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Autore: acchiappanuvole    20/07/2016    1 recensioni
"...la maggior parte di quelle persone sono nate dormendo, vivono dormendo, si sposano dormendo, allevano i figli dormendo, muoiono dormendo senza mai svegliarsi. Non arrivano mai a comprendere la bellezza e lo splendore di quella cosa che chiamiamo esistenza."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Jack


Guida creata da il blog di Lisa.



Guarda l’oscurità e  il tempo che inizia a danzare. C’è un cavallo a dondolo che aveva avuto da bambino, con la criniera folta e le chiazze bianche  e nere sui fianchi. C’è il panico della folla che si disperde intorno a lui, e gli applausi e il ronzio di un milione di mosche, il suono del mare in una conchiglia. C’è suo padre, e le porte di Villa Vessalius sono chiuse; Jack le scuote e il suono si mescola al tintinnio dei braccialetti di Miranda. C’è sua madre, profumata di lavanda, che si china sul letto e gli nega il bacio della buona notte. E c’è Lacie che lo tiene fra le braccia e dietro di lei ogni cosa brucia e rotea, all’inizio lentamente, poi più in fretta, così in fretta che Jack spalanca ancora di più gli occhi. Ciò che vede è così bello da farlo gridare di meraviglia. Colori così nitidi nell’aria che può sentirne l’odore; forme così fluide e composte da poter essere udite; una musica così rossa che può percepirne il sapore sulla lingua. Un universo di luce; una stanza in paradiso. Alza la mano, lentamente, davanti al viso. Vede le sue dita, il palmo della mano, le nocche e il polso. Vede oltre la pelle, i muscoli, le vene, il fiume delle arterie e il dolce,sicuro, battito del suo cuore. C’è la struttura dei tessuti, vede e capisce il meccanismo dei muscoli e dei nervi. China la testa, guarda meglio, ora può vederla.
Così vicina. Dentro di lui. Non lontana e priva di sostanza, ma lì, sotto pelle, nelle ossa. In ogni particella, ogni gene, anche solo nella flessione del dito. Jack alza gli occhi dalla mano. Nella stanza sfolgorante le stelle si muovono e danzano i pianeti; sente cadere il sale delle lacrime, può vedere le parole che pronuncia librarsi dalle sue labbra e salire dolcemente, una voluta di parole delicate come farfalle che guizzano contro il bianco e il rosso, lo zaffiro e il verde. Fioriscono sul nero dei capelli di Lacie, e sulle mezzelune delle palpebre chiuse. Svolazzano sul collo bianco, sulla lunga curva della spina dorsale. Ombre e valli; l’aria color malva come il fumo di legna. Il cuore muto.
“Lacie.”
Tocca quel nome, lo sente vibrare.
“Lacie” ripete “Lacie, Lacie.”
Ogni cosa si frantuma. Jack guarda l’universo gonfiarsi e distorcersi, spezzarsi in un milione di frammenti. L’aria è ingrigita dalle macerie.
Voi non capite. Non potete vedere.” dice a coloro che non possono più parlare, non possono più sentire, nonostante quelle parole siano state gridate nelle macerie.
Sogna la scala e la porta della torre, sogna di poter chiudere la porta per tenere fuori le macerie, sogna il suono delle macerie che, fuori, bussano. Immobile, al centro della stanza, in attesa che lei torni, che faccia risplendere il buio. Oltre la finestra le stelle si possono toccare, la luna si può cogliere come un’arancia. Sa di poter volare. Ha già volato una volta, in occhi cremisi, lo avevano scosso da una montagna all’altra senza pietà. Gli sembra importante ricordare quando e dove… e mentre sale sul davanzale, il ricordo giunge come una visione. Era in cima alla scala e guardava una sala da ballo. Fuori il mondo brillava di neve, gli alberi erano argentati dalla brina. Ma dentro il palazzo era caldo e fragrante. Donne e uomini volteggiavano in un turbine di abiti. Nell’aria fresca della notte,un suono, dapprima fioco e poi più forte. Musica, dolce musica rinchiusa nella cassa di un orologio, il suono delle stelle e dei pianeti che ballano il valzer. Un ritmo perfetto, l’amore perfetto. Lei non lo guardava ma lui sapeva che lo stava chiamando con una voce  fredda e luminosa come la cometa. Pallida come il chiaro di luna, scura come la notte, con gli occhi di diamanti,  lo chiama.
“Eccomi,” grida Jack “porto il mondo da te.”
Quando si tuffa nell’oscurità volando verso il basso, l’aria canta.

 

Note: questa parte, per il suo aspetto “folle”, ricorda il capitoletto dedicato ad Alyss, ma onestamente non mi venivano frame razionali e lucidi da attribuire a Jack durante la tragedia di Sablier^^”

  
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