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Autore: nikita82roma    19/07/2016    3 recensioni
Un mese dopo la sparatoria al loft Kate riprende finalmente conoscenza. Ma lei e Rick dovranno ricominciare tutto da capo nel modo più imprevisto e difficile, con un evento che metterà a dura prova il loro rapporto e dovranno ricostruire il loro "Always", ancora una volta. Ma Rick avrebbe fatto tutto per lei, per loro, per riprendersi la loro vita e non avrebbe più permesso a niente e nessuno di separarli.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Always Together'
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Alexis dopo che era tornata a casa si era cambiata ed era uscita con Dustin, le avrebbe consigliato la zona migliore dove cercare casa a Philadelphia, così almeno aveva detto a suo padre.
Martha era sempre impegnata con le prove del suo spettacolo e, venne a sapere Rick da Alexis, anche con un distinto filantropo vedovo che finanziava i nuovi allestimenti.
Lui, solo nel loft fin troppo silenzioso, ne aveva approfittato per farsi una doccia. Aveva poi scelto con cura cosa mettersi per andare a cena con Beckett. Niente di elegante, un paio di jeans ed una camicia nera.
Aveva preparato due cocktail analcolici alla frutta, per darle il benvenuto dopo quella prima giornata di “lavoro”.
Kate tornò a casa molto più tardi di quanto avesse immaginato. Rick appena sentì aprire la serratura le si presentò davanti con i cocktail per accoglierla nel migliore dei modi. Rimase sorpresa nel vederselo lì appena aperta la porta, prese il bicchiere dalle sue mani ed ancora un po’ frastornata entrò in casa.
Bevve un sorso e si rese conto che era la prima cosa che aveva ingerito da quando quella mattina Rick le aveva portato il caffè. Si sentì tremendamente in colpa per questo.
- Tutto bene Kate? Dove mi porti questa sera a cena?
Beckett chiuse gli occhi, scosse testa e inspirò profondamente. Se lo era completamente dimenticato.
- Rick perdonami io… mi sono completamente dimenticata… Nel leggere quei rapporti oggi non mi sono ricordata di niente… - ammise candidamente.
- Nemmeno di pranzare suppongo. - La rimproverò Rick. Lei non gli rispose, ma il suo sguardo basso fu abbastanza eloquente. - Cosa vuoi mangiare?
- Non lo so Rick, quello che vuoi tu. Scusami… - Le fece cenno di non parlare, era già al telefono con uno dei suoi ristoranti preferiti. Ordinò, come sempre, un gran quantitativo di cibo, chiedendogli di portarlo il prima possibile ed avrebbe pagato un extra per il servizio celere. Appoggiò il telefono sul tavolo e guardò Kate, visibilmente in difficoltà. Non era arrabbiato, piuttosto deluso per la sua mancanza di riguardo non solo verso se stessa, ma anche verso la loro bambina. Lei si andò a sedere sul divano, stanca, fisicamente, ma non solo, non era stata una giornata facile. Aveva un gran mal di testa e non poteva prendere nulla per alleviarlo. Aveva esagerato, come sempre, solo che ora il suo fisico non rispondeva allo stesso modo. Cominciò anche a sentire fame e Castle, come leggendola nel pensiero, si mise seduto vicino a lei con un vassoio con del formaggio e dei crackers.
- Aperitivo insieme al cocktail? Certo non è a base di champagne, ma accontentati - Rick aveva una punta di acidità nella voce che non sfuggì a Kate.
- Rick, per favore, scusami per la cena saltata…
- Non mi interessa della cena saltata Kate, mi preoccupa il fatto che eri talmente presa che non hai nemmeno pranzato, questa mattina sei uscita senza fare colazione. Ora devi essere più regolare con i tuoi pasti.
- Hai ragione. Ho avuto un comportamento pessimo. - Disse sconsolata. Rick avrebbe voluto dirle qualcosa per consolarla, ma non ci riuscì. Era veramente deluso e preoccupato dal suo comportamento. Cosa avrebbe dovuto fare, chiamarla ogni giorno per assicurarsi che mangiasse? Kate mangiò qualche pezzo di formaggio, poi si rannicchiò in un angolo del divano, distante da lui, quasi ne avesse timore.
