo gli occhi e dandomi della stupida. 
Ero arrabbiata con me stessa. 
Arrabbiata poichè non riuscivo a controllare questo subbuglio di emozioni che ogni volta mi mandavano in tilt il cervello e lo stomaco; arrabbiata perchè nonostante tutto erano inevitabili e sfuggivano alla mia volontà. Arrabbiata perchè era proprio Kurapika, a farmi provare tutto questo. 
Continuavo a chiedermi, ''perchè proprio lui''? Perchè con tutti i ragazzi sulla faccia della terra doveva succedermi proprio con lui?
L'unica persona che avrei dovuto tenere alla larga, era l'unica che volessi davvero vicino ogni singolo momento della giornata. 
Perchè dopo l'abbraccio dell'altra sera, non riuscivo più a dormire serenamente, sentendo continuamente una sensazione di vuoto al mio fianco. 
Perchè forse, provavo qualcosa di più di una semplice amicizia per lui. 
Il nostro rapporto non era come quello che avevo instaurato con Gon, Killua e Leorio. 
C'era qualcosa di più. 
Volevo molto bene a quei tre svitati, che ogni giorno mi facevano sorridere, ridandomi a poco a poco quella spensieratezza che per anni mi era mancata. 
Loro erano miei amici, ma non era la stessa cosa. 
Perchè quando vedevo Kurapika, il mio cuore aumentava automaticamente i suoi battiti, quasi rispondesse a dei comandi propri. Lo stomaco andava in subbuglio e le gambe iniziavano a tremare. Quando lui mi era vicino, poi, a mala pena riuscivo a controllarmi. La voglia di risentire il calore di quell'abbraccio, la delicatezza di quelle labbra sulla mia pelle e il contatto fra le nostre mani mi stava mandando letteralmente fuori di testa. 
Non riuscivo a togliermi quelle sensazioni di dosso e ogni volta che ci ripensavo, un brivido mi correva lungo la schiena.
Non poteva essere la stessa cosa. 
C'era sicuramente qualcosa di più. 
Qualcosa che cercavo disperatamente di ignorare, dandomi mille giustificazioni vane. 
Kurapika non era la stessa cosa, eppure facevo finta di nulla, continuando a fingere e non volendo ammettere la verità con me stessa.
-UN' ISOLA! SI VEDE UN ISOLA!- gridò entusiasta Gon, saltellando sul posto come un canguro e distogliendomi dai miei pensieri. 
Mi affacciai anch'io alla finestra, vedendo sotto di noi un' isola dalla forma strana, circondata da relitti. 
-Guarda Gon, è circondata da relitti!- aggiunse Killua, osservando attentamente il luogo sul quale il dirigibile si stava dirigendo. 
-Mi va bene qualsiasi posto, purchè possa scendere da qui- 
La voce di Leorio era laconica, flebile come un sussurro. Continuava a tenersi la pancia stretta fra le braccia, il viso di un colorito verdognolo molto accentuato. 
-Stai male?- gli chiesi apprensiva, abbassandomi alla sua altezza. 
Lui non rispose, contraendosi ancora di più come se volesse vomitare. 
-Arrivo subito.- 
Corsi immediatamente verso l' infermeria del dirigibile, che avevo notato in una delle mie camminate notturne, e chiesi all'addetta una pastiglia anti-nausea. 
La donna doveva avere circa trent'anni; era alta, magra, i capelli castani legati in una coda alta, gli occhi verdi che mi guardavano sorpresi, quasi non credessero a ciò che stavano vedendo.
Un guizzò di gioia attraversò il suo sguardo, lasciandomi alquanto confusa
Poi lei, senza alcuna spiegazione, si girò verso un mobile dietro il bancone e prese da un ripiano una scatola intera di pillole, che mi porse nelle mani. 
-Me ne basta una, la ringrazio.- le sorrisi gentile, porgendole di nuovo la scatola. Ma lei mi bloccò il polso, negando con la testa. 
Rimasi spaesata da questo suo strano comportamento.
La donna si girò nuovamente, dopo avermi fatto segno di stare in silenzio. Annuì confusa, mentre la donna mi prese delicatamente la mano e vi pose sopra altre due scatole dal contenuto sconosciuto.
-Ti saranno utili più avanti.. fanne buon uso.- sussurrò lei, iniziando a camminare verso il retro dell'infermeria. 
-Aspetta.- la bloccai, facendola arrestare a metà strada. -Perchè?- le chiesi solo, troppo confusa per formulare una domanda più elaborata.
