Ma
non riuscì
a finire la frase: quel momento magico fu interrotto dall’arrivo
del signor
Turner e le loro mani, a malincuore, si separarono e da una parte
finironoinerti lungo i fianchi e dall'altra incrociate dietro la
schiena con aria innocente.
“Capitano,
siamo arrivati.” Disse il pirata al suo capitano e questa
impallidì di colpo: temeva fin dal giorno prima quel
momento, in cui si sarebbero dovuti separare e stavolta per sempre. E
lei non voleva. Quella era l’ultima volta
che l’avrebbe visto, poi l’avrebbe perso una seconda volta.
Definitivamente. Guardò il vuoto davanti a sè, senza
fissare Turner, immersa nei suoi pensieri e diede l’ordine di far
sbarcare i
passeggeri con una voce spenta ed irriconoscibile al suo orecchi.
Guardò l’ammiraglio, immobile al suo fianco che guardava a
terra:
non voleva che se ne andasse, non un’altra volta; una era bastata
ed ora che si
era riunita a lui, passando una delle giornate più belle della
sua vita in sua compagnia, per una volta senza che ci fosse Elizabeth
ad attirare lo sguardo innamorato dell'uomo, doveva
lasciarlo andare, di nuovo, e di nuovo il pensiero che quell'abbandono
sarebbe stato definitivo la faceva morire lentamente, in agonia.
Norrington si era accorto dello sguardo perso e triste della ragazza ma
non osò dire nulla:
indossò silenziosamente la giubba, pose il parrucchino in testa
e prese il cappello in mano. Poi si voltò
verso la giovane per salutarla: un sentimento straziante lo stava
attraversando, qualcosa che non pensava di poter provare ancora una
volta e per una persona diversa da Elizabeth, e gli sembrava da una
parte inaspettato ma dall'altra stranamente prevedibile.
“E'
stato un grandissimo piacere rivedervi,” mormorò
“capitan Allen.” Le prese la mano e gliela sfiorò
con le labbra il più lentamente possibile, baciandola per la
prima volta. Lei
chiuse gli occhi per assaporare il più possibile quel leggero
tocco. Un nodo le si formò in gola.
“Addio,
ammiraglio Norrington.” Rispose al saluto trattenendo a stento le lacrime. Norrington scosse leggermente il capo.
“Non addio.” La corresse gentilmente. “Arrivederci.” Poi si voltò e si unì al resto dei passeggeri che a turno stavano scendendo dalla scala di corda preparata dai marinai per farli salire sulla barca che li avrebbe portati alla loro ultima e definitiva destinazione: la bianca riva del Regno degli Inferi. Non appena giunse il suo turno, Norrington guardò tristemente e per l’ultima volta la ragazza e, con un cenno di saluto della mano, scese lungo la scaletta. Josephine, che si era spostata giusto di quel poco che serviva per osservare la calata dei passeggeri dal luogo in cui era, chiuse nuovamente gli occhi e una calda lacrima rigò la sua guancia. Dopo aver dato l’ordine di ripartire, si allontanò lentamente tornando a poppa e, sedendosi sulle stesse casse di polvere da sparo dove era spirato James tempo prima, affondò il viso tra le mani: tutto era finito. Scoppiò in lacrime: si sentiva sola, dannatamente sola ed abbandonata a se stessa; l'ultimo barlume di speranza si era spento poco prima: non era riuscita a dirgli quello provava, quello che serbava dento al cuore, ed ora quello stesso sentimento le rodeva l'anima, riducendola in brandelli. L'unica cosa che per un giorno e mezzo le aveva permesso di vincere momentaneamente la solitudine, l'unica persona che l'aveva fatta ancora una volta sentire a casa, aveva appena lasciato la nave. Per sempre.
La tristezza e l'angoscia l'avevano completamente estraniata dal mondo, come se si fosse chiusa in una stanza vuoto dove non poteva penetrare alcun rumore, alcuna voce, alcun movimento. Non sentì la nave rallentare un istante e non sentì delle voci provenienti dal ponte gridare: era sorda e cieca a qualunque cosa. E non sapeva quando e se ne sarebbe uscita: la sola idea che sarebbe rimasta da sola in mezzo ai pirati, persone a lei sconosciute, di cui non sapeva se si poteva fidare, a capo di una nave che non sapeva nemmeno guidare, le faceva venire brividi.
