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Autore: cin75    26/07/2016    6 recensioni
Dalla storia: “..E so che mi vergognerò a vita anche di questo, ma…” e fece un respiro profondo. “…non era così che mi ero immaginato la prima volta nel tuo letto.” e Jared potè comunque notare un lieve rossore......
“Credimi, anche io mi ero fatto una o due idee su come sarebbe dovuta essere la tua prima volta nel mio letto. E non era certo così!” gli sussurrò amabilmente, mentre gli posava un bacio leggero , appena accennato, sulla bocca...."
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jensen Ackles, Misha Collins
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Jensen non avrebbe mai potuto dimenticare la voce di quel bastardo. Quel tono che lo derideva e lo scherniva mentre lo prendeva a pugni e a calci insieme ai suoi amici. Quella voce che lo denigrava mentre ammirava lo sfacelo che avrebbero lasciato appoggiato a quel cassonetto dell’ immondizia.
E’ qui dove merita di stare la spazzatura come te!!” gli aveva detto prima di sferrargli l’ultimo pugno di una lunga seria, prima di lasciarlo a languire sanguinante e dolorante.
 
Si girò di nuovo verso il gruppo che ora era più vicino.
Strinse gli occhi per metterli a fuoco. Erano loro. Erano di nuovo loro. Riconobbe Abel davanti a tutti.
 
Beh!! almeno questa volta avevano avuto la decenza di non colpirlo alle spalle.
Per lo meno , avrebbe avuto la possibilità di difendersi.
 
“Abel….ho lasciato stare la prima volta, quindi….” ma Abel lo fermò.
“Ohh!! E cosa vuoi?.. un grazie?!” ironizzò .
“ Non farò lo stesso errore adesso! Lascia perdere. Lasciami stare!” richiese risoluto, tenendo sempre d’occhio anche gli altri che affiancavano Abel.
“E’ questo, quello che vuoi da me ?!” ironizzò l’altro.
“No. Io non voglio niente da te. L’unica cosa che ti chiedo è di lasciar stare. Hai avuto la tua soddisfazione quella sera. Sei stato più forte, ok? Ora che cazzo vuoi ancora? Non ti vado a genio?, va bene. Trovati una che faccia a caso tuo. Non ti piace il mio locale?, perfetto. Ce ne sono a centinaia in città in cui quelli come me nemmeno ci mettono piede.” gli fece presente cercando di tenere sempre una certa distanza tra loro. Quasi come se cercasse una sorta di vantaggio difensivo.
“Vedi, mio caro Jensen. Io sono uno preciso e quando mando un messaggio, mi aspetto che chi lo riceve , faccia quello  che gli viene chiesto. Senza discutere. Perché a me non piacciono le discussioni.” spiegò con tono seccatamente autoritario Abel.
“Beh! credimi. Se il tuo messaggio era che dovevo chiudere i battenti e sparire, solo perché a te non vado a genio…..vaffanculo. L’ho fatto già una volta  e ho promesso a me stesso che non lo avrei più fatto.” replicò Jensen a quella sorta di ordine.
“Ma come siamo coraggiosi!!” lo provocò e in quella sua stupida spavalderia non vide Jensen che un attimo dopo partì con un destro deciso al volto del suo interlocutore, che si sbilanciò a causa del contraccolpo ma che non cadde anche per sostenuto da due dei suoi compari. Abel si rimise dritto e avanzò di nuovo verso Jensen. “Ma che bravo!” lo provocò ancora, sputando a terra sangue e battendo le mani in modo ironico.
“Se vuoi che chiuda dovrai piantarle tu le assi di legno sulla porta del mio locale. Se vuoi che io sparisca, dovrai farmi fuori , bastardo figlio di puttana!!” ringhiò Jensen, preparandosi ad un eventuale attacco.
“Vedi!?, cominciamo a pensarla allo stesso modo!!!” sibilò crudelmente ironico Abel, accennando appena a due suoi compari.
E in quello stesso momento , due del gruppo scattarono velocemente verso Jensen, afferrandolo forte per le braccia e costringendolo spalle al muro.
 
