Serie TV > Sherlock (BBC)
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Autore: Always221B    26/07/2016    4 recensioni
-Agghiacciante. - commentai.
-Oh non essere sciocco. E' invenzione pura.
Gli passai la lettera, e lui estrasse un foglio giallognolo.
Bloccai la sua mano con la mia, trattenendolo.
-Andiamo John, non sarai mica superstizioso? -mi domandò Sherlock, sistemandosi la camicia viola.
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Quasi tutti
Note: Cross-over, Lime, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Hello sweeties, eccomi ancora qui con un nuovo capitolo!
Inutile dire che mi sono ammazzata a scriverlo, forse questo pure peggio degli altri ahahaha D:
Ho fatto la persona gentile, ho messo un po' di fluff, 'cause I need it. 
Grazie mille a tutti voi che leggete le mie storie, che le inserite tra le seguite, le ricordate e le preferite. 
Tante grazie a coloro che recensiscono in particolare, non avete idea di quanto mi aiuti per portare avanti questa storia!
Ora smetto di annoiarvi, vi lascio con Jawnlock e la Destiel, spero che questo capitolo non vi deluda! x3
Ciao ciao dolcezze :3



PS : Non preoccupatevi, anche stavolta vi lascio un'immagine in cui morire :3











                                                                        Saving people, Huntings things : the family BUSINESS






Sherlock sembrava essere stato rapito da Castiel, quasi imprigionato.
Ma quest'ultimo non pareva essere interessato allo sguardo di ghiaccio del mio migliore amico. 
-Volete continuare ancora per molto? Si sta facendo tardi. - esordì Dean Winchester, passandosi una mano fra i capelli biondi. -Angioletto? - aggiunse, spronando il suo collega.
Il mio coinquilino sorrise, sollevando l'angolo sinistro della bocca. -La mia deduzione non era sbagliata, voi state insieme. 
-Se a qualcuno ancora interessa io non sono gay.-affermò il ragazzo dagli occhi smeraldo, con un tono frustrato ma per niente convinto.
Castiel alzò gli occhi al cielo con un'espressione incredula. 
-Non hai idea di quante volte io abbia sentito questa frase, pare che John Watson sia diventato un registratore a furia di ripeterla. - rispose Sherlock, facendomi innervosire.
-Ne abbiamo già parlato, mi pare. -affermai, dopo essermi schiarito la voce. 
Sherlock mi lanciò un'occhiataccia. -Ma certo, John. -disse, freddo.
Sbuffai, facendo roteare gli occhi. 
Il mio collega non ribatté una seconda volta, ma si limitò a guardarmi. 
Mi fissava e io mi sentivo così incapace di alzare gli occhi e ricambiare lo sguardo di quel magnifico azzurro ghiacciato.
Trovai un non quantificabile coraggio per sollevare il capo e rendermi conto che quegli occhi così profondi non avevano abbandonato la loro presa su di me. 
Sarei potuto rimanere un'eternità a perdermi in quel ciano macchiato di carta da zucchero e menta.
La voce di Castiel interruppe i miei pensieri che divagavano in quel mare di sfumature che sono le iridi di Sherlock. -Ora sarai felice John. - affermò, in tono piatto.
Lo guardai confuso. -Che intendi? 
-Avvertivo una sensazione di gelosia. - disse atono. 
Alzai per l'ennesima volta gli occhi al cielo. -Noi non siamo una coppia. - affermai.
Mi sentivo in pericolo, come se il mio segreto potesse essere così visibile. 
Mi resi conto di stare trattenendo il respiro.
-Angioletto, vola basso. Non devi sempre dire ciò che pensi. -si intromise Winchester, poggiando una mano sulla spalla di Castiel. 
