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Autore: WolfEyes    22/04/2009    6 recensioni
"Qualcuno che sta al di sopra di tutti noi non ha voluto che stessimo insieme, che io ti crescessi come un padre cresce un figlio. Però, voglio dirti una cosa che non ho mai avuto occasione di dirti. Ti voglio bene, Naruto, non sai quanto. Non sarebbe dovuta andare così, lo so, ma purtroppo è successo, e l’unica cosa che ti resta da fare è essere forte ed andare avanti, come hai fatto finora."
Un insolito incontro tra Naruto e Minato, in un momento di sconforto per il giovane.
[Lieve accenno NaruHina]
NUOVA VERSIONE riveduta e corretta! (dal 2/08/2014)
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Minato Namikaze, Naruto Uzumaki, Yondaime | Coppie: Hinata/Naruto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden, Contesto generale/vago
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Questi momenti si ripetono tutti i giorni, ormai

..La Felicità..

 

Quei momenti si ripetevano tutti i giorni, ormai.

Quei momenti erano semplicemente insopportabili, per me.

Tutte le volte che mi trovavo senza nessuno accanto, senza amici, mi rendevo conto di esserlo per davvero.

Abbandonato.

Solo.

Sapevo soltanto questo.

Tutto il resto diventava nebbia, incertezza, insicurezza. Non c’era più nient’altro. Nient’altro che potesse farmi uscire da questo stato d’animo. Restavo solo, con l’unica compagnia dei miei pensieri.

E così, inevitabilmente, ritornavo a pensare alle stesse, identiche e ormai noiose cose, che tuttavia continuavano a fare male, a infastidire, a lasciarmi un vuoto dentro…

Ma cos’altro avrei dovuto fare, come mi sarei dovuto comportare? Seduto su un prato verde, che ai miei occhi appariva così spento da sembrare irreale, a guardare il cielo azzurro, che in quel momento era come se non esistesse, cosa avrei dovuto fare, se non ripensare a tutti quei momenti, come fossero proiettati in quel preciso istante davanti al mio sguardo che mi isolava dal mondo?

Quei momenti…

La mia orribile infanzia, che mai e poi mai avrei voluto rivivere, trascorsa in solitudine, mentre tutti gli altri mi schernivano, lasciandomi solo.

Lo sguardo fiducioso di Sakura, quando, prima di partire per la missione di recupero, con quella promessa che le avevo fatto, sorridendole convinto, le avevo riempito il cuore di speranza. Una speranza che lei aveva appena tolto a me, mentre mi supplicava in lacrime, perché io non sarei stato altro che un compagno di squadra.

La battaglia contro Sasuke, durante la quale, ancora una volta, non ero stato abbastanza forte. La malcelata delusione negli occhi di Sakura, quando tornammo distrutti e a mani vuote. E poi… L’incontro con lui nel covo di Orochimaru, dove mi disse che avevo sprecato soltanto tempo prezioso, che avrei fatto meglio ad impegnarmi per diventare Hokage piuttosto che tentare di riportarlo a Konoha…

Ma pensare di realizzare il mio sogno senza aver prima salvato Sasuke, per me, era impossibile.

In tutto questo tempo, non avevo ancora concluso nulla. Ogni mio sforzo era parso vano, sia per rendermi utile, sia per salvare Sasuke.

… Mi gettavano nello sconforto.

Avrei dovuto forse reagire? Ma in che modo? Non stavo facendo già del mio meglio?

Mi riportò alla realtà soltanto il vento fresco che sentivo su di me, una piacevole brezza che mi scompigliava dolcemente i capelli, facendomi sentire… Non lo so, cullato? Sì, forse era questa le sensazione che mi dava.

Forse fu per le carezze che quel vento mi regalava, ma mi sdraiai, rilassandomi al contatto con la natura, e, con le dita intrecciate e le mani dietro la nuca, finii con l’addormentarmi…

 

 

 

« Naruto… ».

 

Questa voce…

Non ricordavo di averla mai sentita. Era una voce sicuramente maschile… Ma chi era che mi stava chiamando? Eppure… Mi sembrava che avesse qualcosa e che fare con me. Ma chi era?