Jensen gemette quando impattò contro il cemento. Cercò di contrastare la forza dei due che lo tenevano fermo e benché i suoi tentativi di liberarsi risultavano forti e i due “guardiani” faticavano a tenerlo bloccato, Jensen dovette per forza di cose, bloccarsi, quando si ritrovò con la lama di un coltello puntata alla gola. Giusto in direzione della giugulare che pulsando furiosa, sbatteva contro la lama fredda appoggiata alla pelle della gola.
“Dimmi ancora che devo farti fuori…Jensen!” disse calcando un tono disgustato sul nome del suo prigioniero.
“Fottiti!!” ringhiò il biondo e in un attimo dopo la lama saettò impietosa al lato della sua gola.
Jensen gemette quando sentì la sua pelle lacerarsi subito dopo il passaggio della lama. Sentì il caldo del sangue colargli lungo il collo e subito dopo arrivò il dolore e il bruciore della ferita.
Poi , il coltello fu di nuovo alla sua gola, ma solo sul lato opposto. Davanti a lui, il volto esaltato di Abel che gli sorrideva sprezzante.
“Dillo ancora, Jensen. Fammi sentire ancora quanto quelli come te possono essere coraggiosi!” sibilò mentre la sua mano si preparava a colpire di nuovo.
Jensen, sentiva il respiro farsi pesante. Gli occhi gli bruciavano e le braccia che quei due continuavano a stringergli, erano intorpidite.

In uno strano momento si ritrovò a giustificare se stesso perché in quel momento aveva paura. La sera del pestaggio fu tutto veloce. Doloroso, ma veloce.
Ora invece , Abel, se le stava prendendo comoda e  sempre in quello strano momento, Jensen, pregò segretamente, che se doveva finire che almeno fosse una cosa veloce come la prima volta.
Poi , però un volto disintegrò quella sua insensata voglia di volere che tutto finisse, una volta per tutte.
Un viso dolce, due occhi ancora più dolci. La sensazioni di mani che lo accarezzavano, di braccia che lo stringevano. Di una bocca che lo baciava con una tale devozione da farlo sentire in Paradiso. La voce di Jared che gli prometteva di proteggerlo per sempre. E allora il cervello di Jensen reagì e il suo corpo con lui. Provò a lottare ancora.
“Tu sei un ….” biascicò furioso e impavido, ma non riuscì a finire la sua frase, perché quello che fino a pochi attimi primi era solo un pensiero si materializzò poco distante da loro.
 
“Abel, prova solo a muoverti e ti pianto una pallottola nella schiena!” fece la voce autoritaria di Jared. “E per chi non lo avesse capito…Polizia, siete tutti in arresto!” gridò.
 
Un attimo dopo, il caos.
Il gruppo di Abel che si disperdeva in cerca di fuga.
Perfino i due mastini che tenevano fermo Jensen lo lasciarono malamente poggiato al cemento dell’edificio contro cui l’avevano bloccato.
Tre pattuglie di agenti che inondarono il vicolo della luce dei lampeggianti e che con le macchine impedirono ogni via di fuga.
Urla concitate da parte dei poliziotti che intimavano a tutti di stare fermi e sdraiarsi a terra. I lampeggianti che rendevano confuso il vicolo.
I fuggitivi che comunque cercavano di sottrarsi. Il panico assoluto e poi Abel.
Abel che infuriato per quella sua sconfitta non desisteva e teneva ancora puntato il coltello contro Jensen, minacciandolo, benché il ragazzo si fosse appoggiato al muro dietro di lui, in evidente affaticamento. Jensen si ritrovò con una lama alla gola e una mano che , sul torace, lo teneva schiacciato contro il muro.
 
“Butta il coltello , Abel!” lo incoraggiò Jared facendosi vicino. “Non farmi fare quello che sto sognando da settimane di fare!!” lo provocò poi.
“Sempre al momento giusto…sceriffo!!” ironizzò l’aggressore, fissando con odio Jensen che si era messo una mano alla gola per attenuare la perdita di sangue.
“Puoi contarci. Ora butta quel coltello!” fece ancora e con più decisione.
Ma Abel sembrava proprio non voler desistere.
Aveva negli occhi lo sguardo di chi non aveva più niente da perdere e quindi con un movimento rapido fece per colpire Jensen, ma Jared fu più rapido e scattando verso di lui, gli colpì la mano armata che si ritrovò, in pochi istanti, priva del coltello e con un movimento ancora più veloce gli piegò il polso dietro la schiena.
Abel si ritrovò faccia al muro e con Jared alle sue spalle che gli schiacciava la pistola alla testa.
“Ribellati….andiamo grandissimo bastardo….ribellati….” lo sfidava rabbiosamente Jared. Lo sguardo furente. Gli occhi lucidi di rabbia.

