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Autore: MaCk_a    26/07/2016    3 recensioni
Inghilterra, 1869.
Frederick è un giovane medico; disinteressato alle ricchezze e alla mondanità, sogna solo di poter sposare Lisa, amica di sempre. Tuttavia, quel sogno che gli era sempre apparso realizzabile, appare irraggiungibile in seguito alla comparsa di un conte italiano.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo aver discusso con Lorenzo, Fred si diresse verso le camere di Lisa. L’argomento da affrontare era delicato, ma tacere era impossibile e furono pochi i giri di parole che il medico utilizzò per comunicare all’amica che aveva notato le macchie sul lenzuolo.

«In questi casi, il parto viene di solito anticipato e le conseguenze… potrebbero essere particolarmente critiche.»

«La mia creatura sopravvivrà?» domandò semplicemente lei, senza guardare l’interlocutore che si mostrò scettico a riguardo. «Fred, tu dovrai badare a Steve; Lorenzo non ne è in grado.»

La contessa era tranquilla, pacata. «Voglio che tu vegli su di lui come un angelo custode; e se, da adulto, mio figlio non amerà Lucilla, tu devi fare in modo che non la sposi. Steve merita un Amore Vero.»

Fred tacque, mesto, e allungò la mano per stringere quella magra e debole di Lisa.

«Ho già detto a Lorenzo che voglio esser seppellita in giardino, in una buca molto profonda. Senza lapidi, né altro. Senza nulla.»

In situazioni del genere, sarebbe possibile pronunciare frasi di circostanza, nominare la speranza, le preghiere e i miracoli; tuttavia Fred sentiva la necessità di non mentire e di esser sincero, una volta per tutte. Dunque domandò a Lisa se avesse piacere nell’udire una confessione.

La contessa seppe finalmente di esser stata sempre amata, seppur in silenzio, di un amore puro e costante. Fred avrebbe voluto sposarla, ma aveva visto in Lorenzo un partito migliore per la ragazza e si era deciso a cedergliela, come anche il padre di Lisa aveva sperato. La donna ascoltò con attenzione e pianse di gioia, e quando Fred esclamò di sentirsi in un certo senso colpevole, ella rispose che evidentemente era così che doveva andare, che era inutile chiedersi cosa sarebbe accaduto, perché i “se” servono a ben poco. «Io sono felice comunque, Fred. Mi fa piacere sapere che mi ami, e mi fa piacere saperlo ora. Se tu avessi parlato prima, mi avresti tentata: avrei potuto tradire Lorenzo, e non mi sarei mai perdonata una cosa del genere.»

Quella sera non fu possibile dirsi altro: la contessa avvertì presto dei forti dolori al ventre, i medici che Lorenzo aveva mandato a chiamare giunsero il prima possibile e, assieme a Fred, si barricarono nella camera della donna, mentre il conte pregava, in ginocchio, nel corridoio. Gli fu detto che bisognava tentare di far nascere il bambino, che non c’era scelta; Lorenzo non ebbe neanche il tempo di salutare sua moglie, che sapeva non avrebbe mai più rivisto.

 

Il mattino seguente, Steve aprì gli occhi e si rese conto che era molto tardi; strano, perché suo padre non amava che lo si lasciasse dormire troppo, e mandava sempre qualcuno a svegliarlo. Ora nella sua stanza non c’era nessuno, ma sentiva il rumore di passi e un sommesso chiacchierio provenire dal corridoio; inoltre, affacciandosi dalla finestra, notò la presenza di un gruppetto di persone, abbigliate in nero, in giardino.

Il bimbo si vestì in fretta e lasciò la propria stanza, deciso a scoprire cosa stesse accadendo. Il castello era pieno di gente, che lo spiava con tenerezza senza aver tuttavia modo di avvicinarlo, dato che Steve correva alla ricerca di Fred, l’unico che, secondo lui, poteva aver voglia di spiegargli cosa stesse accadendo.

Fred, che invidiava il conte per esser libero di esternare il proprio dolore – cosa che comunque Lorenzo non faceva - , aveva molto da fare, date le circostanze; con una fermezza che agli altri membri della servitù parve quasi mancanza di cuore, egli diede disposizioni per l’accoglienza dei visitatori e la salvaguardia dell’ordine, e aveva anche dato ordine che qualcuno andasse ad intrattenere Steve, ma il bimbo era stato più veloce ed era già in giro per il castello, e fu nel corridoio più vicino alle stanze della contessa che Fred scorse, tra la folla, il piccolo Ranieri.

