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Autore: Cricrip    27/07/2016    0 recensioni
Zosan AU
L'Alleanza di Cappello di paglia è nei guai: Rufy è scomparso. Per prepararsi all'imminente attacco di Barbanera, Law (sostituto di Rufy) decide di allearsi con Water Seven. Per sancire tale alleanza però, Water Seven pretende un matrimonio: Roronoa Zoro dovrà sposare Califa della Galley-La. Le nozze sono fissate, ma non tutti ne sono entusiasti: Zoro infatti, all'insaputa di tutti, aveva una relazione segreta con un certo membro della ciurma... e ora Sanji è costretto a guardarlo andare all'altare senza poterlo fermare.
Dal testo:
"Il cuoco non sapeva staccare i suoi occhi da Zoro. Perché quelli erano gli ultimi istanti in cui poteva farlo liberamente: finita la cerimonia, lo spadaccino sarebbe stato della donna che stava per prendere in moglie. Che persona era? Come poteva Sanji definirsi un uomo? Lui che se ne stava lì buono, buono, applaudendo perfino, mentre cercava di ignorare quella sensazione di vuoto e mancanza che si sentiva crescere dentro, non volendo altro che sprofondare?
Che genere di persona poteva mai essere, Sanji, che trovava strategicamente accettabile che l’uomo che amava se ne andasse per sempre da lui?"
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kalifa, Roronoa Zoro, Sanji, Trafalgar Law | Coppie: Sanji/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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3.INTIMITA’ ESTRANEA
Zoro era steso sul suo letto matrimoniale, incapace di dormire.
La sua nuova moglie – solo questa parola bastava a dargli il voltastomaco – dormiva al suo fianco, nuda sotto le coperte.
Lo spadaccino si tirò su a sedere, non sopportando più quella vicinanza, quell’intimità forzata che non aveva né chiesto né voluto.
Si alzò, infilandosi i pantaloni, per poi camminare verso la finestra, in cerca di aria.
Era quasi l’alba, ormai. Non aveva chiuso occhio per tutta la notte, sebbene fosse stata una giornata estenuante, passata a dover far stare in piedi quella farsa che era il suo matrimonio.
Lo sguardo di Trafalgar lo aveva seguito per tutto il tempo, come se fosse certo che Zoro  avrebbe fatto qualche sciocchezza, mandando all’aria tutto. Che cosa credeva? Che fosse una qualche sottospecie di donnicciola? Lui era uno spadaccino, un guerriero: aveva dato la sua parola, e non si sarebbe tirato indietro. No, sarebbe andato fino in fondo, per quanto ridicolmente assurda fosse la situazione.
Era stata dura per lui portare a termine i suoi doveri coniugali quella notte: non ne aveva ricavato alcun piacere, solo un profondo disprezzo per sé stesso.
Non che Califa fosse brutta o altro. Si era dimostrata favorevole a quel matrimonio di convenienza, e nei suoi confronti era stata disponibile e affabile, pronta a fare il suo dovere per la sua fazione.
Eppure quella donna non gli piaceva.
C’era qualcosa in lei che non lo convinceva del tutto, qualcosa da cui il suo istinto lo metteva in guardia. Era una sensazione precisa, la stessa che senti in battaglia, nel mezzo del combattimento, quando avverti la presenza di un pericolo, di una minaccia imminente: di quando percepisci, senza ombra di dubbio, che il nemico è proprio lì alle tue spalle, in procinto di colpire.
Malgrado però quella chiara sensazione che lo avvisava di stare lontano da quella donna, Zoro era ben consapevole che questa sua avversione poteva non essere dovuta da un pericolo proveniente da lei... ma ad altre cause che dipendevano unicamente dallo spadaccino. E ciò era frustrante.
C’erano infatti almeno due motivazioni che si mettevano in mezzo, minacciando di offuscare il suo giudizio e fuorviarlo: la prima era certamente quel ridicolo matrimonio che gli era stato imposto e che era l’ultima cosa che avrebbe desiderato; e la seconda… la seconda era quello stupido cuoco.
L’aveva visto, prima del matrimonio. I loro sguardi si erano incrociati per un breve attimo. Era seduto su una delle panche centrali, vicino a Robin: il solito sopracciglio a ricciolo, lo stesso ciuffo di capelli che gli copriva metà del viso…
Viso sul quale era dipinta un’espressione imperscrutabile.
Che cosa gli frullava in testa sotto quella zazzera bionda? Che fosse toccato dalla cosa o assolutamente indifferente era impossibile da stabilire. Zoro sperava che almeno fosse soddisfatto del risultato.
Dopo la cerimonia non l’aveva più visto, circondato com’era da persone sconosciute che ci tenevano tanto a fargli le congratulazioni.
Congratulazioni di cosa? Di aver venduto la sua libertà? Di essersi legato a una donna la cui sola presenza gli faceva ribrezzo?
Ricordava ancora quando Trafalgar gliel’aveva detto. L’aveva convocato d’urgenza, e già quello aveva instillato nello spadaccino il sospetto che ciò che lo aspettava non era nulla di buono.
Aveva avuto ragione.
 