 

« Naruto, apri gli occhi ».

 

La voce di cui non conoscevo il proprietario mi ordinò di aprire gli occhi. Rimasi stupito dal tono con cui mi aveva parlato. Era un tono autoritario, ma anche gentile. Possibile che non riconoscessi il possessore di una voce come questa?

Aprii gli occhi, come mi era stato detto di fare, e…

Se prima ero stupito, ora lo ero ancora di più…

 

« … ».

 

« Naruto… ».

 

Mi chiamò ancora, ma questa volta era dolce e sul suo volto comparve un sorriso.

Non riuscivo a crederci…

 

« Sei… Sei davvero tu? »

 

« Sì, Naruto… », mi rispose.

 

Davanti a me una figura si stagliava nel bianco del nulla. Quella figura la riconobbi immediatamente. A differenza della voce, il suo aspetto, specialmente il volto, lo conoscevo bene. Anche perché somigliava incredibilmente al mio.

Quello era… Minato, Minato Namikaze. Il Yondaime.

Mio padre.

 

« Ascoltami… ».

 

Mi ordinò di nuovo con lo stesso tono di voce con cui mi aveva ordinato di aprire gli occhi.

 

« So quello che hai passato, ma voglio che tu sappia una cosa che non ti ho mai detto prima, perché non ho potuto… », spiegò, sembrandomi leggermente titubante.

 

Fece una breve paura, forse per prendere coraggio. Ma io non aspettai, e posi la domanda che da sempre avrei voluto fargli.

 

« Dimmi una cosa, prima. Perché? »

 

Non ricevetti alcuna risposta, ma dubitai che fosse perché non aveva capito la mia domanda.

 

« Perché dentro di me? Perché Kyuubi è dentro di me?! »

 

L’ultima domanda quasi la gridai.

 

« Non abbiamo avuto scelta, Naruto… », confessò.

 

« Ma così… Tu… »

 

Tu te ne sei andato per sempre da me, ecco cosa avrei voluto dirti.

 

« Lo so, ma dovevo salvare Konoha, e non potevo non provarci. Questo, Naruto, tu lo puoi capire quanto me. Entrambi diamo il massimo per le persone a cui teniamo di più », spiegò, addolcendosi appena.

 

Già, peccato che io non sia riuscito a salvare una singola persona, mentre tu ne hai salvate centinaia…

 

« E poi… Non credevo che le cose sarebbero andate così. Pensavo che tu venissi considerato un eroe da tutto il Villaggio, ma mi sono sbagliato », ammise, spostando lo sguardo per evitare di vedermi direttamente in viso.

 

« Se non sbagliassimo non avremmo nemmeno i problemi più banali… », presi un respiro. « Se nessuno sbagliasse, tu saresti ancora vivo », risposi con voce ferma, quasi volessi contrastare il suo tono autoritario.

 

Istintivamente mi misi una mano sullo stomaco, dove i segni del sigillo macchiavano la mia pelle, e abbassai il capo.

 

« Non è assolutamente colpa tua, Naruto. Questo non devi pensarlo mai », si affrettò ad affermare.

 

Rialzai il capo e lo guardai.

 

« Eppure lo pensavano tutti gli altri… », risposi con tono accusatorio.

 

Senza nemmeno che me ne accorgessi, iniziai a piangere. Sentivo una rabbia immane crescere dentro di me, accompagnata dal dolore. Vidi una lacrima cadere ed infrangersi su un pavimento che non vedevo. Ora che ci facevo caso, notavo solo la mia ombra, allungata alla mia destra.

 

« Ma tu sei stato abbastanza forte da superare quella situazione », affermò.

 

Quella risposta mi stupì.

 

« Tu sei forte, figlio mio, tu sarai capace di fare tutto quello che vorrai se avrai fiducia in te stesso e in chi ti sta attorno », lo sentii dirmi, mentre mi sorrideva.

