Serie TV > Hélène e i suoi amici
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Autore: Magica Emy    24/07/2016    1 recensioni
Ricordate le vicende dei ragazzi di Hèléne e i suoi amici, simpatico telefilm andato in onda nell'ormai lontano 1995 per essere poi brutalmente interrotto solo poco tempo dopo? Bene, perchè in Francia invece non ha subìto alcuna interruzione bensì numerosi cambiamenti che lo hanno portato ad assomigliare a una specie di soap opera, con tanto di nuovi personaggi che mescolandosi agli storici si impegnano a vivere le proprie vite affrontando argomenti ben più seri di quelli a cui ci avevano abituati, poichè la storia continua 20 anni dopo. Attualmente in Francia sta andando in onda la settima stagione, ma gli attori son già pronti per l'ottava. Molte cose sono cambiate negli anni e questa fan fiction comincia proprio da qui... solo con qualcosa in più.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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 Quella notte chiuse la porta a chiave, lanciandole uno sguardo severo che la fece trasalire mentre si affrettava a mettere quanta più distanza possibile tra loro. Non gli aveva più permesso di sfiorarla neppure con un dito da quando era successo, non lo aveva più permesso a nessuno e il solo pensiero di trovarsi a dividere con lui la stessa camera, anche solo per poco tempo la faceva sentire terribilmente inquieta. Sapeva che Christian non le avrebbe mai fatto del male, o almeno lo sapeva la sua parte razionale. Quella che adesso, nonostante tutto, non poteva fare a meno di mettere a tacere. Perché era meglio così, e perché cominciare finalmente a ragionare avrebbe significato prendere coscienza di tutto e sforzarsi di comprendere, di razionalizzare,  con tutto quel che ne sarebbe conseguito. No, non era ancora pronta per questo. E  forse non lo sarebbe mai stata.

- Perché hai chiuso a chiave, si può sapere?

Gli chiese, accorgendosi a malapena che la sua voce aveva iniziato a tremare. L’uomo la fissò per un lungo momento prima di decidersi a rispondere, lanciando ai suoi piedi una piccola busta trasparente dal contenuto inequivocabile.

- Non voglio che nessuno veda quello che stiamo per fare.

Rispose senza scomporsi e Johanna sgranò gli occhi, incredula, sfiorando appena l’involucro di plastica che ora le stava proprio di fronte.

- Che cosa…

- Non lo vedi forse da sola? Smettila di guardarmi a quel modo, ho fatto solo ciò che mi hai chiesto. Volevi che ti rimediassi una dose? Bene, eccola qui. Contenta, adesso?

- Come ti sei procurato questa roba?

Christian sospirò, serrando forte le mascelle per evitare che la compagna si accorgesse che stava davvero facendo di tutto per mantenere il controllo di quella grottesca, seppur assurda situazione.

- Ha importanza?

- Certo che ne ha!

Lo vide scuotere la testa, riuscendo a mostrare una sfrontatezza che di certo in quel momento era ben lontano dal provare.

- No, perché il punto ora è un altro. Che ti succede, hai forse paura anche solo di toccarla? Coraggio, prendila e sarà tua. Ma a una condizione.

Johanna allungò la mano verso la minuscola busta che sembrava attendere solo lei, rigirandosela a lungo tra le dita mentre sentiva il suo impellente, familiare bisogno crescere sempre più dentro di lei, gonfiandosi a dismisura fin quasi a provocarle un dolore fisico. Un dolore che non sarebbe riuscita a reggere ancora a lungo.

- Quale?

Mormorò con un filo di voce, sapendo bene di essere perduta. Christian mosse qualche passo verso di lei, cercando comunque di tenersi a debita distanza.  

- È molto semplice. Lo faremo insieme.

Disse, cogliendola totalmente alla sprovvista.

- Insieme?

Deglutì nervosamente, confusa. Lui annuì.

- Sì, o la prendiamo insieme o non se ne fa nulla. Allora, sei d’accordo?

Johanna non rispose, ma non potè fare a meno di fissarlo con una strana espressione dipinta sul viso. La sicurezza di quella voce stentorea la stava decisamente mettendo a disagio. Non capiva, tutto questo era troppo per lei. Si sentì d’un tratto strappare l’involucro dalle mani, incapace di opporre resistenza. Non riusciva a pensare ad altro se non al suo impellente bisogno, a ciò che in quel momento si scoprì a desiderare ardentemente e con ogni minuscola fibra del proprio essere. Fino a morirne. Niente, a quel punto, avrebbe fatto differenza per lei.

- Lo prenderò per un sì.

Considerò l’uomo. Poi, senza fare una piega si rannicchiò in un angolo della stanza, strappando la busta con evidente impazienza e iniziando accuratamente a preparare il tutto. Le sue mani si muovevano veloci mentre riempiva in parti uguali due siringhe, e Johanna notò che nonostante gli anni trascorsi non pareva aver perso l’abitudine a certe cose.

- Tu non…non puoi farlo. Ricadresti immediatamente nel tunnel della dipendenza.

