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Autore: Kind_of_Magic    22/07/2016    2 recensioni
«Smettila» disse Wanda.
«Di fare cosa?» gli occhi di Loki lampeggiavano di divertimento «Di bloccare la tua mente? Vuoi davvero sapere cosa penso? Basta chiedere, te lo dico io: penso che non siamo così diversi come credi tu»
«Non è vero»

[Post AoU] [Clint/Natasha] [Wanda/Visione] [Loki/Bucky] [accenni a Steve/Bucky]
Un essere misterioso noto come K dichiara guerra ai Vendicatori e la squadra non si tira certo indietro. Questa volta, però, sembra che i loro metodi stiano varcando il limite.
Nick Fury si vedrà costretto a fronteggiare una situazione che non aveva calcolato: come difendere la Terra dai suoi Vendicatori?
Così, mentre Quicksilver si riprende dal coma, Loki cerca di capire perché la realtà sembri sul punto di andare a pezzi e la dottoressa Kim lavora su un progetto che le è stato ispirato da un sogno, il colonnello dovrà assemblare un nuovo team.
Nel frattempo, però, bisognerà scoprire cosa ha trasformato i Vendicatori in dei randagi, cosa li ha fatti deviare dall'obiettivo.
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Loki, Nuovo personaggio, Pietro Maximoff/Quicksilver, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Ogni giorno uno scrittore incapace si sveglia e sa che dovrà inseguire una tastiera che fugge.
Ogni giorno una tastiera si sveglia e sa che dovrà correre più veloce di uno scrittore incapace.
Che tu sia scrittore o tastiera, comincia a correre.
Ma se sei un lettore no! Puoi fermare questo scempio!
Scrivi una recensione!
Non restare indifferente, il destino delle tastiere dipende anche da te!

Adesso

Torna alla realtà,
dove il mondo ti sta guardando,
dove ci sono io per te.
Smetti di vivere nei ricordi
in quei momenti una volta felici,
che ora ti fanno soltanto male.
È qui che abbiamo bisogno di te,
per affrontare le minacce
di ogni maledetto giorno.
 
Torna alla realtà,
smetti di vivere nei ricordi,
è qui che abbiamo bisogno di te
adesso.
 
Torniamo alla realtà,
dove io non sono nessuno,
nessuno di buono.
Smettiamo di sognare ad occhi aperti,
guardiamoci attorno,
accorgiamoci del mondo.
È qui che hanno bisogno di noi,
per salvare un mondo
che cerchiamo di cambiare.
 
Torniamo alla realtà,
smettiamo di sognare ad occhi aperti,
è qui che hanno bisogno di noi,
adesso.

 

«Thor» disse Natalie chiudendo lo sportello del frigorifero «dovresti mangiare qualcosa»
«Ho mangiato» rispose il dio senza alzare lo sguardo dal tavolo.
«No che non hai mangiato. Il frigo è esattamente identico a quando sono venuta qui l’ultima volta e la spazzatura è vuota»
«Sono stato al ristorante»
«Non è vero»
Thor alzò lo sguardo su di lei. Sembrava stupito che lei lo avesse contraddetto con quella tranquillità, o forse ne era infastidito, Natalie non riusciva a definirlo con precisione.
«Come lo sai?» non era la prima volta che Natalie si accorgeva quando Thor mentiva e l’asgardiano non poteva fare a meno di chiedersi come facesse.
«Lo so e basta» rispose Natalie sorridendo «Che ne dici se invece ci andiamo veramente? È un po’ troppo che non mangi nulla»
«Non ho fame»
«Trovo questo fatto irrilevante. Ti sto invitando a cena, Thor. Se vuoi rifiutare l’invito, dovrai farlo esplicitamente e affrontarne le conseguenze»
Thor era perplesso: «Conseguenze?»
«Potrei offendermi e non parlarti mai più» Natalie era terribilmente seria. Thor si spaventò: ormai contava su di lei, era l’unica cosa che gli impedisse di andare completamente a fondo e non poteva pensare che lei se ne andasse.
Si alzò in piedi e le fece cenno verso la porta: «Dopo di te»
 