 -Ti chiami Asuka, non è vero?- sorrise lei, gli occhi velati una tristezza che non riuscivo a spiegarmi. 
Rimasi completamente impietrita, lo sconcerto nei miei occhi che parlava per me. 
-Conoscevo tua madre.. eravamo molto legate.. quello che ti ho dato ti sarà utile per tenere a bada Lui. Fanne buon uso e stai attenta.- 
Quasi rischiai di crollare a terra, mentre la donna era corsa in un lampo fuori dall'infermeria. 
Non riuscivo a crederci.
Mille domande affiorarono nel mio cervello, procurandomi un mal di testa atroce. 
Come faceva quella donna a sapere?
Come aveva conosciuto mia madre?
Che cosa le aveva raccontato? 
Non riuscivo a darmi pace. Non riuscivo a spiegarmi il comportamento di quella donna e tanto meno come lei facesse a sapere. 
Fu difficile riacquisire quella poca lucidità che mi permettesse di mettere un piede davanti all'altro e ricordarmi il corridoio su cui si trovava il mio gruppo.
Quando li raggiunsi ero ancora stralunata; ripensavo insistentemente a quella conversazione e cercavo di dare delle risposte ai miei interrogativi. Notali solo in un secondo momento Leorio che non era riuscito a trattenersi e, chino su un cestino del corridoio, stava rimettendo anche l'anima, sostenuto da Gon e Kurapika. Killua, invece, se ne stava seduto contro il muro dalla parte opposta, gli occhi disgustati che si erano spostati rapidamente da Leorio a me. 
-Ma quanto ci hai messo. Il vecchio non è riuscito a trattenersi e per poco non mi ha vomitato sulle scarpe!- 
L'albino era veramente innervosito, ma quando mi guardò bene in faccia cambiò subito atteggiamento. -Ti prego, non dirmi che ti senti male anche tu..- 
- Forse le uova di oggi non sono state una buona idea..- risposi, ancora sovrappensiero. 
Ero ancora intenta a pensare alle parole di quella donna quando porsi la scatola delle pillole a Kurapika, senza prestargli minimamente attenzione. Lui mi guardò con uno sguardo strano, senza però dire nulla e continuando a sostenere Leorio che non accennava a volersi fermare.  
Leorio si riprese a poco a poco; dopo aver finito di rigettare tutto il pranzo ingerito, infatti, aveva ingoiato la pillola, stendendosi contro il muro con gli occhi chiusi. 
Noi altri, invece, guardammo il dirigibile atterrare sulla pista, notando due vecchi che si sbracciavano per richiamare l'attenzione. 
Mancava poco all'atterraggio. 
Issai bene in spalla le mie cose, spostando la katana e allacciandola alla vita mentre Gon, Kurapika e un riluttante Killua aiutarono Leorio a mettersi in piedi e a scendere dalla pedana di atterraggio. 

Un vento fresco e leggero mi scompigliò i capelli, e un sorriso involontario spuntò sulle mie labbra. Mi persi, contemplando quella distesa marina che per notti e notti avevo sognato e che ora era davanti a me. 
Pochi lo sapevano, ma il posto che preferivo in assoluto era il mare. Avrei passato giorni e giorni stesa sulla spiaggia, ammirando le sfumature che il sole dipingeva sull'acqua e gustandomi la tranquillità e la pace che quel luogo mi trasmetteva. 
E mentre tutti i presenti continuavano a guardarsi intorno, chiedendosi su che isola fossero capitati, i vecchietti di poco prima si fecero avanti, due sorrisi dolci dipinti sul viso. 
-Signori partecipanti all'esame..- iniziarono loro, aprendo le braccia in segno di benvenuto. - siamo lieti di darvi il benvenuto sulla nostra isola.-
-Sono loro gli esaminatori della quarta sfida?- chiese Leorio a Killua, che si scostò da lui, timoroso che il grande potesse tentare nuovamente di vomitargli sulle scarpe. -No, non penso.- 
-E come fai a saperlo?- 
-Non mi è venuto il batticuore, per dare una risposta alla Gon- 
-E questo che significa?- chiese confuso Leorio, guadagnandosi un' occhiataccia da parte di Kurapika. -Fa silenzio.- lo ammonì, tornando a concentrarsi sulle parole della vecchia. 
-Lasciate che mi presenti; il mio nome è Burner e sono la proprietaria di questo albergo. Quest'uomo, invece, è mio marito Giner.- concluse lei, indicando con la mano rugosa un uomo di fianco a lei. -Lieto di conoscervi.- 
-Scusate, avete detto albergo?- intervenne Hanzo.
