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Autore: Dance    23/04/2009    2 recensioni
La mia storia incomincia ... proprio all'inizio. Prima che i nostri pirati entrino nella Rotta Maggiore faranno una sosta(forzata) su un'isola che pare il mondo abbia dimenticato e dove i propri abitanti altro non sono che prigionieri nella loro patria natale. Chi scenderà in campo ad aiutare una ragazza, unica ribelle di un popolo oppresso, il cui compito è proteggere un albero parlante, che difende l'isola da migliaia di anni? Spero di avervi incuriosita!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nami, Nuovo personaggio, Roronoa Zoro, Sanji, Usop
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Terzo Capitolo!! Dato che è la mia prima FF e non mi considero una brillante scrittrice, sono assai felice delle due recensioni che ho ricevuto ... presto si entrerà nel vivo della storia ... ancora un po' di pazienza ... inizialmente avevo deciso di dividere questo capitolo in due parti ... ma poi, siccome temevo che la prima parte sarebbe stata una vera palla da leggere, ho deciso di mettere tutti insieme ... sarà un capitolo luuuuungo... BUON DIVERTIMENTO!

Solo una richiesta ... vi prego ... recensite ...anche per dirmi che la ff non vi piace ... lo apprezzo lo stesso ...:)



INCONTRI E SCONTRI

Usopp si guardava intorno con gli occhi che brillavano.Quell’isola era bellissima, pensò. Alberi verdi che s'innalzavano quasi fino al cielo, animali che vivevano tranquilli e tantissime erbe che poteva usare per le sue medicine. Ce ne erano moltissime che non aveva mai visto e non vedeva l’ora di studiarle per scoprirne le peculiarità. Magari ne scopriva qualcuna utile per le sue Stelle. Tuttavia era rimasto turbato dal fatto che non ci fossero persone sull’isola.

“Chissà che pianta è questa … “ mormorò il cecchino, mettendosi i suoi occhiali sul naso e guardando una pianta dalle foglie verdi e piccole e delle bacche di un nero lucente.

All’improvviso sentì un verso di animale alle sue spalle, come un muggito.

Usopp, spaventato, si voltò a vedere chi fosse l’artefice del richiamo e scoprì, pericolosamente vicino, un muso di stambecco con un palco di corna più lunghe del normale. Il suo muso era sfregiato e gli mancava l’occhio destro. Usopp, spaventato a morte, si nascose in mezzo alle piante. Ma certo non poteva essere pericoloso. Però, diamine, si era sorpreso. Era imponente e magnifico e la sua grandezza emanava regalità: era sicuramente un capobranco.

Titubante, Usopp uscì dal suo nascondiglio. Subito dopo,intorno allo stambecco sfregiato, apparvero un branco di altri della sua stessa specie.

Lo stambecco gli piazzò l’unico occhio sano in faccia come per squadrarlo e lo annusò. Usopp, sudava freddo e puzzava di paura:

Lo stambecco lo prese per la sacca e lo tirò dalla sua parte.

“Ehi! Dove mi porti?” chiese sorpreso all’animale che, a dispetto di quanto pensasse, non sembrava avere timore degli uomini.Lo nascose nella vegetazione e si accasciò al suo fianco.Anche gli altri animali fecero altrettanto.

“Ma che succede?” mormorò il cecchino, spaesato.

Poco dopo, degli uomini armati passarono a tutta velocità nel luogo in cui Usopp si trovava pochi minuti prima. Erano vestiti con delle strane divise rosse, con un teschio sulla schiena. Dovevano essere dei pirati. Correvano come se cercassero qualcosa … o qualcuno …

Usopp si girò verso l’animale sfregiato. Lui lo guardòe capì subito: lo avevano salvato.

“L’avete trovata?” ruggì uno dei pirati ad altri uomini che erano arrivati proprio in quel momento.

