Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
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Autore: ___Page    20/07/2016    4 recensioni
"-E tu Perona?!- le chiese Kobi, sporgendosi verso di lei.
-Io?!- domandò, sgranando gli occhioni neri, prima di scrollare le spalle -Oh beh io ci penserò quest’anno! Magari trovo qualcosa di motivante!- disse, con un sorriso che era tutto un programma, girandosi verso le amiche che sapevano bene di cosa stesse parlando.
Senza che nessuno lo sapesse, Perona era già diventata qualcosa alla Raftel High School. Da mesi ormai il suo blog andava alla grande e sempre più studenti chiedevano aiuto alla misteriosa quanto famosa Miss Puck, senza restare quasi mai delusi nelle proprie attese.
Ma non aveva bisogno di vantarsi, le andava bene così. Finché avesse avuto Miss Puck, non sentiva il bisogno di essere nessun altro, a parte se stessa."
A grande richiesta, il seguito di Miss Puck, dieci anni dopo.
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Drakul, Mihawk, Perona, Portuguese, D., Ace, Trafalgar, Law/Margaret | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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-Tesoro è ora di andare!-
-Arrivo!-
Con un’ultima giravolta Perona controllò di essere pronta per la serata. Fissò il proprio riflesso nello specchio, cercando di non sentirsi troppo compiaciuta da ciò che vedeva. Sapeva di avere spinto Sugar a scegliere l’abito viola più nel proprio interesse che in quello della cugina ma… insomma Sugar stava bene anche con un sacco di iuta informe! Sarebbe potuta andare in giro vestita da… da… da pesce martello e tutti si sarebbero comunque girati a guardarla!
Lei invece… non che non piacesse. Molti la trovavano bella ma a Perona non era mai importato essere il centro dell’attenzione. Lei preferiva sedersi in un angolo tranquillo con un libro, magari sui fantasmi o sul voodoo. E se andava al cinema preferiva di gran lunga gli horror ai film-evento che invece facevano andare fuori di testa tutti gli altri. E questo, unito al suo carattere forte e a volte un po’ dispotico le avevano fatto perdere attrattiva.
Non che la cosa le importasse, non era mai stata sola. Tra la sua famiglia e i suoi amici sapeva di essere amata e non desiderava niente di più. E chi la conosceva bene non l’avrebbe mai definita dispotica o irritante. Chi la conosceva bene sapeva che non era dispotismo il suo ma testardaggine. E che il più delle volte s’impuntava e arrabbiava solo perché si sentiva insicura.
Ma anche se non le era mai importato prima, quella sera, per la prima volta, si era scoperta a desiderare di sentirsi un po’ principessa anche lei.
E se per Sugar l’abito non faceva alcuna differenza, perché lei sarebbe stata comunque la regina e lei stessa aveva affermato che era indecisa solo perché il viola le sembrava troppo audace, per Perona poter mettere quel vestito faceva tutta la differenza.
Le balze cadevano alla perfezione, il corpetto bilanciava la sua figura e poi… ci teneva davvero tanto a vestirsi di nero. Il motivo non sapeva dirlo neanche lei.
Prese un profondo respiro e con un’ultima smossa ai capelli, afferrò la sua pochette e uscì dalla sua stanza, scendendo rapida le scale per quanti i tacchi glielo consentissero.
-Eccomi!- annunciò, fermandosi sulla soglia della sala da pranzo dove tutti i suoi fratelli erano riuniti con i rispettivi partner per cenare lì su invito di Drag e Boa.
Otto paia di occhi si voltarono e Perona sgranò i propri, desiderando all’istante di non averlo fatto, di non essersi soffermata lì anziché uscire diretta urlando un “ciao, buona serata”. Avrebbe dovuto immaginarlo, sì, avrebbe dovuto. Si maledisse mentalmente continuando a ripetersi che avrebbe dovuto immaginarlo, che sarebbe andata a finire così.
Se quando Koala, Nojiko e le altre erano rimaste colpite da quanto bene le stesse il vestito si era sentita lievemente imbarazzata, ora avrebbe voluto che il pavimento si aprisse e la inghiottisse.
Boa, Margaret, Robin e Nami la guardavano emozionate, Rufy le aveva lanciato solo una distratta occhiata mentre continuava a spazzolare le patatine mentre Drag, Law e Zoro…
Decifrare i loro sguardi sarebbe stato arduo anche per un crittografo.
Zoro oscillava dall’orgoglio fraterno alla disapprovazione, probabilmente perché stava già pensando a quanti ragazzi avrebbero cercato di attaccarsi a sua sorella quella sera.
Law sogghignava  ma le sue pupille erano ridotte a due capocchie di spillo, il che gli conferiva un’aria psicopatica abbastanza inquietante. Perona era certa che stesse elencando mentalmente tutte le torture a cui avrebbe sottoposto chiunque avesse osato allungare un po’ troppo le mani su di lei.
