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Autore: nikita82roma    23/07/2016    3 recensioni
Un mese dopo la sparatoria al loft Kate riprende finalmente conoscenza. Ma lei e Rick dovranno ricominciare tutto da capo nel modo più imprevisto e difficile, con un evento che metterà a dura prova il loro rapporto e dovranno ricostruire il loro "Always", ancora una volta. Ma Rick avrebbe fatto tutto per lei, per loro, per riprendersi la loro vita e non avrebbe più permesso a niente e nessuno di separarli.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Always Together'
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Non si dovrebbe sottoporre ad ulteriore stress e a battaglie contro se stessa, non le fanno bene, soprattutto in questo stato. Viva.

Kate doveva vivere senza farsi condizionare dai se e dai ricordi. Questo, in sostanza, era quello che le aveva detto Burke. Di non pensare a fatti estrapolati dal passato che non era ancora in grado di contestualizzare in un suo chiaro quadro emotivo, ma di vivere quello che si sentiva, senza darsi limiti, perché erano anche questi limiti che si poneva, questi freni alla sua anima, che potevano anche ostacolare il flusso dei suoi ricordi.
Avevano anche parlato del suo ritorno a lavoro. Il dottore non si era dimostrato del tutto contrario, la riteneva perfettamente in grado di svolgere il suo lavoro nonostante l’amnesia, però le aveva consigliato di prendersi del tempo prima di decidere, ne avrebbero riparlato la prossima volta, così se era sempre decisa, lui si sarebbe comportato di conseguenza dando parere positivo al suo reintegro.