“No, niente! È scomparsa! Quella dannata strega!” e scomparvero tutti da dove erano venuti. Pochi minuti dopo, lo stambecco si alzò nuovamente e Usopp lo imitò. Era ancora un po’ incerto:

“Mi hai salvato …” mormorò all’animale, che mosse le orecchie come se avesse capito.

“Ma chi erano quelli?” chiese allo stambecco. L’animale non mosse nulla, ma afferrò nuovamente Usopp per la sacca e lo trascinò verso una parte del bosco. Usopp, capì che doveva seguirlo e così fece.

   *         *            *

Dal momento che era impossibile tenere Rufy buono sulla Merry,mentre tutti gli altri andavano a fare giri di ricognizione, Nami,Sanji e il capitano, trovarono una maniera per scendere e seguire le tracce di fiori fino all’uscita imboccata dagli altri membri della ciurma. L’unica che aveva avuto davvero problemi era stata Nami. Sanji si era offerto di portarla in braccio (“Mellorine, ti porterò io! La forza del mio amore ti proteggerà!”), ma Rufy fu più svelto e afferrandola per la vita, se la caricò sulle spalle e allungò le braccia fino a giungere sulla terraferma, lasciando Sanji con un palmo di naso. E quando tutti furono fuori la caverna,tenere a freno Rufy fu ancora più impossibile che mai. In una nuvola di fumo era partito a razzo per un luogo imprecisato lasciando Sanji e Nami(con gran felicità del cuoco) da soli. Sanji si guardava intorno con fare serio e stranito, evento non da lui:

“Sanji, va tutto bene?” chiese Nami.

 “Stavo pensando che, chiunque abbia attraccato la nave in questo posto, deve aver utilizzato i poteri di un Frutto del Diavolo …”

Nami lo guardò curiosa e ripresero a camminare seguendo i fiori sparsi ad un passo l’uno dall’altro:

“Chiunque sia stato deve aver avuto per forza qualche potere particolare dalla sua parte. Non si possono scalare muri bagnati senza un qualsiasi aiuto. Anche l’agilità, per quanto uno ne possieda non può bastare.”

“Ma … come mai ti stai fossilizzando su questa idea, Sanji?”chiese la navigatrice

“Perché sicuramente chi ci ha portato qui è la stessa persona che ci ha disintossicato e che probabilmente a che fare con il fumo velenoso che circonda l’isola. Solo chi ne può conoscere la composizione, può anche crearne un antidoto. È un po’ come preparare un piatto con svariati ingredienti” mormorò il cuoco fumando “Solo chi lo ha creato sa come prepararlo passo per passo, sa quali sono gli ingredienti che meglio si abbinano tra di loro e quelli che invece ci stanno male dando un risultato diverso”

“Evidentemente sull’isola deve viverci qualcuno esperto di veleni …” sussurrò Nami.

“Forse …” e si ritrovarono fuori la caverna, abbagliati dalla luce del sole e dalle bellezze naturali dell’isola.

Poco distante Rufy era fermo come una statua e stranamente silenzioso. I due lo raggiunsero subito. Ma solo allora notarono perché il loro capitano non si muovesse e non facesse confusione come al suo solito: di fronte a loro si ergevano fieri e minacciosi un enorme orso nero, un puma dorato, una volpe rossa e unlupo bianco. Ringhiavano proprio ai quattro pirati come se volessero ricacciarli nella grotta da cui erano venuti.

Nami tremava come una foglia: era animali carnivori e sbavavano dalle fauci come se avessero di fronte a loro tre succulenti tacchini arrosto. Si nascose dietro a Sanji:

“Qualcuno faccia qualcosa … vi prego!” bisbigliò trai tremiti.

La volpe si accorse della paura di Nami e le saltò addosso,per attaccarla. Ma un calcio di Sanji la rispedì in mezzo agli altri animali:

“Non posso tollerare che una bestia come te faccia del male aduna donna …” mormorò con il suo solito modo di fare da galantuomo.

