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Autore: Tinucha    27/07/2016    3 recensioni
Leon Vargas e Violetta Castillo, due ragazzi uniti da un passato burrascoso, entrambi orfani di genitori a causa di un incidente mortale. E se quel giorno avessero perso la vita sia German e Maria, i genitori di lei che Lucia e Fernando? Se Violetta e Leon si rincontrassero, cosa accadrebbe?
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leon, Un po' tutti, Violetta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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POV ANDRES
<< Rilassati, non è difficile. >> << È impossibile infatti! >> commenta la biondina, assaporando un goccio di liquore e tappandosi contemporaneamente il naso. Il liquido amarognolo e bruciante sembra scorrere giù nella sua gola, la vedo spalancare gli occhi e sventolare una mano davanti alla sua bocca che si apre roboticamente. << Acqua, acqua, acqua! >> ridacchio porgendole una bottiglia e vedendola ingurgitare in un attimo fuggente. << Ti odio >> sibila guardandomi malamente, deglutendo ancora quella sostanza e facendomi ridere sguaiato. << Per un po' di alcool? Sicura di avere qualche grado di parentela con Leon? >> la mia risata si arresta quando la vedo gattonare sul divano, fino a raggiungere le mie gambe e sistemarcisi sopra. << Io ho qualcosa che Leon non ha. >> deglutisco << A-Ah sì? E-e c-c-cosa? >> << Qualcosa che tu vuoi, Andres. >> sussurra provocante << E cosa voglio io? >> << Tu vuoi me. >> sorride, rialzandosi e sistemandosi i lembi della maglietta. << Vado a dormire, buonanotte. >> le sue labbra cambiano traiettoria allontanandosi dalla guancia fino a posarsi nell'angolo delle labbra. E voltandosi maliziosa, va' a dormire.





POV LUDMILLA
Inclino il capo all'indietro, gettando giù per le tonsille chissà quale cocktail, ho bisogno di coraggio, sfacciataggine, malizia. Avverto una figura materializzarsi al mio fianco, sento il suo sguardo che mi vede donna e sorrido impercettibilmente continuando a bere sensualmente quel liquido bruciante. << Ludmilla, sei..bellissima >> mentalmente scuoto il capo, è sempre il solito, pensa di abbindolarmi con una finta espressione sorpresa e con uno sguardo intenso. Non sono più la ragazzina che si è presa una cotta per la sua prima volta, non sono più ingenua da credere in delle stupide bugie. Mi volto, lentamente, sensuale leccandomi le labbra sotto il suo sguardo attento. << Mmh..Marco, è da un po' che non ci vediamo >> inclina il capo << Sei stata tu a sparire. >> annuisco, mordendomi interiormente una guancia. << Ho avuto altro da fare. >> << Eri tu a cercarmi, non ho mai preteso, Casal. >> << Non ho mai affermato il contrario >> sorrido, pronta alla mia ennesima fuga, dando un'occhiata al mio orologio ed alzandomi di fretta. << Devo andare, ci si vede in giro, Bianchi. >> e quando vedo due mani sconosciute cercarmi tra la folla le seguo, consapevole che saranno la mia unica via d'uscita da quell'amore ossessionante e sbagliato. Saluto il ragazzo che mi ha salvata e mi dirigo verso l'uscita, forse il suo mondo non fa proprio per me, ma io ci provo, mal che vada potrò dire che ho vissuto.






