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Autore: Emmastory    20/07/2016    4 recensioni
Esisteva il regno di Aveiron. Fiorente sin dalla notte dei tempi, era governato da un Re e da una bellissima regina, scomoda all'intero regno. Scosso da una tragedia, ospita ancora i suoi abitanti, ridotti alla fame, al freddo e alla povertà. La colpa è da imputarsi a uomini e donne chiamati Ladri, e prima che il regno soccomba alle loro continue razzie, qualcuno deve agire. Rain è una ragazza sola, figlia di un amore che le genti definiscono proibito. Gli incubi la tormentano assieme ai ricordi del suo passato, e con il crollo della stabilità che era solita caratterizzare le sue giornate, non le resta che sperare.
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-I-mod
 
 
Capitolo VIII

Un nuovo rifugio

È passato un altro giorno, e nonostante i miei innumerevoli sforzi, non riesco a ricordare. Una coltre di umida nebbia pare permeare la mia mente, e ognuno dei miei preziosi ricordi sembra scomparso. Per pura fortuna, o forse per opera di un fato benevolo, ho scoperto di non essere sola. La casa in cui ora vivo non è disabitata, e un individuo dal cuore puro mi hanno aiutata a riprendermi. Dice di chiamarsi Basil, ed è davvero gentile. Dopo avermi soccorsa e accolta con calore, ha voluto ascoltare la mia storia. Guardandolo negli occhi, l’ho visto sorridere, e decidendo di fidarmi, gli ho parlato. “So di essere uscita per strada, di essere inciampata e svenuta nella neve. Nient’altro.” Ho ammesso, provando un’inspiegabile sensazione di tristezza mista a scoramento e vergogna. “Non ricordi il tuo nome?” mi ha poi chiesto, sorridendo debolmente e attendendo una mia risposta. Scuotendo il capo, ho risposto di no, e sentendo il viso bruciare, e gli occhi inumidirsi di lacrime, ho iniziato a piangere. “Cosa c’è?” mi ha chiesto Basil, avvicinandosi con fare apprensivo. “Io non dovrei essere qui! Non ti conosco, non so chi sia né dove mi trovi!” gridai fra le lacrime, sentendole sfuggire lentamente dai miei occhi e iniziare a scivolarmi sulle guance. “Sta tranquilla. Posso esserti amico.” Rispose lui, sedendosi al mio fianco e tendendomi una mano. “Allora, accetti?” Mi chiese, regalandomi un sorriso. “Accetto.” Soffiai, afferrando le sue magre dita con una profonda vena di sicurezza nei movimenti. Subito dopo, il mio amico provò ad avvicinarsi, e notando il pallore del mio viso, mi toccò la fronte, che si dimostrò calda al tatto. “Accidenti, scotti!” commentò, preoccupato. “Nulla di grave, vero?” indagai, spaventata e confusa. “No, devi semplicemente mangiare qualcosa e andare a letto.” Rispose, ridendo poi della mia codardia. Unendomi alla sua ilarità, lo vidi uscire dalla stanza. Istintivamente, provai a seguirlo, raggiungendo quindi l’ampia cucina. Sedendomi a tavola, mi limitai a guardarlo trafficare con alcuni utensili. I minuti passarono, e solo poco tempo dopo, scoprii la verità. A quanto sembrava, Basil era in grado di cucinare. Sedendosi di fronte a me, iniziò a consumare il suo seppur frugale pasto, che consisteva in un piatto di zuppa. “Credo ne sia rimasta, ne vuoi?” si informò, mostrandosi preoccupato per me e per la mia ora cagionevole salute. Mantenendo il silenzio, annuii, felice come una bimba nel giorno del suo compleanno. “Eccoti servita, allora.” Rispose, immergendo un grosso mestolo nella pentola e versandone poi il contenuto in un secondo piatto. “Buon appetito.” Aggiunse, avendo la fortuna e il piacere di vedermi sorridere. Limitandomi a ringraziarlo, iniziai a mangiare, e dopo aver finito, tornai nella mia stanza. Pur osservando ogni mio movimento, Basil non proferì parola, e dandomi le spalle, raggiunse la sua camera. Sdraiandomi sul letto, provai a lasciarmi vincere dal sonno, ma fallendo in quel così misero intento, rimasi sveglia a fissare il soffitto. Bianco e spoglio, era più vuoto della mia stessa mente. Le ore notturne passarono, e un rumore mi distrasse. La porta principale si era aperta con uno scatto, e una voce, rude e maschile, si era unita a quella di Basil. Incuriosita, mi alzai dal letto, e accostandomi dietro la porta rimasi in silenzio. Il buio della notte si dimostrò mio fedele compagno, e protetta dalle tenebre, mi misi in ascolto. I rumori che sentivo, mischiati a quelle voci, apparivano troppo sospetti, ed io volevo vederci chiaro. Aiutata dalla calma notturna, riuscii a sentire chiaramente alcune delle frasi che si rivolsero l’un l’altro.” Cosa ci fai qui? Chiese Basil, confuso e stranito dalla presenza del giovane in casa sua. “Devi andartene!” gli intimò poi, quasi urlando senza neppure accorgersene. “Mi fai davvero paura.” Rispose l’altro, sarcastico. Subito dopo, Basil aprì la bocca per parlare, ma non ne uscì alcun suono. Al suo silenzio seguì un’azione inaspettata da parte del giovane. Silenzioso e concentrato, questo gli si avvicinò, e posandogli una mano sulla spalla, lo fulminò con lo sguardo. “Sai benissimo che lo provi anche tu, ora baciami, e non provare a negarlo.” Ordinò, continuando a guardarlo fissamente. “Non è vero. Lasciami stare! Io ti odio! Si difese il mio amico, volendo unicamente proteggere se stesso e la sua incolumità. A quelle parole, il ragazzo non rispose, ma non seminando altro che terrore nel cuore del povero Basil, lo vide tremare come un docile coniglio. In quel preciso istante, lo chiamò per nome. “Maddox…” soffiò, temendo la reazione del ragazzo, che in piedi di fronte a lui, mostrò un sorriso a dir poco sinistro. Il silenzio che seguì quell’istante mi rese sorda, e appena un attimo dopo, l’aria si riempì di gemiti di amore e dolore. Dal mio canto, non credevo a quanto avessi appena visto, e nascondendo il volto con le mani, sperai che ogni cosa fosse il frutto della mia immaginazione, intenta a galoppare poiché alimentata dalla mia stessa paura. Che stava succedendo? Dov’ero capitata? Non avevo modo di saperlo, e nonostante la mia amnesia, ero certa di una cosa. Dovevo fuggire.
   
 
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