La volpe, frastornata, ora è imbestialita. Come lo sono gli altri animali. L’orso si alza in piedi e la sua stazza ricoprì l'altezza di tutti e quattro i ragazzi.

“GOM GOM JET PISTOL!” grida Rufy, scagliando il suo pugno nello stomaco dell’orso che, barcollò di qualche passo indietro e poi, alzando gli occhi su Rufy, rugliò ricoprendolo di bava.

“Ora basta mi hai stancato” Rufy partì all’attacco ma quando stava per colpire l’orso, il puma gli saltò addosso. Nel frattempo la volpe era tornata a colpire Sanji che, ruzzolando per terra,scompare alla vista di Nami. Il lupo e l’orso sono rimasti e ringhiano verso la navigatrice inerte:

“Perché Zoro non c’è mai quando c’è bisogno di fare un po’ di lavoro di macelleria?” singhiozza Nami.

“FERMI!” una voce vecchia di uomo grida. Tutti i presenti,animali ed uomini, si girarono verso la fonte di tale grido. Era un dall’aspetto strano, costatarono tutti i pirati: vecchio e rugoso,con una lunga barba bianca, basso e gobbo, camminava portando sulla testa un guscio di tartaruga come se fosse un elmetto. In mano teneva un bastone,che però non usava per camminare. “FERMI, PER TUTTI I FULMINI!”

Gli animali, al suo grido, abbassarono le orecchie e si allontanarono dalle loro prede. Dai cespugli riemerse Sanji, che teneva per la collottola la volpe.

“Ehi … c’è anche una tartaruga, ora?” chiese,notando il vecchio.

“BAMBOCCIO MALEDUCATO! Sono un uomo!” rispose quello ergendosi in tutta la su scarsa altezza. Poi, notando la piccola volpe rossa che si agitava in mano al cuoco, gli puntò il bastone al petto edesclamando:

“Lasciala andare. Subito.”

“Ha quasi attaccato Nami e ha tentato di fare la festa anche a me. Voglio fare della sua pelle un colbacco.” Rispose a tono Sanji.

“Non ti servirebbe comunque per mare. Lascia andare quella volpe. Altrimenti ti sculaccio”

Silenzio. L’immagine di Sanji sculacciato da quell’uomo-tartaruga fu talmente esilarante che Nami non poté fare a meno di ridere sotto i baffi. Sanji, colpito nell’orgoglio,lasciò andare la volpe che si fiondò dall’uomo guaendo come un cucciolo ferito.

“Su piccolina … va tutto bene, ora” poi alzò gli occhi sulla ragazza e il cuoco e disse loro “Mi dispiace se questi animali vi hanno attaccato, ma hanno visto tanti loro compagni fare una fine orribile a causa degli uomini che ora hanno paura dichiunque non conoscano”

“E come mai non hanno paura di te?” chiese Nami, incrociandole braccia.

L’uomo tartaruga sorrise:

“Perché io vivo nella foresta da che ho memoria. Mi conoscono e sanno che non farei loro nulla di male. A proposito, non mi sono ancora presentato, sono Mastro Tortus”

“Io sono Nami e lui è Sanji” rispose la navigatrice.

“Non c’era anche un altro ragazzino con voi?”

I due si guardarono e poi guardarono le bestie. Mancava l’orso e Rufy.

“RUUUUUFY!!” si misero a gridare tutti. Cercarono tra i cespugli e in mezzo agli alberi. Finché non lo trovarono: era a terra che si rotolava con l’orso e gli faceva il solletico.

“IHIHIHIHIHIH! NAMI, GUARDA!” gridò “QUESTO ORSO SOFFRE IL SOLLETICO!” e continuava a rotolarsi con l’animale e a farlo ridere.