E infine suo padre la fissava con un’espressione che aveva un che di stoico, il mento sollevato, la mascella contratta e…
Kami del cielo ma perché aveva gli occhi lucidi?! Stava andando al ballo, mica in guerra!
-Perona sei stupenda!- esclamò Nami mentre Boa si alzava e usciva dal salotto in fretta e furia.
-Vado a prendere la macchina fotografica!-
-Mamma…- provò a fermarla inutilmente con un sospiro.
-Non puoi mettere qualcosa sulle spalle?- domandò Zoro.
Perona sbatté le palpebre interdetta -Come?!-
-Zoro!- lo ammonì subito Robin con un sorriso serafico.
-Potrebbe avere freddo!-
-È metà Giugno!-
-Lo hai preso lo spray al peperoncino?!- fu il turno di Drag di domandare.
-Cosa?!-
-Guardate che va solo al ballo della scuola!- fece presente Margaret, trattenendo una risata.
Kami doveva scappare da lì! Era un manicomio altro che famiglia!
Una luce improvvisa la accecò, obbligandola a chiudere gli occhi e schermarli con la mano.
-Accidenti c’era il flash! Scusa!- sentì sua madre esclamare mentre cercava di scacciare la miriade di puntini neri che le ostruivano la visuale.
Serrò le palpebre e premette i polpastrelli sugli angoli interni degli occhi, attenta a non sfregare per non rovinarsi il trucco. Quando riuscì finalmente a vederci di nuovo, Robin era accanto a lei, un braccio posato sulle sue spalle e sembrava stesse cercando di nasconderla al resto della famiglia.
Sorrise grata alla sua sorellona, sempre pronta a correre in suo aiuto.
-Apri la pochette- mormorò con voce cospiratoria la mora -Presto-
Perplessa, Perona fece come richiesto e osservò incredula la mano affusolata di Robin che lasciava cadere all’interno della sua borsetto due piccoli incarti colorati e quadrati, che assomigliavano un po’ troppo a… a… preservativi?!
Sollevò di scatto il capo, gli occhi sgranati, e incrociò lo sguardo ceruleo di sua sorella che le sorrideva, materna e complice.
-Robin- soffiò incredula e sconvolta.
-È solo per precauzione-
Perona boccheggiò un paio di volte prima di decidere che era meglio lasciar perdere e la soluzione era solo una. Fuggire. Il più lontano possibile.
-Okay! Allora buona serata! Law ti aspetto in veranda!- annunciò, dirigendosi a fulmine verso l’ingresso.
Quando avevano saputo che Perona sarebbe dovuta andare fino a piazza Gyoncorde da sola, nessuno aveva voluto sentir ragioni e alla fine avevano concordato che Law l’avrebbe accompagnata con la macchina intanto che la cena finiva di cuocere.
-Okay, arrivo subito!- l’avvisò il fratello mentre Perona già apriva la porta e si fermava solo un istante per lasciar entrare Nekozaemon, che le regalò un miagolio di ringraziamento.
Si richiuse l’uscio alle spalle e inspirò a pieni polmoni l’aria tiepida di inizio estate, cercando di calmare i nervi. Chiuse gli occhi, concentrandosi sul proprio respiro.
Era così emozionata per il ballo e tesa al tempo stesso.
E il piccolo momento conviviale appena vissuto non aveva certo aiutato ma Perona non riuscì a trattenere un sorriso nel ripensare allo sguardo omicida di Law, a suo padre che tratteneva le lacrime e in generale a tutto lo scompiglio che il suo ingresso in salotto aveva creato.
Erano una manica di pazzi ma non li avrebbe cambiati per niente al mondo.
-Mediti?!-
Perona riaprì gli occhi di scatto al suono di quella voce e il cuore le perse un paio di battiti quando mise a fuoco Ace che avanzava lungo il vialetto di casa Mihawk, le mani in tasca e un sorriso sul volto. Un fremito la scosse mentre lo squadrava da capo a piedi, almeno finché il suo cervello non registrò com’era effettivamente vestito.
I pantaloni neri gli fasciavano le gambe già lunghe e lo slanciavano ancora di più, il blazer metteva in risalto le spalle e il fisico asciutto solo che…
-Hai… hai veramente messo una T-shirt per venire al ballo della scuola?!- domandò incredula la rosa.
-Con una cravatta disegnata sopra!- fece presente Ace, indicando il disegno in questione con entrambe le mani. Gli angoli della bocca di Perona tremarono mentre la ragazza decideva se ridere o rimproverarlo per la sua mancanza di serietà pure quella sera.
Poi si ricordò che nella sua pochette c’erano due preservativi, ai frutti tropicali se non aveva visto male, e decise che non c’era proprio nessuna ragione per voler essere più seri di una qualunque serata normale passata in compagnia. Una cristallina risata riecheggiò nell’aria, deliziando le orecchie di Ace.
-Oh beh! Direi che è perfetto per te!- commentò Perona, scendendo le scale del portico per avvicinarsi a lui. Ma si immobilizzò quando vide Ace trattenere il fiato -Ehi! Che succede?!-
