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Autore: acchiappanuvole    20/07/2016    1 recensioni
"...la maggior parte di quelle persone sono nate dormendo, vivono dormendo, si sposano dormendo, allevano i figli dormendo, muoiono dormendo senza mai svegliarsi. Non arrivano mai a comprendere la bellezza e lo splendore di quella cosa che chiamiamo esistenza."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Glen & Alice: Kaleidoscope


Guida creata da il blog di Lisa.

Glen si ferma appena oltre il gazebo. Tra gli alberi si scorge una macchia blu. Esita, poi avanza di qualche passo. Nel boschetto di betulle, con la schiena appoggiata ad un tronco argenteo, c’è Alice . Ha un’espressione concentrata, la testa china. Glen si avvicina di un altro passo. Alice scrive piano piano, come se ultimasse un compito. Scrive su un quaderno dalla copertina nera . Sembra assorta. Anche quando Glen calpesta un rametto ed un cardellino si alza in volo spaventato, non alza la testa.
Glen ne è in qualche modo affascinato, e a volte se ne risente. Gli piace studiarla soprattutto se lei non sa d’essere osservata; gli piace guardarla come a un bambino piace guardare in un caleidoscopio. Lo incanta vedere i disegni che mutano, si riformano e splendono, sono fulgidi e complessi e non si ripetono mai. Deve esisterne un numero finito, ma la rapidità abbagliante con cui si alternano lo lascia sempre stupito. Preferisce credere che siano infiniti e infinitamente casuali.
Glen conosce i caleidoscopi, da bambino il suo predecessore gliene aveva regalato uno. Una volta, per cercare di risolvere il mistero, l’aveva fatto a pezzi e s’era ritrovato in mano un tubo di cartone e una manciata di frammenti luccicanti. Mescolati nel palmo della mano, i colori si offuscavano, e la varietà e i contrasti sparivano. Aveva imparato la lezione: Alice lo affascinava perché la osservava da una distanza di sicurezza. Non intendeva guardarla più da vicino. In pochi mesi era molto cambiata, stava inventando se stessa. Più tardi, quando fosse arrivata alla perfezione di un’opera d’arte, Glen avrebbe continuato ad ammirarla per l’energia del suo capolavoro; ma in un certo senso l’ammirava di più all’inizio, ancora un po’ rozza, indomabile. L’energia sempre formidabile di Alice era allora tangibile come un campo di forza. La irradiava a tal punto che a volte aveva l’impressione che, se avesse teso la mano sopra la sua testa, avrebbe percepito il fremito dell’elettricità statica.  Alice era piccola, scattante, imprevedibile. Il viso aveva la plasticità naturale di quello di un’attrice, poteva apparire mesta come un clown e un attimo dopo diventare imperiosa come una regina. I capelli, che la sua risentita balia spazzolava religiosamente cercando di domarli, avevano una volontà propria. Alice era ancora troppo giovane per portarli rialzati, e quindi le ricadevano sulle spalle, neri, folti, ruvidi e abbondanti come la criniera di un cavallo. La domestica non sapeva più che fare: anche quando Alice si comportava nel migliore dei modi, quei capelli le conferivano l’aria di una zingara.
Alice non aveva mai imparato a fare la signora; se poteva, accavallava le gambe, sedeva sul pavimento, correva. E muoveva di continuo le mani. Mani piccole, parlanti. Mentre la osserva, Glen ricorda  di aver visto raramente Alice vestirsi di tinte smorzate o pastello. I suoi abiti sono sgargianti come il piumaggio del pavone: scarlatto, viola elettrico, giallo calendula, azzurro iridescente così intenso da ferire gli occhi…erano i colori che preferiva. Li indossava e si pavoneggiava. Cose strane, talvolta eccessive e le usava per far emergere sé stessa. Una creatura ricca di contrasti. “Guardatemi,” diceva, “Io diverto!Non potete addomesticarmi! Guardatemi, guardate come scintillo quando danzo!”
Quel giorno, nel boschetto di betulle, Alice portava un abito blu acceso come i cristalli dell’acido prussico. All’inizio era semplicissimo, ma adesso era ornato da uno zigzag di passamaneria scarlatta a picot che le avvolgeva la vita e saliva intorno ai seni.
Plum-pudding era un regalo di Levi, uno spaniel con l’aria sfacciata e la coda a pennacchio. Era assetato d’affetto e chiedeva carezze a Alice senza il minimo ritegno. Glen si sentiva stranamente commosso dallo spettacolo. Chi non sapeva d’essere osservato era indifeso. Di solito le difese di Alice erano impenetrabili persino per lui. Ora, poiché non lo vedeva e non cercava di provocarlo o di sfidarlo come faceva spesso, Glen poteva abbandonarsi alla tenerezza che nutriva per lei, senza remore. Sembra una bambina, ha l’aria mesta, assorta e solitaria, con il suo cane, il quaderno e la matita. Che cosa scrive?
Glen sta per avvicinarsi quando Alice chiude il quaderno e alza la testa.
“Oh, Oswald”, esclama. “Mi hai fatto paura.”


Note: Scrivere sul periodo Sabrié è un “vizio” che fatico a togliere. Questa one-shot è stata parecchio travagliata poiché era nata per Oswald e  Jack, poi l’avevo convertita in una Levi e Lacie ma alla fine è saltata fuori questa visione di Oswald e Alice ed ha battuto le opzioni precedenti.  Mi piace tratteggiare Alice, darle delle caratteristiche riconducibili a Lacie. Sul fatto che Oswald ha visto molto poco Alice vestita di colori tenui qualcuno potrebbe storcere il naso pensando allo scambio con Alyss, ma ritengo che Alyss non avendo particolare simpatia per Oswald fosse molto restia a mostrarsi quando lui era nei paraggi ed è risaputo invece che Alice voleva bene al caro Glen ^^”. Il fatto che Oswald osservi Alice da una distanza di sicurezza e che poi la paragoni all’inganno del caleidoscopio è nella mia ottica un modo di Oswald di proteggersi dal suo dolore per Lacie. Mi è sembrato abbastanza plausibile nonostante i dubbi non manchino @_@
So che Plum-Pudding non è presente nel manga ma, un po’ perché mi occorre per un altro capitolo, un po’ per contrasto con Cheshire di Alyss, mi piaceva l’idea di introdurlo. Il nome mi sembrava sufficientemente inglese e vittoriano direi  ed inoltre il corpo di Snap- Dragonfly  che è presente in Alice in Wonderland è fatto di plum pudding.

  
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