Sanji si accasciò a terra disperato(“Che razza di capitano …”) e Nami era pronta a colpirlo con tutte le sue forze per la paura che si era presa. Tortus, invece, rideva come un pazzo:

“Mai vista una cosa del genere! Quel ragazzino è davvero baciato dalla fortuna … è il vostro mozzo?”

Nami e Sanji si abbatterono ancora di più:

“No, è il nostro capitano.”

Mastro Tortus ebbe un black out di qualche minuto. Quando si riprese balbettava qualche parola senza senso come: ragazzino …moccioso … pazzoide … capitano …

“Senta … signore … EHI!” Nami afferrò il vecchio che sbavava come colpito dalla rabbia “Insomma apra gli occhi!” e iniziò a sbatterlo avanti e indietro.

Qualche minuto dopo il vecchio si era ripreso, sebbene con qualche leggero sintomo di nausea, ed esclamò:

“Voi non dovreste essere qui. Dovete andarvene al più presto da quest’isola!”

“Ma che isola è questa? Non è segnata sulle mappe che conosco …” mormorò Nami.

“Questa è Greenstone Island. L'isola della Pietra Verde.E non è segnata sulle mappe perché il mondo ci ha dimenticati!”

“Come? Cosa? Come sarebbe a dire il mondo vi ha dimenticati?”chiese Sanji sorpreso.

“E meglio che ve ne andiate e basta! Questo posto è pericoloso per gli stranieri.” E fece per incamminarsi seguito dagli animali, ad eccezione dell’orso che, affiancatosi a Sanji e Nami, teneva sulla schiena Rufy, tutto sorrisi e risate.

“Nami, possiamo portarlo con noi sulla Rotta Maggiore?” chiese riferendosi all’enorme orso che ora sembrava un peluche.

Il vecchio Tortus si fermò raggelato: si voltò e lo guardò spiritato.

“Siete diretti sulla Rotta Maggiore?!” chiese sconvolto “Con una caravella?”

Tutti e tre i pirati vi voltarono verso lui: Nami ghignò perfida:

“Come sai che viaggiamo su una caravella?”

Il vecchio Tortus prese a sudare. Ahia … l’avevano beccato.Sanji gridò: quando Nami si voltò verso di lui(aveva capito che Tortus era stato alla grotta), vide che stava strozzando Rufy:

“DISGRAZIATO! E QUESTA SAREBBE LA RAGAZZA DAI CAPELLI ROSSI CHE HAI VISTO E CHE CI HA SALVATO? MA CHE C’ERA IN QUEL FUMO? DEGLI ALLUCINOGENI? COME FAI A SCAMBIARE UN VECCHIO CON L’ARTROSI PER UNA DONNA?!”

Nami si rivolse di nuovo a Tortus.

“È stato alla grotta, non è vero? È lei che ci ha aiutato?”

Tortus si passò una mano sulla fronte. Poi guardò la ragazza e il biondo che stava strozzando il moccioso con il cappello di paglia:

“Risponderò a tutte le vostre domande … ma non qui …è pericoloso restare nella foresta” poi si rivolse allapiccola volpe: “Vai a cercare Amarante … non la vedo da troppo tempo e temo che sia nei guai …” e la volpe scomparve tra gli alberi. Tortus si rivolse verso i pirati:

“Seguitemi se ci tenete alla vostra libertà.”

E i tre, insieme agli animali, lo seguirono.

   *         *            *

Oramai la seguiva anche da troppo tempo e Zoro stava per perderela pazienza. Ma poi, perché diavolo gli era venuto in mente diseguire quel microbo di ragazzina? Non poteva andarsene per la sua strada?

Sì … sarebbe stato meglio … se solo sapesse che strada prendere! Non lo avrebbe ammesso mai di fronte agli altri, ma sapeva che il suo senso dell’orientamento faceva pena! Se almeno avesse ritrovato quel babbeo di Usopp! Almeno lui non aveva il problema di orientarsi …

Sentì un grugnito dietro di lui … si girò con fare circospetto … il cinghiale era ancora lì … ad annusargliil didietro!