Non
sentì i passi che si stavano avvicinando e non si accorse che
qualcuno si era fermato davanti a lei, non vedeva gli stivali neri e
lucidi completamente bagnati brillare al sole e nemmeno le impronte
bagnate e gli abiti gocciolanti di colui che la stava guardando, con
occhi pieni di dolcezza e di compassione. Ma, stranamente,
percepì vagamente la voce di colui che le era innanzi, una voce
profonda, decisa e dolce al tempo stesso.
“Una
volta
qualcuno mi disse che non facendo parte della sua famiglia non potevo
permettermi di dirgli cosa fare o meno.” Josephine alzò il
capo, senza curarsi delle lacrime che continuavano a scivolarle sulle
guance, e vide
davanti a sé un Norrington ansante, senza
quell’odioso parrucchino bianco, il tricorno in mano,
completamente zuppo
dalla testa ai piedi. “Ricordi?” lei annuì
lentamente: gliel'aveva detto lei, parecchio tempo prima, ma che cosa
voleva dire con questo? “Ma non chiesi se questo valeva per
tutti. Secondo te può valere per qualsiasi persona?”
domandò; lei annuì di nuovo e lui sorrise con
un'espressione di gioia mista a furbizia. “Ebbene, a quest punto,
non facendo
parte della mia famiglia, tu non puoi permetterti di dirmi cosa fare o
meno.
Quindi, nel caso volessi restare, io resto.” C'era qualcosa che
non quadrava: perchè le stava dicendo delle cose così
assurde?
“E
perché
vorresti restare?” gli chiese la ragazza, incapace di capire. Lui
le si
avvicinò lentamente e si piegò sulle ginocchia per
ragginugere la sua stessa altezza e poterla guardare negli occhi.
“Perchè ti dovevo
chiedere delle cose prima di andare via.” Lei annuì incitandolo ad andare
avanti. “Primo: che cosa provi per lord Cutler Beckett?” domandò. Lei lo guardò
colpita da quella domanda: non l’aveva mai più nominato in sua presenza dalla
sera della festa di fidanzamento. Ed ora saltava fuori con quella domanda senza senso?
“Solo
infinito odio e disprezzo per un uomo come lui.” Rispose asciugandosi il viso.
“Non mi
sembrava…” commentò lui volgendo uno sguardo truce altrove. Lei lo guardò
interrogativa. “Vi ho visti…baciarvi, dopo la cena in tuo onore.” Disse acido.
Lei aggrottò la fronte poi ricordò e si alzò di scatto.
“Tu
mi hai
spiato!” esclamò sorpresa: non poteva credere che avesse
potuto spiarla e che ora glelo stesse dicendo così
tranquillamente. Lui non si mosse e
continuò a guardare altrove. “Beh…sappi che lui ha
baciato me, non io lui.”
Protestò incrociando le braccia e voltando anche lei la testa in
un’altra
direzione. “E poi perché avresti dovuto spiarmi?”
domandò seccata ed imbarazzata al tempo stesso. Lui si
alzò, la
prese per un braccio avvicinandola a sé e le sfiorò le
labbra con le proprie,
improvvisamente. Quando si separò, Josephine lo guardava
scombussolata: perché
l’aveva baciata? Quel bacio, lei sapeva bene, poteva essere
destinato solo a
Elizabeth, non a lei.
“Sai quando
ti ho detto che amavo Elizabeth solo perché pensavo di amarla ma non era così?”
domandò e la ragazza annuì, completamente persa negli occhi verdi dell’uomo.
“Io amo te.” Disse semplicemente.
La ragazza
sbiancò completamente per l’improvvisa dichiarazione ma lui la prese per la
vita per reggerla nel caso di svenimento.
“Cosa…?
Ma…quindi Elizabeth…lei aveva ragione…ti aveva visto mentre…mi…” deglutì.
“…guardavi?” era troppo felicemente incredula. “E…il tuo comportamento dopo la
cena…eri geloso?” domandò. Lui arrossì leggermente ma non annuì. “E…e quelle
parole…ciò che mi hai detto prima di…di…” non riusciva a dire la parola. “…era
tutto vero? Non mi volevi perdere?”