Alle parole del biondo sentii di poter far circolare ancora l'aria nei polmoni. 
Sospirai, sollevato. -Abbiamo qualcosa in comune. 
Dean sorrise, mentre Sherlock osservava la situazione, traendo chissà quale deduzione mentre ci guardava con un sopracciglio sollevato.
-Sì. - disse Castiel. -Nessuno dei due sembra in grado di accettare la propria sessualità.
-Per l'amor di Dio! - sbuffai.
-Dannazione Cass, smettila! Chiudi quella boccaccia da angelo. -sbottò Dean.
Sherlock ci fissava incredulo. 
-Pensavo ti piacesse la mia bocca, Dean. - affermò il sedicente angelo, serio.
Dean roteò gli occhi, e mi guardò come se si aspettasse un aiuto. 
Grazie a Dio il rumore del campanello fece cessare l'assurda situazione. 
-Questa dev'essere la vittima. - affermò il biondo.
-Vedo che vi diverte constatare l'ovvio. -affermò Sherlock, che era rimasto fin troppo in silenzio per i suoi standard. 
Sentimmo la vecchia trascinare pensantemente il suo corpo fino alla porta d'ingresso. 
Ci mise un'indecifrabile quantità di tempo, poi gracchiò - Salve signore!
-Signora. - la salutò una voce calma e tranquilla. -Abbiamo ospiti? 
-Oh sì signore. - disse, accompagnando l'uomo nel salotto con noialtri. -Le porto del tea? 
-Caffé. -rispose lui, prima di varcare la soglia della sala.
-Buonasera! - ci salutò. -Io sono il vostro cliente.
Era un uomo basso e tozzo stretto in un elegante completo grigio, che si abbinava ai suoi enormi baffoni e ai capelli tagliati corti. 
-Salve signor conte, io sono Sherlock Holmes. -affermò il mio migliore amico, iniziando con il suo gioco di deduzioni.
Mi rivolse un sorriso, come se non vedesse l'ora di spiegare perché sapeva del titolo nobiliare dell'uomo.
-Ma che diavolo? - chiese, sbalordito. 
-Arthur Brine. E' corretto? - domandò di rimando il mio amico, sempre più intenzionato a rivelargli i motivi della sua scoperta. 
-Sì signore, sapevo del suo genio ma non immaginavo... 
-Come avrebbe potuto? - domandò, con l'ovvietà dipinta sul volto. 
-Ok, basta con questa pagliacciata. Agenti Rose e Cobain. FBI. -affermò Winchester, interrompendo il mio coinquilino e mostrando il distintivo.
Castiel imitò l'amico, e mostrò il documento, ma al contrario. 
-All'FBI interessa il mio caso? -domandò Brine, stupito. 
-Se preferisce parlare con loro posso prendere il primo aereo per Londra. - si intromise Sherlock, visibilmente irritato dall'essere stato messo in disparte.
-Ma signore. - si lamentò allibito il signor Arthur - Non posso parlare con tutti contemporanemanete. 
-Se preferisce la facciamo convocare in centrale. Non avremo difficoltà ad ottenere un mandato di perquisizione. -continuò Dean. 
-Oh no.. la prego. Parlerò con lei e con l'agente Cobain. -affermò l'uomo già terrorizzato dall'opinione dei media.
-Ma si sente? Io sono Sherlock Holmes! - sbottò offeso il mio migliore amico. 
La confusione era tale che non si riusciva più a comprendere niente. 
Un cocktail di voci mischiate. 
Caos. 
Mi voltai alla mia sinistra, in cerca dello sguardo calmo e tranquilo di Castiel, ma quest'ultimo parve essersi dissolto nell'aria.
'Fanculo.' pensai 'nessuno che abbia un minimo di sanità mentale qua dentro.'
'SILENZIO' gridai, con tutta la voce che avevo in corpo. 
Tono e portamento di stampo militare. 
Cessò ogni voce, ogni rumore di sottofondo. -Ora sedetevi. -ordianai, riutilizzando i toni di quando ero ufficiale. 
Il cliente e Dean si sedettero, guardandomi confusi. -TUTTI. -sbottai ancora, nella direzione di Sherlock.
