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Autore: cin75    21/07/2016    6 recensioni
Dalla storia: “..E so che mi vergognerò a vita anche di questo, ma…” e fece un respiro profondo. “…non era così che mi ero immaginato la prima volta nel tuo letto.” e Jared potè comunque notare un lieve rossore......
“Credimi, anche io mi ero fatto una o due idee su come sarebbe dovuta essere la tua prima volta nel mio letto. E non era certo così!” gli sussurrò amabilmente, mentre gli posava un bacio leggero , appena accennato, sulla bocca...."
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jensen Ackles, Misha Collins
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Da quella serata, tutto sembrava aver ripreso la vita normale.
Jared al solito, alle nove e un quarto di ogni sera era al locale e quando non era di turno, a volte si fermava l’intero pomeriggio e pur di passare del tempo con Jensen si improvvisava perfino cameriere, scherzando con Felicia su chi avesse avuto più mance.

Ogni sera però vinceva Felicia.

“Amico mio, sarai anche bello e alto, ma vuoi mettere come sculetta lei?!” lo canzonò Jim, passandogli una birra.
“Maschilista!” si lamentò Felicia che lo aveva sentito.
“Ma ha ragione. Io ho la grazia di un elefante in un negozio di cristallo!” ammise Jared che poco dopo si sentì abbracciare da dietro da due braccia forti.
“ Tranquillo, ti muovi davvero bene!!” gli fece Jensen ad un soffio dall’orecchio , con tono malizioso.
“Ohw!!” esclamarono all’unisono sia Jim che Felicia. “Calma, Romeo!!” proseguì Jim, però con aria divertita, facendo sorridere tutto il gruppo.
Poi, Jensen entrò meglio nella visuale del compagno. “Ok! Elefante…” fece il biondo rubandogli la birra dalle mani. “…casa tua o casa mia?!”
Jared mise una mano sulla spalle del compagno e con aria dispiaciuta rispose a quell’invito.
“Casa tua, amico. E da solo. Mi dispiace!” rifiutò a malincuore l’invito romantico.
“Cosa? Perché?!” fece deluso Jensen.
“Mezz’ora fa mi ha chiamato il capitano Morgan. Devo sostituire un collega. Mi tocca il turno di notte. Attacco fra meno di un’ora!” fece baciandolo sulle labbra con un bacio veloce ma sincero. “Anzi, sono già in ritardo.”
“Sei una delusione Padalecki! Non ti riconosco più….sta’ lontano da me.” fece imbronciato mentre cercava di sfuggire all’ennesimo saluto del compagno.
“Ci sentiamo domani quando smonto, ok?!” sussurrò con tono dolce cercando una sorta di perdono.
“Non lo so!” rispose incerto Jensen, sotto gli sguardi divertiti dei due amici.
“Ok!” disse sconfitto il poliziotto e fece per andare via.
“Jared?!” lo richiamò un attimo dopo Jensen. “Sta’ attento!”
Jared gli sorrise di un sorriso dolce e disarmante. Gli lanciò un bacio schioccato solo sulla punta di due dita. “Ci sentiamo domani mattina. Vengo a prenderti per colazione, ok?!”
“Ti aspetto!”
 
Quando Jared se ne andò, Jensen rimase per un po’ a fissare la porta chiusa e poi sospirando, si voltò trovandosi addosso due paia di occhi che lo fissavano con un misto di dolcezza e derisione.
“Che c’è?” esclamò ai due amici.
“Che c’è?” ironizzò Jim. “Se andavate avanti per un altro po’, Felicia rimaneva incinta  e a me veniva il diabete!!”
“Dio!! come siete belli insieme!” cinguettò invece la ragazza, che volò letteralmente tra le braccia di Jensen. “Sono così felice per voi!”
“Ok!Ok!Ok! la telenovelas è finita. Chiudiamo tutto e andiamo a casa. Io esco dal retro, devo prendere alcune cose nel mio ufficio prima di andare. Chiudete voi di qua!?” fece Jensen mentre raggiungeva il suo privè.
“Ok!, ci vediamo domani!” fece Jim, mentre  sistemava le ultime cose, controllava la cassa e aiutava Felicia e mettere sui tavoli quelle poche sedie che erano rimaste in giro.
 