“Ma insomma te ne vai o no?!” esclamò Zoro, che aveva sfoderato le sue spade e non prometteva nulla di buono. Il cinghialelo guardò male, poi fece dietro-front e se ne andò perla sua strada.

“Finalmente!” esclamò lo spadaccino, rimettendo le lame a posto e riprendendo la sua strada tra gli arbusti.

“EEEEEEHI! C’è QUALCUNO IN QUESTO POSTOOOOOOOO?!ESISTONO ALTRE FORME DI VITA A PARTE I CINGHIALI?!”

Poi una mano lo afferrò per la bocca e lo tirò in mezzo a degli alberi. Era di nuovo la ragazzina con i capelli rossi che, dopo averlo afferrato con così tanta poca eleganza, ora lo bloccava:

“Ma tu non hai un minimo senso del pericolo? Ti avevo detto di non farti scoprire e tu urli come un pazzo?” gli chiese con ancora la mano sulla bocca. Poi senza aspettare una risposta, si allontanò inoltrandosi nella boscaglia: Zoro la seguì.

“Perché dovrei avere un senso del pericolo? E da chi non dovrei farmi scoprire?” le chiese, mentre spostava arbusti e altrepiante “E comunque, se avessi il senso del pericolo, non mi sarei mai imbarcato su una nave con un capitano sciroccato come il mio.”

“Allora suppongo che oltre ad essere incurante del rischio, tu sia completamente pazzo!” le rispose la ragazza. Rimasero in silenzio: Zoro era sul punto si sbagliare strada un paio di volte quando la ragazza lo afferrò per la camicia e lo riportò dietro di lei:

“Sei davvero un caso perso! Non riesci nemmeno a seguirmi!”

“Non infierire. Puoi aiutarmi a tornare alla grotta?”

“Ti ha detto che ora non posso!” esclamò arrivando in cima ad una scogliera e camminando lungo essa, circumnavigando il bosco.

“E che avresti da fare?” chiese lo spadaccino. Poi guardò verso il mare e vide la nuvola di fumo che avevano attraversato per arrivare laggiù. Era ancora più nera e Zoro ricordò il sapore amaro e tossico di quel fumo che gli riempiva i polmoni.Non era stata una bella sensazione:

“Ragazzina! Ehi!”

“Non sono una ragazzina! Ho quasi sedici anni!”

“Io ne ho diciannove, quindi non scocciare … senti, ma che diavolo è quella nuvola di fumo che abbiamo attraversato e che per poco non ci uccideva?!” chiese indicando oltre la scogliera, il mare. La ragazza guardò il fumo e i suoi occhi si intristirono:

“È veleno … circonda tutta l’isola … impedisce alle persone di arrivare vive alla spiaggia … e impedisce agli abitantidi uscire …”

“Sei prigioniera sulla tua isola?” chiese Zoro, spaesato.

Lei non rispose, si limitò ad annuire.

La vide allontanarsi da lui di qualche passo, quando dal bosco balzò fuori qualcuno che cadde sopra la ragazza: quando si rialzò, il qualcuno, si avvide Zoro, era un uomo con una casacca rossa e un bastone in mano.

“L’HO PRESA!! L’HO PRESA!” gridava.

“EHI! LASCIALA SUBITO!” esclamò Zoro che già teneva le mani sulle sue spade, ma non fece in tempo a reagire: la ragazza, poggiando le mani sul bastone, mormorò qualcosa che lui non sentì e subito dal pezzo di legno uscirono tante liane che andarono ad avvolgersi intorno all’uomo, bloccandolo:

“ARGH! BRUTTA STREGA!” esclamò, mentre lei scivolava sotto le gambe dell’uomo e con un calcio lo rispedì in mezzo alla vegetazione.

Zoro era rimasto pietrificato: era brava a difendersi.