-Niente io…- balbettò il ragazzo, cercando di mettere insieme una frase coerente, incapace di smettere di squadrarla da capo a piedi -Sei bellissima- 
Perona prese fuoco.
-Grazie- mormorò, sorridendo e torturandosi una ciocca di capelli.
-Hai messo il ciondolo che ti ho regalato io- notò il piccolo fantasmino rosa in vetro satinato Ace, sorridendo con calore.
-Lo metto sempre!- protestò Perona, accigliandosi.
-Si ma non ero sicuro che lo avresti messo stasera. Ad Halloween…-
-Ad Halloween avevo paura di rovinarlo col cerone ma non avevo nessun motivo per non metterlo stasera-
-Vero- concesse Ace, avvicinandosi ancora e squadrandola così intensamente che Perona temette che la pelle le sarebbe andata in ebollizione.
-E quindi c-cosa fa qui?- domandò svelta per cambiare argomento -Dovevamo vederci a piazza Gyoncorde-
Ace si strinse nelle spalle -Ho solo pensato che potevamo andarci insieme. Non mi piaceva l’idea che ci andassi da sola-
-Ma così hai allungato la strada- protestò debolmente la rosa mentre lo stomaco le sfarfallava all’idea che Ace si fosse preoccupato per lei.
Cosa le prendeva?! Ace si preoccupava sempre per lei, dove stava la novità?!
-E qual è il problema? L’ho sempre fatto per te-
Okay, perché continuava ad avvicinarsi?!
-N-no, nessun problema- scosse appena il capo, sollevando un’ondata di fragola. -Se… cioè se non è un problema per te…-
-Non lo è- confermò con uno di quei suoi sorrisi che illuminavano a giorno anche la più buia delle sere -Già che non mi hai picchiato per come mi sono vestito, mi reputo l’uomo più fortunato della serata- sollevò un sopracciglio e Perona rise di nuovo.
-Devo ammetterlo, ti ci vedrei con la camicia ma so che non sarebbe da te. A meno che non sia a maniche corte e con sopra degli sgargianti hibiscus-
Anziché mettersi a ridere come Perona si sarebbe aspettata e aveva sperato, Ace aggrottò le sopracciglia, guardandola quasi dispiaciuto.
-Sabo ti ha detto delle camicie hawaiane?!- s’informò, in uno dei suoi momenti di disarmante ingenuità, che sempre spiazzavano Perona, anche perché molto rari per lui.
-Eh?! Di che stai…- fece per domandare ma si fermò immediatamente, mettendo da sola insieme i pezzi.
Sapeva che Sabo e Ace, e Kobi per estensione, erano decisi a fare qualcosa di idiota quella sera, a loro dire per rendere la serata indimenticabile. Sapeva che avevano coinvolto un bel po’ di altri compagni del quinto ed era abbastanza certa di avere visto di sfuggita sul  Whattsapp del proprio migliore amico un gruppo dal titolo “Vai con le Hawaii” e che, su suddetto gruppo, qualcuno gli aveva mandato la foto di una collana di fiori di stoffa con scritto: “queste sono quelle che costano meno”. Ma lì per lì Perona non si era preoccupata di scoprire a cosa mai potesse servirgli una collana di fiori finti. Era certa che fosse per qualche festa organizzata da qualcuno, per celebrare la fine della scuola, di cui non era stata ancora informata o a cui semplicemente non era invitata.  
Ma ora aveva tutto improvvisamente più senso e il fatto che Kobi avesse insistito per usare la otto posti di suo padre anziché la limousine, che avevano prenotato con settimane di anticipo  proprio per non dover pagare troppo, risultava di colpo sospetto.
-Ace…- chiamò piano, tornando a guardarlo dopo la propria riflessione -Non avete intenzione di trasformare il ballo della scuola in una festa hawaiana vero?!- domandò con cautela. La luce che si accese negli occhi dell’amico fu più che sufficiente come risposta ai suoi sospetti. -Ace!!!-
-Ehi guarda che non è partita da me l’idea! Io l’ho solo appoggiata! E comunque abbiamo preso collane di fiori per tutti così nessuno resta escluso!-
-Kami non posso crederci! Ma perché?!?-
-Perché è divertente! E quando vedrai il Prof con la collana di fiori finti anche tu penserai che sono un genio!- ribatté prontamente, giocandosi la carta del prof. Cora, che avrebbe fatto da sorvegliante insieme a Natsuki quella sera.
Perona portò le mani ai fianchi e assottigliò lo sguardo, indagatrice -Che sei un genio? Avevo capito che l’idea non fosse partita da te-
Le orecchie di Ace diventarono improvvisamente rosse e il ragazzo si portò una mano alla nuca corvina. -Beh io… S-sai parlando di fiori, mi è venuto in mente che ho qui una cosa per te!- deviò prontamente il discorso, infilando la mano nella tasca dietro dei pantaloni, singolarmente rigonfia.
Perona stava già per ammonirlo e rimproverarlo ma la gola le si seccò quando vide che Ace aveva in mano una scatolina trasparente, contenente una piccola composizione floreale da agganciare al polso. I petali dei fiori erano larghi e morbidi come onde e quelli chiari sembravano quasi irradiare luce tanto erano candidi, nonostante la screziatura rosata sul bordo. A creare contrasto c’erano due fiori di un viola così denso e scuro da sembrare nero.