- Kate, io sono solo preoccupato per te, anzi, per voi. Per e donne più importanti della mia vita.
- Lo so Castle, lo so.
Rimase in quella posizione fino a quando non suonarono alla porta per la consegna della loro cena. Apparecchiò velocemente la tavola con un paio di tovagliette, due piatti posate e bicchieri, senza la solita attenzione ai dettagli che in questi casi mostrava Rick. Quando era a casa Kate raramente apparecchiava la tavola, quasi mai cucinava, consumava quasi tutti i suoi pasti nel contenitore del take-away seduta sul divano, leggendo un libro o esaminando i fascicoli di qualche caso ancora irrisolto, almeno per quello che lei ricordava.
Castle stava sistemando quanto ordinato sul tavolo, menu del giorno, per due: Ravioli ai funghi, confit d’anatra con spinaci saltati, verdure miste saltate e crumble di mele.
- Ti piace? - Le chiese Rick mentre la vedeva mangiare piuttosto distrattamente, benché avesse molta fame.
- Sì, è molto buono, grazie - Erano tornati al livello di conversazioni da cortesi sconosciuti.
- Kate… Per favore, non stare sulla difensiva… Si può sapere cosa c’è che ti ha tenuta così tanto concentrata oggi da farti dimenticare tutto? Hai ricordato qualcosa?
Scosse la testa.
- Niente di più della tua safeword - disse sorridendo finalmente
- Bene, magari potrebbe tornare utile. - Provò a sdrammatizzare Rick, guadagnandosi un’occhiataccia di Kate.

- Oggi quando leggevo di quei casi ho visto ogni vittima, ho letto le dichiarazioni dei parenti e mi sono immaginata il loro dolore, di tutti. Madri, mogli, sorelle, mariti, figli. In questo periodo fuori da tutto mi ero quasi dimenticata anche perché facevo il mio lavoro, per loro. Per dare giustizia alle vittime e per dire ai loro parenti "lo abbiamo preso". È liberatorio, sai Castle? Quando prendi un bastardo che ha tolto la vita ad una persona, sbatterlo in galera e poi poter dire ai parenti che almeno quello è finito, mettergli una mano sulla spalla e dirgli "lo abbiamo preso". Il dolore per la perdita non cesserà mai, però questo gli può dare almeno un senso di giustizia, una risposta ai mille perché che si hanno in questi momenti. Non sai per quanto tempo io ho sperato che qualcuno venisse da noi a dirci "lo abbiamo preso", ma non è mai venuto nessuno.
- Lo hai preso tu. Tra i tanti a cui hai dato giustizia ci siete anche tu e tuo padre. 
- Non è la stessa cosa.
- Vero, la soddisfazione che avevi in quel momento era sicuramente molto di più di qualsiasi vuota parola di conforto che potevano darti un poliziotto, non tutti sono come te, che credono fortemente in quello che fanno, dovresti saperlo.
- Stai cercando di tirarmi su il morale Rick?
- No, ti dico la verità. 
- Oggi quando Esposito e Ryan sono usciti per andare ad indagare su un omicidio, mi è venuto istintivo alzarmi come se dovessi uscire anche io con loro.
- È normale, Kate.
- È stato frustrante rimanere lì, vederli alla lavagna scrivere teorie, fare ipotesi e non poter partecipare. Ascoltavo tutto quello che dicevano, facevo i miei ragionamenti…
- Non penso che si offenderebbero se gli dai la tua opinione. 
- Non sarebbe giusto, è il loro caso, io non sono in servizio, non c’entro nulla con queste indagini.
- Ma tu sei la migliore e loro lo sanno. Io non ero nemmeno un poliziotto eppure ho sempre detto la mia e nessuno si è mai offeso - Le disse Rick alzando le spalle, a sottolineare l’ovvietà di quanto appena detto - A parte tu, qualche volta, beh, forse più di qualche volta, soprattutto quando parlavo di CIA, alieni, mafia, cospirazioni…
Kate sorrise di nuovo.