Jared, no…

“Fa’ qualcosa….qualsiasi cosa. Dammi un motivo per spararti…dammi…”continuava schiacciando il suo prigioniero contro il muro e premendo la canna della pistola alla base della nuca di Abel.
Jared sembrava del tutto fuori di sé. Era sudato, il suo sguardo era quasi famelico di una qualsiasi stupida reazione da parte di Abel. Sembrava che desiderasse con ogni fibra del suo corpo mettere fine alla vita di Abel che già gemeva per la posizione in cui era e per la pressione che subiva da parte del poliziotto.

Jared, che fai? Jared.…

“Non ti chiedo altro….solo un buon motivo per farti pagare anche quello che hai già fatto a Jensen!” lo minacciò ancora.

Jared, guardami! Guarda me!!

E questa volta la voce di Jensen arrivò forte e dolce al tempo stesso alle orecchie del poliziotto che sembrò quasi rinsavire da quella sua furia vendicativa. “Jared…ti prego…lascialo andare. Consegnalo ai tuoi colleghi. Jared…”
Il poliziotto si schiarì la mente e fissò lo sguardo sul volto di Jensen. I suoi occhi verdi. I suoi lineamenti dolce e decisi. Quel sorriso appena accennato anche in quella situazione.
Jared si costrinse a non guardare il sangue che gli sporcava la gola, per non ricadere in quella buca profonda in cui era fino a qualche momento prima.
 
Deglutì.
Respirò affondo.
Chiuse gli occhi per un solo momento.
Resettò ogni cosa.
 
“Cohen!!” gridò, poi.
“Si…, signore?”
“Prendi questo bastardo e portalo alla centrale. E , per favore, dì al capitano Morgan che io avevo ancora qualcosa da fare sul posto e che tutti gli incartamenti e i verbali li farò domani. Lui capirà!” ordinò all’agente che gli si era avvicinato.
“Sissignore!” e si accostò, mise le manette ai polsi di Abel e lo trascinò verso la macchina di servizio facendolo entrare.
 

Poco dopo, Jared si avvicinò a Jensen che era ancora vicino al muro dove si era appoggiato e che si teneva la mano sulla ferita. Il poliziotto aveva ancora uno sguardo furioso e i suoi occhi, benché stessero fissando Jensen, scintillavano ancora di un tacita rabbia inesplosa. Jensen ne ebbe quasi timore, perché da quando conosceva Jared, non lo aveva mai visto in quella stato o sentito dire certe cose e con quel tono.
Per un attimo pensò che quello doveva essere il lato cattivo di Jared. Quel lato che una volta era stato nominato solo per scherzo e che invece , davvero esisteva ed era inquietante.
“Jared..” sussurrò appena quando il giovane gli si fece vicino. “Stai …bene?!”
Fu in quel momento che i lineamenti del volto di Jared mutarono completamente. Divennero di nuovo quelli dolci e gentili che avevano conquistato Jensen.
“Non sono io quello ferito, Jensen. Perché chiedi a me, come sto?!” rispose il giovane, tirando fuori da una tasca una fazzoletto di cotone e premendolo sul taglio che  sanguinava ancora, anche se meno.
“E’ che tu…insomma….io non ti ho mai….” azzardò lievemente intimorito dal modo in cui Jared gli si era mostrato. “Era come se non fossi tu!!”
“Perdonami.” lo sorprese Jared.
“Cosa?!”
“Di solito non mi comporto mai così, ma quando ho visto Abel che ti stava per colpire, ho visto il sangue sul tuo collo…io …io credo di aver perso la testa e mi dispiace che tu mi abbia dovuto vedere in questo stato!” disse scusandosi sinceramente. E il suo tono , ora, era di nuovo quello con cui Jensen si inebriava ogni volta che sentiva Jared parlargli anche se il il senso di colpa era più che visibile.
“Ma Jared mi hai salvato la vita!” provò a consolarlo Jensen.
Jared annuì appena e poi quando si rese conto che la situazione con le pattuglie e tutti gli altri era decisamente sotto controllo, guardò di nuovo Jensen.

“Dammi le chiavi. Vieni, ti porto a casa!” fece dolcemente. “Dobbiamo disinfettare questa ferita.”
Jensen tirò fuori le chiavi da una tasca dei jeans e le passò al compagno.
“Non è niente, non preoccuparti!” fece il biondo.
“Ok! O lo faccio io o ti porto in ospedale!” fece sorridendogli e provocandolo , dato che sapeva l’avversione di Jensen per gli ospedali.
“Bullo!” lo ammonì Jensen seguendolo nell’atrio della palazzina in cui c’era il suo appartamento.
“Non lamentarti!!” abbracciandolo per le spalle. “Lo so che ti piace!”
   
 
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