“Però!” sghignazzò “Credevo che non sapessi difenderti!”

Ma lei non rispose, lo afferrò per la maglietta:

“PRESTO! DOBBIAMO ANDARCENE!”

“Ancora con questa storia della fuga?” fece Zoro, sciogliendola sua bandana nera e legandosela in testa “Io non sono un codardo e non fuggo davanti a nessuno!” e impugnò tutte e tre le sue spade.

La ragazza lo guardò smarrita: ma chi diamine era questo ragazzo senza un minimo criterio?

Dal bosco, sulle pendici della scogliera arrivarono altri uomini con la stessa divisa rossa del primo. Erano armati con fucili e spade e tutti guardavano la ragazza che Zoro aveva a fianco come se avessero  voluto gettarla dalla scogliera. Questo si voltò a guardarla un attimo:

“Perché vogliono te?” le chiese. Lei lo guardò un attimo con i suoi occhi giallo ambra:

“Perché io sono scomoda” rispose. E stese le mani sugli uomini.

Questi indietreggiarono spauriti. Ma non accadde nulla. E quando se ne avvidero, quelli che avevano in mano le spade si fecero avanti con un grido per affrontare Zoro. Lo spadaccino dette prova della sua abilità e sboccò le spade degli aggressori.

“Ehi! Ma chi diavolo è questo tizio?” fece qualcuno sinceramente colpito dalla sua abilità.

“Non mi interessa chi è, ma andrà a far parte degli altri schiavi!” rispose qualcun altro.

“L’ho già detto a tre tizi che ho steso nel bosco …”iniziò Zoro avanzando a spingere e facendo cadere tutti gli uomini verso il bosco. “ … IO …” posizionò le spade “… NON SONO …” gli uomini presero a sudare “ … LO SCHIAVO…”  silenzio “ … DI NESSUNO!”

TAGLIO DELL’ORCO!

Tutti gli uomini furono investiti dal fendente incrociato dello spadaccino, rispedendoli tutti a far compagnia alle frasche. Cercò con gli occhi la ragazza e la vide circondata da uomini con bastoni e spade.

“Non imparate mai, non è vero?” la sentì gridareverso di loro. Zoro si sarebbe precipitato a tagliare a fette anche quei tizi, ma si accorse, con suo sommo stupore, che la ragazza sapeva combattere, oltre che difendersi. Si lanciò verso un uomo alla sua destra che brandiva una lancia, bloccandolo, mentre altri due uomini si lanciarono all’attacco con le spade. Deviò i colpi con la lancia e rispose con dei colpi al petto che li fece barcollare a terra. Facendo leva con l’uomo che aveva bloccato e a cui aveva oramai sottratto la lancia, saltò all’indietro,spostandosi dal dirupo. Afferrò l’impugnatura di legno della lancia e da essa, come precedentemente era successo, si generarono delle liane che andarono ad avvolgersi intorno agli uomini,stringendoli e bloccandoli. Su ognuno di loro, in seguito, soffiò della polvere d’oro che li fece addormentare e stramazzarono a terra russando sonoramente. Ne erano rimasti solo un paio ancora in piedi. Ma guardandoli con un ghigno perfido,gridarono:

“VENITE FUORI! SONO BLOCCATI!” e dal bosco sbucarono fuori almeno un'altra decina di uomini. Più armati dei primi:portavano delle manette e delle catene con loro.

“Oh no …” mormorò la ragazza. Ma subito si mise in posizione eretta e immobile. Zoro la squadrò: mormorava di nuovo qualcosa di incomprensibile e i suoi occhi erano persi,di latati … senza pupilla. Cosa le stava succedendo?