-Si. Ho modificato io stesso una sezione della nave adibendola ad uso alberghiero. Pensate che molti anni fa abbiamo avuto come ospiti i reali di Negur..- 
-Facciamo a meno del prologo..- lo interruppe il ragazzo pelato, guadagnandosi un' occhiataccia da parte della vecchia. - siete voi gli esaminatori della prova, dico bene?- 
-Che cosa?- chiese confuso il vecchio, mentre sua moglie intervenne immediatamente. -Mi sono dimenticata di dirvi una cosa importante, che sbadata che sono; il comitato degli Hunter ha regalato a tutti i presenti tre giorni di riposo, per riprendersi dalle fatiche dell'esame e riacquistare appieno le forze. Alloggerete qui, su quest'isola e partiremo fra tre giorni.-
Sosrpiri di sollievo e urla di gioia si levarono in aria a quelle parole. 
-VACANZA! VACANZA!- urlavano in coro Gon e Killua, saltellando entusiasti come due scimmie. 
-Ah, ci voleva proprio una bella doccia..- disse rilassato Leorio, avviandosi verso l'entrata dell' hotel, seguito da tutti gli altri. 
-Credo che una bella vacanza ci rimetterà in sesto.- sorrise Kurapika, mandando in tilt, -per l'ennesima volta- il mio cervello. 
-Un momento, per favore.- ci fermò la vecchia, attirando gli sguardi di tutti noi -Il pagamento va anticipato; il costo è di un milione di monete a camera..- 
Le nostre mascelle toccarono terra, gli occhi sgranati dalla sorpresa. 
-Bisogna pagare?- 
-Ma è..- iniziò sconcertato Killua, interrotto da Kurapika. -..è un prezzo esorbitante.-
-MA SIETE FORSE IMPAZZITI?!- 
Le urla di Leorio ci costrinsero a tapparci le orecchie, mentre lui continuava a sbraitare furibondo. -AVETE IDEA DELLA CIFRA CHE STATE CHIEDENDO? CON CHI CREDETE DI AVERE A CHE FARE?! CON LA FAMIGLIA ZOALDYECK?!- 
-Ehi! Quella cifra è alta anche per noi.- sbuffò offeso Killua, guardando male l'amico più grande, che continuava, incurante delle sue parole, a gridare contro i due vecchi, appoggiato dal resto dei partecipanti all'esame. 
-Come osate approfittarvi di noi in questo modo? Credete forse che possediamo una tale cifra?- incalzò un'uomo poco distante da noi, agitando i pugni in aria.
Le urla e le minacce sembravano non finire mai; i due vecchi, però, attesero pazientemente che tutti si sfogassero, prendendo poi la parola. 
-Siamo spiacenti, ma senza il pagamento non ci sarà possibile ospitarvi nel nostro albergo.- 
Solo i borbottii e sbuffi irritati dei partecipanti rompevano il silenzio teso che si era creato; nessuno parlava, ognuno concentrato nel trovare una soluzione. Ma per quanto mi sforzassi, non riuscivo a pensare ad altro che all'incontro di poco prima. 
- E va bene, vorrà dire che dormirò sulla spiaggia. In fondo preferisco dormire lì che stare sotto lo stesso tetto di questi due approfittatori.-
-Non possiamo.- rispose immediatamente Kurapika, lo sguardo severo rivolto verso Leorio. -Il problema principale sarebbe l'acqua. Su un' isola di queste dimensioni non credo ci siano fonti d'acqua potabile, a meno che non piova. Ma con questo sole, nel giro di tre giorni prosciugheremmo le nostre energie, arrivando alla quarta prova stanchi e disidratati.- 
-Accidentì- imprecò il più grande, rivolgendo un'occhiataccia ai due vecchi. -Beh, non c'è un'altro modo? Siate ragionevoli, dannazione.-
I due vecchi sembrarono pensarci su, e dopo pochi minuti di riflessione, che parvero secoli, ci comunicarono  -A dire la verità c'è un'altra soluzione.- 
Tutti noi drizzammo le orecchie, attenti alle parole dei due coniugi.
-Stiamo parlando di un pagamento in lavoro.-

-Non riesco ancora a crederci! Lavoro, ah! Ve lo dico io; tutto questo è soltanto una scusa per arricchirsi, altrochè!- 
I continui lamenti di Leorio iniziavano davvero ad innervosirmi. 