- Che ne dici se il dolce lo mangiamo sul divano? -Rick si alzò con le due coppette in una mano e l’altra gliela porse, invitandola a seguirlo. Questa volta non si mise in un angolo, ma molto più vicina a lui. Rick aveva letteralmente ricoperto il suo crumble con la panna
- Non ti pare di aver esagerato?
- No è buonissimo così, assaggia… - la imboccò con un generoso cucchiaio del suo dolce. Kate che pensava di rimanerne disgustata dovette invece ricredersi e lo apprezzò molto, tanto che scambiò le loro coppette prendendosi lei quella con la panna e lasciando a Rick quella senza, che lo obbligò ad alzarsi e andare a prendere la panna spray in cucina. Ne spruzzò quindi una abbondante porzione sulla sua e Kate gli chiese di aggiungerne ancora un po’ anche a lei.
- Da quando in qua hai anche tu questo amore per la panna?
- Non lo so Castle, ma credo che sia tua figlia che ha ereditato i tuoi stessi gusti!
Rick sorrise teneramente. Adorava sentir parlare Kate così consapevolmente della loro bambina, così le versò ancora più panna.

- Credo che stanotte mi sentirò male… - Disse Kate quando ebbe finito di mangiare tutto il dolce, o meglio le tracce di crumble immerso nella panna.
- Posso fare il tuo infermiere sexy, se lo vuoi!
- Finiscila Castle! - Kate si sdraiò con la testa sulle gambe di Rick mentre lui aveva placidamente appoggiato il suo braccio su di lei cingendole la vita e andando ad accarezzarla delicatamente.
- Kate, era solo quello che ti ha turbato oggi?
- No… - ammise lei sospirando
- Ne vuoi parlare? - Le chiese dolcemente
- La mia amnesia… 
- Ok, ti ascolto. - La voce di Rick si era fatta molto seria
- Io sapevo che più o meno coincideva con il periodo precedente a quando ci siamo conosciuti, però vedere che è cominciata esattamente quando ti ho incontrato per la prima volta, oggi mi ha colpito ed anche un po’ destabilizzato. Perché ti ho eliminato dai miei ricordi? Perché tutto il periodo che abbiamo passato insieme?
Rick sospirò, non sapeva cosa risponderle, aveva quasi paura a farlo. Anche Kate sospirò e roteò la testa un po’ all’indietro per guardarlo.
- Avrei varie risposte per te…
- Sentiamole… - Kate sapeva che si stava inventando qualcosa per tirarla su d’umore.
- Innanzi tutto quella romantica: ti sei voluta dimenticare di me, per poterti innamorare ancora, essere corteggiata di nuovo, avere tutte le mie attenzioni. - Le disse con tono languido, prima di passare ad uno più squillante - comunque potevi chiederlo, avrei fatto tutto questo ugualmente e ne sarei stato estremamente felice.
- Ok Castle, questa tenderei ad escluderla, altre teorie?
- Dovremmo controllare, ma magari in quel giorno c’era un particolare allineamento dei pianeti che ha aperto un varco spazio temporale che ha….
- Castle… era meglio quella precedente. Vuoi fare un altro tentativo?
- Sì… Era un po’ che lavoravamo insieme ed io avevo fatto una cosa, senza dirtelo. Avevo preso il fascicolo dell’omicidio di tua madre ed avevo cominciato ad indagare per conto mio, sai le possibilità di ingaggiare persone che potessero trovare qualcosa in quelle carte che erano sfuggite alla polizia non mi mancava e l’ho fatto. Poi quando ti ho detto se tu volevi indagare di nuovo sul caso, mi hai minacciato dicendomi che se lo avessi fatto, noi avremmo chiuso e quando ti ho chiesto perché non volevi indagare ancora tu mi avevi detto che per te quel caso era come bere per un alcolista, che avevi capito dopo anni in cui ti eri ossessionata a cercare qualche indizio che se non avessi lasciato perdere saresti finita male. Io ovviamente non ti ho dato retta, avevo già messo in moto tutto. Così sono venuto a scoprire delle cose e te te l’ho detto, ho corso il rischio di perderti e tu beh, ti sei arrabbiata tantissimo e non volevi più avere a che fare nulla con me… Tutto quello che ti è successo dopo fino al giorno che qui… capito, no? Beh, tutto è stato causato solo dal nostro incontro, da me. Eliminandomi avresti eliminato tutto il dolore, la sofferenza, i ricordi spiacevoli di questi anni, lo hai fatto per difenderti…
Kate non riuscì a dire una parola, si aspettava un’altra folle teoria di Castle ed invece lui le aveva detto quello che realmente pensava.
