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Autore: NeroNoctis    27/07/2016    2 recensioni
Jane, conosciuta anche come Principessa Cinerea, è una strega americana vissuta nel 1500. Quando qualcuno la tradisce, consegnandola alle autorità, viene messa a morte, promettendo comunque di ritornare e vendicarsi di coloro che l'hanno tradita e uccisa.
Passano i secoli, ma il piano di rinascita di Jane non ha mai luogo, almeno fin quando il suo diario non viene mai ritrovato.
Ambientato tra presente e passato, The Diary of Jane narrerà le vicende di diversi protagonisti che si troveranno a far fronte ad una minaccia comune, aiutati da un misterioso ragazzo che sembra conoscere bene quella minaccia oscura che sta per abbattersi sul mondo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il sole carezzava delicatamente il viso di Eliza, che mostrava il più bel sorriso che David avesse mai visto. La bimba era seduta sull'altalena, mentre il padre la spingeva ad intervalli regolari, accompagnato da quelle risate che riscaldavano il suo cuore. Era davvero così bello passare il tempo libero con la sua famiglia, con Kristine e sua madre che iniziavano a parlare praticamente di tutto, con Eliza che si incuriosiva per le piccole cose e passava il tempo a giocare con David, che si sentiva l'uomo più fortunato del mondo.
Una famiglia perfetta: moglie che lo amava come non mai, la figlia maggiore che, nonostante ormai si fosse fatta abbastanza grande da avere i classici problemi adolescenziali, aveva mantenuto lo stesso rapporto puro con David ed infine Eliza, che non faceva altro che ripetere il nome del papà.
Quel nucleo familiare era solito fare pic-nic o uscite varie, non si curavano troppo di invitare amici, quei quattro si bastavano tra loro. Ed era così bello, quell'amore incondizionato era perfetto.
Ma le cose perfette non esistono.
Era sera, le grandi di casa erano uscite e rimanevano soltanto David e la piccola Eliza. Dei violenti colpi alla porta scosseroi due, fin quando non entrò un uomo che sparò due colpi a David, che cadde a terra dolorante. Sentì il calore e il dolore prendere il sopravvento su di lui, ma era ancora cosciente, non era finita. Alzò lo sguardo, osservando il volto di quell'aggressore: George Castle, il capo dell'organizzazione indagata da David il quale era davvero vicino a smascherarli e farli finire tutti dietro le sbarre. Il detective aveva ricevuto diverse minacce, ma nel suo mestiere era una cosa naturale, ma stavolta quelle minacce erano reali.
George sorrise al sanguinante detective, mentre Eliza corse al piano di sotto, allarmata da quei rumori. Non appena l'aggressore vide la piccola, le sparò un colpo in piena fronte, facendola cadere rovinosamente a terra priva di vita. David cacciò un urlo disumano, facendo divertire ancor di più George, che si avvicinò al corpo esanime di Eliza con un coltello e...


«David? David?» 
L'uomo si destò da quei pensieri, ritrovandosi in auto. Guardò alla sua sinistra, osservando l'uomo che guidava: capelli lunghi e biondi, pizzetto dello stesso colore e occhi verdi. Il suo migliore amico, il poliziotto con cui aveva condiviso ogni cosa: Scott.
Nei sedili posteriori era presente William, che da qualche secondo aveva assunto un'espressione diversa da quella normale. David parve notare quel cambiamento, così chiese se fosse tutto a posto.
«George si sta muovendo, ed è diretto proprio qui.» disse, indicando un punto sulla mappa del navigatore. Non appena il detective vide il punto indicato, il suo viso perse colore, mentre veniva inondato da brividi di freddo. Non poteva essere, non di nuovo. Quella era la casa dove vivevano sua figlia e sua moglie. Scott fece subito inversione, accelerando verso quella destinazione, mentre David afferrò la pistola, stringendola nervosamente tra le mani.