Pronunciò quelle parole prima ancora di rendersene conto, avanzando pian piano verso di lui e cercando il suo sguardo, ora sfuggente.

- Lo so.

- La cosa non sembra importarti.

- Te l’ho detto, o lo facciamo insieme oppure non se ne farà nulla.

Le sue mani continuarono a maneggiare quella roba con maestria e decisione, finendo per metterle i brividi.

- Se saremo entrambi storditi, chi si occuperà di Hope a quel punto?

Ci riprovò, sperando così di ottenere la sua attenzione ma lui alzò le spalle con noncuranza, come se non fosse un suo problema. Come se la cosa non lo riguardasse affatto. Maledizione, era anche di sua figlia che si stava parlando, come poteva essere così insensibile a questo?

- Non vedo perché, dal momento che tu non lo fai minimamente, dovrei preoccuparmene io. O credi forse di avere più diritto di me di far uso di questa roba? È questo che vuoi, scaricarmi la bambina mentre tu continui a farti senza problemi?  Pensi di soffrire più di quanto sia in grado di fare io, non è così?

- Adesso basta, tu non farai proprio niente!

Esclamò d’un tratto, cogliendolo di sorpresa e approfittandone per strappargli le siringhe di mano, che si affrettò a gettare subito fuori dalla finestra e prima che lui potesse opporsi in qualche modo. Ammesso che avesse davvero avuto intenzione di  farlo.

 - Non ti permetterò di toccare ancora quello schifo, non ti permetterò di tornare a distruggerti con le tue stesse mani dopo esserne uscito con tanta fatica. Non lo farai Christian, nessuno di noi due lo farà. Sono stata chiara?

Aggiunse, ritrovandosi ad alzare la voce più di quanto intendesse fare mentre stringeva spasmodicamente i pugni con rabbia, improvvisamente tesa e rossa in viso.

- Chiarissima.

Sussurrò l’uomo, senza sforzarsi di nascondere il sorriso che ora gli increspava le labbra. Il suo piano aveva funzionato.

- Si può sapere che diavolo hai da sorridere tanto, adesso?

- Era questo che volevo, provocarti una reazione. Una qualunque reazione. Rabbia, paura, disperazione. Stasera hai provato qualcosa Johanna, e sei finalmente riuscita a esternarlo. È questo ciò che devi fare, parlare di qualunque cosa tu senta. Senza mai nasconderla. Tira fuori tutto il dolore che senti, non soffocarlo dentro di te. Guardami, io sono qui e sono pronto ad ascoltare qualsiasi cosa tu senta il bisogno di esternare, perciò ti prego di farlo. So che stai soffrendo terribilmente e che Shane ti manca esattamente quanto manca a me, ma dillo. Devi dirlo, e il dolore sarà più sopportabile.

Johanna si accorse che stava piangendo solo quando sentì le lacrime scivolarle lentamente sulle guance infuocate, lacerandole il cuore in un tumulto di emozioni tali che per un attimo la fecero sentire sopraffatta. Riuscì tuttavia a ritrovare il controllo di sé quando, ansante e frustrata inveì contro di lui come forse non era mai riuscita a fare finora, investendolo di parole confuse e rabbiose che anziché irritarlo gli fecero tirare un profondo sospiro di sollievo.

- Vuoi dire che era tutta una finzione? Sei un idiota, uno stupido senza cervello, non riesco a credere che tu abbia messo in piedi una cosa del genere al solo scopo di farmi provare qualcosa! Cosa sarebbe successo se non ti avessi fermato, eh? Come potevi sapere se lo avrei fatto davvero?

- Non lo sapevo. Ma contavo sul fatto che, visti i miei precedenti, non me lo avresti lasciato fare. Ci ho sperato con tutto il cuore, ed è successo. Questo dimostra che in fondo ti conosco molto più di quanto tu creda.

Notò uno strano scintillìo nei suoi occhi, la stava forse sfidando? Come aveva potuto arrivare a tanto?

- Hai rischiato grosso, lo sai?

Christian annuì.

- Ne sono consapevole, come so che da questo momento in poi la smetterai finalmente di chiedermi di rimediarti una dose. Ogni volta che sentirai il bisogno di ricorrere a quelle sostanze, pensa che non te lo lascerei mai fare da sola e che così finiresti per avermi sulla coscienza.

La donna si asciugò piano gli occhi bagnati di pianto, imponendosi di smettere di singhiozzare.

- Quindi, tu…lo avresti fatto davvero?

Si ritrovò a domandare, temendo quasi la risposta.

- Hai veramente bisogno di saperlo?

- Sei uno stronzo! Ora vattene da qui, o giuro che ti prendo a calci nel sedere!

Non era esattamente ciò che Christian aveva sperato di ottenere, ma era comunque già qualcosa. Sapeva bene che il cammino sarebbe stato ancora lungo per entrambi, ma quella notte era finalmente riuscito a scalfirla in qualche modo, aprendosi un piccolo varco dentro di lei che prima o poi gli avrebbe permesso di riportarla alla luce…

   
 
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