“Non pensare che questo ci possa fermare.” Dichiarò una voce alle spalle degli uomini. Zoro vide la ragazza riprendersi dal suo stato di trance e guardò la persona che aveva parlato, era un uomo di statura media, né troppo alto né un gigante,vestito con una divisa rossa, anche lui, ma ricamata con un teschio le cui ossa si attorcigliavano tortuosi come rami di alberi. Per un attimo Zoro vi vide una certa somiglianza con la casacca che indossava la ragazzina al suo fianco. Era pelato e veniva accompagnato da un uomo che sembrava un gorilla e teneva in mano un’ascia grande come la polena della Going Merry. Sulla guancia sinistra del primo uomo, c'era una cicatrice che gli scendeva lungo il collo, come una ragnatela. La ragazza guardò l’uomo sfregiato con odio:

“Traido … maledetto cane …” strinse i pugni, che cominciarono a generare la polvere d’oro di cui era disseminatal’intera isola: dunque era lei che la creava. Che fosse portatricedi un Frutto del Diavolo? Zoro cominciava seriamente a crederci. La boccia da bowling che si chiamava Traido si voltò verso quest’ultimo e ghignò:

“Ma guarda … il tanto temuto Roronoa Zoro, il cacciatore di pirati! Come sei arrivato fino a qui?”

La ragazza lo guardò:

“Un cacciatore di pirati?”

Lo spadaccino non vi badò:

“Come mi conosci?”

“Sei famoso ovunque in questi mari … anche per chi non esce spesso dall’isola …” estrasse una lunga spada dal fianco “Sarebbe interessante vedere chi di noi due è più forte …” puntò la spada verso Zoro, che, con ancora le sue katane in posizione, era pronto a ricevere qualsiasi affondo “…ma …” rinfoderò la spada con un gesto teatrale “ …devo compiere la mia missione per il mio signore …” e si voltò verso la ragazzina:

“Allora, piccola strega, o ci segui con le buone, oppure …”alzò una mano: cinque uomini con fucili in mano si misero in posizione per sparare, mirando a Zoro. La ragazza trasalì: “… oppure spariamo al tuo amico. A te la scelta”

Zoro stava per ribattere, ma non fece in tempo:

“Lui non vi ha fatto niente!” protestò la ragazza.

“Non sei nella posizione di criticarci. O fai come dico io o lui muore. E ti consiglio di scegliere in fretta. La mia pazienza ha un limite e personalmente mi scoccia essermi scomodato per arrivare fino a te.”

“Non dare la colpa alla ragazza se i tuoi uomini sono degli imbecilli …” ghignò Zoro “ Da come l’ho vista combattere probabilmente nemmeno con una Flotta della Marina al seguito l’avreste mai presa”

Gli uomini con le divise rosse cominciavano ad alterarsi: la ragazza lo guardò. Nei suoi occhi c’era una luce di curiosità e segreta ammirazione.

L’uomo chiamato Traido si mise a sghignazzare:

“A quanto pare ti sei fatto un ennesimo ammiratore, piccola strega. Ma non credo che vivrà ancora a lungo!” e con una mano ordinò che gli uomini abbassassero le armi. Fece un cenno all’uomo gorilla che era dietro di lui e questi avanzò versole pendici della scogliera, dove Zoro e la ragazza si trovavano:erano in trappola. L’uomo gorilla alzò la sua ascia …

“RORONOA! VATTENE!” gridò la ragazzina, ma non fecero in tempo a muoversi. L’ascia cadde sulla terra con la forza di un terremoto e il terreno friabile della scogliera si divise in un’enorme crepa. Zoro non fece in tempo a reagire che la terra sotto i suoi piedi venne meno e cadde nello strapiombo.

   *         *            *

ERA CA DUTO! Caduto, caduto, caduto! Quel figlio di un cane l’avevafatto cadere! La ragazza guardò furiosa Traido:

“Ora mi seguirai, strega. O farai la sua stessa fine.”