Non solo dovevo sorbirmi l'afa delle quattro di pomeriggio, che mi stava letteralmente facendo sciogliere nei miei vestiti coprenti, ma ora ci si metteva anche lui con le sue infinite lamentele.
-Smettila di lamentarti e continua a cercare.- 
Killua mi tolse le parole di bocca, rivolgendo uno sguardo di fuoco a Leorio e tornando poi a concentrarsi sul baule che aveva trovato.
 -Asuka, non hai caldo con quei vestiti?- mi chiese preoccupato Gon, gli occhi puntati sulla tunica di cotone che indossavo. 
Negai con la testa, continuando a cercare tra i relitti ciò che ci avevano chiesto i due vecchi, le loro parole ancora impresse nella mente. 
-Noi ci occupiamo della gestione di un commercio di oggetti d'arte; come avrete visto ci sono numerosi relitti qui intorno. All'interno di essi e delle navi affondate troverete sicuramente tesori o merce di valore. In cambio dei ritrovamenti noi saremo disposti ad affittarvi una camera. Il livello della stanza che vi sarà assegnato verrà stabilito in base alla stima degli oggetti che troverete.- 
-Non dirmi cosa devo fare, moccioso! Non hai il diritto di parlare dopo avermi dato del gorilla pervertito!-
-Ah, senti chi parla! Chi pensi abbia iniziato, dandomi della ''scimmia''?- 
-Beh ho solo detto la verità..-
-Tu, razza di..- 
Mi allontanai alla svelta, facendo segno a Gon di seguirmi. Ma lui rifiutò, cercando di calmare le acque fra Leorio e Killua, ormai prossimi a prendersi a pugni.
Quando uscii dal relitto che stavamo controllando, mi affrettai ad allontanarmi il più possibile, desiderosa solo di un po' di pace e tranquillità. 
Mi recai su una spiaggia poco distante, e, dopo essermi accertata di essere sola, mi spogliai dei vestiti ingombranti, rimanendo solo in intimo. 
Fu come liberarsi di un macigno. 
Mi sentii subito leggera e libera; finalmente potei godermi il calore del sole sulla pelle e il vento fresco fra i capelli. Senza nemmeno rendermene conto mi ritrovai in acqua, intenta ad osservare il mio riflesso sulla sua superficie. 
Il mare era così caldo e limpido che riuscivo a vederne il fondo. La sabbia era morbida e liscia, l'acqua calda e rinfrescante; un vero balsamo per i tagli e le ferite che mi portavo dietro dalla terza prova.
Ero intenta ad ammirare le piccole conchiglie incastonate nella sabbia bianca, quando vidi a pochi metri da me un'ombra nera avvicinarsi lentamente. 
Non riuscii a fare nemmeno un passo, completamente paralizzata dalla paura; e quando quell'ombra spuntò fuori all'improvviso, saltai all'indietro, urlando con tutto il fiato che avevo in gola. 
-Oh mio Dio..- 
Tirai un sospiro di sollievo nel vedere una chioma bionda e due occhi azzurri fissarmi divertiti e dispiaciuti allo stesso tempo. 
-Perdonami. Ti ho spaventata?- rise di sottecchi Kurapika, incrociando le braccia al petto e guardandomi in attesa. 
-SEI FORSE IMPAZZITO? MI HAI FATTA MORIRE DI PAURA!- 
Le mie parole fecero scatenare le sue risate incontrollate, mentre il mio viso diventava dello stesso colore dei miei capelli. 
-Mi dispiace Asuka, ma non ho resistito..- ammise lui fra una risata e l'altra, alzando le mani in segno di resa e avvicinandosi pian piano. -Merito una punizione; fammi tutto ciò che vuoi.-
A quelle parole divenni ancora più rossa, le gambe che avevano iniziato a tramare, mentre mille pensieri poco consoni avevano iniziato a frullarmi in testa. 
Kurapika teneva gli occhi chiusi, aspettandosi una vendetta per lo scherzo di poco prima. Ma non riuscivo a muovermi, notando solo ora il suo ''stato''. Kurapika, infatti, si era tolto la maglietta, rimanendo solamente con i pantaloni della tuta. Mi persi ad ammirare le sue spalle larghe e i muscoli appena accentuati, che però bastarono per mandare completamente in tilt ogni fibra del mio corpo. 
Arrossì come un peperone pensando a quando sarebbe stato bello stringerlo a me in quel frangente, e ancora di più a scoprirmi pensare a quelle cose. 
-Beh? Non vuoi vendicarti?- chiese stupito lui, aprendo appena un'occhio e sgranandolo subito dopo. -Come mai sei diventata rossa come un peperone?- 
Avrei voluto sotterrarmi. 