-Puoi scordatelo, Trafalgar!- gli urlò dietro Zoro furibondo, appena capì cosa il chirurgo voleva che lui facesse.
-Zoro-ya, non è il caso di arrabbiarsi.- replicò l’altro senza scomporsi, seduto sulla sua poltrona.- Discutiamone da persone civili.
-Fottiti!
Trafalgar sospirò.
-Barbanera è una minaccia concreta. Dopo che ha sconfitto Kaido, l’unica nostra speranza era ritrovare Shanks, ma ora che i nostri sono dispersi…
-Rufy tornerà…- liquidò la faccenda Zoro, con fede certa.
-Mugiwara-ya non è qui adesso.- replicò però il chirurgo, implacabile- E questa è la situazione. Abbiamo bisogno delle loro armi, della loro tecnologia avanzata per poter sopravvivere fino a quando il tuo capitano non tornerà. Ci serve tempo, e Water Seven può darcelo. Siamo deboli.
Ace.
Zoro tacque appena quel nome tornò a riaffacciarsi alla sua mente.
Ace era morto, già. E Rufy, disperso da qualche parte, ancora non lo sapeva. Per quanto allo spadaccino non piacesse, Trafalgar diceva la verità: loro erano deboli. Troppo deboli.
-Capisco il bisogno di questo accordo con loro.- disse infine Zoro, più accondiscendente- ma perché mai dovrebbe esserci bisogno di un matrimonio?
Pronunciò quell’ultima parola riempiendola di tutto il disprezzo che sentiva in quel momento.
-Water Seven è una fazione tradizionalista. Crede in antichi e solidi principi. Vogliono essere certi che rispettiamo le loro credenze e che non verremo meno alla loro parola. Un matrimonio dà loro questa garanzia.
-Perché proprio io?
-Sei famoso. Rinomato, temuto. Conosciuto per essere ligio al dovere, un protettore della tua fazione, un combattente con pochi eguali. Senza contare che sei uno dei più alti in grado dell’Alleanza dei Mugiwara.
-E che mi dici di te allora?
-Sfortunatamente non sono un’opzione. La mia reputazione non è esattamente immacolata, senza contare che Eustass-ya se ne avrebbe a male se improvvisamente mi sposassi…
Eustass “Captain” Kidd era il capo di un’altra fazione, un’alleanza che aveva formato insieme a Hawkins e uno strano tizio dalle lunghe e improbabili braccia. Un tempo loro accanito rivale, la situazione era cambiata quando Trafalgar e il rosso avevano cominciato ad andare a letto insieme: ora tra le loro due fazioni c’era, se non proprio una pace, una sorta di accordo implicito di non aggressione. Ma era chiaro che se Trafalgar avesse preso moglie, Eustass non se ne sarebbe stato buono.
-Comunque- continuò il chirurgo, con uno strano sorrisetto- se non vuoi farlo tu, ci sarebbe anche Sanji-ya da considerare…
-No.- Zoro lo disse senza esitare. Il solo pensiero gli aveva fatto salire un brivido lungo la schiena, e una sensazione di gelo.
-Bene- disse Trafalgar soddisfatto- anche perché non sarebbe stato possibile: la sua fama di donnaiolo lo precede: Water Seven non lo avrebbe mai accettato.
Lo spadaccino gli rivolse un’occhiata feroce, che durante le battaglie faceva scappare file e file di nemici. Ma il chirurgo non si lasciò impressionare, continuando a fissarlo con tranquillità.
-Io non…- cominciò Zoro, aggressivo, ma Trafalgar lo interrompe.
-C’è bisogno che ti ricordi della promessa che tutti noi abbiamo fatto a Mugiwara-ya?
Certo che la ricordava.
Avevano, tutti loro, promesso al capitano che si sarebbero occupati di tutto fino a quando non fosse tornato… che avrebbero tenuto tutti al sicuro…
Abbassò lo sguardo, stringendo i pugni.
 
Quella promessa.
L’unico motivo per cui aveva acconsentito a quella pagliacciata.
Se avesse pensato davvero che sarebbe durata per sempre…
Ma Rufy sarebbe tornato vittorioso, assieme agli altri, per cui era solo una questione di tempo e poi quell’incubo sarebbe finito.
Politica!  Pensò disgustato.
Lui odiava la politica. Era un uomo fatto per il campo di battaglia, per abbattere il nemico davanti a lui, e, una volta sconfitto quello, passare al successivo. Non per strategie, tattiche e accordi sotto banco.
C’era il cuoco per quello.
Cuoco…
Istintivamente, si toccò il dorso della mano. Là dove ancora sentiva l’eco della pelle del biondo sulla sua, nel punto in cui le loro dita si erano sfiorate quasi impercettibilmente.
Che cosa stupida da fare: fingere di voler andare improvvisamente al bar a bersi qualcosa solo per avere una scusa per potergli passare a fianco…
La sua mano poi si era mossa da sola, verso quella dell’altro, fino a toccarla… non è che l’avesse fatto apposta.
Nonostante quello che aveva dovuto fare durante quella prima notte di nozze, non aveva permesso alla donna che era diventata sua moglie, anche solo di sfiorarla quella mano. Per quale ragione? Non lo sapeva nemmeno lui… solo non aveva voluto che Califa cancellasse l’eco di quel tocco leggero che ancora sentiva vibrare sulla sua pelle.
Scosse la testa.
Sì, era stato un idiota. Con buona probabilità quel damerino non se n’era nemmeno accorto…
Meglio così. Si disse.
Non aveva certo dimenticato perché si era rifiutato di parlargli per quei due mesi precedenti…
 
