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Autore: La Setta Aster    25/07/2016    2 recensioni
Su un pianeta dove la legge è dettata dalla mano più veloce ad estrarre un revolver laser... Un gruppo di coraggiosi eroi affronta il deserto marziano in cerca di vendetta, denaro, donne, denaro, dinamite termica, denaro, e per finire: DENARO! Scopriranno loro stessi cavalcando cavalli elettrici dalla regione di Cydonia alla città di Ma'Adim, facendo esplodere tutto ciò che non gli va a genio.
La Krypteia productions è orgogliosa di presentare...
...John Malkovich, Shia LaBeuf, Zoe Saldana...
C'ERA UNA VOLTA SU MARTE
Genere: Azione, Comico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Una timida luce nel cielo preannunciava il sorgere del sole, di lì a poche ore. I cavalli marziani alzavano piccoli sbuffi di sabbia cremisi ad ogni passo, mantenendo tutto in un silenzio sereno. La notte del deserto sarebbe stata la più buia che un occhio avrebbe mai potuto vedere, se non fosse stato per il cielo tempestato di stelle, e per Fobos, la più grande luna di Marte. Esse, stelle e luna, illuminavano la via ai viaggiatori. Nessuno dei tre aprì bocca: la quiete della notte era sacra. Non avevano nemmeno spronato i cavalli ad andare al galoppo, tant’è che l’intera notte fu la durata del loro viaggio. Quel silenzio fu turbato dalla voce di Cobra, che, fermando il cavallo, indicò un piccolo gruppo di luci poco distanti, che parevano fiochi soli che ardevano nel cielo notturno.

“ci siamo” annunciò “quella è Yakhim, la città sullo strapiombo”

“le luci sembrano tutte piuttosto basse, tranne una, la più luminosa” notò Mat, mentre incitarono i cavalli ad andare al passo.

“si tratta della prigione” asserì Blacky “una torre che termina in una forte luce, che funge da faro per chi non vuole finire giù dal canyon”

“una prigione?”

“sì, Mat: una serie di celle poste dalla parte dello strapiombo, aperte verso di esso, così i prigionieri che intendono farla finita possono gettarsi”

“ma non c’è il rischio che fuggano?” domandò il ragazzo.

“certo che c’è, ed è questa la crudeltà della prigione:” intervenne Cobra “puoi provare a scendere il canyon, ma moriresti sicuramente nell’impresa, e anche se così non fosse, la città più vicina è a tre giorni a piedi, una tratta che un prigioniero senza cibo né acqua non può intraprendere”

“senza contare che non è così semplice trovare una città nel deserto” aggiunse Blacky.  

“e se qualcuno riuscisse a rubare una navetta?”

“non ci sono navette, a Yakhim, è proibito proprio per questo motivo. I viaggiatori devono porre i loro veicoli sotto la custodia dei ranger, che li sigillano in un hangar protetto da guardie e sigillato con ben due chiavi, a loro volta tenute al sicuro e sorvegliate all’interno della caserma” spiegò Cobra “ma per fortuna dei semplici cavalli non sono considerati veicoli” ridacchiò.

In meno di un’ora giunsero alle porte di Yakhim, e furono lasciati entrare come civili di passaggio. Appena fuori dalle mura che cingevano il sito, videro accuratamente parcheggiata la cabina di pilotaggio della nave schiavista: doveva essere stata trainata da un rimorchio accorso da Yakhim, probabilmente in vista di una riparazione e qualche modifica che l’avrebbe resa in grado di volare. Ma quel che più importava era che adesso Cobra, Blacky e Mat erano certi che Mark Stirling si trovava all’interno di Yakhim, il loro viaggio non era stato vano. Era una piccola cittadina, quella, composta da case più o meno cubiche costruite con l’argilla, un tempo appartenuta al popolo marziano dei Ma’Adim, il ricco popolo di commercianti che diede il nome alla capitale; differivano dai marziani come Caccia Demoni non solo nello stile di vita, ma anche dal colore della pelle: se questi ultimi erano di carnagione grigiastra, alcuni tendenti ad un grigio-marrone, i Ma’Adim avevano la pelle nera come la pece, e gli occhi a mandorla. Furono massacrati tutti durante la colonizzazione, i pochi superstiti trovarono rifugio nel canyon Marineris. Ora quello che un tempo era un semplice punto di ristoro per le carovane Ma’Adim era diventato un incubo per i fuorilegge. Cobra non avrebbe mai creduto di visitarlo come civile. La torre pareva una spirale che s’innalzava per oltre trenta metri, al limite della grande strada centrale della città, ai cui lati sorgevano le abitazioni, più o meno grandi. Ora non restava che trovare un alloggio dove poter organizzare il colpo: dovevano sapere se davvero Stirling era tenuto nella prigione, e per quanto tempo sarebbe rimasto là, quante guardie vi erano a custodire la sua preziosa testa, e se quest’ultima fosse ancora attaccata al corpo. A destra, affacciato sulla strada principale, la cosiddetta Tariq Sarie, vi era un cartello che annunciava “Albergo del Nomade Fortunato”, mentre a sinistra, proprio di fronte, vi era un altro cartello, che stavolta vedeva scritto sopra “Albergo della Torre”.