-Volevo fartelo fare tutto scuro. Ma immaginavo ti saresti vestita di scuro e così ho pensato…-
-È perfetto!- lo interruppe Perona, gli occhi pieni di emozione e incredulità -Ma A-Ace non dovevi… cioè…-
-Lo abbiamo fatto tutti- la avvisò subito il moro -Cioè io, Sabo e Kobi. Ci siamo messi d’accordo per prenderveli. Ho pensato di pensarci io al tuo perché sono quello che conosce meglio i tuoi gusti. A-almeno su carta- aggiunse, con un lieve imbarazzo.
La rosa lo fissò vagamente in trance. -Avevi ragione- confermò, la voce ridotta a un sussurro.
-Posso?- chiese Ace, indicando con un cenno il polso nudo dell’amica. Perona stese il braccio e osservò rapita le dita di Ace che posizionavano con delicatezza il fiore sul suo braccio, sfiorandole appena la pelle candida e morbida e provocandole un brivido lungo tutto l’arto, fino al lato sinistro del suo petto.
-Ti sta proprio bene- commentò soddisfatto Ace, spostando poi gli occhi dal suo polso alle sue iridi scure come l’ossidiana. Fu come una piccola scarica elettrica che li fece sobbalzare entrambi quando i loro sguardi si incrociarono. Come due pezzi di un puzzle che trovavano il loro perfetto alloggio dopo una lunga e agognata ricerca.
Perona provò a inspirare profondamente ma l’aria intorno a loro si era fatta densa. E non che per lei fosse un problema. Cioè non era come se respirare fosse più vitale che starsene lì a perdersi negli occhi di Ace.
Fece per muoversi verso di lui, guidata da una qualche forza superiore non meglio identificata.
-Penso che d-dovremmo andare!- affermò Ace, risvegliandola di botto. Perona sobbalzò e si rese conto che il suo cuore aveva accelerato a mille e che non riusciva a smettere di tremare.
Una sensazione di inquietudine mista a eccitazione si impadronì di lei. Sentiva qualcosa, al centro del petto, qualcosa che diventava sempre più definito ma che ancora non riusciva ad afferrare pienamente. Se si fosse concentrata forse…
-Non vorrei fare tardi a cena perché poi faremmo tardi al ballo e poi chi la sente Sugar…- continuò a parlare a raffica Ace e Perona scosse appena il capo.
Aveva ragione lui, dovevano andare. A quella strana sensazione ci avrebbe pensato più tardi, quello non era il momento e non era nemmeno una priorità a dirla tutta.
Il “click” della porta di casa che si apriva alle sue spalle la fece tornare del tutto alla realtà. Si girò mentre Ace si sporgeva di lato, in tempo per vedere Law e Zoro, già lanciati verso il vialetto, bloccarsi a metà delle scale del portico.
-Oh! Ace!- esclamò Zoro. -Che fai qui?- chiese il verde, indagatore.
-Ah, uh… ehhhhh… io…-
-Prova a comprare una consonante- sussurrò Perona, con un guizzo divertito negli occhi scuri.
Law finì di scendere i pochi gradini, impassibile -La accompagni tu?- domandò asciutto, guardando dritto in viso il moro che poté levarsi dall’impiccio di produrre una risposta verbale, limitandosi ad annuire.
-Eh?!- saltò su Zoro, guardando il fratello come se lo avesse appena tradito -Dovevamo accompagnarla noi!- protestò.
-Tecnicamente dovevo accompagnarla io. Poi tu ti sei voluto aggregare-
-È mia sorella!- esclamò il verde e Law sollevò un sopracciglio.
Senza degnare Zoro di una risposta, tornò a concentrarsi sui due ragazzi di fronte a sé. Perona si era agganciata al braccio di Ace che la stava sostenendo attento a non pestarle la gonna lunga.
-Ti ritengo direttamente responsabile di lei, chiaro?- lo ammonì glaciale il chirurgo.
Ace indurì lo sguardo, determinato e fiero. -Potete stare tranquilli-
Law parve soddisfatto della risposta perché, dopo pochi istanti, ghignò sghembo e annuì, mentre Zoro incrociava le braccia al petto.
-Bene, allora potete andare-
Perona fece roteare gli occhi, scettica, stringendo un po’ di più il braccio di Ace e strattonandolo appena. -Sì andiamo, non vorrei che con tutto questo testosterone la casa saltasse in aria- commentò, facendo la linguaccia ai due fratelli.
Si avviarono lungo il vialetto, Perona ridacchiante e Ace sereno e contento. Entrambi erano certi che quella serata sarebbe entrata negli annali.
Avevano appena messo i piedi sul marciapiede che Ace la squadrò un’ultima volta.
-Lo sai? Non so se ti ho mai detto che mi piaci un sacco quando ti vesti di nero-
Perona sgranò gli occhi e sobbalzò mentre un’improvvisa sfilza di ricordi, cronologicamente in disordine, le attraversava la mentre in un flash.
Quella volta che lo aveva praticamente costretto ad accompagnarla a fare shopping.