Ques'ultimo mi osservava con la bocca semiaperta, in un'espressione che avrei definito sexy.
'Ditemi che non l'ho pensato.' 
Rimaneva immobile, a fissarmi, come se avesse la malsana voglia di sfidarmi. 
-Sherlock. -grugnii. -Siediti. 
-No. -affermò. 
Lo strattonai con forza per la manica del cappotto, e lo costrinsi a sedersi. 
Sorrise.
'Fottuto Holmes.' 
-Ora resteremo tutti in silenzio, mentre lei, signor Brine, ci racconterà tutto. TUTTO. Non ho intenzione di rifare un altro viaggio per soddisfare i capricci del mio collega.-
continuai, ancora con il solito tono militare.
Sherlock, da vera prima donna, ruotò gli occhi al cielo in modo teatrale, e sbuffò rumorosamente.
-Va b..be..bene. - balbettò il conte, sconcertato dalla mia sfuriata.  - Non c'erano mai stati problemi prima d'ora. 
-Prosegua. - risposi io.
-Come ho già detto ero all'estero per lavoro e al mio ritorno la mia famiglia era scomparsa.
-E lei fin da subito ha pensato che fossero state rapite? - domandò Sherlock.
-E' tutta colpa di quella stramaledetta leggenda, vede. 
-Una leggenda? -si interessò l'agente Rose.
'Che poi Rose e Cobain non erano cantanti?' pensai. 
-La leggenda di Còra. -continuò il mio cliente, sempre sul chi vive. 
-Racconti. - affermò ancora Dean.
L'uomo gli raccontò per filo e per segno ciò che aveva scritto a me e Sherlock sulla lettera. 
-Potrei vedere questa filastrocca? - chiese il biondo, una volta concluso il racconto. 
-Tieni. -disse Holmes, togliendo il vecchio documento dalla tasca interna della sua giacca e porgendolo al ragazzo dagli occhi smeraldo.
-Ok, ditemi che nessuno l'ha letta ad alta voce. -affermò, facendo scorrere lo sguardo sulla pagina ingiallita.
Sherlock continuò a mantenere un'espressione calma e distaccata. -Non ci crederai sul serio, agente Rose. -disse, calcando il nome.
-Dimmi che non sei stato così stupido. -continuò Dean.
Sherlock parve sconcertato e spaventato da quella parola usata contro di lui. 
-Barbarossa. -sussurrò, senza rendersi conto che l'avevo sentito. 
-L'hai letta?! - inveì Winchester, avvicinandosi al mio amico con fare minaccioso.
Feci un passo avanti verso il biondo, pronto a staccargli la testa se avesse osato sollevare un muscolo in direzione del mio migliore amico. -Allontanati. - affermai.
Dean mi guardò confuso, poi si rese conto di stare per attaccare il mio amico. Si allontanò.
-Dannazione, non potete credere a queste cose. -sbuffò il mio coinquilino. 
-Oh Sherlock, te l'avevo detto. - dissi, sconcertato dalla serietà con cui Winchester affrontava l'argomento.
-Sei un uomo di scienza. - mi sgridò Sherlock, guardandomi incredulo. -Non puoi credergli. 
-Perfetto. Ora dovrò controllarvi. -continuò il biondino. 
Sherlock fece per parlare ma lo zittii con un gesto rapido della mano. -E' in pericolo? - domandai.
-Oscilliamo sempre tra la vita e la morte, non è mai stato un problema per te. - rispose il mio amico, offeso dal mio provare a zittirlo. 
-Potremmo essere tutti in pericolo. - affermò Dean. -Dov'è finito Castiel? 
Nessuno di noi rispose, un minuto prima era affianco a me, dopo era sparito nel nulla.
-Cass porta il tuo culo quaggiù. - inveì, contro il soffitto. 
-Ok John,penso che abbia davvero bisogno di aiuto. Sei un medico. - mi disse Sherlock, spingendomi verso Winchester. 
-Dean. -affermai, avvicinandomi a lui. -Va tutto bene? - domandai, poggiandogli una mano sulla spalla.
-Non toccarmi. -ringhiò. -Cass ho bisogno di te, porta subito il tuo culo piumato qua. - continuò, con lo sguardo perso nel vuoto .