Erano passati circa quindici minuti e il barista , che aveva ormai sistemato tutto, si apprestava ad uscire dal locale insieme a Felicia.
“Dolcezza, sei pronta ad andare?” la richiamò Jim.
 “Pronta e scattante!” rispose divertita la ragazza, quando all’improvviso la porta  del locale si spalancò rumorosamente.
“Ma che caz….” imprecò Jim, parandosi immediatamente davanti alla ragazza. “Siamo chiusi ragazzo, trovati un altro posto per finire di spaccarti il fegato, ok?!”
“No…no…” ansimava il ragazzo piegato in due dall’affanno. “Non voglio….non voglio bere. Io..io…volevo avvisarvi….Avvisare…avvisare il vostro amico….” biascicava il giovane estraneo.
“Avvisare? Avvisare chi?!” domandò perplesso Jim e poi: “Jensen?” azzardò .
“Ci vogliono riprovare. Hanno saputo che è tornato. Che non ha…“imparato la lezione”…” disse virgolettando  le ultime parole.
“O mio Dio!” sussurrò tremante Felicia.
“Ma di che diavolo stai parlando!?” e questa volta Jim era allarmato e decisamente furioso, perché cominciava a capire.
“Non ….non hanno intenzione di andarci leggeri… questa volta!” fece ancora il giovane che si stava rimettendo dritto. “Vogliono farlo fuori. Questa volta vogliono ucciderlo!” fece raccogliendo quanto più fiato poteva. “Amico!! Quelli sono completamente fuori di testa!!”

A quelle parole Felicia scattò veloce verso l’ufficio di Jensen. Spalancò la porta e gridò il nome dell’amico che però era già uscito dal retro.
“Non c’è. Mio Dio!! è andato già via….Jim, Jensen è andato via!!” disse quasi in preda al panico.
Jim afferrò il ragazzo per il collo della camicia e lo inchiodò al muro. L’uomo era in preda alla furia più profonda.
“Chi?? Chi vuole uccidere Jensen? Dimmelo!!…parla o giuro che non uscirai da questo posto vivo!!” lo minacciò furente.
“Jim..Jim….” cercava di richiamarlo Felicia che non aveva mai visto Jim in quelle condizioni.
“Abel…Jack Abel e il suo gruppo. Loro…sono loro, ma io gli ho detto che questa volta era troppo e che già la volta prima avevano passato il segno e che non ci sarei stato…e allora…allora sono corso qui ad avvisarvi….” cercava di spiegare provando a resistere alla presa dell’uomo.
“Abel?...quel bastardo moccioso che è stato sbattuto fuori dal poliziotto?!” ricordò Jim, rinsaldando la presa sul torace del ragazzo.
“Sì…sì… lui e il suo gruppo. Cazzo, amico!! Quei tipi sono fuori di testa…e io…io non ci voglio avere niente a che fare. Per questo sono qui! Dovete avvisare il vostro amico. Per favore! Fate presto!” e il ragazzo era davvero preoccupato per come pensava sarebbe andate le cose fuori da quel locale.
“Mio Dio..mio Dio!!” si disperava Felicia mentre ascoltava quella sorta di confessione. “Non risponde. Jim…..non risponde. Il telefonino non…”
“Non risponde o non prende?!”
“Co..Cosa?...Come???”
“Squilla o no?!” le gridò facendola sobbalzare. Felicia capì e ascoltò i segnali dal suo cellulare.
“Non…non prende…dice che non è raggiungibile.” Riferì tremante.
“Ok!Ok! allora è ancora sulla Boulevard. Quel posto è un dannato Triangolo delle Bermuda. Ancora non è a casa sua. Chiama Jared e passamelo.”
“Sì…sì…Jared…chiamiamo Jared!!” fece decisa la ragazza.
 