Non riuscivo a credere che Kurapika non si fosse ancora accorto della situazione imbarazzante in cui ci trovavamo. Insomma, eravamo mezzi nudi, immersi nell'acqua solo fino al bacino. 
Possibile che non se ne rendesse conto?
Il ragazzo davanti a me arrossì all'improvviso, coprendosi gli occhi con le mani e iniziando a scusarsi, imbarazzato come non l'avevo mai visto, e pensai quasi che fosse riuscito in un qualche modo a leggere i pensieri nella mia mente
-Devi perdonarmi, Asuka. Davvero scusami, scusami, scusami..- 
Il suo viso era ancora coperto dalle sue mani, tanto che non riuscì a vedere il sorriso di tenerezza spuntato sulle mie labbra.
Volevo rassicurarlo, dicendogli che non importava più. 
Ormai era successo. 
Kurapika era stato il primo a vedermi in questo modo così ''intimo'', e sotto sotto non mi dispiaceva nemmeno così tanto. 
Alzai il braccio con l'intento di abbassare le sue mani, ma l'occhio mi cade su un piccolo segno bianco su di esso. 
Fu come un pugno nello stomaco. 
Ritrassi immediatamente la mano, coprendomi il copro il più possibile.  
Ero stata una stupida.
Come potevo essermi scordata di tutte le ferite che mi ero inferta? Come avevo potuto dimenticarmi del mostro che ero anche fuori?
Erano così scontate e insignificanti le cicatrici sul mio corpo per me che non ci facevo nemmeno più caso, quasi fossero dei nei o delle lentiggini. 
Ma non lo erano. Non per Kurapika. Per lui non sarebbero state scontate, e non potevo assolutamente permettergli di scoprirle.
Mi abbassai di scatto in acqua, rassicurando velocemente Kurapika e iniziando a nuotare verso un relitto poco distante. 
-Asuka, ma dove stai andando?-
La sua voce era poco distante, ma feci finta comunque di non sentirla, cercando di nuotare il più velocemente possibile. 
Raggiunsi la cabina del relitto in pochi minuti, notando con piacere come essa fosse buia e impolverata, l'unica fonte di luce che proveniva da una fessura piccolissima. 
-Ma cosa diavolo ti è saltato in mente?! Poteva essere pericoloso! Perchè sei scappata così? - ringhiò Kurapika fra i denti, raggiungendomi, un tono che non gli avevo mai sentito prima.
Era veramente furioso.
Forse non era stata la migliore delle idee scappare da lui e rifugiarmi in questo relitto. In fondo non sapevamo cosa vi fosse dentro e quanto potesse resistere. 
Abbassai il capo, rendendomi  conto della stupidata che avevo commesso. 
-Mi dispiace..- sussurrai mortificata. 
-Andiamocene da qui..- disse solamente, prendendomi per mano e conducendomi verso l'uscita. 
Ma qualcosa me lo impedì. 
Feci resistenza, tirando la mano di Kurapika per attirare la sua attenzione. 
- Cosa c'è?- 
Mi limitai ad indicare un punto preciso della cabina, da cui apparve uno strano bagliore. 
-Non muoverti..- sussurrò lui, avvicinandosi cauto a quella strana luce. 
Solo il rumore dei battiti forsennati del mio cuore e i nostri respiri accellerati spezzavano il silenzio teso di quella stanza. 
Ero pronta; le mani erano protese in avanti, il calore che mi scorreva nel corpo, segno che avrei potuto attivare i miei poteri all'istante. 
Non mi importava che lui vedesse; proteggerlo era più importante.
Kurapika tirò su un medaglione d'oro, avente la forma di un animale indefinito; al centro era incastonato un rubino, circondato da una serie di piccoli e raffinati diamanti. 
Mi incantai, ammirando la bellezza di quel gioiello.
Non avevo mai visto un oggetto tanto bello in vita mia. 
Mi avvicinai a Kurapika, arrivando al suo fianco e allungando la mano per toccare quel tesoro. 
Ma il biondo non me lo permise. Chiuse immediatamente il pugno, nascondendo il gioiello alla mia vista. 
E fu solo quando alzai lo sguardo per chiedergli spiegazioni, che notai i suoi muscoli contratti, l'espressione corrucciata e gli occhi lucidi, sull'orlo di una crisi di pianto. 
-Kurapika..- 
Bastò un sussurro per far crollare definitivamente ogni sua difesa. 
