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Autore: Emmastory    22/07/2016    4 recensioni
Esisteva il regno di Aveiron. Fiorente sin dalla notte dei tempi, era governato da un Re e da una bellissima regina, scomoda all'intero regno. Scosso da una tragedia, ospita ancora i suoi abitanti, ridotti alla fame, al freddo e alla povertà. La colpa è da imputarsi a uomini e donne chiamati Ladri, e prima che il regno soccomba alle loro continue razzie, qualcuno deve agire. Rain è una ragazza sola, figlia di un amore che le genti definiscono proibito. Gli incubi la tormentano assieme ai ricordi del suo passato, e con il crollo della stabilità che era solita caratterizzare le sue giornate, non le resta che sperare.
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-I-mod
 
 
Capitolo X

Al cospetto di una dama

A quanto sembra, le stelle, principesse nel cielo notturno, hanno da poco operato la loro magia, permettendo a me e al mio amato Stefan di tornare insieme. Ora come ora, la pioggia ha smesso di scrosciare bagnando i nostri corpi, e camminando mano nella mano, stiamo tentando di tornare a casa. “Ci siamo persi.” Azzarda Stefan, lasciando andare la mia mano e fissando un immaginario punto all’orizzonte. “Non è un problema.” Lo rassicuro, togliendomi lo zaino dalle spalle e frugando al suo interno alla ricerca della mia fidata bussola. “Come fai ad averla?” Chiede, confuso e stranito dalla presenza di quell’oggetto nelle mie calde mani. “L’ho ricevuta dal dottor Patrick.” Rispondo, facendo uso della sincerità che mi caratterizza sin dalla più tenera infanzia. “Fammi vedere.” Chiede poi, aspettando che gliela porga. Senza proferire parola, realizzo il suo desiderio, e appena un attimo più tardi, una sua frase mi riporta alla realtà. “Indica il nord, ora andiamo.” Mi esorta, serio e al contempo preoccupato per il mio stato di salute e la mia condizione fisica. Tremavo di freddo, e la pioggia mi aveva bagnato i vestiti, ragion per cui, portarmi al sicuro era l’unico pensiero che Stefan avesse in mente. Mantenendo il silenzio, mostravo il mio stoicismo, ma improvvisamente, mi sentii svenire. “Non… Non posso. Non ce la faccio.” Biascicai, provata dal freddo e dal dolore che mi attraversava il corpo infierendo sulle mie già deboli gambe. “Sciocchezze. Stammi vicino.” Rispose lui, stringendomi la mano e invitandomi ad annullare la distanza che esisteva fra di noi. Sentendo le nostre mani intrecciarsi, sorrisi al suo tocco, e dopo circa un’ora di viaggio, ci accorgemmo di aver raggiunto la nostra destinazione. Il nostro primo rifugio, la prima casa che mi aveva offerto riparo e salvezza. “Ci siamo.” Dichiarò Stefan, lasciando andare la mia mano al solo scopo di bussare alla porta. La stessa, venne aperta dopo alcuni minuti, e il dottor Patrick ci accolse freddamente. Era felice di vederci, ma qualcosa in lui non andava. “Entrate, veloci.” Ci pregò, guardandoci fissamente e attendendo che obbedissimo. Muti come pesci, non osammo parlare, e una volta entrata, venni sconvolta dal dolore ad una gamba. Lamentandomi sommessamente, dominai l’impulso che ebbi di gridare, e venendo aiutata dal dottore, mi sdraiai sul letto nella mia vecchia e amata stanza. Guardandomi intorno, mi accorsi che era identica a come la ricordavo. Nessun particolare era fuori posto, e ad essere sincera, ero felice di essere al sicuro. “Perché tanta fretta?” chiese Stefan, che intanto si ostinava a non voler lasciare il mio fianco. “Problemi in vista. La Leader è qui.” Rispose il dottor Patrick, serio e rigido come una statua in pregiato marmo. “Cosa? E che faremo con lei?” continuò, spostando il suo sguardo sul mio volto evidentemente provato dalla sofferenza. “Lei dovrà restare qui, o verrà scoperta.” Disse il dottor Patrick, sempre facendo uso della sua innata serietà. “Hai capito, Rain?” mi chiese Stefan, pronunciando poi un nome che grazie alla scomparsa della mia amnesia identificai come mio. Scoprendomi troppo stanca e debole per parlare, non feci che annuire, avendo quindi la fortuna e il piacere di vedere un debole sorriso spuntare sul volto del mio amato. “Ora vieni, non vogliamo adirarla.” Continuò il dottore al suo indirizzo, rimanendo fermo e inerme davanti alla porta della stanza ermeticamente chiusa. “Può anche scordarselo. Io non la lascio.” Rispose Stefan, mostrandosi testardo quanto un mulo al solo scopo di proteggermi. Ma Stefan… Sai che…” balbettò il dottor Patrick, sconvolto dalla sua resistenza. “Non mi interessa. Se la Leader mi vuole, dovrà venire a prendermi.” Replicò, zittendo l’incredulo interlocutore in quell’istante. A quelle parole, quest’ultimo non rispose, e poco prima che lasciasse la stanza, potei giurare di essere riuscita a vedere le sue labbra schiudersi in un timido sorriso di fiducia e orgoglio. In quel momento, avevo gli occhi semichiusi, e nel mio stato di dormiveglia indotto dal dolore, capii una cosa. Nonostante la temporanea freddezza che aveva mostrato, il dottor Patrick sembrava voler bene a Stefan. Mantenendo il silenzio, ebbi modo di parlare con me stessa, giurando di amarlo e restargli accanto fino alla fine dei miei lunghi giorni. Ad essere sincera, ammiravo la sua caparbietà e lo sprezzo da lui mostrato nei confronti del pericolo. Si stava sacrificando per me, ignorando la possibilità di finire al cospetto di una tetra dama.
   
 
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