Castiel comparve di fronte a noi.
Un secondo prima non c'era e ora era apparso dal nulla, indossando un ridicolo impermeabile beige e poggiando una mano sulla spalla dell'uomo più alto che io avessi
mai visto in vita mia. 
Gli occhi sgranati del mio migliore amico mi portarono a capire che quello che avevo appena visto era vero.
Quel ragazzo dagli occhi blu era apparso dal nulla affiancato da un gigante.
Il conte gridò spaventato.
Io rimasi immobile di fronte alla visione assurda e sconcertante che i miei occhi sostenevano di aver visto.
-Questo è impossibile. -affermai, sconvolto.
Sherlock si mise in piedi, con lo sguardo fisso sui due. -Una volta eliminato l'impossibile, quel che resta, per quanto improbabile, non può che essere la 
verità.
-Voi co.. cosa ...cosa siete? - domandò il cliente, terrorizzato.
-Cacciatori. -affermò Dean. 
Sherlock tremava, lo sguardo perso come durante il caso del mastino.
Si ricompose, guardandomi fisso negli occhi, come per trovare solidità, sicurezza. 
-Avevo ragione allora. - affermò, ostentando la solita sfrontatezza. 
Lo sentii avvicinarsi a me e sfiorarmi il polso.
Il suo contatto mi fece perdere ancora di più il senso dell'orientamento.
-Sì, e hai indovinato anche che non cacciamo la solita fauna. - continuò Dean. 
-Spiegati. - continuò Sherlock. 
-Salviamo le persone. Cacciamo cose. Sono gli affari di famiglia. - dissero i due Winchester all'unisono.
L'uomo alto dai capelli scuri e le basette immense si avvicinò al cliente, vedendolo spaventato a morte. -Sono Sam Winchester. Io e mio fratello le daremo una mano.
'Mantieni la calma John Watson. Hai invaso l'Afghanistan.' mi ripetei.
-Perfetto. - dissi, con un tono pronto e solido, che stupì anche me stesso. -Cosa dobbiamo fare?
-Cacciare. - mi rispose l'infinito uomo. -Abbiamo a che fare con un fantasma.
-Sammy, dov'è Charlie? - domandò Dean, rendendosi conto che mancava qualcuno all'appello. 
-Al motel, sta cercando il luogo di sepoltura di Còra Dilanhwere. - rispose Sam, sventolando i capelli mogano. 
-Perfetto. - affermò il Winchester più basso. -Ci serve sale, molto sale, perché è arrabbiato e assetato di vendetta.  E ferro. Avete qualcosa di ferro?
-Gli attizzatori nel camino, ognuno ne prenda uno. -disse Castiel, che a proposito a quanto pare era seriamente un angelo.
-Staremo tutti qui. - la voce del signor Arthur tremò. -Ho due stanze degli ospiti. 
-Perfetto. Tu controllerai loro. -disse al fratello indicando me e Sherlock. - Io e Cass ci occuperemo del cliente.
Sam sollevò un sopracciglio.
-Non abbiamo bisogno di una balia.- si intromise il mio coinquilino. 
-Diteci solamente cosa dobbiamo fare. - aggiunsi, dandogli man forte. 
-Charlie mi sta pregando. - disse Castiel, con gli occhi socchiusi. - Non trova il cimitero. 
-Usa il tuo radar angelico! - si lamentò Dean.  -Sam, va ad aiutarla. 
-Cass farebbe più in fretta. - affermò l'altro Winchester.
-Vai con Baby. - continuò il biondo, ignorando le lamentele del fratello.
-Sam ha ragione. - si insinuò Cass. 
-Charlie si sentirà più al sicuro con te, ti conosce da più tempo. - affermò, rivolto verso il gigante scuro. 
-Ma Castiel... 
-Ho bisogno di Cass qui! - sbottò Dean. 
L'angelo capì, e poggiò una mano sulla spalla di Sam, sparendo con lui. 
Winchester abbassò lo sguardo, come se fosse triste.
-Sono qui Dean. - disse Castiel con voce calma e neutra, riapparendo di fronte al cacciatore.