Lo afferrai tra le braccia, lasciando sfogare il suo pianto straziante. 
I sensi di colpa tornarono prepotentemente a galla, mentre quella voce urlava nella mia testa. 
Assassina. 
E' colpa tua. 

Non c'era bisogno che lui parlasse per capire dove ci trovavamo. Potevo sentire il rumore della morte urlare attraverso queste pareti di legno, le immagini di quella notte che tornarono a galla, mentre un senso d' angoscia mi schiacciava sempre di più, facendomi respirare affannosamente. 
Dovevo calmarmi e andarmene di lì.
Cercai di tirare su Kurapika; non fu facile, poichè il biondo era come caduto in uno stato di catalessi, incapace di compiere qualsiasi movimento. 
Lo trascinai fuori a fatica, adagiandolo contro la ringhiera della prua e respirando per riprendere fiato. 
Lo presi di nuovo fra le braccia, e lasciai che lui si arpionasse al mio corpo, piangendo per il dolore che aveva dentro. 
Un dolore che io stessa gli avevo procurato. Un dolore indelebile, che non sarebbe mai andato via. 
Un dolore che avrei pagato con la mia vita. E forse nemmeno quella sarebbe stata sufficiente per ripagarlo. 
Meritavo di soffrire ogni giorno della mia vita, e di essere uccisa proprio dallo stesso Kurapika, quando lo stesso avrebbe scoperto la verità.
Lui meritava giustizia, ed io solo dolore. 
Meritava di sapere. 
Meritava di conoscere la verità. 
Meritava di vedere il mostro che ero realmente.
E ancora di più, meritava di uccidermi con le proprie mani. 
Ne aveva l'assoluto diritto. 
Ma per quanto i miei pensieri fossero fermi e decisi, le parole era incastrate in gola. 
Per quanto mi sforzassi, non riuscivo a pronunciare una sola sillaba.
Ero una codarda. 
-Grazie, Asuka. Mi dispiace, ti sembrerò un frignone.- sorrise appena lui, asciugandosi le ultime lacrime con le mani.
Non risposi, i sensi di colpa che mi stavano schiacciando sempre di più.
-Questo medaglione..- iniziò lui, fissando intensamente l'oggetto tra le sue mani. - apparteneva alla mia tribù. Era un vero tesoro. Anzi.. diciamo che era molto di più.- 
Lo guardai confusa, indecisa se chiedergli o meno che cosa intendesse. Lui mi guardò negli occhi, abbozzando un sorriso. - Puoi chiedermelo, non devi trattenerti.- 
-Cosa intendi?- sussurrai, una vocina dentro di me che continuava a urlarmi contro.
-Vedi, questo era il medaglione che la tribù mi regalò per il mio compleanno, proprio la notte in cui i Kuruta furono sterminati.- 
Mi sembrò che il cuore si fosse fermato. 
O forse era ciò che avrei voluto in quel momento. Che tutto finisse. 
Volevo farla finita una volta per tutta, farmi uccidere da Kurapika e porre fine al dolore che mi stava dilaniando dentro. 
Dovevo dirgli la verità, ma non ci riuscivo. 
Le parole non volevano venire fuori, e quella maledetta voce ringhiava con tutto il fiato che aveva in gola.
Assassina. 
Traditrice.

Codarda.
Ecco cos'ero. 
Un'assassina. Una traditrice. Una codarda. 
Non meritavo Kurapika. 
Non l'avrei meritato nemmeno in cento vite.
-Ti senti bene, Asuka?- mi chiese dolce lui, prendendomi il viso fra le mani. Annuì, il viso che sentivo sempre più pallido, mentre le forze mi stavano via via abbandonando. 
-Sei sicura?- mi chiese incerto, cercando un contatto, che stavo attentamente evitando. -Continua.- 
Masochista.
Lui mi guardò scettico, riprendendo, però, il suo racconto. -Quella notte eravamo tutti riuniti proprio per festeggiare quell'avvenimento. Erano tutti presenti: mia madre, mio padre, la mia sorellina Yuki e mio fratello maggiore Tatsuya, insieme a tutti i Kuruta. Non mancava nessuno. Tutti erano li per festeggiarmi. Fu un giorno che non dimenticherò mai.- i suoi occhi si fecero nuovamente lucidi, mentre il macigno sul mio stomaco diventava sempre più forte e sempre più pesante, quasi non mi permettesse di respirare.
-Mia madre impiegò tutto il pomeriggio per prepararmi al meglio. Era tradizione che, il giorno del proprio compleanno, ognuno avesse dipinti sul proprio corpo i simboli sacri dei Kuruta. 
