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Autore: Emmastory    22/07/2016    5 recensioni
Esisteva il regno di Aveiron. Fiorente sin dalla notte dei tempi, era governato da un Re e da una bellissima regina, scomoda all'intero regno. Scosso da una tragedia, ospita ancora i suoi abitanti, ridotti alla fame, al freddo e alla povertà. La colpa è da imputarsi a uomini e donne chiamati Ladri, e prima che il regno soccomba alle loro continue razzie, qualcuno deve agire. Rain è una ragazza sola, figlia di un amore che le genti definiscono proibito. Gli incubi la tormentano assieme ai ricordi del suo passato, e con il crollo della stabilità che era solita caratterizzare le sue giornate, non le resta che sperare.
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Capitolo XI

Amara e dolce Leader

La porta della mia stanza è ancora chiusa. Sono sveglia, e Stefan si sta prendendo cura di me. Stando ad una sua accurata analisi, devo essermi ferita ad una gamba dopo una caduta, e la stessa non è fortunatamente grave, anche se il dolore e il bruciore continuano a farsi sentire. Preoccupato, traffica da ormai circa un’ora con garze, bende e impacchi di ghiaccio, tutto per riportare il mio stato di salute alla normalità. Il freddo non depone certo a suo favore, ma nonostante la gelida aria che spira appena fuori dalla finestra aperta, non vuole arrendersi. Il suo unico desiderio è quello di rivedermi in piedi, e oggi, voglio provarci, unicamente per vederlo felice. Secondo le parole del dottor Patrick, tornato solo per controllarmi, sono ancora troppo debole per riuscire a camminare, ma data la mia testardaggine e la voglia che ho di riprendermi, reputo le sue parole un cumulo di sciocchezze. Sedendomi sul letto, ho provato infatti ad alzarmi e muovere qualche passo, riuscendoci solo per pochissimo tempo. “Rain! Che ti salta in mente? Torna subito a letto!” mi ha detto Stefan, sgridandomi come si fa con un bimbo o un cucciolo colto di sorpresa durante un’innocente marachella. “Scusami, cercavo di…” tentai di giustificarmi, pur non avendo modo di terminare quella frase, che mi morì in gola non trovando mai un vero completamento. “Non devi cercare di fare niente, capito?” rispose lui, facendosi improvvisamente serio e apparendo visibilmente iroso. “Stefan…” biascicai, pronunciando il suo nome con dolcezza incredibile. Un silenzio di tomba seguì quell’istante, e stretta in un suo abbraccio, lo vidi baciarmi. Chiudendo gli occhi, assaporai ogni singolo secondo, e facendo del mio meglio per evitare di rovinarlo, non parlai. Data la situazione che si era appena creata, sapevo bene che le mie azioni parlavano per me, e intuendo perfettamente il volere di Stefan, piegai la testa, mostrando la nuda pelle del mio collo. Le sue labbra lo sfiorarono, e avvertendo mille brividi percorrermi il corpo, pregai che quegli attimi non avessero fine. Amavo Stefan, e ogni momento passato con lui poteva letteralmente definirsi paradisiaco. Ad ogni modo, volevo anche evitare di perdere ogni controllo, preservando la mia integrità per una futura occasione. “Ricorda, io ti amo, Rain Sinette.” Mi disse poi, guardandomi fisso negli occhi e riuscendo a ritrovare la calma e la compostezza ormai perse. Mantenendo il silenzio, non risposi, e spostando il mio sguardo dal suo viso alla porta della stanza, la sentii e vidi aprirsi con uno scatto. Era il dottor Patrick. Incredibilmente, appariva scosso e preoccupato, e guardandoci, pregò che lo seguissimo. “Ragazzi, venite. La Leader ha chiesto di voi.” Ci disse, esortandoci a seguire i suoi passi fino alla stanza da lei occupata. “Vienimi dietro, e resta nascosta.” Mi consigliò Stefan, preoccupandosi per me fino all’inverosimile. Silenziosa come un innocuo ma fastidioso topolino all’interno di una qualsiasi abitazione, mi limitai ad annuire, e camminando con passo felpato, seguii i suoi spostamenti fino alla nostra destinazione. Proiettando il mio sguardo in avanti, lo vidi. Il salone principale della casa, dove La Leader, Lady Fatima, era solita trascorrere il suo tempo. “Stefan! Che piacere vederti! Dove sono Shiro ed Ilmion? Hai per caso loro notizie, mio caro?” gli chiese quella serpe dai capelli corvini, guardandolo con fare amorevole e serio al tempo stesso. “Temo che siano morti, Signora.” Rispose lui, quasi inchinandosi al suo cospetto. “Morti? Rispose questa, con fare alquanto annoiato. “Certo, c’era da aspettarselo da dei patetici sciocchi del loro calibro.” Nascosta dietro al mio Stefan, ascoltavo ogni parola senza avere il coraggio di fiatare, ma una mia stupida distrazione rivelò la mia presenza. Perdendo l’equilibrio, finii per cadere in terra, entrando quindi nel campo visivo di quell’orribile megera. Era a dir poco bellissima, ma per pura sfortuna, la sua bellezza non si estendeva anche al carattere. Cattiva fino al