Steve, abituato ad esser trattato con certi riguardi da tutti e con particolare affetto da Fred, fu stupito dal modo in cui egli lo trascinò lontano da quel posto e, quando furono giunti nuovamente nella camera del giovanissimo conte, questi assunse un’aria piuttosto offesa.

Frederick Martin, nel corso della sua esistenza, era riuscito a rendersi utile in svariati modi, aiutando la maggior parte della gente che aveva avuto a che fare con lui; con le parole, però, non era mai stato bravo. Anzi.

Steve fu messo a sedere sulle ginocchia dell’uomo, che lo abbracciò e gli rivelò, senza troppi preamboli, che era successo qualcosa di molto brutto: la madre si era sentita male, avevano cercato di far nascere “il fratellino”, ma tutto era stato inutile. «Steve, tua madre è tornata in quel posto dove, prima o poi, tutti ci incontreremo ancora; il suo corpo è ancora in questo castello, e se vuoi puoi andare a salutarlo, tuttavia ti sconsiglio di farlo: ricorda la tua mamma per come era, allegra e sorridente, prima della gravidanza. È meglio così.»

Lorenzo non seppe che suo figlio era stato delle ore chiuso in camera con Fred, a piangere contro il suo petto, e fu una fortuna: non avrebbe approvato. Il conte Ranieri, che di disperarsi avrebbe avuto più di un buon motivo, imprigionava in sé il proprio dolore e si mostrava serio, freddo ma educato con chiunque gli si avvicinasse. Il corpo della moglie lo guardava solo di sfuggita, perché preferiva conservare di lei un’altra immagine; con grande sgomento dei più, il conte fece sapere che la cerimonia funebre sarebbe stata privata ed espresse il desiderio di non vedere alcuno: nella chiesetta di Valgre furono dunque presenti solo il vescovo, che celebrò di persona il rito, il conte, Steve, e la maggior parte del personale del castello, compreso Fred. Fu detto che il corpo sarebbe stato sepolto nel cimitero di una città vicina, più grande e maestoso: in realtà, la contessa fu sepolta nel giardino del castello, in una buca estremamente profonda e in una bara d’ebano, fatta realizzare in una sola giornata da un falegname del posto. In quel punto, fu piantato un albero.

Lorenzo e Stephen avevano vissuto, fino ad allora, come due estranei accumunati da un parente in comune; la morte di Lisa mise il conte dinnanzi all’evidenza che, tra lui e suo figlio, non ci fosse più nulla. Non sapendo come rimediare, decise semplicemente di spedire il bimbo in collegio e di lasciarcelo fino ai suoi vent’anni. L’idea di licenziare Fred non lo sfiorò neanche, come del resto il medico non considerò affatto la possibilità di tornare in patria: il castello aveva bisogno di un dirigente, per così dire, e Fred era l’unico in grado di gestirlo; Lorenzo lo sapeva, e Fred sapeva di poter essere ancora utile in quel luogo.

Paradossalmente, Lorenzo e Fred si ritrovarono legati anche dopo la morte di Lisa, e fu chiaro a entrambi che, ormai, non si sarebbero separati più.

 

 

Prima di lasciar partire Steve, Fred si recò da lui.

«Questi anni voleranno, Steve. E poi, tornerai per le vacanze; vedrai posti nuovi, e avrai degli amici.»

Steve non rispose; dalla morte della madre, sembrava essersi spento. Solo quando l’uomo espresse il desiderio di volergli fare un dono, il bimbo parve ridestarsi un po’.

Fred gli porse una collana molto semplice, ma dal ciondolo particolare: era un rombo che pareva di pietra, con inciso il nome Stephen.

«Ti avrei regalato qualcosa di meglio, ma purtroppo non ne ho i mezzi, al momento. Questa collana mi è stata lasciata da mio padre, tempo fa. Lui aveva il tuo stesso nome, lo sai? Io non mi sono mai separato da questa catenina, ma ora la cedo volentieri a te. Indossala sempre, e sarà come avermi vicino.»

Il piccolo vide l’altro avvicinarsi e allacciargli al collo il semplice gioiello. Sembrava emozionato.

«Ma Fred, è un regalo di tuo padre…»

«Ora è tuo, Steve.»

 

  
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