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Autore: acchiappanuvole    20/07/2016    1 recensioni
"...la maggior parte di quelle persone sono nate dormendo, vivono dormendo, si sposano dormendo, allevano i figli dormendo, muoiono dormendo senza mai svegliarsi. Non arrivano mai a comprendere la bellezza e lo splendore di quella cosa che chiamiamo esistenza."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Guida creata da il blog di Lisa.

"Mia cara, tu sei intelligente. Non fingere di essere stupida. Guarda tutta quella gente là fuori, guarda me. Sono tutto ciò che detestano, ne dubiti? Mi ossequiano, a volte mi cercano, spesso mi temono. La mia abilità e il mio nome sono a loro disposizione, perché così ho deciso. Se vogliono credere che lo faccio per un qualche obbligo, che importa? Le opinioni del mondo mi sono indifferenti. Tu probabilmente stai giungendo alla mia stessa conclusione anche se, c’è da dirlo, i legami sono le tue vere catene.”
Lacie tace, le parole di Levi la fanno sentire piccola, come forse lui vuole. Si volta a guardare oltre la finestra, giù sulla terrazza, i nasi delle persone ancora puntati alla volta stellata.
“Quelli?” Lacie li indica “Quelli? Non tutti sicuramente. Non puoi certo includere mio fratello.”
Si alza. Sa che l’allusione al futuro Glen Baskerville è audace e scortese perché implica un rimprovero. Lacie si sente più forte e in grado di sostenerne lo sguardo. Ne esamina la carnagione pallida, i capelli che hanno il colore del manto della volpe argentata, gli occhi impenetrabili. Approvava quel volto, le piaceva il lusso vistoso dell’abbigliamento, più gradevole di quello convenzionale degli altri uomini. L’intelligenza, la  diversità, quell’innocenza crudele che tanto è stata in grado di ferirla. Le piacciono la ricchezza della voce e la collera che si manifesta priva di impeti, come la superficie immobile di uno stagno che poi t’inghiotte a tradimento. Le piace che, come lei, non appartenga a quel mondo dalla mentalità ristretta in cui entrambi sono costretti a muoversi. E soprattutto le piace il fatto che quell’uomo non cerchi di nascondere l’interesse per lei. Il suo sguardo sembra diventato un’aperta valutazione sessuale e sembra che si diverta perché sorride.  Così è giusto, si dice Lacie, i momenti più riusciti devono essere temperati dall’humour. Lacie ricambia l’occhiata e pensa che la rotta intrapresa, quella che l’ha fatta correre fin lì senza voltarsi indietro un solo istante, non sia più soltanto una sfida, un mezzo per raggiungere uno scopo, ma un gioco gradevole e attraente.
“Non credo tu mi piaccia, Levi”, annuncia d’improvviso piroettando su se stessa.
“L’immaginavo. Comincio a capire di averti sottovalutata, mia cara.”
“Oh non mi hai mai sottovalutata, questo lo so bene. Non mi guardavi, ecco. Adesso invece mi guardi con più attenzione.”
“Sei venuta qui per questo? Perché ti guardassi?” Levi si rilassa contro lo schienale.
“Soprattutto.”
“ E perché vuoi che ti guardi?”
“Perché ho preso in considerazione la tua richiesta. Colpa della cometa, credo.”
Levi sorride.
“Davvero? Interessante. Ma io potrei aver cambiato idea.”
“Non lo credo, non ora che mi hai davanti.”
“Bene, bene, bene.” Levi si alza, le si avvicina di un passo, le scruta il viso “ sei molto franca, cosa insolita per una donna. E molto precisa, “soprattutto”, hai detto. Ci sarebbe qualche altra ragione per indurmi a guardarti?”
“Certo. E non credo dovremmo prolungare ancora per molto questo nostro tempo. Lo chiamano fare l’amore, giusto? Ma è davvero troppo buffo chiamarlo così. “Fare l’amore”. Non trovi divertente questa frase?!”
“Ora?”
“Potremmo cominciare.”
Levi ride e provoca, “ e la mia posizione in questa casa…gli invitati.”
“Sarebbe commovente se davvero ti importasse, Levi. Adesso però mi sto annoiando a giocare.”
“Cosa ne penserebbe Oswald? E quel tuo particolare amico? Vuoi dirmi che non ci hai pensato?”
“Mi era parso di capire che tutto questo riguarda solo me e te. Dopotutto tu sei un gentiluomo.” Il dolce immancabile sarcasmo di Lacie.
“Un gentiluomo ti rifiuterebbe. Ti allontanerebbe con un’educata ramanzina nel migliore dei casi…o qualche sculaccione”
“Sei uno strano tipo di gentiluomo. Se avessi pensato che mi avresti trattata come una bambina non sarei venuta qui.”
“Naturalmente.”
Silenzio. Si scrutano con una certa diffidenza, in lontananza si possono distinguere le voci degli ospiti che passeggiano nei giardini.  Ma Levi e Lacie non se ne accorgono, continuano a fissarsi, sebbene nei loro sguardi vi sia una strana cecità.
Dopo un poco Levi  si accosta di un altro passo, le solleva il mento con una mano, le gira il volto da una parte e dall’altra come un ritrattista con una modella. A quel contatto, per la prima volta, Lacie lascia trasparire un po’ di agitazione. Gli prende le mani.
“Dimmi che cosa vedi”
“Vedo…” Levi risponde lentamente “una donna. Una bella donna. Un viso interessante, il viso di chi vuole cambiare le leggi. Vedo una bambina e questo mi spaventa perché si dovrebbe diffidare delle giovani donne ed io non sono un seduttore di bambine. Una donna intelligente, però, forse una predatrice.”
“Dimmi cosa vedi!” gli occhi del diavolo si dilatano appena, un cremisi intenso eppure vacuo come luce del tramonto su uno specchio d’acqua.
“Vedo te, Lacie.”
E Levi vorrebbe aggiungere che, probabilmente, entrambi non hanno scrupoli, che lei è  provocante in un modo tutto suo. Ma è certo che questo Lacie lo sappia già, che non le importi. E tutto somamto…sì…quello che stanno per fare…quello che stanno per fare ha uno scopo.
Levi china la testa e la bacia sulle labbra. Forse doveva essere un bacio rapido, quasi casto, ma l’intenzione non si realizza. Diviene un bacio protratto, intimo, che sorprende entrambi.
Si staccano, si guardano. Lacie gli si addossa contro, Levi la stringe, la sente emettere un sospiro che potrebbe essere di piacere o di angoscia. Gli prende la mano e se la preme sul seno, una strana estasi rabbiosa. Quando Lacie si ritrae, nessuno dei due è composto. Si guardano con cauto rispetto, come due combattenti. Gli occhi di Lacie brillano. Sorride, poi ride.
“Dimmi che non te l’aspettavi.”
“No, non me l’aspettavo.” Levi ha negli occhi un’espressione divertita, “perché tu te l’aspettavi?”
“Sospettavo…avrebbe potuto essere dimenticabile.”
“E non lo è stato?”
Lacie sorride enigmatica senza rispondere, Levi sta per prenderla fra le braccia un’altra volta, ma deve attendere. Lacie spalanca le braccia, come un uccello ferito, o in procinto di spiccare il volo, un suicida che si butta nel vuoto, si abbandona sul letto con un tonfo. Fuori la notte ha divorato ogni stella.

  
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