 

Fiducia…

 

« Io, prima che tu nascessi, non avevo in serbo per te un futuro come quello che hai trascorso. Volevo che tu fossi felice, invece hai dovuto faticare molto per poterlo essere »

 

« Felice? », ripetei incredulo, chiedendomi come fosse possibile che io fossi davvero felice.

 

« Sì. Tu hai trovato la tua felicità, Naruto. Tu sei riuscito a trovarla e a farla diventare parte della tua vita. Tu sei andato avanti con le tue forze, finché non hai incontrato qualcuno che ti stesse vicino », mi spiegò con un sorriso.

 

Con le mie forze…?

 

« Però… Quello che ho passato non lo posso cancellare, e questo lo vorrei tanto »

 

Ancora una volta chinai il capo. Perché non era possibile cambiare ciò che era successo? Perché non potevo cancellare quel dolore? Quella solitudine?

 

« Naruto… », mi riprese sospirando, con tono comprensivo.

 

Non potei non rialzare lo sguardo ed incontrare il suo. Quegli occhi li avevo già visti… Erano uguali ai miei.

 

« Prendi », mi disse.

 

Lo vidi tendere il braccio verso di me. Una catenina, sottile e scintillante, forse d’argento, a cui era agganciato un piccolo ciondolo, pendeva dalla sua mano. Una piccola sfera trasparente che sembrava essere di vetro.

 

« Quei ricordi non potrai cancellarli. So che è difficile conviverci, lo posso immaginare, ma ricordati della forza che hai, Naruto. Io, prima che tu nascessi, volevo che tu fossi felice, non avrei mai voluto che finisse così. Io e tua madre saremmo dovuti essere lì, per crescerti, per amarti…», si interruppe poi, con la voce che vacillava, tradendo il rimorso che ancora provava, nonostante tutto.

 

Aspettai che continuasse.

 

« Questo ciondolo era di tua madre. Tutte le volte che si accarezzava il grembo diceva che ti avrebbe regalato questa catenina perché ti ricordassi di noi e di chi sei, perché ti ricordassi di essere forte, perché potessi ricordarti che la felicità l’avresti trovata », disse, mentre notai una nuova luce brillare nei suoi occhi, ora che aveva parlato della mamma.

 

Allungai la mano con il palmo rivolto verso l’alto e lui lasciò che il ciondolo vi cadesse sopra. Poi mi guardò, con un sorriso triste e allo stesso tempo dolce. Un sorriso di quelli che immaginai mi avrebbe rivolto quando da bambino mi sarei sbucciato un ginocchio e sarei tornato a casa piangendo, o quando gli avrei confessato, dispiaciuto, di aver combinato un pasticcio rompendo o sporcando qualcosa.

 

« Qualcuno che sta al di sopra di tutti noi non ha voluto che stessimo insieme, che io ti crescessi come un padre cresce un figlio. Però, voglio dirti una cosa che non ho mai avuto occasione di dirti. Ti voglio bene, Naruto, non sai quanto. Non sarebbe dovuta andare così, lo so, ma purtroppo è successo, e l’unica cosa che ti resta da fare è essere forte ed andare avanti, come hai fatto finora. Ma questa volta è più difficile, perché stai crescendo e la vita non è tutta rosa e fiori ».

 

« La vita è ingiusta », risposi, quasi meccanicamente, abbassando il capo.

 

« Ci sono poche cose giuste, nella vita, ma se tu sarai abbastanza forte e sicuro da superare gli ostacoli, niente ti potrà mai fermare. E un giorno troverai la vera felicità, quella che ancora non hai trovato »

 

Le sue parole mi avevano commosso. Non mi ero mai sentito tanto amato in vita mia.

 

« Papà…? », chiesi, con voce tremante

 

Pronunciare quella parola mi fece uno strano effetto, ma mi scaldò il cuore.

 

« Sì? », mi incitò a continuare mostrando ancora quel sorriso dolce, forse sul punto di commuoversi insieme a me.

 

Volevo chiedergli una cosa da tanto tempo. Ora ne avevo l’occasione.

 

« Io… ti ho mai deluso? », trovai il coraggio di chiedergli, alzando lo sguardo e incrociando il suo.

