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Autore: reggina    20/07/2016    1 recensioni
Ci sono famiglie che a volte si separano, come succede nei film. Altre che, invece, restano unite nella fatica, nella stanchezza, nello sconforto; che non si arrendono alla paura che la parola cancro porta sempre con sé.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Nora, Vale
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nelle ultime due settimane a Marco era sembrato di vivere all'inferno. Aveva lavorato molto ma, nel momento in cui si apriva una fessura tra tutti quegli impegni, appena terminata una telefonata, quando non era disturbato da qualche collaboratore o non aveva documenti da revisionare il pensiero scivolava all'operazione di Vale.

Per non contare i giorni e le ore, aveva cercato di rientrare il più tardi possibile: in quell'ora d'auto tra ufficio e casa guidava piano, quasi a volersi stancare fisicamente per poi crollare nel sonno.

Non aveva voluto parlare con nessuno e adesso, in quella sera quasi notte, restato da solo nel vagone del treno, si era accontentato di quella piccola biglia di luce appena sufficiente ad illuminare la foto che portava, da anni, nel portafoglio.

Era un'immagine evocativa, quasi in bianco e nero, scattata al mare in un tramonto di settembre, con la spiaggia ormai deserta, quando Vale aveva sette anni: Marco lo teneva tra le gambe, con i piedi che opponevano resistenza alla risacca.

Soltanto adesso, in un Paese che non era il suo, ad una distanza madornale sia fisica che mentale da Vale, si accorgeva che avevano gli stessi occhi e che le loro vene sporgevano sulla pelle disegnando uguali traiettorie.

Il rammarico si era trasformato in una rabbia profonda perché non era stato abbastanza deciso da mandare al diavolo la convention del pomeriggio, urlato a dei perfetti sconosciuti:

"Adesso devo andare. Ho un appuntamento con mio figlio!"


Non immaginava che anche Nora, sola in albergo, teneva lo sguardo fisso su quella foto, su quell'abbraccio che non si era mai stretto abbastanza. Il suo tentativo di leggere un libro per distrarsi era fallito già alla prima pagina e quando si era infilata sotto le lenzuola che profumavano di lavanderia, respirando l'aria condizionata, non aveva fatto altro che rigirarsi.

Si era alzata nel cuore della notte e aveva iniziato a svuotare la valigia per rendere un po' casa quel posto estraneo ma, mentre metteva tutto a posto, si faceva più netta la sensazione che nessuno sarebbe riuscito a mettere a posto lei.


Aveva cercato di cancellare con un buon correttore i segni che, quella notte di angosce e la telefonata furente dell'alba con Marco, avevano lasciato sul suo viso pallido e invecchiato e si era inventata un'espressione incoraggiante e fiduciosa quando era arrivata in ospedale.

Aveva fronteggiato gli occhi gonfi e rossi di Vale, la sua espressione spenta alla notizia del ritardo di suo padre e il suo tremolio incontrollabile adesso che la paura si stava mettendo in circolo.

Lo aveva lasciato accoccolare tra le sue braccia senza che lui intuisse quanto fosse difficile anche per lei vederlo sottoposto a quella tortura e non essere in grado di proteggerlo.

"Quando ti sveglierai io e papà saremo qui ad aspettarti!"

Soffiandogli un bacio lo aveva affidato a mani che non erano le sue, ad occhi vigili e a voci sconosciute che poco conoscevano di suo figlio.

Aveva svoltato nel salottino, subito fuori dalle sale operatorie, e si era abbandonata a quel brivido freddo e improvviso che, come una morsa, le aveva tolto il respiro.

   
 
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