Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Koira    26/07/2016    0 recensioni
Stremata dai continui traslochi della madre, apparentemente ingiustificati, Madeleine Dodgson non ha la minima idea delle capacità che possiede. Giunta in una nuova, insolita città, sarà travolta da un vortice di inaspettati eventi, che porteranno al crollo di tutte le sue certezze.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

"Tu sei matta, - disse il Gatto, - altrimenti non saresti venuta qui".


****

Il sordo frastuono di un tuono, parzialmente coperto dalla campanella del cambio d'ora, fu la conferma di quanto preannunciato dalle grigie e minacciose nubi.
Neppure il tempo di uscire da scuola che già diluviava.
Maledissi me stessa per aver deciso di mettere le converse e quella scuola per avermi obbligata ad indossare la gonna, più che inadatte a quella giornata uggiosa di inizio novembre.
Continuai a correre, incurante degli insulti della pioggia che, violenta, cadeva dal cielo, e in poco tempo mi ritrovai inzuppata dalla testa ai piedi.
Entro dieci minuti fui a casa.
Spalancai il portone del palazzo e mi precipitai su per le scale, dritta verso il secondo piano.
Come previsto, non c'era nessuno in casa: a quell'ora mia madre era di turno, lo sapevo bene.
Gettai le chiavi dell'appartamento sul divano del salotto e, finalmente, mi lasciai cadere sul mio letto.
Un profondo sospiro spezzò l'innaturale silenzio dell'ambiente, seguito, quasi subito, da un flebile singhiozzo, a malapena percettibile.
Stavo piangendo.
Incredibilmente era così.
Detestavo piangere, e lo facevo in rarissime occasioni, ma in quel momento il mio stato d'animo era più grigio delle nuvole che coprivano il cielo.
Non riuscivo a credere a ciò che era successo quella mattina.
La crisi di narcolessia, l'atteggiamento ambiguo della professoressa di inglese, ma soprattutto Charles... ero stata a sentirlo fin troppo a lungo, in effetti.
Non aveva detto altro che idiozie senza senso, vaneggiamenti totalmente irrazionali e svincolati dalla realtà.
Pretendeva sul serio che gli credessi?
Pensava che fosse possibile accettare così, senza alcun problema, tutte le rivelazioni (o pseudo rivelazioni) che mi aveva fatto?
Landerwond era Wonderland.
E io ero un'Aika, o come diavolo si chiamava.
Tutto credibilissimo.
Mi voltai su un fianco e mi trovai accanto, accovacciato, Cheshire.
Ripensai al giorno precedente, quando mi era parso che mi sorridesse, e a quanto la cosa mi avesse perplessa.
Cheshire...
Che non fosse...?
No, non era possibile.
Credevo davvero che potesse essere lo Stregatto di Wonderland?
Risi di me stessa.
Eppure quel mattino erano accadute diverse cose bizzarre, ma perfettamente normali se, effettivamente, quella città era Wonderland: la discutibile passione della preside per il rosso, le sculture bizzarre nel cortile della scuola, gli armadietti contrassegnati dai simboli delle carte da gioco, Haigha con della paglia tra i capelli...
Haigha?
Un'intuizione mi balenò in mente.
Aprii il cassetto del comodino e ne estrassi il mio romanzo preferito: un volume estremamente vecchio e logoro, con la copertina parzialmente strappata, che riportava assieme il testo delle due opere principali di Lewis Carroll.
Sfogliai convulsivamente le pagine fino a quella designata ed ebbi la conferma della mia supposizione:
<< Si chiama Haigha >>.
Così diceva il Re ad Alice.
Che stupida a non ricordarlo prima.
Haigha era il nome della lepre marzolina in "Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò", il secondo volume di "Alice nel paese delle meraviglie".
Nulla però mi assicurava che non fosse solo una coincidenza, per quanto bizzarra ed insolita.
Scattai in piedi e spalancai l'armadio. Estrassi tutti i vestiti, che solo il giorno precedente vi avevo sistemato con cura, e li gettai sul letto, pronta a riporli, ad uno ad uno, nella valigia.
Volevo andarmene da quella città di pazzi.
Fino ad allora era stata mia madre a decidere, in totale arbitrio, di spostarsi da un posto all'altro, alla velocità della luce: certo non avrebbe avuto nulla da ridire se, per una volta, avessi deciso io cosa fare.
Ma andare dove?
Ci avrei pensato più avanti, dopo aver percorso qualche centinaio di chilometri in auto.
<< Dipende molto dal luogo dove vuoi andare >> sentii dire a qualcuno.
Mi voltai istintivamente, ma non c'era nessuno alle mie spalle.
La stanza era perfettamente vuota, salvo...
<< Cheshire...? >>.
La mia voce era incredibilmente acuta, simile allo squittio di un topo.
Il gatto continuò ad osservarmi, serio (se un gatto effettivamente potesse esserlo).
Risi nuovamente di me stessa: cosa mi stava succedendo?
Ripresi a preparare la valigia, più che intenzionata a non trascorrere un minuto di più in quella stupida città.
Iniziai a pensare che la follia fosse contagiosa.
<< Da questa parte >>.
Mi voltai nuovamente, rapida, e mi trovai davanti Cheshire: aveva una zampa sollevata e stava indicando un punto alla sua destra.
<< Da questa parte >> ripeté. << abita un Cappellaio. E da questa parte >> indicò a sinistra. << abita una Lepre di Marzo. Visita l'uno o l'altra, sono tutt'e due matti >>.
Quindi, come se fosse la cosa più normale del mondo, sbadigliò sonoramente e tornò a sdraiarsi sul letto.
Incredibile.
Dovevo essermi addormentata.
Sì, non c'era altra spiegazione.
Colpa di quel Charles, che aveva sostituito le mie pillole con dello zucchero.
Ma qualcosa non tornava: qualcuno mi aveva detto che nei sogni non si può leggere, che è impossibile farlo.
Eppure io avevo letto il mio romanzo preferito solo pochi minuti prima...
Mi sedetti sul letto e mi coprii gli occhi con entrambe le mani, pensierosa.
Il gatto aveva detto che lì vicino viveva la lepre marzolina, e sapevo che Haigha abitava nel mio stesso palazzo.
E il Cappellaio?
Che non fosse... Charles?
Non sapevo per quale motivo, ma ero convinta che non fosse lui.
Mi passarono davanti le immagini del suo orologio, con intagliate le iniziali "W.R.", e ripensai a quella specie di mania che aveva di non fare tardi agli appuntamenti.
Ma sì, mi dissi: Charles doveva proprio essere...
<<... il Bianconiglio, esatto >> completò lui, sul ciglio della porta.
 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Koira