 

Lo vidi irrigidirsi appena, sorpreso e forse ferito dalla mia domanda, perché lasciava intendere quanto mi fosse mancato, nella vita, un padre. Sapevo che lui mi osservava sempre, che lo aveva sempre fatto… Perciò sarebbe stato capace di rispondermi. Scosse la testa.

 

« Mai. Un padre è e sarà sempre fiero del proprio figlio. La tua determinazione, il tuo coraggio, la tua forza di volontà… Come potrebbe, uno come te, deludere il proprio padre? »

 

Sorrisi. Era bello sentirsi rivolgere quelle parole.

Vidi mio padre allargare le braccia.

 

« Vieni qui… »

 

Io obbedii, avvicinandomi.

Ci abbracciammo. Avevo sempre desiderato abbracciare mio padre, e ora potevo farlo. Lo strinsi forte, come se fosse la mia unica ancora di salvezza.

Avevo paura che se ne andasse da un momento all’altro, ma sapevo che sarebbe successo di lì a poco. Però, se avevo vissuto senza di lui per tutto quel tempo, potevo farlo ancora, lo sapevo. Perché in fondo… Lui, insieme alla mamma, aveva sempre vegliato su di me.

 

« Ricordati sempre delle mie parole, Naruto. Guardando questo ciondolo ti torneranno in mente. Portalo sempre con te, figlio mio, io e la tua mamma continueremo a proteggerti come abbiamo sempre fatto »

 

Era il momento che se ne andasse…

Non l’avrei rivisto se non tra molti anni, o almeno così, se si può dire, speravo.

Ci staccammo, ed io lo guardai.

 

« Non dimenticherò una sola parola, non dimenticherò mai ciò che mi hai detto e che tu e la mamma avete fatto per me », gli risposi, con uno dei miei soliti sorrisi stampato sul volto. Forse era il più bel regalo che potessi fargli.

 

Non dimenticherò mai quanto ti voglio bene, per quanto io non ti abbia mai conosciuto veramente.

Per quanto io non abbia avuto occasione di passare tempo con te. Ma ti voglio bene, e ricorderò sempre le tue parole.

Strinsi il ciondolo nella mia mano e chiusi gli occhi, mentre l’immagine di mio padre si sbiadiva.

 

 

 

Quando li riaprii vidi le nuvole correre trasportate dal vento in un cielo azzurro come i miei occhi.

Gli stessi occhi che aveva anche lui…

Gli stessi occhi che mi guardavano ogni giorno.

Mi misi seduto e mi stiracchiai per bene le braccia, sbadigliando, poi mi stropicciai un po’ gli occhi e mi guardai un attimo intorno, per orientarmi e riprendere il contatto con la realtà.

Sapevo che era stato tutto un sogno, eppure mi sembrava così reale…

Nel sogno ricordavo di aver stretto nella mia mano quel ciondolo, mentre fino ad un attimo fa, tra le mie mani c’era soltanto la mia testa…

Feci per alzarmi ed andarmene, ma appena posai le mani sull’erba sentii di aver urtato qualcosa. Posai la mano sull’oggetto che avevo toccato e rimasi incredulo…

No, non poteva essere…

Mi sfregai energicamente gli occhi, poi guardai di nuovo quell’oggetto.

Era possibile, invece, perché era proprio lì…!

Quel ciondolo era lì… Ed era quello che mi aveva regalato mio padre nel sogno che avevo appena fatto. Stentavo a crederci, eppure era reale…

Lo presi in mano e lo osservai. Era davvero bello, quel piccolo gioiello… Ora che lo guardavo meglio, alla luce del sole sembrava riflettere i colori dell’arcobaleno.

 

« N-Naruto-kun… »

 

Una voce alla mia destra mi chiamò, ma questa la conoscevo, e riuscii subito a collegarla ad un volto che mi era famigliare.

 

« Oh, ciao Hinata-chan… », le risposi con un enorme sorriso.