“Se tu vuoi,
io sarò la persona che ti starà vicino per tutta la vita.” Mormorò lui
sfiorandole la guancia con la mano. I loro visi si avvicinarono lentamente e le
loro labbra si sfiorarono nuovamente. Poi quel tocco leggero si trasformò in un bacio
appassionato, tanto atteso e sospirato per entrambi. James l’avvicinò ancora di
più stringendola a sé e portandole una mano dietro alla testa; gli occhi di
Josephine si inumidirono a quel tocco gentile e accarezzò il viso dell’uomo con
le dita affusolate. Quando si separarono, Josephine poté notare che una nuova
luce, diversa da quella che aveva sempre visto nei suoi occhi, era comparsa: la
seria espressione che poi aveva fatto spazio ad una ferita e triste aveva
subito un cambiamento enorme, trasformandosi in un’espressione di pura
felicità, una felicità che James non aveva mai avuto e che non sperava più di
provare.
“Dimmi che
non era di Beckett che parlavi quando mi dicesti di aver perso la persona più
importante della tua vita.” la implorò James spostandole un ciuffo corvino da
davanti agli occhi per poterli vedere meglio. Lei sorrise: una gioia mai più
provata per tanto tempo, di gran lunga maggiore di quella provata per averlo
rivisto dopo tanto tempo quel fatidico giorno del suo ritorno a Port Royal.
“Come avrei
potuto piangere per un uomo che odiavo?” domandò lei in risposta. “Non è chiaro
il soggetto dei miei pensieri prima e dopo la sua morte?” lui rise.
“Dimmelo tu.”
Disse. Lei si avvicinò al suo orecchio e gli sussurrò: “Tu.” James la strinse a
sé.
“Allora, lo
vuoi ora questo aiuto per la nave?” chiese. Lei annuì vigorosamente.
“D’accordo, ma ad una sola condizione.” Lei lo guardò perplessa e lui rise
divertito da quella espressione. “Che, d’ora in poi, tu non sia più miss
Allen.”
“E come mi
dovrei chiamare, ammiraglio?” scherzò lei stupita. Norrington l’alzò da terra tenendola
in braccio ridendo.
Ciao a tutti!!!! Come va? La pioggi ha colpito anche le vostre città o solo il Piemonte ha rischiato di essere sommersa? no, perchè dopo una settimana di pioggia continua ci sarebbe da aspettarselo. Voi non sapete che barba!!! Ed ora, dopo ben due giorni di sole (ohilà, quanti!) sie è rannuvolato di nuovo, non l'avrei mai detto... -_-' ... E vabbè! Incrociate le dita perchè sabato e domentica non piova, vi prego!!
E dopo questo, passiamo al capitolo: spero che vi sia piaciuto; Penso che andrò avanti ancora per un po', ma non vi so dire con esattezza per quanto: diciamo che, finchè potrò, andrò avanti :D Ed ora i vari ringraziamenti ai lettori dello scorso capitolo, recensori e non.
LadyElizabeth: penso di aver soddisfatto la tua curiosità però io non sono perfida... io sono solo mooooooolto... in effetti è vero... perfida!!!! Però stavolta sono stata brava, ammettilo. La mia perfidia è finita... forse XD
QuennLilly: Prometto che la tua storiella su Hairspray prima o poi la leggerò e ti farò sapere cosa ne penso! E per quanto riguarda nuestro amigo Septimus sto andando lentamente avanti. Tra l'altro, non c'è una parte dedicata a Stardust sul sito... sacrileeegio!! A nessuno è venuto in mente di scrivere una bella fanfic su quel bellissimo film (tre l'altro, voglio leggere il libro e sapere tutto sulla famiglia reale e co: morti varie e anche l'ordine in cui i princeps sono schiattati! Tuttooooo!!! Biblioteca, prima o poi arriverò!) Per quanto riguarda il libro che ti serve proverò a cercartelo e vedrò un po' cosa riesco a trovare, ok? E vedi di aggiornareee!!!
Un saluto anche a Giulietta che molto probabilmente rivedrò sabato al San Giorgio oppure martedì e,,, che altro? Buona continuazione!!
Besos a todos!!! Monipotty