- Ho eliminato anche tutti i momenti belli, però… - disse lei amaramente.
- Beh, sì, anche quelli. Un danno collaterale. - Fu la triste risposta di Castle, che rimase poi in silenzio.
Kate si tirò su, si appoggiò al suo petto abbracciandolo e nascondendo il viso sul collo di un Rick immobile.
- A cosa pensi Rick? - Gli mormorò mettendosi comoda sul suo petto.
- Ai momenti belli. È sempre più difficile raccontare un momento bello di uno brutto. È più facile spiegare il dolore che la gioia che ti può dare una piccola cosa che però per te è così importante che magari ti cambia la giornata. Anche quando scrivo è così. È sempre più difficile far provare empatia per la felicità che per la tristezza.
- Raccontamene uno, uno di quei bei momenti a cui pensavi.
- Beh… Potrei dirti quando sei venuta qui e mi hai baciato ed abbiamo passato tutta la notte insieme, per la prima volta, o il nostro matrimonio, o quando hai accettato di sposarmi ma sarebbe troppo facile, sarebbe scontato. Invece c’è stato un giorno, era da poco che stavamo insieme e non lo sapeva ancora nessuno, proprio nessuno. Ci vedevamo di nascosto da te, più che altro o da me, quelle rare volte in cui il loft era vuoto. Eri tornata al distretto dopo la sospensione e lì facevamo finta di nulla, come sempre, ed era difficile perché io avrei voluto baciarti ogni volta che tu ti giravi a guardarmi e passavo il tempo a fissare le tue labbra pensando a quando le avrei finalmente fatte mie… - E lo fece veramente, in quel momento, la baciò, per poi riprendere a raccontare - Tu non volevi che nessuno sapesse e a me andava bene così, non lo avevo ancora detto nemmeno a mia madre ed Alexis. Poi un pomeriggio mentre ero a casa mi arriva un tuo messaggio, mi dicevi di raggiungerti a Central Park, vicino alla giostra. Io sono uscito di corsa, credevo che ci fosse stato un omicidio ed invece tu eri lì, da sola, con uno stecco di zucchero filato in mano ed il tuo splendido sorriso un po’ imbarazzato ed un po’ compiaciuto nel vedere la mia faccia stupita. Eri bellissima e tremendamente, avevi dei jeans aderenti, stivali neri, una t-shirt rossa ed il tuo giacchetto di pelle. 
- Castle, stai inventando approfittando del fatto che non ricordo nulla o ti ricordi veramente come ero vestita?
- Me lo ricordo, perfettamente, Beckett! Fammi finire… Dicevo… Io non capivo perché mi avevi fatto andare fino a lì, però appena sono stato abbastanza vicino, tu mi hai baciato ed è stato il bacio più dolce ed appiccicoso che ci siamo mai scambiati, letteralmente dolce ed appiccicoso. Era la prima volta che non avevi paura di farti vedere con me, in mezzo alla gente, per quello che eravamo veramente, due persone che si amavano. Ecco, questo è uno dei miei momenti belli. Quel pomeriggio a mangiare zucchero filato seduti su una panchina è stato bellissimo.
Kate provò ad immaginare come si doveva essere sentita in quel momento. Adorava Central Park ed anche la giostra per un motivo particolare. Pensò che non doveva essere un caso che aveva voluto andare proprio lì quel giorno, o forse era stato il suo inconscio a far sì che fosse proprio quello il luogo che aveva scelto.
- Lo sai perché ti ho voluto incontrare proprio lì?