Noah stava correndo ormai da almeno quindici minuti. Il fiato ormai era al limite e i polmoni bruciavano, così come le sua gambe. Si odiò per il fatto di non fare mai attività fisica, certo, aveva provato ad iniziare, ma la sua vita sedentaria aveva sempre vinto. Possedeva diversi accessori da fitness, ma li aveva usati solo una volta... beh, stavolta si sarebbe adattato, avrebbe vinto comunque lui.
Durante l'attesa in ospedale stava chiaccherando come di consueto con Kristine, quella misteriosa e distaccata fiamma che l'accompagnava ormai da diverso tempo. Era certo di non avere speranze con lei, ma il solo sentirla lo faceva star bene. Sapeva bene che sarebbe andato tutto male, ma l'essere umano ama farsi del male dopotutto. Improvvisamente ricevette una sua chiamata, la ragazza affermava che qualcuno stava forzando la serratura e spiegò a grandi linee cos'era successo poco tempo prima in quella stessa casa.
Noah si vide costretto così a correre verso di lei, ma in verità stava solo correndo verso una cotta o ad un pericolo ben maggiore? Dentro di sé sapeva benissimo la risposta, ma non gli importava. Sapeva di aver lasciato Sarah in ottime mani e sapeva che lui doveva cavarsela da solo... sperava di cavarsela da solo.
Arrivò di fronte l'abitazione della ragazza, notando la porta socchiusa ed evidenti segni di scassinamento. Prese un profondo respiro ed aprì lentamente quella porta, mentre il suo cuore martellava nel petto, sia per lo sforzo che per la paura. Dentro le luci erano completamente accese e, cosa peggiore, un uomo stava puntando una pistola verso Kristine, che era immobile e tremante.
Quella minacciosa figura era vestita con una giacca di pelle marrone e dei jeans ormai logori, i suoi capelli erano rasati e aveva una leggera barba incolta, mentre sulla guancia aveva una strana cicatrice, ricavata probabilmente da una collutazione con qualche rivale. Aveva un portamento fiero, quella postura di chi ha il potere concentrato nelle sue mani.
Una postura di chi non ha paura di togliere la vita altrui.
L'uomo si voltò, osservando con il suo sguardo gelido Noah che senza pensarci due volte, corse verso la ragazza, ma non appena le arrivò di fronte, l'uomo sparò, perforando il torace di Noah. 
Il ragazzo guardò verso il basso, osservando la macchia rossa che si andava via via allargando, mentre il suo campo visivo iniziava a diventare più scuro. Alzò lo sguardo verso la ragazza, osservando i suoi occhi castani, i ricci capelli dello stesso colore e le sue labbra martoriate dai denti, reazione dovuta probabilmente alla paura di quella situazione.
Noah passò la sua mano sul viso di Kristine, sporcandole la guancia di sangue, successivamente cadde al suolo. 
«Che ragazzo stupido» disse George, divertito. Puntò nuovamente la pistola davanti a sé, verso la ragazza che chiuse gli occhi, in attesa della punizione finale. Un attimo di silenzio e poi... uno sparo. George premette il grilletto, con un ghigno soddisfatto sul viso, che svanì quando il proiettile impattò contro una sorta di muro invisibile di fronte la ragazza, che battè ripetutamente gli occhi, confusa.
Prima che il killer potesse reagire a quella stranezza, dentro la stanza entrarono David, Scott e William, che teneva il palmo alzato verso Kristine, avvolgendola con una barriera di protezione cristallina, la stessa che le aveva salvato la vita. David sospirò quando vide Kristine illesa, ma non poté dire lo stesso di quel ragazzo ai suoi piedi. 
Puntò l'arma verso George, sparandogli due colpi e ricordando quella notte in cui lui aveva fatto lo stesso. Dentro lui sentì una strana sensazione, l'adrenalina si stava impossessando di lui e stava già assaporando il sapore della vendetta, della giustizia. L'uomo cadde a terra, immerso nel suo stesso sangue, mentre la sua pistola cadde ai piedi di William, che l'afferrò d'istinto, nonostante nessuno avesse notato quel suo gesto.
«Cosa diavolo stai facendo? SPARAGLI!» urlò George, guardando Scott per poi sputare sangue. Il biondo poliziotto ebbe un attimo d'esitazione, poi afferrò la pistola e la puntò verso David, ma prima che potesse far fuoco, William rispose a quella minaccia colpendo l'amico di David alla gamba.
«Cosa significa?» chiese David, visibilmente confuso da quella situazione.
«Ma come? E' stato il tuo amico Scott a fornirmi i tuoi indirizzi. E' stato il tuo amico a dirmi che eri solo in casa con tua figlia quella notte. E' stato lui ad avvertirmi che stavate venendo a prendermi. E' sempre stato dalla mia parte... il mio fratellino.»
David barcollò, come se avesse ricevuto diversi colpi. Non poteva essere vero, Scott non aveva mai avuto fratelli, non poteva averlo tradito... non...
Altri due spari.
Stavolta Will centrò in piena testa George, mentre Scott si tolse la vita, lasciando il gruppo lì, interdetto. David cadde al suolo, portando le mani sulla testa, mentre Kristine guardò William con aria di supplica, indicandogli Noah sul pavimento. Il ragazzo corse da lui, portandogli la mano sulla ferita e sussurrando qualcosa, fin quando questa non si richiuse e il ragazzo aprì lentamente gli occhi, mentre Will, esausto ma soddisfatto, cadde a terra dopo l'immenso sforzo. 
«Kris... Kristine...» sussurrò il ragazzo, ma lei gli fece cenno di non parlare, mentre David si avvicinò finalmente alla figlia.