***************** 


"Sembrano una coppia." dissi, ridendo, mentre mi spogliavo, pronto a sdraiarmi. 
"Si potrebbe dire lo stesso di noi. " affermò, serio, Sherlock, sedendosi nel letto,affianco a me. 
"Chi è barbarossa?" gli domandai. 
Mi guardò negli occhi, un moto di spavento che navigava nell'azzurro di quegli occhi color cielo.  
Si tolse la camicia, e sbottono i pantaloni, togliendoli. 
Continuai a guardarlo, come se attendessi una risposta. 
-Buonanotte John Watson. - sospirò, sdraiandosi. 



                                                                                                                                              Due ore più tardi




Granelli di polvere svolazzano nell'aria, volano e si posano su una poltrona in pelle nera, vuota. 
Le tende abbassate, e il buio che mi avvolge, stringendomi e soffocandomi.
La scena muta, mi ritrovo in piedi, di fronte all'ospedale, scendo dal taxi.
Sono così arrabbiato, hai provato ad allontanarmi ancora, come sempre.
Il mio cellulare che squilla.
Le tue parole. Quelle maledette frasi.
Quel tono di voce, basso, che mi ha ferito più dei proiettili in Afghanistan.
Nessuno mi convincerà mai che tu mi abbia mentito. 
Nessuno. 
Allunghi la mano, come per stringere la mia, protesa a veramente troppi metri di distanza.
E poi ti butti giù, sfidando la fisica.
Mandato a fanculo quello che sto provando. 
Ignorando il fatto che continuo ad urlare il tuo nome, mentre tu stai volando. 
Mi stai frantumando.
E la gola brucia così tanto, fa così male. 





-John, svegliati.- la voce del mio migliore amico mi riportò alla realtà. 
Mi sentii scuotere con forza, fino a che non aprii gli occhi. 
Lo sentii tirarmi su, per il braccio. 
-Stavi gridando. -disse, guardando fisso i miei occhi blu. 
Lo strinsi così forte che probabilmente lo stavo soffocando. 
-Va tutto bene, John. - mi sussurrò, vicino all'orecchio, mentre sentivo i brividi inondarsi sulla pelle. 
-Non farlo mai più. - risposi, ripensando al sogno. 
Lui parve capire. -Mi dispiace. 
Ricordo come se fosse ieri il suo falso suicidio, e non faceva altro che essere il mio incubo ricorrente. 
Perché la mia mente voleva punirmi ogni giorno, voleva farmi soffrire ancora e ancora. 
-Due anni. - dissi, sentendo il dolore forte come quando aveva allungato una mano verso di me, qualche istante prima di buttarsi giù. 
-Sono qui, John. - sussurrò ancora, ricambiando la stretta del mio abbraccio. 