«Due menù cheeseburger completi» ordinò Natalie, poi notò che Thor la guardava contrariato «Che cosa c’è? Non ti piacciono i cheeseburger? Sono ancora in tempo a cambiare l’ordinazione»
Thor scosse la testa: «No, va bene così»
Ricevettero ciò che avevano ordinato in poco tempo: il locale era quasi vuoto. Natalie scelse velocemente un tavolo e ci portò Thor, che sembrava disorientato.
Natalie stava per cominciare a mangiare, poi notò che il dio fissava il proprio vassoio con indifferenza: «Guarda che se aspetti ancora un po’ si raffredda. Se non lo mangi caldo, non è un granché»
Thor spostò di lato il vassoio con un’espressione nauseata: «Io non ce la faccio, Natalie»
«Non puoi continuare questo digiuno in eterno, Thor» disse l’infermiera posando il proprio panino sul piatto e fissandolo negli occhi «Morire di fame non la riporterà indietro»
«E mangiare, invece? Aiuterà in qualche modo?» scattò l’asgardiano.
«Ascolta, tu ti sei fidato di quello che ho detto dalla prima volta che mi hai vista. Perché lo hai fatto?»
«Perché avevi uno sguardo che… Ho pensato che potessi capirmi. Ma ora non ne sono più tanto sicuro»
«Thor, soltanto perché sto cercando di convincerti a mangiare non vuol dire che non io capisca cosa ti è successo e cosa stai passando, d’accordo? È solo che non riesco a sopportare di vederti in questo modo»
«Allora non guardare»
Natalie lo fissò per qualche attimo, ferita da quella risposta, poi abbassò lo sguardo. Thor si alzò in piedi e fece per andarsene. Non sapeva dove volesse andare. Sapeva soltanto che voleva non rivedere più quella donna che si comportava come se capisse qualcosa che era anni luce fuori dalla sua portata. Fece qualche passo verso la porta, ma fu fermato dalla voce di Natalie. Non sembrava neanche che parlasse con lui, ma non c’era nessun altro a cui potesse rivolgersi.
«Si chiamava Colin. Sono passati cinque anni, ma ogni volta che ci penso le ferite sanguinano come se fossi appena tornata a casa dall’ospedale. Sono rimasta incinta a diciassette anni. Non è stato esattamente volontario. Quello stronzo di suo padre mi ha lasciata non appena ha saputo del bambino, ma la mia famiglia mi è rimasta vicina e io ho deciso di tenerlo.
Quando compì diciotto anni, facemmo tutti una colletta e gli regalammo una motocicletta per il suo compleanno. Ne era entusiasta. Lui e la sua ragazza ci facevano dei giri incredibili, ma non mi sono mai preoccupata troppo. Era un ragazzo responsabile e sapevo che non avrebbe fatto follie. Non beveva mai quando doveva guidare, neanche una birra, nulla. Certo, restavo sveglia finché non lo sentivo rientrare, per quanto tardi facesse, ma quale madre non lo fa?
Passarono alcuni mesi, fu un bel periodo. Finché non arrivò la telefonata. Ovviamente ero sveglia, aspettavo che lui tornasse a casa dopo una serata con gli amici. Un pazzo ubriaco in macchina aveva praticamente schiacciato la sua moto tra la propria carrozzeria e il guard rail. La sua ragazza è morta sul colpo, lui qualche ora dopo in ospedale, con il nome di lei sulle labbra.
Hai mai perso un figlio? Hai mai avuto un figlio? Hai mai stretto tra le braccia qualcosa che era stato una parte di te, giurando a te stesso che saresti andato contro tutto il mondo pur di proteggerlo? E quando te lo portano via senza chiederti nulla, senza darti una spiegazione, senza qualcuno da accusare, tu lo conosci quel dolore? Se ti strappassero tutte le membra una per volta ti farebbe meno male.
E una volta tornata a casa, entrare in camera sua per ritrovare il suo zaino, le sue cose, la vostra foto insieme che tieni sul comodino, come credi che sia stato? Io vivevo per lui, avevo studiato per diventare infermiera mentre lui era piccolo perché volevo aiutare gli altri, ma la cosa più bella della giornata era tornare a casa, dal mio bambino.
Sono passati cinque anni, ma non potrò mai dimenticare. Ho pensato di mollare tutto, di smettere di mangiare o di prendere abbastanza pasticche da non svegliarmi più e poterlo ritrovare. Ma io sono un’infermiera, Thor, il mio lavoro è aiutare la gente. Non potevo e non posso andare via in questo modo. Forse non capirò che cosa senti tu ora, sei libero di crederlo, ma posso dirti che non puoi semplicemente andartene da questo locale e credere di esserti liberato di tutte le responsabilità. Torna alla realtà e smetti di vivere nei ricordi, perché è qui che abbiamo bisogno di te adesso. Ho finito il mio sermone. Fai come credi, adesso, ma almeno io saprò di aver detto quello che potevo per farti restare»
Natalie alzò gli occhi su di lui. Thor vide dipinte in quegli occhi la sofferenza, la nostalgia, la disperazione. Tutti quei sentimenti che aveva creduto lei non potesse comprendere. Tornò verso il tavolo a passi lenti, quasi avesse paura, muovendosi troppo velocemente, di rompere una qualche magia. Si sedette e vide un timido sorriso nascere sul volto della donna che aveva di fronte, sconfiggendo tutti quei sentimenti negativi. Si sentì orgoglioso di aver ottenuto quel risultato.
«Hai fame?» domandò Natalie in un sussurro. Thor interrogò se stesso e si accorse che in effetti aveva davvero fame. Annuì.
«I cheeseburger saranno freddi» disse ancora Natalie, mentre il suo sorriso diveniva sempre più ampio «Ne ordino altri»
Thor mise una mano sulla sua mentre lei si alzava: «Andiamo insieme»
«D’accordo»
Mangiarono in silenzio e poi Natalie portò Thor al supermercato. Fece per lui un po’ di spesa e lo riaccompagnò a casa. Fu solo sulla strada verso casa che l’asgardiano si azzardò a rompere il silenzio. Parlarono di argomenti di tutti i giorni, di cui non importava nulla a nessuno dei due, ma fece loro bene. Sapeva di normalità.
«Dovresti tornare dai tuoi colleghi» buttò lì Natalie, appena finito di riporre in frigo la spesa «Ti farebbe bene»
«Probabile» concordò Thor.
«Bene» disse Natalie, mostrando un briciolo di imbarazzo «Allora io… Magari vado. Buona serata e chiamami se hai bisogno»
«Certo» sorrise lui. Natalie annuì e si voltò per andar via, ma poi Thor la chiamò ancora una volta.
«Cosa?»
«Grazie»
Natalie non disse nulla, sorrise e andò via.