Ad un certo punto, due bambini si avvicinarono ai nostri eroi. Erano vestiti con umili abiti, sporchi e probabilmente di ennesima mano.

“signori, signori! Siete i benvenuti a Yakhim, e se volete alloggiare in questa prestigiosa cittadina un tempo appartenuta al popolo Ma’Adim, il luogo migliore è il Nomade Fortunato!” sentenziò uno.

“certo, se vi piacciono le cimici!” ribatté l’altro.

“ non mi piacciono le cimici” disse Cobra, e fece per svoltare verso sinistra.

“oh, quindi preferite prezzi esorbitanti e frequenti visite di banditi attaccabrighe, o peggio: ranger?”

“i ranger li odio di più, scusa piccolo” decise Cobra, scompigliando i capelli neri e sudici del bambino con un mano.

Fu deciso: Nomade Fortunato sarebbe stato l’albergo che avrebbe ospitato i nostri eroi. Erano ormai sulla soglia d’entrata, quando Cobra notò che due guardie di paese, passando di lì in ronda notturna, stavano parlando del “nuovo prigioniero, quel tizio è una miniera d’oro!”.

Cobra disse a Blacky e Mat di prendere una stanza e di aspettarlo lì, lui sarebbe tornato entro breve. Si abbassò il cappello e si alzò il collo dello spolverino, così fu pronto a pedinare quei due ranger.

“lascia stare, i due schiavisti che lo hanno portato qui avevano già inviato un messaggio a Ma’Adim, una navetta Earthling sarà qui nel pomeriggio”

“tutto perché quel caprone del meccanico non è stato in grado di riparare la navetta, a quest’ora avremmo la possibilità di prenderci la taglia!”

“hai visto com’era ridotta? Squarciata come una fetta di pane bianco!”

*

Blacky posò il polpastrello del pollice su un telecomando, in uno spazio concavo studiato apposto per accogliere un dito, posto al centro. Con un impercettibile ‘tic’ un piccolo ago bucò il polpastrello di Blacky; rimase conficcato nella carne finché non comparve il numero di crediti necessari per la spesa sullo schermo di un computer posto sulla scrivania del proprietario, in fondo all’atrio d’entrata.

“bene, è fatta, la vostra è la stanza tredici, al secondo piano; appena salite le scale, sulla sinistra” disse il proprietario dell’albergo.

Ringraziando, i due ragazzi obbedirono.

“spero che il letto sia di vostro gradimento!” esclamò l’uomo, sogghignando divertito.

Mordendosi le labbra, Blacky lo insultò tra i denti, e sperò di non prendersi una malattia al sangue, dopo aver usato un ago che aveva tutta l’aria di non essere sterile. Per sicurezza, disinfettò con la saliva e succhiò il sangue infetto, sputandolo sul pavimento del corridoio.

*  

Cobra sfruttava gli angoli d’ombra per nascondersi, e spesso fingeva di essere sperduto e disorientato, per non destare sospetti.

“dannazione, la nostra prigione non può incassare la taglia!”

“e nemmeno noi, levati quell’idea dalla testa!”

*

Mat aprì la malridotta porta scorrevole tramite una leva. Nonostante fosse stato lui ad aprire la porta, concesse a Blacky di entrare per prima. Quando Mat porse la mano verso la camera, cedendole l’onore di essere la prima a varcare la soglia, lei lo guardò come se avesse voluto sparargli.