DOVEVA FARE QUALCOSA! QUALUNQUE COSA! Anche accecarli con la sua polvere poteva andare bene! Ma doveva salvare Roronoa! Se solo avesse potuto volare … volare … i semi di ciliegio … sì … il suo volto si illuminò … poteva funzionare. Ma doveva sbrigarsi. Alzò gli occhi su Traido:

“Che la l'Albero Parlante ti maledica, traditore!” e in una nuvola di polvere dorata, si gettò nello strapiombo.

Traido rimase a fissare sorpreso ciò che restava dello spazio in cui si trovava la ragazza. Fiori. Fiori selvatici che nascevano sotto i suoi piedi nudi.

   *         *            *

Era la fine? MALEDIZIONE, NO! Doveva ancora battere Mihawk e diventare lo spadaccino più forte del mondo! Eppure il vuoto sotto di lui gli annebbiava la mente … stava cadendo … sarebbe morto? Sicuramente sì … avrebbe rivisto Kuina? Era patetico questo suo pensiero, ma lo fece sorridere. Almeno ora avrebbe potuto sconfiggerla. Solo quando sentì una manina intorno al suo polso, si risvegliò improvvisamente. La ragazzina con i capelli rossi era sopra di lui e lo teneva per un braccio … stavano cadendo entrambi ... MA ERA PAZZA? Voleva morire anche lei? La vide ingoiare qualcosa. Improvvisamente, il suo corpo si scompose, divenne morbido,impalpabile, eppure il suo braccio era ancora saldamente legato al suo da quella piccola manina. Aveva preso una tonalità biancae rosa. Era … MALEDIZIONE! ERA DIVENTATA UNA NUVOLA DI PETALI DI CILIEGIO CON FORMA UMANA! Con una forza indegna, risalirono assieme la corrente dello strapiombo e arrivarono in cima. Gli uomini con le casacche rosse erano ancora lì … e scomparvero in un attimo quando Zoro vide che la ragazza si gettava tra i rami degli alberi e gli arbusti. Volavano. Stavano volando sfruttando la corrente del vento. Quella ragazza aveva CERTAMENTE il potere di un Frutto del Diavolo! Sapeva combattere, sapeva muovere gli alberi, poteva volare in forma di petali … che altro poteva pensare? La terra sotto i suoi occhi divenne sempre più vicina e anche il corpo di lei stava tornando normale. Caddero rovinosamente a terra. Zoro atterrò di faccia su un tronco di albero e la ragazza rotolò vicino a degli arbusti.

“OUCH! Che botta! La prossima volta avvertimi quando decidi di atterrare!” brontolò, rialzandosi. Bhé … era proprio un cafone. Nami aveva ragione: invece di lamentarsi poteva ringraziala! Gli aveva salvato la pelle, che diamine!

“Stai bene?” chiese a denti stretti: evidentemente la gentilezza proprio non poteva far parte del suo DNA. Ma, nonostante tutto, lei non rispose. Le si avvicinò. Era a pancia in giù,immobile. Che fosse morta? La rivoltò verso di lui: respirava ancora, quindi aveva solo perso i sensi o forse aveva esaurito le forze. Zoro si guardò intorno, non sapeva quanto fossero lontani dalla scogliera, ma era meglio muoversi ed evitare che quei tizi con le divise rosse li trovassero. La prese in braccio e insieme si inoltrarono nella boscaglia.



Riposte alla recensione di yuki689:

Mi sa che questo capitolo non è stato sufficiente per spiegarti qualcosa di più sulla protagonista, ma tanto si saprà molto altro nel prossimo ... sopratutto spiegherò le origini del suo potere ... a proposito di personaggi OC ... sto già leggendola tua ff “Ambizione e Fuoco” e sappi che ti ADOROOOOOOO perché Ace è (dopo Zoro ...) il mio personaggio preferitooooooo!! e bhè ... mi piacciono molto le storie che riguardano lui e degli eventuali OC!! BRAVA, BRAVA!!!! Speriamo solo che se la cavi ad Impel Down ... muoio dall'ansia ...



  
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