Castle l’aspettava sotto lo studio di Burke, appoggiato al muro giocava con il suo smartphone ad uno di quei tanti giochi rompicapo che diventavano ben presto una vera mania.
La salutò, appena uscì dal portone, con un dolce bacio che la colse impreparata e si allontanò. Kate aveva ancora nella testa le parole di Burke e si dispiacque della sua reazione non appena vide come Castle la stava guardando, fu lei quindi ad avvicinarsi a lui e sfiorare le sue labbra con le proprie, lasciando un bacio ed una scusa. Poi si strinse attorno al suo braccio tenendo la mano di Rick tra le sue ed appoggiando la testa sulla sua spalla. Anche questo le sembrava un bel modo di vivere.
- Cosa vuoi mangiare stasera?
- Scegli tu… - Disse stringendosi ancora un po’ con l’aria di chi vuole farsi perdonare qualcosa, anche se non sapeva nemmeno lei bene cosa.
- Ok, allora andiamo. - Rick fermò un taxi e diede l’indirizzo.
- Avevi già prenotato?
- Sì, un paio di posti diversi, per essere sicuro.
Kate scosse la testa ridendo, mentre Rick stava mandando dei messaggi in copia per disdire le altre prenotazioni.
Quando entrarono nel locale Kate rimase colpita dall’ambiente con le luci estremamente soffuse, la musica abbastanza alta ma non fastidiosa, tutto era molto chic e curato. Aveva sentito parlare del Buddakan come uno dei ristoranti più trendy della città negli ultimi tempi, almeno gli ultimi tempi che ricordava lei, ma non c’era mai stata, non era di certo il posto adatto alle finanze di una semplice detective della polizia. Le una hostess venne loro incontro, salutò Rick con molta cordialità, segno che probabilmente non era la prima volta che veniva in questo posto, e senza farli accomodare al bar come era di prassi con tutti gli altri clienti, li accompagnò subito al piano inferiore al loro tavolo percorrendo la celebre scalinata. Il soffitto altissimo, gli imponenti lampadari e la grande tavolata al centro della sala la lasciarono senza parole e Castle la guardava sorridente, amava sorprenderla in ogni occasione e adesso gli veniva anche più facile, perché poteva andare a colpo sicuro, sorprendendola con cose che era certo le piacessero, magari era giocare un po’ sporco, però in certe situazioni tutto era permesso. Kate non era il tipo di donna alla costante ricerca del ristorante di lusso, del locale alla moda. Non soltanto adesso, ma in tutti gli anni in cui era stata con Castle, non aveva mai approfittato della condizione del marito per frequentare solo certi posti estremamente di tendenza e lussuosi, adorava le loro serate al rumorosissimo ristorante indiano vicino casa mangiando su tovaglie di carta e sedie di plastica, i take-away nel cartone consumati a casa davanti alla tv e lo street food, però sapeva apprezzare le belle cose e quel posto di certo lo era. Vedendole passare vicino giovani ragazze vestite in modo estremamente elegante e fin troppo provocante, si guardò per un paio di volte il suo abbigliamento molto casual tornando ad osservare le persone intorno a loro ed anche suo marito, anche lui vestito solo un un jeans ed una camicia, ma secondo lei, lui stava bene in ogni caso e riusciva a far colpo su ogni donna con il suo sorriso ed il suo sguardo ammaliante. 
- Sei perfetta così - Le sussurrò Rick quando la hostess gli indicò il loro tavolo. Castle, come sempre, aveva richiesto una posizione più defilata dal resto della sala, per avere un po’ più di tranquillità e, come sempre, era stato accontentato. Era un buon cliente di quel posto, la sua casa editrice aveva organizzato alcuni party proprio lì in passato per il lancio dei suoi libri, ottenendo grande successo e visibilità. Una giovane ragazza molto bella e appariscente gli passò vicino proprio mentre stava spostando la sedia per sedersi e casualmente finì proprio addosso a Castle che le diede una mano per aiutarla a rimettersi in equilibrio. La ragazza ci stava provando con lui in modo neanche troppo velato, incurante della presenza di Kate che la guardava allibita. Rick, però, la liquidò con freddezza rapidamente, lasciandola non poco indispettita tornare dalle sue amiche che continuavano a lanciare sguardi nella loro direzione.
- Scusami, ogni tanto mi capita. - Si giustificò lui
- Fino a quando non mi ridaranno la pistola non ci sono problemi - Disse Beckett con il suo sguardo tagliente.
- Probabilmente uscire da qui vicino a me, in questo periodo, gli frutterebbe qualche comparsa su più di un tabloid, probabilmente cercano questo. Ma tutte quelle ragazze in quel tavolo insieme non valgono la metà di quanto vali tu.
- Sei in versione adulatore questa sera?
- No, in versione uomo sincero ed innamorato. Ti piace questo posto?
- Sì, è molto bello. Ci siamo già venuti prima?
- Sì, qualche volta. Una volta abbiamo portato qui anche Esposito, Lanie, Ryan e Jenny. Lanie non stava più nella pelle, era eccitatissima, ne ha parlato per giorni. 
- Sei sempre così gentile e generoso con loro… - Gli prese la mano sul tavolo, spostando lateralmente la candela che era tra loro per poterlo guardare meglio negli occhi senza il bagliore della luce tremolante che la distraeva.
- Mi hanno accolto dal primo giorno come uno di voi, molto meglio di quanto hai fatto tu, se devo essere sincero - le sorrise con dolcezza, accarezzandole con il pollice il dorso della mano - Poi per te sono sempre stati come una famiglia, si sono presi cura di te prima di me ed ogni volta che mi tenevi a distanza. Gli sono molto riconoscente e gli voglio bene.
Quando venne il cameriere per prendere la loro ordinazione, Castle come spesso faceva, disse di lasciar fare lo chef, ricordandogli però i cibi che non potevano consumare per via della gravidanza di Kate.
Mangiarono portate insolite, con accostamenti di sapori particolari, una cucina fusion asiatica molto curata come del resto era tutto il locale. Si scambiavano il cibo nei piatti, si imboccavano a vicenda per assaggiare gusti e consistenze diverse e fecero tutto con molta leggerezza, più di quanta Kate pensava di poter avere dopo la seduta da Burke. Altrettanto leggere furono le chiacchiere scambiate durante la serata e lei rise molto quando Castle le raccontò delle disavventure di Esposito per mangiare un granchio reale fattogli preparare appositamente da Rick dopo che aveva passato gran parte della cena a vantarsi di come sapeva pulirlo alla perfezione seguendo gli insegnamenti di sua nonna.
Era stata una serata piacevole, anzi Kate pensò che era era stata una serata felice. “Kate, deve imparare a chiamare le cose con il loro nome, non deve aver paura di farlo” e sì, felice era un concetto estremamente più adatto di piacevole.
Piacevole è la serata che si può trascorrere con dei colleghi di lavoro, con gli ex amici del college che non si vedono da una vita, quella passata con Castle, invece, era stata una serata felice per lei. Si sentì quasi in colpa per quei pensieri che aveva avuto e mentre facevano due passi dopo aver cenato, in silenzio, godendosi quella bella serata di fine agosto, Kate pensò che in fondo, in quel momento, le importava poco cosa provasse per Castle prima. Stretta al suo braccio capiva che doveva si convinceva che doveva concentrarsi di più sul presente, vivere il momento senza cercare ossessivamente tracce di se nel suo passato. Pensava che per le scelte che aveva fatto, aveva sicuramente avuto i suoi motivi e se Rick, nonostante tutto era sempre al suo fianco, anche a lui andava bene così. Alla fine camminarono un bel po’, ritrovandosi sotto casa. Castle stava per aprire il portone quando Kate posò una mano sopra la sua: era preoccupato, non aveva detto una parola da quando erano usciti dal ristorante e temeva gli effetti della conversazione con Burke.