- Non me te lo ho mai chiesto, veramente…
- Quando ero piccola e mia madre il pomeriggio finiva presto di lavorare, non accadeva spesso a dir la verità, mi portava sempre a Central Park. Nei mesi invernali a pattinare sul ghiaccio e quando invece cominciavano le belle giornate primaverili, andavamo alla giostra. Io facevo qualche giro mentre lei mi guardava sorridente e poi mi comprava sempre lo zucchero filato che mangiavamo insieme. Non è stato un caso se ti ho dato appuntamento lì, ne sono sicura.
- Sì, lo penso anche io.
- Potremmo andarci di nuovo, che ne dici?
- Certo, potremmo farlo. Vorrei tanto darti un’altro bacio dolce ed appiccicoso. Intanto però… - e si posò di nuovo sulle sue labbra con un altro tipo di dolcezza, quella che era solo la sua.
- Hai fatto qualche altra scoperta interessante oggi trai tuoi fascicoli? - Le chiese quando le loro bocche si separarono non troppo convinti di farlo.
- Da qualche rapporto di Montgomery viene fuori che sei stato molto più di aiuto di quanto pensassi! - Gli disse Kate ridendo
- Oh Beckett! Non so se ritenermi lusingato o offeso per questo!
- Entrambe le cose, Castle! Poi ho visto che hai conosciuto Sorenson…
- Già, che piacere… - disse Rick ironico, irrigidendosi. - Sai come mi chiamava quello? Lo scrittore fesso.
- Castle… non fare il geloso… Abbiamo collaborato ad un paio di casi, la nostra storia era già chiusa da tempo.
- Beh, sì, anche se lui ha fatto di tutto per riaprirla e tu sembrava anche che ci potessi stare…
- Dai Rick, impossibile, dopo quello che mi aveva fatto, non avrei potuto. Sei il solito esagerato. - Gli disse Kate ridendo e dandogli una pacca sul petto.
- Da come ridevate insieme e da come vi baciavate, forse no… Non ero esagerato…
- Cosa c’è stato con Sorenson Castle? - Gli chiese ora più seria
- Da quello che so io, lui ha provato a rimettersi con te, tu hai tentennato un po’ ma non ci sei stata, poi altri dettagli non li so e preferisco continuare a non saperli.
Ora fu Kate a farsi improvvisamente seria.
- Non avrei potuto rimettermi con lui. Non lo avrei mai fatto, Rick. Sei io fossi stata importante per lui, se lo fossi stata veramente, non avrebbe buttato all’aria la nostra storia per andarsene a Boston per il suo lavoro all’FBI senza nemmeno consultarmi. Se lo ha fatto voleva dire che era più importante di noi e che quindi io non valevo molto per lui. Non potevamo mai essere una coppia, lui di fatto con le sue scelte mi aveva escluso dalla sua vita, decidendo per entrambi.
Castle rimase ad ascoltarla senza dire nulla, ma quelle parole lo colpirono. 
- Probabilmente nemmeno tu lo amavi così tanto, altrimenti avresti trovato un punto di incontro.
- Da che parte stai Rick?
- Da nessuna, stavo solo pensando ad un periodo… Quando tu eri a Washington…
Kate si alzò e si voltò per guardarlo negli occhi. Di cosa stava parlando?
- Ero a Washington? 
- Sì tu… lavoravi per l’FBI…
- Cosa? No, aspetta Castle, io all’FBI?
- Sì…
- E noi stavamo insieme? - Rick annuì - E tu sei stato d’accordo?
- Non me lo hai detto. Ho scoperto per caso che avevi fatto il colloquio, che pensavi di trasferirti a Washington per quel lavoro che era la tua grande occasione.
- Io no… non è possibile… - Balbettò Kate
- È possibile, lo hai fatto. Io mi sono arrabbiato, moltissimo. Abbiamo anche discusso, al punto che tu eri convinta che io ti volessi lasciare.
- Poi cosa è successo?