Era tutto pronto. 
I festeggiamenti iniziarono; donne anziane e giovani erano in cerchio attorno al fuoco, danzando al suono dei tamburi, che erano suonati dai giovani guerrieri della nostra tribù. 
Tutti mangiavano, bevevano, ballavano e ridevano felici, gustandosi la spensieratezza che impregnava  l'aria. Era tutto perfetto..- la sua voce si fece bassa, mentre le mani stringevano spasmodicamente un'asse del pavimento. - fino a che non sentimmo un ringhio agghiacciante provenire dalla foresta. Le danze e la musica cessarono in un istante, mentre tutti si erano ammutoliti, guardando con terrore gli alberi che venivano abbattuti ad una velocità sovra umana. Mia madre prese me e mia sorella e ci disse di correre nel bosco, mentre tutti stavano cercando di scappare verso le navi. Ma io non potevo lasciare la mia famiglia. Così fermai la nostra corsa disperata, abbassandomi all'altezza di Yuki e guardandola negli occhi. Ricordo ancora cosa le dissi. -Corri alla nave e non fermarti fino a quando non sarai arrivata e ti sarai messa in salvo.-
Poi le diedi il medaglione, abbracciandola forte. I suoi occhi erano così spaventati e tristi, ma non oppose resistenza, annuendo e baciandomi sulla guancia. Iniziò a correre, sfrecciando tra gli alberi. Sparì alla mia vista dopo pochi secondi, il timore che quella sarebbe stata l'ultima volta che l'avrei vista. Con il cuore spezzato iniziai a correre ancora più veloce nella direzione opposta, pregando di ritrovare la mia famiglia ancora viva.- 
Interruppe il suo racconto, afferrando la mia mano e portandosela alle labbra.- Ma fui uno stupido. Inciampai e battendo la testa contro un sasso caddi a terra, svenuto.- 
Una risata di scherzo uscì dalle sue labbra, mentre i suoi occhi si erano fatti via via sempre più vitrei e spenti. 
- Mi svegliai solo il giorno dopo. Credevo di aver sognato tutto. Lo speravo con ogni fibra del mio corpo. Ma quando vidi i primi corpi esanimi a terra mi si gelò il sangue nelle vene. Ero come in un sogno; sentivo tutto ovattato, e nella mia mente continuavo a ripetermi che non era vero niente, e che i miei familiari erano ancora tutti vivi, pronti ad aspettarmi per festeggiare il mio compleanno.
Mi incamminai come in trance verso il villaggio, notando da lontano del fumo denso e scuro.- 
Ora i suoi occhi erano scarlatti, rossi come il sangue che era stato versato quella notte, le lacrime che solcavano le sue guance.
- Non dimenticherò mai ciò che vidi quel giorno. I corpi  della mia tribù erano stati dilaniati, immersi in un lago di sangue. Ma ciò che non riuscirò mai a dimenticare, furono gli incavi degli occhi vuoti. 
Tu non sai per quante notti sognai quella scena, vomitando e piangendo per il disgusto di ciò che era stato fatto alla mia gente. Non riuscì nemmeno a guardare in faccia la mia famiglia, il corpo di mia madre vicino a quello di mio padre, le mani ancora unite; il loro legame che nemmeno la morte era riuscito a distruggere.- concluse Kurapika, ancora intento a baciare la mia mano, gli occhi scarlatti bui e vuoti, come non li avevo mai visti. 
Non potei fare altro. 
Mi sottrassi bruscamente a quel contatto, e prendendogli il viso fra le mani, lo baciai. 
Non riuscì a spiegarmi come mi venne in mente un tale gesto.
Da una parte, il senso di colpa era come un pugnale nel petto, tanto vivido e reale da poterne assaporare il dolore fisico. Dall'altra, però, c'era una tale sensazione di disperazione e smarrimento nel vedere Kurapika in quello stato, da superare ogni altro sentimento. 
Riuscivo a sentire il suo dolore sulla mia pelle, e questo mi annientava totalmente. 
Avrei voluto poter prendere sulle mie spalle tutto quel dolore; assorbirlo nel mio cuore, permettendogli così di non provare altro che pace e serenità.
Ed era proprio ciò che stavo cercando di fare con questo bacio. 
Con il mio senso di colpa avrei fatto i conti più tardi; ora, veniva prima di tutto Kurapika.
Avrei fatto qualsiasi cosa per far tornare il sorriso sulle sue labbra. 
Qualsiasi. 