“cosa ti aspetti da una simile cortesia?” domandò “stai sprecando il tuo tempo”

“quanto sei egocentrica, è solo che se ci fosse qualche intruso all’interno ucciderebbe prima te” Mat si divincolò con estrema goffaggine da quella situazione.

“già, e poi piangeresti come un bambino” lo schernì.

“no, se ti ammazzo io con le mie mani!” rispose un po’ seccato il ragazzo “vuoi entrare sì o no?”

Sbuffando, Blacky entrò. All’interno vi era un letto singolo composto da un materasso di pelo di bucefalo e un cuscino riempito con piume di oca terrestre, puzzolenti e di pessima qualità. Vi era anche una piccola scrivania con uno specchio, sotto alla finestra che dava sulla strada. Sulla destra, proprio di fronte al letto, una semplice tendina nascondeva l’accesso al bagno.

“grandioso, se dovrò fare bisogni grossi dovrò chiedervi di uscire dalla stanza, per il vostro bene e per la mia dignità” scherzò Mat.   

*

“con tutte quelle guardie, poi, la caserma è svuotata!”

In Cobra iniziava ad agitarsi un turbinio di calcoli dediti alla formulazione di un piano. Avrebbe potuto ordinare a Mat e Blacky di assaltare la caserma, fungendo da esca; quando poi i ranger sarebbero accorsi per supportare i propri colleghi alla caserma, lui avrebbe avuto un facile accesso alla prigione. Avrebbe catturato Stirling e se la sarebbe filata con il suo cavallo. Ma un nuovo pensiero affiorò nella sua tempesta di idee; anzi, non affiorò, non ce ne fu bisogno: un semplice fischio, un eco, e già Cobra aveva cambiato idea. Nemmeno lui si rese conto di cosa lo avesse convinto a cambiare il piano. Si trattava dei due ragazzi, e non lo avrebbe mai ammesso, ma iniziava a tenere alla loro vita.

*

Mat avvisò Blacky che avrebbe ‘battezzato il bagno’.

“Blacky, vado a battezzare il bagno”

“vedi di non pisciare sulla tazza, ci devo appoggiare il culo, là!” lo canzonò lei.

“come se non fosse già abbastanza sporco” anche se avrebbe voluto rispondere che cesso fortunato, ma temendo la reazione di Blacky si trattenne.

Scostò la tendina, e non appena indicò indignato un buco nel terreno, alla sua sinistra, laddove si sarebbe dovuta trovare una tazza, ci si pose davanti, senza nemmeno dare uno sguardo al bagno: avrebbe dovuto. Si slacciò i pantaloni sporchi di sabbia rossa, e cominciò a soddisfare il suo bisogno fisiologico di espellere scorie, tossine e altre sostanze di scarto in forma liquida. Ma il suo momento di liberazione fu bruscamente interrotto da uno sparo diretto a far saltare per aria il suo cappello. Atterrito, fece per tirarsi su i calzoni, ma non riuscì in tempo per evitare che Blacky entrasse, puntando il suo braccio bionico verso il luogo da cui proveniva lo sparo. A destra vi era una cabina di lavaggio del corpo, volgarmente detta doccia, e appena fuori da essa stava dritta con la schiena una splendida fanciulla rossa di capelli, con la pelle chiara e gli occhi glaciali, che puntava un revolver laser con una fiamma dipinta sulla canna verso Blacky e Mat.

ROBIN – AMY ADAMS

Era totalmente ed esplicitamente nuda, e fradicia, ma teneva con la mano libera un asciugamano – che un tempo sarebbe dovuto essere bianco – premuto sul seno per nasconderlo, e lo lasciava scivolare per tutta la sua lunghezza giù per il ventre, finendo a coprire anche le intimità inferiori. Nonostante fosse una situazione piuttosto imbarazzante per lei, la sua posa mostrava una fermezza e una classe invidiabili: elegante nei suoi ventisette, forse ventotto anni di tempra e ostinatezza. Blacky dovette riconoscere a se stessa che nel vedere Mat così preso dall’ammirare la donna provò una certa gelosia. Pensò che se avesse indossato il vestito che portava nell’Oltre Vita sarebbe stata una valida sfida per quella candela umana. La divertì il paragone che aveva immaginato: una donna col corpo bianco come la cera e i capelli rossi come il fuoco, vale a dire una candela umana.