 

«Non è possibile!» sbottò Bruce. Si fermò e fece un respiro profondo cercando di calmarsi, ma l’irritazione di fondo rimase. Rilesse per la cinquantesima volta i calcoli che aveva fatto, tentando disperatamente di trovare un errore, ma gli sembrò tutto corretto.
«Tony» disse allora «Puoi ricontrollare tu? Ci dev’essere per forza che non va, altrimenti funzionerebbe tutto»
Tony prese il quaderno dalle sue mani e controllò le cinque pagine di calcoli. Prese una calcolatrice e rifece alcuni calcoli, seguì con la punta di una matita tutti passaggi e infine disse sospirando che gli sembrava tutto a posto.
«Hai considerato il teorema di Ehrenfest? È l’unica cosa che mi venga in mente» aggiunse.
Bruce sfogliò il quaderno fino a trovare il punto che gli serviva: «Sì, vedi, l’ho incluso qui»
«Allora non lo so»
A Tony costava moltissimo quell’ammissione, Bruce ne era consapevole. Si lasciò cadere pesantemente su una delle sedie del laboratorio. Erano settimane che lavoravano a quel progetto. All’inizio sembrava che tutto andasse per il meglio: il materiale rispondeva ai test esattamente come previsto dai loro calcoli e avevano ottime aspettative per gli sviluppi futuri. Poi, all’improvviso, qualcosa era andato storto. Le reazioni avevano smesso di assecondare le previsioni e tutti i loro calcoli sembravano completamente sbagliati.
«Non lo so, Tony, forse dovremmo lasciar perdere» disse Bruce «Forse questo progetto è troppo ambizioso. Forse ci sono troppe cose che ancora non sappiamo per poter semplicemente calcolare che cosa succederà. E oltretutto non ho mai neanche pensato a come controllare questa energia una volta che l’avremo creata. Potrebbe diventare incontenibile»
Tony aveva temuto fin da subito che sarebbe finita così, ma da un certo punto di vista gli dava fastidio desistere proprio quando aveva pensato che avrebbero potuto farcela. Il suo orgoglio ne usciva un po’ ferito.
«Prendiamoci un attimo di pausa» propose «Magari abbiamo solo bisogno di smettere di pensarci per un po’»
Bruce annuì e uscì a prendere una boccata d’aria. Tony decise di lasciarlo in pace e rimase nel laboratorio a discutere con F.R.I.D.A.Y. di affari della Stark Industries.
 