 

« Passavo di qui e… »

 

Passava di qui?! E dov’ era diretta, nel mezzo del bosco?! Bah, quella ragazza mi confondeva sempre… Tutte le volte che mi rivolgeva la parola era rossa in volto e balbettava, proprio come ora. Non riuscivo davvero a capirla…

 

« Puoi sederti se vuoi! », le proposi.

 

Anche se non riuscivo a capirla, non potevo negarle un sorriso, no? E poi… era sempre così gentile con me…

 

« G-Grazie… »

 

La osservai mentre mi si sedeva accanto.

Era davvero molto carina…

Un momento… Io da quando in qua pensavo queste cose?! Mi stupii dei miei pensieri…

 

« Che bel ciondolo… », commentò con un tenero sorriso.

 

Aveva notato la catenina che avevo ancora in mano…

 

« Eh? Ah, già, questo… » feci una breve pausa, in cui posai anche io lo sguardo sull’oggetto. « Ci sono affezionato… »

 

L’avevo da neanche due minuti eppure era diventato l’oggetto più caro e prezioso che avessi mai avuto.

Era l’unico ricordo che avevo dei miei genitori…

 

« N-Naruto-kun… Posso… Posso farti una domanda? »

 

« Sì, dimmi… »

 

« Tu… Credi nella felicità? », azzardò.

 

Pensai un po’ prima di rispondere, ma non potei non sorridere.

 

« Sì. Penso che un giorno ognuno di noi troverà la felicità che non ha mai trovato prima… »

 

Ricordai le parole di mio padre, impresse nella mia mente in modo indelebile.

 

« D-Davvero? », mi rispose, abbastanza stupita dalla mia reazione.

 

Lasciai che fosse il mio sorriso a risponderle.

Lei arrossì appena, poi voltò lo sguardo verso il prato che avevamo di fronte, cosparso di fiori come il cielo notturno è cosparso di stelle. Strano, quando ero arrivato non avevo notato tutti quei fiori…

 

« Pensi che… Un giorno la troverò anche io? »

 

« Certo che lo penso, tutti la troviamo, la nostra felicità », le risposi fiducioso. Incredibile come quel breve discorso, che oltretutto era avvenuto in sogno, mi stesse mutando.

 

« E tu… L’ hai già trovata? »

 

« Beh… No »

 

Mi grattai la nuca, un po’ imbarazzato. Che figura!

 

« Allora… Che ne pensi se ci aiutassimo? Io aiuterò te a trovare la tua felicità, e tu aiuterai me. Che ne dici? »

 

« Dico che… E’ una grande idea! », le confermai, raggiante.

 

Mi guardò e mi sorrise, timida e imbarazzata.

Che carina… Anzi, era davvero bella…

Forse… La mia vera felicità, quella che ancora dovevo trovare e che tanto aspettavo… Poteva essere lei…

Senza quasi rendermene conto, mentre il mio cuore accelerava i propri battiti e un sorriso mi illuminava il volto, ci sperai davvero…

 

 

Angolo dell’autrice

Ebbene, il mio lavoro di correzione è approdato anche qui, eliminando gli errori grammaticali, sintattici e di battitura, ed apportando modifiche sul piano espositivo.

Questa breve fic potrà sembrare banale, ma mi era venuta l’idea di questo sogno in cui il padre incoraggia il figlio a non mollare, a lottare sempre per essere felice (non rispettando però gli avvenimenti del manga/anime, per questo la considero un po’ What if?...).

Un lieve accenno NaruHina di fondo non poteva mancare (mi dispiace per i sostenitori di altre coppie).

Ringrazio con tutto il cuore chi l’ha letta (723 accessi) e chi la leggerà in futuro, chi l’ha messa nei preferiti (amy99, Lilla95, SpeezySC, Tsukuyomi_Sama, valehina), nelle ricordate (Himeko Kuroba, kry333, Maiko_chan, OnceUponADream, piccolasidet), nelle seguite (astred) e chi ha recensito la storia (f breve91, Lilla95, SuperEle94, Auron_san, ryanforever, kry333).

A voi tutti un grazie enorme!

WolfEyes

(ex dolceGg94)

  
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