Così continuai, assaporando una sensazione mai provata prima. 
Non riuscivo a spiegarlo a parole; era come essere in paradiso e all'inferno nello stesso momento. 
Era la sensazione più dolce e allo stesso tempo straziante che avessi mai provato. 
Una sensazione talmente vivida e reale che avevo paura avrebbe marchiato la mia anima per sempre. 
Una sensazione che cancellò in un istante ogni mio dubbio. 
Perchè ora lo sapevo: ero completamente e totalmente pazza di Kurapika. 
E non avrebbe mai e mai dovuto succedere. 
Perchè la pace e il senso di colpa non avrebbero mai potuto convivere. Perchè Kurapika era la luce che io non meritavo, e che non avrei mai nemmeno sognato di avere. 
Io ero un mostro, il buio, la causa della sofferenza profonda di Kurapika.
Io ero un'assassina. 
Io ero ciò che di più sbagliato c'era al mondo. 
Non avrei mai scontato la mia pena. 
E come avrei potuto? 
Una sola vita dannata, per quella di centinaia di vittime innocenti?
Era uno scambio impari, troppo misero per sanare quel debito enorme. 
Troppo misero, per sanare i miei sensi di colpa. 
Mi staccai da lui, gli occhi velati di lacrime e di rimorso, il viso pallido e il corpo mosso da spasmi. 
-Oddio, Asuka!- urlò in preda al panico Kurapika, mentre un conato di vomitò mi fece piegare in due. 
Rigettai quel poco cibo che avevo ingerito a pranzo, scansando Kurapika che cercava di sorreggermi.
-Lasciami..qui.- singhiozzai, i conati che non mi davano un attimo di tregua. 
Ma era giusto così. 
Forse avrei potuto morire in quel modo. 
''E' la fine che merito'', pensai, prima di sprofondare in sonno fatto di morte e sangue.

 

Buonasera a tutti!
Sarò breve oggi, promesso. 
Innanzitutto mi scuso per aver diviso un'altro capitolo ( nuovamente) a metà. Prima che possiate arrivare sotto casa mia con mazze chiodate e forconi -fareste anche bene- voglio spiegarvi i motivi che mi hanno portato a prendere questa scelta. Questo capitolo ha raggiunto un livello tale di pathos che, continuare, avrebbe l'avrebbe inevitabilmente spezzato. Inoltre ho davvero dato troppi e tanti piccoli indizi su una verità che Asuka ancora nasconde, che avevo paura di rivelare troppo. 
Prometto che entro la fine della settimana posterò l'altra parte ( già pronta e corretta ) 

Asuka. 
In questo capitolo mi ha straziato davvero il cuore. Vorrei davvero essere riuscita a spiegare e descrivere al meglio il divario che c'è in lei; il senso di colpa, che non le lascia via di scampo da una parte, e l'amore che sta nascendo incontrollato per Kurapika dall'altra. Non è affatto facile spiegare le sue emozioni, il dolore e lo schifo che prova per se stessa. Il suo desiderio di mettere fine a tutto, che si oppone con il bisogno disperato di proteggere Kurapika e la sua paura di perderlo. 
Vorrei veramente riuscire a spiegare tutto questo in poche righe, ma so che è impossibile. 
Non basterebbe un libro intero per descriverlo.
Eppure ci provo, anche se a volte confesso di non sentirmi all'altezza. 

E poi, la storia di Kurapika. Avevo la pelle d'oca dalla prima all'ultima parola. La sua storia è stata straziante almeno quanto quella di Asuka. Forse per certi sensi anche di più. Mi sembrava, perciò, doveroso creare un passato alle spalle di questo personaggio, affinchè venisse giustificato il desiderio di vendetta per lo sterminio della sua tribù.

So che vi starete chiedendo, ''chi è diavolo è questo Lui?'' e ancora. ''Cosa c'entra la donna dell'infermeria con Asuka e sua madre?''
Promesso. Tempo al tempo, e tutto sarà spiegato. Non dimenticatevi di lei, poichè avrà una parte importante in un futuro non molto lontano. 

Ancora grazie. Grazie a tutti coloro che continuano a seguire questa storia, a chi recensisce, e anche ai lettori silenziosi. Grazie, perchè dovete avere veramente a cuore questa storia per sorbirvi questi spoloqui infiniti.
Solamente grazie. 
A prestissimo! 
Un grosso abbraccio.
 
La vostra Korablu!

P.s Alla faccia? E questo commento sarebbe breve, Koral? :P
                                                      



 
   
 
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