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Autore: endif    23/04/2009    9 recensioni
"Il buio si fece più buio. Una voragine si spalancò nel mio petto. All’improvviso sentii il dolore, immenso, pulsante, invadermi la testa. «Non c’è più…» mormorai. Chiusi gli occhi e con tutto il fiato che avevo in gola urlai tutta la mia disperazione."
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
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- Questa storia fa parte della serie 'Change'
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EDIT: Capitolo revisionato e corretto.


CAP. 15
IMPASSE

EDWARD

Bella era girata verso di me dal lato opposto a quello in cui mi trovavo.
Era a piedi nudi, con indosso una corta camiciola leggerissima, i capelli che le svolazzavano scomposti intorno al viso. Feci qualche passo nella sua direzione, poi mi fermai.
Non dovevo essere troppo irruente, rischiavo di spaventarla.
Fremetti valutando quanto fosse vicina al bordo del tetto, non più di cinque passi, mentre io ero ancora troppo distante. Dovevo avvicinarmi, ma con cautela.
«Bella, amore …» sussurrai con dolcezza. Continuava ad essere girata verso di me, e mi accorsi che aveva chiuso gli occhi per un attimo. Li riaprì senza vedermi e con voce appena appena udibile, persino per le mie orecchie, mormorò il mio nome: «Edward.»
Sorrise tra sé ed il suo volto si schiarì nell’innocenza dei bambini.
Mi aveva sentito, ma non si era accorta che ero lì.

Feci qualche altro passo alla sua volta. Volevo che fosse a portata di sicurezza, i suoi occhi vacui mi spaventavano.
Mi parve che ondeggiasse un attimo, come se le fosse mancato l’equilibrio e capii che c’era qualcosa che non andava, oltre al fatto che versasse in stato di shock. Aveva gli occhi dilatati, il battito accelerato e la sua temperatura corporea doveva essere bassissima. Era sconvolta e tremava dal freddo.
«Amore, Bella, tesoro mio sono qui» e tenni le mani lievemente aperte e distaccate dal corpo, come in segno di resa. Un altro passo.
Finalmente i suoi occhi si posarono su di me, ma non mi focalizzarono realmente. Mi osservava compiaciuta, come se guardasse un film su uno schermo molto distante. Annuì con il capo.
Era distrutta, tutto in lei urlava sfinimento. Il pallore, le guance scavate, la magrezza eccessiva. Ma la cosa che mi spaventò oltre ogni modo fu la sua reazione. Lacrime silenziose avevano preso a scorrerle sul viso atteggiato in un triste sorriso: «Avevo paura di andarmene senza vederti un’ultima volta. Ti prego, non scomparire prima che sia tutto finito. Resta con me, resta ancora un po’. » La sua voce era dolce e stanca come chi raggiunge una vetta dopo aver affrontato una scalata impervia. Pareva che parlasse a se stessa, non a me.
Fece un passo indietro.
Automaticamente io avanzai verso di lei. Mi sentii prendere dal panico. Bella era convinta che fossi un sogno. Deglutii e sentii freddo per la prima volta.
«Bella ti prego, vorresti venire verso di me molto lentamente?» Mi bloccai realizzando che aveva fatto ancora un passo indietro.
«BELLA, GUARDAMI.» Il mio tono si era fatto più intenso, reso duro dalla paura.
«No, per favore. Non ho più la forza di soffrire, non posso morire ancor prima di saltare giù. Ho … ho paura che scomparirai se cerco di toccarti.» Scuoteva la testa come a scacciare un’immagine dolorosa.
Le parole che aveva pronunciato nella nostra radura mi tornarono alla mente. Lì ci eravamo dichiarati il nostro amore per la prima volta.
Adesso ho paura, ma non di te, sento che scomparirai.
Ed io ero scomparso davvero, l’avevo lasciata sola. Bella non si sarebbe mai avvicinata a me, non si fidava più. Piegai le spalle sotto il peso di questa rivelazione. Le avevo inferto una ferita troppo profonda. E adesso?
Impasse.
Mezzo metro la separava dal bordo.
Non sarei riuscito a raggiungerla.
Mi mancò la terra sotto ai piedi, bastava che si sbilanciasse un poco e …
«Bella, non avere paura, ci sono io qui con te. Io non ti lascerò sola.» La voce di Jacob provenne dalle mie spalle. Bella sgranò gli occhi.
«Jake!» disse con sollievo. Provai fastidio, ma gli fui grato perché Bella fece un passetto incerto in avanti. Poi, si bloccò.
«NO, io là dentro non ci torno, tu … perché mi hai fatto questo, perché non mi hai aiutata?» Singhiozzò forte, disperata «Eri lì, perché non mi hai aiutata? Io non torno lì dentro, quell’uomo mi ha toccata, MI HA TOCCATA!» urlò sconvolta, l’isteria nella voce.
Ansimai terrorizzato, sperando che Jacob non muovesse nemmeno un muscolo.
D’un tratto i pensieri di Jasper mi arrivarono come un’onda. Edward le hanno somministrato della ketamina, devi fare molta attenzione.
Ketamina … I libri di medicina parvero aprirsi nella mia mente.
La usavano come anestetico per i cavalli, ma un tempo anche sugli uomini per interventi in luoghi di guerra poiché permetteva di agire mantenendo il paziente sveglio senza necessità di intubazione. Jasper doveva averne riconosciuto l’odore. Negli anni ’70 veniva usata a dosi non anestetiche a scopo voluttuario per le sue proprietà psichedeliche. Richiamai alla mente i suoi effetti: perdita del senso del tempo, allucinazioni, distorsioni visive ed uditive che si aggravavano se lo stato emotivo del paziente era instabile. Avevano cercato di drogarla in modo che non reagisse, ma che al contempo rimanesse sveglia. Inspirai e ricacciai indietro la rabbia con sforzo titanico.
Dovevo restare lucido.
«Jacob, non è in sé, non ragiona. L’hanno drogata.» Dissi piano.
Bella pensava alla morte come ad una liberazione. Dovevo fare in modo che si sentisse sicura, protetta. Dovevo allontanarla dal bordo ad ogni costo.
«Bella. Io ti amo.» Dissi con calma, gli occhi fermi nei suoi. La vidi sussultare, lo sguardo incatenato al mio.
Perfetto, avevo la sua attenzione.
«Non puoi morire così, lanciandoti nel vuoto. E’ molto alto sai, ma potresti non morire subito, potresti soffrire molto.» Parlavo con il mio tono suadente di quando volevo ammaliare le persone.
Sentii accelerare un po’ il suo battito.
«Non vuoi rimanere con me per sempre? Non vuoi più che ti trasformi?» Incalzai, muovendo un passo in avanti.