Bruce cominciò a camminare e lasciò che i suoi piedi lo portassero dove volevano, vagando senza meta. Nonostante il consiglio dato da Tony, non riusciva a smettere di pensare a quei calcoli e a cosa aveva sbagliato.
Sapeva che diversi scienziati avevano già provato a inventare qualcosa di simile, senza risultati soddisfacenti, ma pensava che con l’aiuto di Tony avrebbe potuto farcela. Aveva fatto i propri calcoli, cercato i materiali migliori per costruire un prototipo, considerato tutte le possibili implicazioni della meccanica quantistica e classica, ma non era riuscito a costruire nemmeno l’ombra di ciò che cercava: il teletrasporto.
Non era un progetto da niente, lo sapeva perfettamente, ma era altrettanto cosciente che se fosse riuscito nel proprio intento avrebbe finalmente lasciato la propria impronta nel mondo senza dover diventare un mostro verde. Erano anni che lo sognava. Tutti avrebbero detto di lui “il dottor Banner, colui che cambiò completamente il nostro modo di vivere”. Avrebbe smesso di essere soltanto “Hulk spacca”.
Sarebbe stata la svolta del secolo, se l’era già immaginato: il Novecento aveva visto la nascita del computer, il Duemila avrebbe visto quella del teletrasporto. Era letteralmente l’idea del secolo e nella sua mente poteva riuscirci. Sapeva che un congegno del genere avrebbe avuto bisogno di moduli di contenimento, perché l’energia utilizzata avrebbe potuto facilmente sfuggire al macchinario. Il potenziale necessario era talmente alto che avrebbe potuto radere al suolo delle intere nazioni se non fosse stato imbrigliato correttamente, ma pensava che con l’aiuto di Tony avrebbe potuto farcela.
Invece si erano rivelate speranze totalmente campate in aria. Il sogno di un folle, di un fallito. Come con il siero del supersoldato. Come sempre. Come aveva potuto pensare di poter realizzare qualcosa di buono? Come aveva potuto sognare di poter diventare qualcosa di diverso da un mostro verde buono solo a distruggere? Come aveva potuto credere a quei sogni ad occhi aperti? Li vide dissolversi davanti ai suoi occhi come neve al sole. Fece un sospiro. Era ora di finirla con quelle farneticazioni.
Tornò verso l’Avengers Facility
a passi lenti, appesantito dalla decisione che aveva preso. Cominciò a vagare per le stanze della struttura pensando che prima o poi avrebbe incontrato Tony. Così fu: quasi si scontrarono perché erano entrambi distratti.
«Allora, ti è venuto in mente qualcosa?» domandò il miliardario in tono incoraggiante vedendo lo sguardo determinato che aveva Bruce.
«No. Cioè sì, finiamola con questa storia, Tony» odiava se stesso per ciò che stava dicendo, ma non c’era altro da fare «Mettiamo via tutto, quaderni, progetti e calcoli sbagliati. Tu hai sicuramente di meglio da fare e io troverò qualcosa»
«Ma Bruce» Tony non voleva crederci «Siamo così vicini. Possiamo farcela. Pensa a cosa succederebbe se ci riuscissimo: tutto il mondo che cambia per una singola invenzione, per il lavoro di due persone. Non possiamo mollare ora»
«Ci ho pensato. Se avessimo potuto farcela ce l’avremmo già fatta. So che ti stai dedicando ad altre ricerche. Certamente avrai più successo di noi. Torniamo alla realtà e smettiamo di sognare ad occhi aperti, perché è qui che hanno bisogno di noi adesso»
«Io non credo che…»
«Ti prego, Tony» la voce di Bruce tremò appena «Non rendere le cose più complicate di quanto già non siano. Ti assicuro che non ce n’è assolutamente bisogno»
Tony sospirò, scosse la testa e fece per andar via, ma si fermò dopo pochi passi e si voltò verso l’amico.
«Bruce?»
«Sì?»
«Un giorno ce la faremo. E quel giorno riconoscerai che avevo avuto ragione a crederci»
«Se ci riuscissimo davvero, lo farei volentieri» sorrise Bruce.