- Non voglio andare a casa. - A Castle si gelò il sangue nel sentire quelle parole. La guardò con gli occhi sbarrati cercando di capire cosa era andato storto da quando erano usciti dal ristorante a quel momento. Cercava una risposta nello sguardo di lei che non trovava, perchè gli occhi di Kate erano lucenti, sereni. Non pensò nemmeno per un momento che quella frase potesse voler dire altro e a lei venne da ridere nel vedere quanto fosse buffo perso nei suoi dubbi. Si sporse verso di lui, baciandogli le labbra con un tocco leggero che lo confuse ancora di più. Cosa stava facendo? Lo stava salutando?
- Castle, non voglio andare a casa, ora. - gli sorrise cercando di fargli capire quanto era stupida la sua paura. - sempre che tu non sia stanco.
- Io... No... no! Non lo sono. - tornò a vedere il mondo a colori.

Scesero poco dopo dal taxi davanti all'ingresso di Central Park vicino alla 64th strada. Nonostante il clima piacevole non c'era molta gente quella sera in quella zona del parco, per lo più turisti che si volevano godere l'oasi verde fino all'ultimo momento. Sentivano in lontananza musica proveniente con tutta probabilità da qualche concerto organizzato all'interno del parco, ma Kate stava andando in direzione opposta, in una zona ancora più tranquilla. Castle, con la sua fervida immaginazione da scrittore pensò a chissà quante coppie capitate lì per caso come loro, invece di allontanarsi si erano diretti verso la musica, come ipnotizzati dal suono di un pifferaio magico: si immaginò una coppia, magari non erano nemmeno fidanzati, forse erano solo amici, o colleghi, ma arrivati lì si sarebbero mischiati alla folla, lasciati trasportare dalla musica che avrebbe aiutato i loro sentimenti a venire fuori e dopo quella sera sarebbe nato qualcosa di più che magari poteva durare per sempre o solo fino alla mattina successiva e finita la magia del luogo e della musica sarebbe rimasto solo l’imbarazzo di far finta di nulla. In quel periodo in cui tutto era così confuso e le sue paure prendevano il sopravvento sempre più spesso, tanto che bastava anche una semplice frase male interpretata a farlo andare nel panico, come era accaduto poco prima, Rick non riusciva a dare un lieto fine nemmeno alle sue storie immaginarie e a quella coppia di sconosciuti nella sua mente che avrebbero meritato di certo un finale migliore.
- Beckett non vorrei che domani Esposito e Ryan debbano indagare su di noi - disse Rick vedendo che in quell'angolo di parco erano praticamente soli.
- Non essere fifone Castle!
La giostra a quell'ora era chiusa, non c'erano bancarelle che vendevano zucchero filato, non c'erano bambini. C'erano solo loro ed in quel momento per Kate sarebbe stato lo stesso anche se il parco fosse stato pieno. Si fermò davanti alla stradina che portava a quella costruzione in mattoni bianchi e rossi, che da oltre mezzo secolo faceva sognare bambini di tutte le età, anche di quella di Castle.
Kate allacciò le sue braccia dietro al suo collo, poggiandosi sulle spalle grandi di Rick. Lo guardava negli occhi, in quel blu che poteva scorgere anche dalla pallida luce gialla del lampione che era proprio sopra di loro. Passò una mano tra i suoi capelli, scostandogli il ciuffo da viso solo per qualche istante, perchè tornò subito al suo posto e le procurò un sorriso, poi prese il volto di Castle con entrambe le mani, incorniciandolo e si sollevò quel tanto che bastava per raggiungere la sua bocca. Accarezzò le labbra di lui con le sue e poi le inumidì con la lingua in un chiaro invito che Rick raccolse schiudendo la bocca. La strinse a se e si baciarono a lungo, senza alcune fretta, senza pensare a nulla fino a quando Kate non appoggiò la testa sul suo petto e lui la chiuse tra le sue braccia.
- Spero che questo sia un bel momento che potrai ricordare in futuro. - mormorò lei tra le pieghe della sua camicia. Castle le lasciò un bacio tra i capelli soffermandosi con la testa appoggiata su quella di lei. 
Si sedettero su una panchina proprio lì vicino e tornarono ad abbracciarsi. Rick fece passare il suo braccio sulle sue spalle ed appoggiò l'altra mano sul ventre di Kate, raggiunta subito da quella di lei che gli si posò sopra.
Rick si voltò a guardare sua moglie: aveva gli occhi chiusi, il respiro calmo e regolare lo poteva sentire dai movimenti del suo torace, era convinto che si fosse addormentata e lui poteva passare anche tutta la notte lì con lei così, si sarebbe anche fatto chiudere dentro a Central Park. La luce soffusa che li illuminava ne sfocava i contorni, poteva essere il bellissimo ritratto di un pittore tanto era splendida la sua musa.
- Una volta ti ho promesso che ti avrei ritrovata sempre. Ora non è diverso. Devo solo ritrovare quella te che non si sa dove è finita. Ma ti ritroverò Kate. Ti ritroverò sempre. - La voce di Castle era poco più di un sussurro, per non svegliarla: non sapeva che lei non stava dormento, si stava solo rilassando, godendosi la sua vicinanza e il leggero vento che accarezzava gli alberi del parco. Kate pensava che quella situazione fosse estremamente intima, che le loro mani unite sopra il suo ventre fossero lì per proteggere la loro bambina da tutto quello che di negativo potesse esserci al di fuori di quell’abbraccio perfetto che avevano creato quella notte, il loro piccolo angolo di perfezione in una vita dove le prove da superare erano una dietro l’altra, dove le battaglie si erano susseguite senza sosta. Le parole di Rick le provocarono un brivido e sperò che lui non se ne accorgesse, voleva che la credesse ancora addormentata tra le sue braccia, così avrebbe potuto continuare ad ascoltare i suoi pensieri. Avrebbe voluto riuscire ad amarlo come lui meritava e forse anche come lei meritava di riuscire a fare, senza tenersi tutto dentro, dando libero sfogo ai suoi sentimenti. 
- Ti amo Kate... - ed ogni volta che lo diceva un pezzo di cuore volava via in attesa di quella risposta che non arrivava mai.