Un attimo dopo Jim parlava con Jared e gli spiegava tutto.
“Tieni lì quel piccolo figlio di puttana, Jim. Ti mando qualcuno a prenderlo.” gli comunicò Jared che non appena aveva ricevuto la telefonata si era attivato con i suoi colleghi e stava per entrare in macchina.
“Ok! Io raggiungo Jensen!” fece il barista.
“Nooo!!” parve quasi gridare Jared. “Resta lì, dove sei, Jim. Non fare sciocchezze. Non vorrei badare anche a te oltre che a Jensen.”
“Sarai anche un poliziotto, ma io pestavo i bulli quando tu ancora portavi i pannolini. Quindi non devi preoccuparti di badare a me, ma vedi solo di muovere il culo il più velocemente possibile  verso casa di Jensen!” lo ammonì Jim.
“Jim, ascolta. So di loro. Jensen  me lo ha detto giorni fa e mi ha detto anche di non fartelo sapere perché saresti andato fuori di testa!” confessò il giovane.
“Infatti!”
“Infatti!” gli fece eco con tono accondiscendente. “Lui non vuole che tu finisca nei guai in alcuno modo.” convenne Jared. “Fa’ quello che vuole Jensen. Resta dove sei. Sta’ con Felicia e aspetta la pattuglia che ti sta arrivando. Ci penso io a Jensen. Te lo giuro non gli accadrà niente, Jim. Te lo giuro sulla mia vita!”

Jim deglutì rabbia, rancore, frustrazione. Sapeva perché Jensen lo aveva tenuto fuori. I suoi precedenti erano un buon motivo. Jensen sapeva che se Jim si fosse fatto immischiare in qualche altra situazione del genere, sarebbe tornato con molte probabilità in carcere.
Il barista pensò a come Jensen lo aveva tenuto fuori da ogni possibile guaio e andarsi a ficcare di proposito in uno peggiore che Jared poteva risolvere, non lo avrebbe ripagato di un simile impegno.
“Jim…??”
“Ok! Ok! Resto qui. Ma tu chiamami.….per favore!”
“Tranquillo. Sarai il primo a cui telefonerò quando questa storia sarà finita!” fece Jared mentre velocemente si infilava in macchina e digitava sul computer della macchina di servizio l’indirizzo della casa di Jensen verso cui le volanti dovevano convergere.
 
Quando Jensen arrivò a casa sua, si lamentò in silenzio. Come al solito non c’era un solo posto e questo significava dover parcheggiare in qualche vicolo dietro la palazzina.
“Perfetto!!, domani mattina, dovrò toglierti decine di lattine di birra dal tettuccio , piccola!” fece accarezzando il volante della sua macchina.
Spense il motore e bloccò lo sterzo.
Scese e dopo aver chiuso le sportello che scattò a causa della chiusura centralizzata, passò una mano sulla curva del parabrezza.
Si allontanò dalla macchina appena di qualche passo quando sentì delle risate dietro di lui.

Si girò.
Fu quasi istintivo.
E quando lo fece vide, distante da lui, solo alcuni metri, un gruppo di sei persone. Non riusciva a vederli in faccia a causa della penombra.
Anche se un brivido gli percosse la schiena, decise di non essere paranoico. Poteva essere un semplice gruppo di amici che passava da lì, o qualcuno che ritornava a casa proprio come stava facendo lui.
E quindi riprese a camminare verso l’uscita del vicolo.

Ma poi…
“Ehi, frocetto!! Pensavo che la lezione che ti avevamo dato tempo fa fosse servita!!” fece la voce.

Quella voce.
   
 
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