«Sarà indolore, te lo prometto … un bacio, un solo bacio e staremo insieme per sempre.» Sapevo che l’avrei fatto davvero. Non potevo perderla così.
Ce l’avevo quasi fatta, ancora un passetto e sarei potuto piombare su di lei per afferrarla.
Poi, per una frazione di secondo il suo sguardo lasciò il mio e vide Jacob dietro di me. Vidi i suoi occhi spalancarsi e perdersi in un ricordo legato a lui. Le sue guance si colorarono appena di rosa. Poi, riportò il suo sguardo su di me. Lessi nella mente di Jacob lo stesso ricordo, uno stupido bacio rubato, ma seppi di aver perso il mio momento propizio.
Bella indietreggiò ancora di mezzo passo sotto il peso della vergogna.
Scossi il capo, terrorizzato.
«Mi avevi lasciata, non c’eri più … io … io» balbettava incoerente.
«Amore, non è niente, non significa niente. Vieni da me, ne parliamo con calma.» Il mio tono di persuasione non servì a niente.
Mi zittii, Bella aveva ripreso a piangere e a singhiozzare forte.
Capii che era la fine.
Sentii un fruscio lieve accanto a me.
«Bella.»
La voce delicata di mia sorella scampanellò nella notte. Notai con la coda dell’occhio Jacob defilarsi veloce dal lato opposto. Lo ringraziai mentalmente.

«Alice!» Nel tono di Bella sentii la gioia. «Io ti avevo vista, ma non mi credevano, non mi lasciavano venire da te … ho urlato, ma non mi sentivi, non venivi da me. Eri la mia sola amica, ma anche tu …» le mancò la voce.
«Shh, Bella, sono corsa appena ho potuto, sono sempre stata tua amica, lo sarò sempre. Nessuno si frapporrà più nella nostra amicizia, non lo permetterò. Perdonami se ti ho fatta soffrire, sei una sorella per me.» Scandiva piano le parole, ma il suo tono era così accorato che seppi con certezza che dalla sua bocca usciva solo la verità, nessuna persuasione, nessun ammaliamento. Mentre parlava Alice si era avvicinata con fare sciolto. Le era più vicino di tutti noi. Il battito di Bella rallentò un poco, di Alice non aveva timore.
Ricominciai a sperare.
Vidi mia sorella tenderle la mano lentamente e trattenni il respiro.
«Bella, nessuno ti farà mai più del male, lo giuro.» Alice stese ancora un po’ la mano e tremante lei fece scivolare sopra la sua.
Nello stesso istante, le braccia di mia sorella la accolsero mentre il corpo di Bella si afflosciava su se stesso.
Alice la prese tra le braccia e si girò.
Avevo fatto un passo in avanti pronto finalmente a riabbracciare la mia amata, felice come non ero mai stato, quando lo sguardo infuocato di Alice mi bloccò.
Senza darmi il tempo di leggere nella sua mente disse: «Tu, tu e anche tu» rivolgendosi rispettivamente a me, a Jacob e verso il basso, a Jasper che sapevo essere in ascolto «Se osate anche solo cercare di avvicinarvi a meno di dieci metri da lei senza il suo consenso, vi prometto che vi stacco un arto a morsi.» E detto questo, avanzò con passo risoluto dinnanzi ai nostri sguardi sbalorditi.


   
 
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