“Secondo me devi prendere quella nera, Voodoo. Ti sta decisamente molto meglio”

Quando alle elementari avevano fatto il laboratorio di cucina.

“Che problema c’è se è rimasto solo il grembiule nero?! Ti sta bene il nero! Rosa e nero stanno benissimo insieme!”

La prima volta che Perona era uscita con un ragazzo.

“Quello verde… Sì, no, lo so che dico sempre che sei più bella con il nero… Lo so, Voodoo, ma  stasera mettiti il vestito verde okay?!”

E altre quattro o cinque volte che non riusciva a ricordare con precisione ma che erano lì, nel suo subconscio, a fare il proprio lavoro, condizionandola.
Perona smosse le spalle con una noncuranza che non provava affatto. -Sì, forse me lo hai accennato… una… una volta o due…- mormorò ricominciando a camminare al suo fianco.
 

§
 

Zoro emise un potente soffio dal naso, gli occhi ancora fissi su dove un attimo prima sua sorella e Ace erano scomparsi alla loro vista.
-Sarà meglio per lui che tenga le mani a posto- masticò il verde, ringhiando appena.
Strusciando i piedi sul ghiaino del viottolo, si girò per rientrare in casa ma la voce del fratello lo fermò sul limitare della veranda.
-Zoro, aspetta- lo chiamò Law -Non rientrare-
Perplesso, Zoro si girò interrogativo verso di lui.
-Loro non sanno che Ace è passato a prenderla. Pensano che dobbiamo accompagnarla noi-
-E quindi?- si strinse nelle spalle Zoro.
-Si aspettano che stiamo fuori per un po’. Se rientriamo in casa non troveremo una scusa migliore per uscire di nuovo- proseguì Law, con sguardo eloquente.
Zoro lo fissò perplesso alcuni istanti.
-Law ma di cosa…- cominciò ma si bloccò quando finalmente riuscì a capire cosa passava nella testa di suo fratello.
La comprensione si dipinse sul suo viso e un ghigno sghembo gli piegò le labbra, mentre si scambiavano un’occhiata complice e per niente rassicurante. 

  
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