The Magic Corner:
Buonaseeeera a tutt*!
Eccomi qui con un capitolo scritto tutto di getto oggi pomeriggio e ricontrollato pochissimo (segnalate eventuali typos e scusate -.-''), che però avevo bisogno di pubblicare as soon as possible perché, come già detto, tra pochissimo parto.
Ed ecco la parte prima che si avvia alla sua devastante fine! Sì, ho detto devastante, avete capito bene. Preparatevi perché avrò molto tempo per scrivere questo capitolo e questo potrebbe rivelarsi molto pericoloso per la mia (e la vostra) stabilità mentale.
Parliamo di questo capitolo... Thor depresso ha quasi ucciso me mentre lo scrivevo e meno male che c'è Natalie. Tra l'altro, volevo informarvi che la nostra infermiera è nata come comparsa che diceva un paio di battute e poi si è trasformata in questa specie di psicologa. Questo perché io ho molto controllo sui miei personaggi e non mi affeziono per nulla ai secondari, per nulla. Ah, avvertimento generale. Non ho intenzione di shippare Thor e Natalie. No. Liberissimi di pensare che starebbero bene insieme (se lo pensate), ma io non sono d'accordo, quindi rimarranno bros. Punto. (*e fu così che si scoprì che nessuno li voleva shippare ed era solo lei che si faceva tanti problemi per nulla*)
Veniamo a Bruce, che -piccolo- mi fa sempre un sacco di tristezza perché è uno sfigato totale. Era l'ultimo che mi mancava da deprimere malamente di tutti gli Avengers del primo film e ho dovuto farlo, ma non volevo. Il poverino ha perso tutto (compresa la fidanzata) senza il mio intervento, non potevo proprio accanirmi! Ho cercato di andarci leggera, infatti, ma temo di aver fallito. Beh, meglio di quello che è successo a Tony!
Il teletrasporto è un'idea che secondo me frulla nella testa degli ScienceBros da un po' e mi sembra che il Bruce Banner dei fumetti abbia un teletrasporto come dotazione, perciò ho unito le due cose! L'idea qui non è andata a buon fine, ma non dimenticatela totalmente perché ho in mente un seguito che... vabbè facciamo che prima finisco questo!
Giusto per farvelo sapere, il teorema di Ehrenfest esiste veramente e fa parte della meccanica quantistica-classica, ma non so esattamente di cosa tratti perché non ho ancora mai studiato fisica.
Ringrazierei prima di tutto Pouring_Rain11 per la sua recensione allo scorso capitolo, le dieci persone che hanno messo la storia tra le seguite e le cinque che l'hanno messa tra le preferite, tutti voi che mi leggete con santa pazienza per seguire le mie trame incasinate, marvel.wiki perché senza quel sito sarei morta, il mitico hargil (AKA il mio consulente Marvel) e mia sorella, che sopportano i miei dubbi esistenziali e infine GreekComedy perché piange dalla gioia quando aggiorno :D
Del prossimo capitolo ho già detto qualcosina. Potrebbe capirsi qualcosa di più su K, ma non ne sono sicura perché ho scritto solo l'inizio. Sicuramente vedremo tutti gli Avengers all'opera in una missione di vendetta (beh, dopotutto sono Vendicatori), ma... no, non vi anticipo troppo! Vi do appuntamento ad agosto (anche se continuerò a recensire e rispondere alle recensioni) e vi invito a farmi sapere che cosa ve ne pare del capitolo con una recensione o un MP :)
Che gli dèi siano con voi!
-Magic

   
 
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