midollo, era una delle poche persone che avevano fallito nella conquista della mia simpatia. “Cosa? Chi è questa ragazza?” chiese lei, alterandosi di colpo e fissando il suo glaciale sguardo su di me. “Si chiama Rain, Signora.” Disse Stefan, riuscendo con quelle poche parole a soddisfare la curiosità della donna. Continuando a guardarmi, iniziò ad utilizzare molteplici aggettivi per fare di me una descrizione accurata, ma disgraziatamente negativa. Debole, stupida, priva di forze e spina dorsale. Non credo meriti di vivere. A morte.” Queste le uniche frasi che pronunciò guardandomi negli occhi, e decretando quindi il mio ormai funesto destino. Stando infatti al giudizio di Lady Fatima, non era abbastanza forte, intelligente o bella per continuare a vivere la mia vita, non meritando quindi che la nera morte. Le sue parole, unite al terrore che era riuscita ad incutermi, mi avevano paralizzata. Iniziando inconsapevolmente a tremare, guardai alternativamente Stefan e il dottore in cerca di conforto, e nel momento esatto in cui credetti che tutto fosse perduto, sentii la voce del mio amato invadere la sala. “Mi dispiace, ma non posso permetterlo.” Esordì Stefan, facendosi avanti e parlando al solo scopo di difendere me, la mia esistenza e il nostro amore, sentimento che ci legava sin dal giorno in cui ci eravamo incontrati. Incuriosita e forse divertita dal suo misero tentativo di salvarmi, la rigida Leader lo lasciò andare avanti. “Sentiamo, perché dovrei risparmiare questa povera sciocca?” chiese, incalzandolo e attendendo una risposta. “Signora, mancarle di rispetto è l’ultimo dei miei desideri, ma devo dirvelo. Forse non lo sapete, ma Rain è diversa. Esistono milioni, forse miliardi di belle ragazze a questo mondo, ma nel giorno in cui l’ho vista, il mio cuore ha fatto una scelta. Io e lei ci amiamo sin da quel fortunatissimo giorno, e non sopporterei vederla morire. Mi appello alla Vostra clemenza, lasciatela vivere e avere al mio fianco la vita che merita.” Continuò per poi concludere quel toccante discorso con la voce corrotta e spezzata dal dolore che sapeva di provare. In silenzio, ero rimasta al suo fianco, e dopo aver ascoltato ogni parola da lui pronunciata, scoprii che le lacrime avevano iniziato a inumidirmi gli occhi, disturbando la mia vista. Ci fu quindi una pausa di silenzio, e la tensione era tale da poter essere tagliata con un coltello. Chiudendo gli occhi, provai timore per la mia incolumità, e le parole di Lady Fatima, dure come sassi, mi colpirono con violenza, avendo come unico potere quello di stordirmi e spegnere ogni barlume di speranza precedentemente esistente nel mio giovane cuore. “Ottima argomentazione, mi congratulo. Peccato che non sia abbastanza da convincermi.” Disse quell’orribile arpia, riuscendo con quelle semplici ma crude parole a risvegliare in me una sopita rabbia che ora faticavo a controllare. “Ferma.” Continuavo a ripetermi, imponendomi di non muovermi né commettere sciocchezze. Neanche lontanamente scalfito da quelle parole, Stefan non demorse, e mantenendo la calma, continuò. “Lasciate che vi ponga una domanda, Signora. Non avete mai amato? Il vostro cuore non è mai stato rapito da uno sguardo?” un quesito a cui non era difficile trovare una risposta, ma che esitando, Lady Fatima si rifiutò di risolvere. Di fronte al suo silenzio, nessuno battè ciglio, ma io ero furiosa. Sapevo bene di non averle mai fatto del male, quindi perché avrebbe dovuto esprimere il desiderio di uccidermi? Non lo sapevo, né avevo modo di scoprirlo. Concedendomi del tempo per riflettere, compresi che Lady Fatima era una donna perfida, priva di un’anima e di un cuore. Sentendomi consumata dalla mia stessa rabbia, tornai a guardarla con occhi iniettati di sangue e ira. Bastò un attimo, e fu allora che la vidi. Incredibilmente, la dura e amara Lady Fatima stava piangendo. Fredde lacrime le rigavano il viso, e con un gesto della mano, se le asciugò senza proferire parola. improvvisamente, il suo corpo parve congelarsi, e i suoi occhi si chiusero. Ai miei occhi, apparve come persa in una sorta di trance, ma uno sguardo più critico e attento del mio sarebbe presto riuscito a scoprire la verità, appurando che la potente Leader sembrava stare scrutando l’interno della sua stessa anima, lasciando quindi bagnare da un fiume di ricordi. “Sì. Migliaia di volte sì. Tu e la tua amata siete liberi di andare. Possa il vostro amore portarvi un giorno alla vera felicità.” Una frase che pronunciò con i verdi occhi ancora velati dalle lacrime che versava, e alla quale sia Stefan che io stentammo a credere. Ci sembrava di sognare, ma ogni cosa corrispondeva alla realtà. Insieme, Stefan, il dottor Patrick ed io, avevamo scoperto un nuovo lato della personalità di Lady Fatima, una dolce e amara Leader.
   
 
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