- Ehy signore, tra poco chiudiamo, non si può dormire qui. - uno dei vigilantes del parco su un segway puntò loro una torcia contro illuminandoli. Castle si coprì gli occhi con una mano mentre l'uomo con ampi gesti gli indicava con la luce l'uscita un po' spazientito, probabilmente non vedeva l'ora di finire il turno e tornare a casa. - Avanti signori, altrimenti dovrò chiamare la polizia. 
Kate si tirò su divertita.
- Non c'è bisogno di chiamare la polizia. Capitano Beckett 12 distretto, se passa domani mattina le faccio vedere anche il distintivo. - Disse risoluta pur sapendo di non avere nessun distintivo al momento, ma lui non lo sapeva e tanto sarebbe bastato per fargli cambiare atteggiamento.
- Beh ok, comunque stiamo chiudendo, quindi...
- Certo, certo andiamo. - Castle porse la mano a Kate che la prese per alzarsi, per galanteria non per reale bisogno. Ripresero a camminare abbracciati come una coppia di fidanzatini adolescenti che volevano strappare al tempo anche l'ultimo secondo per stare insieme. Loro, invece, stavano tornado a casa, insieme. Era quasi l'una di notte.
- Non posso credere che siamo rimasti lì tutto quel tempo! - esclamò Kate appena rientrati al loft andando subito in camera - Si stava così bene!
- Beh tu sì, avevi un morbidissimo cuscino sul quale riposarti. - La abbracciò da dietro impedendole di andare in bagno dove era diretta.
- Sì il migliore, decisamente - si voltò gli schioccò un bacio sulle labbra e poi si chiuse la porta del bagno alle spalle.
- Capitano Beckett, ma veramente avresti abusato del tuo grado per mettere a tacere quel noioso vigilantes? - le chiese Castle dalla camera da letto.
- Castle, avessi avuto il mio distintivo saremmo rimasti lì tutta la notte. - A Rick si disegnò un sorriso malizioso sul volto
- Allora una volta dovremmo farlo... Magari la prossima estate... - La porta del bagno si aprì e Kate ne uscì indossando la sola t-shirt di Castle che lasciava scoperte le sue lunghe gambe. Vedendola capì ancora una volta quanto i suoi sentimenti non erano cambiati nel corso degli anni. Amava quella donna, il suo corpo, le sue gambe, tutto di lei e la desiderava sempre, esattamente come all’inizio. Compativa quegli uomini che dicevano che dopo un po’ la passione diminuisce e l’amore si trasforma in altro, li compativa perché loro non avevano lei.
- Magari anche prima dell’estate Castle… - il sorriso di Kate era malizioso almeno quanto il suo.
Castle le scostò il lenzuolo e lei sdraiò vicino a lui, ora sì, veramente stanca.
- Torno subito - Le disse baciandola con dolce passione prima di andare lui in bagno questa volta, ma quando dopo pochi minuti uscì, la trovò già addormentata sul suo cuscino e non gli rimase altro da fare che prenderla tra le sue braccia e spegnere la luce.

   
 
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