Di fronte alle ferree e inoppugnabili argomentazioni di Trafalgar, Zoro si era ritrovato a capitolare.
Non che avesse reso la cosa facile a quel chirurgo tatuato… ma il risultato era quello. Abbassò la testa, rilassando i pugni che si sarebbero voluti scagliare su Trafalgar fin dall’inizio della conversazione.
Aveva preso la sua decisione, ma non poteva ancora dirlo a Trafalgar.
Se doveva fare quella “cosa” allora prima…
-Lascia almeno che…- cominciò, incerto su come proseguire- Dovrei prima dirlo a…
-Sanji-ya sa già tutto.- lo anticipò Trafalgar, sorprendendolo.
Zoro lo guardò con gli occhi sgranati.
-Cosa?
-E’ stata una sua idea.
 
Quel ricordo gli fece ribollire la rabbia.
Non gli importava che fosse la scelta più logica.
Non gli importava che fosse la soluzione più sensata, che avrebbe risolto tutto.
Il cuoco lo aveva trattato come un semplice strumento, un ingranaggio posto nel punto giusto per dare vita ad un’altra delle sue strategie perfette.
Complimenti a lui.
E non si era nemmeno sprecato a dirglielo prima.
Digrignò i denti.
Stava per allontanarsi dalla finestra, quando qualcosa lo interruppe.
D’improvviso, sentì un calore avvolgerlo da dietro, mentre una mano fine e delicata gli sfiorava il braccio, distogliendolo dai quei pensieri.
-Ti sei svegliato?- gli chiese la donna che era sua moglie. Califa l’aveva raggiunto, avvolta solo nel loro lenzuolo.
Doveva essersi alzata senza che lui se ne accorgesse, troppo distratto com’era da quei ricordi molesti.
-Sì.- le rispose, brusco.
-Tranquillo, so che è una cosa nuova.- la donna gli sorrise accondiscendente, prendendo ad accarezzargli l’avanbraccio con le dita- Staremo bene insieme, una volta che ci saremo abituati l’uno all’altra.
Zoro non rispose.
Califa si allungò verso di lui per un breve bacio sulla guancia, al quale lui dovette farsi forza per non scostarsi.
Poi si allontanò da lui, e lo spadaccino non poté che esserne felice.
-Vado a farmi una doccia.- continuò la donna- Stamattina ci aspetta il primo briefing come coppia, e dobbiamo fare una buona impressione.
Mentre però raggiungeva il bagno, Zoro vide la donna fermarsi tutt’a un tratto davanti alle sue tre katane, appoggiate con cura ai piedi del letto e pronte per essere afferrate in ogni momento.
-Ho sentito parlare di queste- disse, chinandosi verso di loro- Sono famose quasi quanto l’uomo che le impugna. Ho sempre desiderato vederle da vicino…
Califa allungò la mano, ma prima che potesse toccarle, lo spadaccino era già accanto a lei: si era spostato in meno di un battito di ciglia, e adesso teneva con presa salda il polso della donna. Non così forte da farle male, ma abbastanza per impedirle di avvicinare ancora la mano.
-Nessuno tocca le mie spade.- la sua stessa voce era una lama affilata.
L’avvertimento era chiaro, e la donna sembrò coglierlo: fece per ritirare la mano, e Zoro la lasciò andare.
-Scusa. E’ chiaro che per certe cose ci vuole tempo…
-Sono d’accordo.- concordò Zoro, senza che il suo tono si facesse meno inflessibile.
Mi ci vorrà del tempo per liberarmi di te.
Lo spadaccino la vide andare verso il bagno. Poco dopo che la porta si era richiusa alle sue spalle, sentì partire lo scroscio d’acqua della doccia.
Più rilassato, Zoro tornò a guardare verso l’alba fuori dalla finestra.
Si ripeté tra sé quelle stesse parole che aveva detto a Trafalgar, quando aveva infine acconsentito al matrimonio.
Finché Rufy non torna.
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Ciao a tutti! Questo terzo capitolo è stata una sofferenza... ad un certo punto non solo mi si è cancellato sulla chiavetta, ma poi io ho anche avuto la brillante idea di sostituire la copia di sicurezza che avevo messo sul computer con un file vuoto: che dire, geniale. Lasciando stare il dramma interiore che ne è seguito, sono riuscita a riscriverlo più o meno come il precedente (anche se sto ancora pregando per non aver dimenticato nulla).Comunque spero che il mio Zoro vi sia piaciuto:) ringrazio tutti quelli che stanno seguendo la storia e in particolare Bluly (davvero, adoro le tue recensioni!). Prossimo capitolo ancora dal punto di vista di Zoro!
Alla prossima, ciaociao!
   
 
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