- Hai accettato. E ci siamo incontrati al parco, alle altalene, quelle altalene… Volevi parlarmi e dirmelo, ma anche io volevo dirti una cosa. Ti ho chiesto di sposarmi, prima che tu mi dicessi se andavi o no a Washington. Io ti amavo e non mi importava dove stavi. Un modo per farla funzionare l’avremmo trovato. Ah, hai accettato anche la mia proposta, ovviamente, oltre a quella dei federali. - Provò a strapparle un sorriso, ma Kate era diventata improvvisamente molto seria, quasi assente. - Tutto bene?
- Sì, cioè, no. Non credevo che avrei mai potuto fare una cosa del genere. Non se noi due…
- Era la tua grande occasione Kate, lo dicevi sempre, è stato giusto che tu ci provassi, altrimenti lo avresti rimpianto per sempre e non sarebbe stato un bene per noi, perché mi avresti sempre visto come quello che ti aveva impedito di provare a fare qualcosa che ritenevi importante nella tua vita e io non voglio mai, in nessun modo limitare le tue ambizioni.
- Cosa è successo poi? Perché sono tornata a New York?
- Ti hanno licenziata, ma non perché non fossi brava, solo perché la tua caratura morale ed il tuo senso di giustizia erano di molto superiori a quelli dei federali, a loro non interessava la verità o la giustizia, ma solo risolvere i casi suscitando il meno clamore possibile ed ovviamente questo per te non era accettabile e dovevi fare le cose di testa tua.
Kate sorrise amaramente.
- E tu? Sei stato contento che mi hanno licenziata?
- Beh, mi ha fatto piacere che sei tornata a casa, però non nego che mi è dispiaciuto non vivere almeno per un po’ di tempo in quella casa che avevo preso a DC…
- Avevi preso una casa?
- Sì, una casa per noi, con uno studio per me dove poter scrivere e così poterti stare più vicino, visto che tra le mie presentazioni del libro ed il tuo lavoro non ci eravamo visti per molto tempo ed era veramente, veramente insostenibile starti lontana.
- Perché hai fatto tutto questo?
- Perché ti amo. E sì, mi sono arrabbiato quando l’ho scoperto, ma non perché volevi andare a Washington, ma solo perché non me lo avevi detto, ho avuto paura… Di non essere abbastanza per te per prendere delle decisioni insieme sul nostro futuro. Poi ho capito che se volevo questo, dovevo essere io il primo a dimostrarti che credevo in noi, che non dovevo più temporeggiare per paura. Così ti ho chiesto di sposarmi.
Kate si alzò dal divano ed andò in camera. Si era rilassata quella sera, mangiando crumble e giocando con la panna con Castle, le sembrava che quella giornata pesante fosse scivolata via bene, tutto sommato, ma quel discorso di Rick su Washington, sulle sue scelte così radicali, l’avevano fatta sprofondare nella confusione più totale.
Il lavoro aveva sempre rappresentato una parte importantissima della sua vita, ci si era sempre dedicata anima e corpo. Ma aveva potuto veramente mettere in rischio il suo rapporto con Castle per inseguire il sogno di una carriera diversa? Tutti gli avevano sempre detto quanto era importante per lei Rick, che avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui, che era la sua vita e lei gli aveva creduto, a tutti loro, lasciandosi andare, anche con lui, più di quanto avrebbe fatto con chiunque, anche seguendo quell’idea che si era costruita nella sua mente di loro. 
Adesso invece aveva saputo che con lui si era comportata esattamente come Sorenson aveva fatto con lei. Si ricordava tutto quello che aveva pensato di Will, quanto era stata male e non capiva come poteva aver fatto a fare una scelta del genere se Rick era veramente così importante. Non si trattava di metterlo in secondo piano rispetto alla sua idea di giustizia o ai suoi principi morali o alla sua stessa sicurezza, come le aveva detto che aveva fatto quando si erano separati. Lì aveva pensato di andarsene da lui, da New York e dalla loro vita insieme solamente per inseguire la sua carriera. Non riusciva a capirlo. Si sentiva come se quello che aveva costruito in questi mesi fosse solo un castello di carte esposto al vento di una finestra lasciata aperta dalla quale stavano entrando tutte le paure ed insicurezze. 
Rick era stato veramente così importante nella sua vita?

   
 
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