L'incappucciato si faceva strada in un groviglio di alberi e cespugli, mentre ripensava a diverse cose della sua vita. La testa gli scoppiava, e sentiva ancora i muscoli doloranti dovuti al suo periodo di reclusione come statua. Dahlia gli aveva salvato la vita, doveva tutto a quello strega, che era per lui praticamente una madre. Però a volte vedeva determinati frammenti di qualcosa che non sapeva distinguere bene, come quando vide Mikael. Sapeva di doverlo uccidere, ma sapeva anche che una parte di lui non voleva, non sapendo spiegare minimamente il perchè. 
Arrivò di fronte ad un cerchio magico che aveva perso ormai il suo potere, mentre Black Dahlia osservava compiaciuta quei resti, per poi voltarsi verso il suo cavaliere.
«Hai fatto presto, Erik.» sussurrò lei, mentre il ragazzo si toglieva il cappuccio e mostrava il volto di quel ragazzo che aveva accompagnato da sempre Mikael durante i suoi viaggi. 
«Si, mia signora. Purtroppo quello che temevi è vero.» rispose lui, con voce sottomessa e fedele.
La Strega Nera si portò una mano sotto al mento, sapendo a cosa si riferisse il suo cavaliere.
«L'Immortalis Venator è Mikael Ragnarsson, conosciuto come Angel.» continuò Erik, con capo chino.
«Non posso osare tanto, non ancora almeno.» rispose la Strega «Occupatene tu, Erik. Sei un Cavaliere della Strega, hai il potere di ucciderlo.»
Erik annuì. «Così sia.»


 

Note dell'autore
 
 
Errata corrige: Nel capitolo dedicato ad Angel, l'ho indicato come Mikael Larsson, figlio di Ragnar Larsson. Diciamo che mi sono sbagliato alla grande, dato che essendo figlio di Ragnar, il suffisso -son si applica al nome del padre appunto. Quindi Mikael Ragnarsson e non Larsson. 
Vorrà dire che un eventuale figlio di Mikael lo chiamerò Klaus, così da avere un Klaus Mikaelson. 
Riferimenti, riferimenti everywhere!
Mi dispiace non essermi accorto prima dell'errore, chiedo umilmente venia.
Marco/NeroNoctis
   
 
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