********************************************

-Dormi pure Dean. - disse Castiel, sedendosi al bordo del letto.  -Sei rimasto tutto il tempo a fissare il soffitto. 
-Almeno non guardavo quel sensitivo pazzo. - gli rispose il biondo, innervosito. 
-Io non ho fatto niente, era lui che non smetteva di osservarmi. - continuò piatto l'angelo. 
-Come poteva smettere di guardare questi dannati occhi? Sono così blu. - sbottò Dean, stringendo il volto di Cass tra le mani. 
Quest'ultimo non capiva se il suo cacciatore preferito lo stesse sgridando. 
Inclinò il capo di lato, a destra, con un'espressione confusa. 
-Sei geloso, Dean? - chiese, provando a trarre le sue conclusioni. 
-Geloso? Io ? Ma per favore! - gli rispose, tentando di tenere un tono di voce calmo. -Ti ripeto angioletto, vola in basso. 
-Allora non capisco perché ti comporti così. 
-Non mi comporto in nessun modo. 
-Se ti interessa io e Sherlock non abbiamo avuto uno scambio di effusioni. - disse ancora l'angelo, atono.
-Sherlock? E' questo che è? SHERLOCK. Non sapevo foste così amici. -continuò ad inveire il biondo. 
Cass si passò una mano fra i capelli color caffé, scompigliandoli ancora di più.  
-Dean. - lo chiamò, semplicemente.  
-Cosa? - chiese, ancora offeso. 
-Non mi importa niente di quell'inglese. -affermò Castiel, sperando di vedere il suo amico sorridere e non guardarlo come se volesse ucciderlo. 
-Sai quanto importa a me invece! - continuò l'altro, come preso da una crisi isterica. 
-Non ho fatto niente. - rispose l'angelo, sollevandosi dal letto.
Passeggiò nella stanza, in attesa che il ragazzo che amava si decidesse a darsi una calmata. 
Cercava di trovare una soluzione, lasciando vagare gli occhi oltremare nel vuoto.
Dean pareva non calmarsi.
Era seduto sul letto, gambe incrociate e gomiti poggiati sulle ginocchia. 
Fissava il suo angelo, come se sentisse il bisogno fisico che l'altro gli desse una spiegazione. 
Castiel si sedette nel letto, di fronte all'amico. -Puoi guardarli tu i miei occhi se ti piacciono. - disse, ingenuamente, sbattendo le ciglia per la prima volta.
Come se lui ne avesse bisogno.
Il biondo provò a rispondergli male, ma si perse in quello sguardo dolce e profondo. 
-Vaffanculo Cass. - disse, tirandolo per la cravatta, finché non si sfiorarono il naso, e i loro occhi erano così vicini che gli smeraldi e i zaffiri formavano un unico gioiello.
Le labbra dell'angelo erano screpolate e asciutte, le umettò passandoci la lingua sopra. 
Dean non esitò a catturarle tra le sue, abbandonandosi ad un bacio dolce. 
Castiel lo strinse a sé, baciandolo avidamente, sempre più bisognoso del suo cacciatore. 
Si sentiva la sua fottuta preda. 
Incastrato tra le braccia dell'uomo che amava. 
Dean accarezzò i capelli scuri dell'angelo, mettendolo sotto di sé e facendogli poggiare la testa su un morbido cuscino. 
Continuò a stringerlo e a baciare quelle labbra morbide, ormai arrossate. 
-Aspetta. - disse, staccandosi un secondo per respirare. -Io respiro Cass. - rise.
Riprese il bacio, mentre l'angelo gli stringeva i capelli chiari, e gli mordicchiava il labbro inferiore, preso da una frenesia tutt'altro che angelica.
Il biondo iniziò a spogliare abilmente il suo compagno, togliendoli i vestiti che diventavano ad ogni bacio più fastidiosi.
Non erano altro che stoffa ruvida che si incollava alla pelle e bruciava ad ogni sfregamento dei corpi. 
Le labbra del biondo si spostarono, attraversando il mento e finendo sotto il collo, fino ad inumidire il pomo d'adamo. 
L'angelo portò la desta indietro, e si lasciò baciare dal suo cacciatore.
I baci si sostarono a livello della clavicola, per poi scendere sempre più umidi fin sotto l'ombelico. 
La forza di Castiel prese il sopravvento. 
Dean si ritrovò con la schiena contro il materasso, con l'angelo che assaporava le sue labbra sempre più insistentemente. 
-Qualcosa non va Dean. - disse però, staccandosi forzatamente dal suo amico. 
Il maggiore dei Winchester provò l'estenuante bisogno di sentire ancora il peso del suo angelo sul suo corpo. -Va tutto bene, vieni qui. 
-Qualcuno è in pericolo. - affermò, sollevandosi. 
-Odio questo lavoro. - gli rispose Dean, infilandosi la maglietta e riallacciando i pantaloni.
-Qualcuno ha gridato. 






*****************************************



-Avranno sentito le tue urla e penseranno che sei in pericolo. - affermò Sherlock, rivolto verso di me, che ancora mi riprendevo dall'incubo.








Spazio note:

Eccomi quaa! Ancora vi rompo! Grazie per essere arrivati fin qua! 
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Ciao ciao unicorni :3
   
 
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