“chi siete?” domandò la donna.

“ti spiace se prima ti sparo e poi te lo dico?” rispose con sarcasmo Blacky.

“suvvia, non c’è ragione per essere così ostili, Blacky!” protestò Mat, attirando uno sguardo laser della ragazza.

“oh, certo, semplicemente è un’intrusa che si stava facendo la doccia nel nostro bagno!”

“in realtà io ho pagato per questa stanza” ammise l’altra.

Blacky sbuffò sonoramente “dannato alberghiere!”

“comunque sia io sono Mat Wallace, e questa ragazza è Blacky Hole” indicò la fanciulla dalla pelle color mogano.

“ma che stai facendo? Le dai i nostri nomi? Non puoi farti rincretinire solo perché è praticamente nuda!”

“non sono rincretinito, e non sono gentile con lei solo perché è nuda”

“certo che sì”

“e va bene, ma che ci posso fare, sono un maschio! Spogliati la prossima volta che vuoi che ti faccia un favore”

Quella provocazione di Mat non le dispiacque affatto, ma non poteva mostrare che le faceva piacere ricevere apprezzamenti sul suo corpo. Però era così difficile, pensò, trovare qualcuno che non la chiamasse ‘donna bionica’ e avesse bisogno di essere ubriaco prima di riuscire a fare sesso con lei senza continuare a fuggire dal suo braccio meccanico. Comunque sia, come risposta Mat ricevette un pugno bionico sul naso, che lo fece cadere a terra, proprio sul buco. In tutto quello, la donna rossa era rimasta nella stessa identica posizione, quasi fosse una statua di marmo perfettamente scolpita.

“rivestiti, forza” disse Blacky.

I due ragazzi attesero la loro ospite seduti sul letto, l’uno intento a ripulire il suo fucile frammento per frammento, l’altra invece si oliava le articolazioni meccaniche. Quando si rifece viva, indossava una corta canottiera bianca aderente che scopriva il ventre, un paio di pantaloncini e degli stivali anfibi molto resistenti. I capelli focosi erano raccolti in una raffinata coda di cavallo. Riusciva comunque a catturare l’attenzione degli occhi di Mat.

“non ci hai ancora detto il tuo nome” osservò Blacky.

“mi chiamo Robin” rispose lei “sono qui di passaggio, sto andando a Ma’Adim”

“noi invece diamo la caccia a Mark Stirling!” confessò Mat, meritandosi nuovamente un pugno bionico sul naso.

Ma quell’informazione fece sgranare gli occhi di Robin. Si sedette sul letto.

“anche io gli do la caccia” disse poi.

A quelle parole, i due ragazzi tennero pronte le armi.

“ma non per la taglia: i suoi amici mi pagano lo stesso per portarlo vivo a Ma’Adim, dove dovrebbe guidare una sorta di resistenza, ma la taglia non c’entra niente” spiegò “quindi se uniamo le forze per prenderlo potreste incassare voi la taglia e io la mia paga”

“e in che modo intendi incassare entrambi i pagamenti, candela? O lo si consegna ai tuoi clienti o ai ranger” osservò Blacky.

“lo consegniamo ai ranger, poi lo facciamo evadere” illustrò “e a quel punto lo consegnamo ai miei clienti”

Mentre i due ragazzi pensavano alla proposta della candela umana, Cobra fece capolino dalla porta, e, appena vide Robin, le puntò l’argenteo revolver contro. Vedendo quell’arma, unica nel suo genere, la donna impallidì. O, almeno, lo avrebbe fatto se non fosse già stata bianca come la zanna di un olifante gigante a quattro zanne.

“tu sei Cobra Jack!” esclamò.

ANGOLO DEGLI AUTORI
Ormai i nostri eroi sembrano essere ad un passo dalla loro preda, ma, attenzione, si aggiunge un personaggio a questa storia avventurosa! Robin, interpretata dalla focosa Amy Adams! (a sapere che va così di moda Jessica Chastain, ultimamente, avremmo scelto lei! XD ndSetta" Sarà una minaccia? Una nuova preziosa alleata? Chi è questa misteriosa e bellissima Femme Fatale? Lo scopriremo nella prossima puntata... O in quella dopo ancora... Insomma, se siete curiosi continuate a seguirci, prima o poi lo scoprirete! ;-P 

 
  
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