POV VIOLETTA
Guardo Camilla, quasi diffidente, mangiucchiandomi le pellicine delle dita. << Non possiamo ripassare a casa mia? Perché proprio a casa tua? >> << Dai, Violetta, il compito che ci ha assegnato Pablo richiede una tastiera e una batteria, Leon dovrebbe averne alcune conservate in garage. >> << Vero che lui è fuori? >> scuote il capo, fingendosi dispiaciuta << È con Emma a farle compagnia, smettila di avere il terrore di incontrarlo, non è uno stupratore seriale. >> guardo quella pazza e stramba ragazza dai capelli rossi, assegnatami come compagnia nel progetto di teatro, sospirando sconsolata. Quando arriviamo davanti ad una casa accogliente, la vedo raccogliere un mazzo di chiavi con dei portachiavi a forma di fiori colorati ed infilarle nella toppa. Lo ammetto, sarà anche piuttosto ambigua, ma è simpatica, menefreghista ed il suo animo hippy penso che sarebbe il mio ideale, se solo non conoscessi suo fratello. Appena la porta si apre avverto una bellissima melodia giungere ai miei timpani, seguita da quella voce inimitabile e sorprendente. << È Leon, quando è in casa passa la maggior parte del tempo ad allenarsi ed esercitarsi. >> mi guardo attorno. È un posto carino, ordinato e per nulla lugubre. Sul divano vedo Emma, stesa sorridente a canticchiare, seguendo il tempo di quella canzone, alza una mano salutandomi ed io ricambio altrettanto di buonumore. Ondeggia i fianchi da stesa, ripassando chissà quale formula, scarabocchiando un quaderno. << Vieni, andiamo di sopra a chiedere a Leon se ha gli strumenti che ci servono >> << Devo proprio seguirti? Non posso aspettarti qui in salotto? >> dall'occhiataccia che mi lancia deduco sia il caso di seguirla. Le scale non scricchiolano come nei film horror, mi guardo attorno sospettosa avvertendo a pochi passi da me, la risata dolce e divertita di Camilla. << Ma che stai facendo? Mica stiamo girando una puntata di un giallo! >> scuote il capo continuando ad avanzare a passo svelto ed io le sto dietro. Senza chiedere consenso od altro, spalanca una porta, entrando deliberatamente. Al centro della stanza occhi verdi è preso e perduto in un mondo tutto suo, le dita lunghe ed affusolate premono nei tasti di un pianoforte, la voce risana ancor di più quella splendida melodia. Curatore. Si ferma di colpo, scostando le dita dal piano quando sua sorella fa cadere il ripiano che ricopre i tasti, rischiando di tagliargli le dita. Sgrano gli occhi, capendo di essere finita in un covo di pazzi, ed a quel pensiero trattengo una risata, guardando il maggiore dei Vargas rivolgere un'occhiata agghiacciante alla media. << Sei impazzita? Hai deciso di amputarmi le mani? >> << Smettila di fare la donna mestruata, abbiamo bisogno di tastiera e batteria, ovviamente la chitarra non può mancare >> << Avete? Tu e chi? >> la rossa si sposta, mentre avverto due fanali verdi bruciare su di me.
Sguardi che bruciano come il fuoco su di me.
Sguardi che mozzano il respiro.
Sguardi fatti di purezza e passione.
Sguardi.
Il cuore martella nel petto, perforando la gabbia toracica. << Professor Vargas >> alzo la mano, fingendomi infastidita e sarcastica, mentre un sorrisetto divertito si spazia sul suo volto. << Benvenuta nella mia casa, Castillo >>









POV FRANCESCA
Gemo di dolore, quasi come se una lama mi stesse trafiggendo, avvertendo la fresca brezza notturna, accompagnata da un vento abbastanza pronunciato, far rabbrividire la pelle del mio ventre lasciata scoperta. Raggiungo Diego, accostandomi al suo fianco, è poggiato contro un muretto, una mano nella tasca dei jeans e l'altra intenta a sigillare nicotina tra le sue labbra. << Vattene. >> sussulto a quelle parole che devastano come benzina sul fuoco, ma faccio finta di niente, sedendomi al suo fianco. Volta il capo, meccanicamente bagnandosi il labbro inferiore con la punta della lingua. << Non mi hai sentito? Ti ho detto di andartene. >> sorrido sfacciatamente. << Non mi sembra che questo posto ti appartenga, Casal, va' via tu. >> << Stronza ragazzina >> ridacchio raucamente a quel mezzo commento. << Come, non ero la tua sorellina? >> << Ed io non ero il tuo fratellone? L'unico uomo al mondo che ti avrebbe protetta? >> il sorriso si spegne, strizzo gli occhi, portando un pollice alla bocca e lambendolo. << Non ho bisogno di essere protetta, sono una donna oramai, cresciuta. >> inclina il capo alle sue spalle, mentre una rauca e sensuale risata abbandona le sue labbra. << Donna cresciuta, Francesca? In un mese? Cosa mai avrai fatto per diventare una donna? >> << Ho conosciuto la vita >> avverto ogni mio singolo nervo tendersi all'ennesima sua instancabile risata. Non stona all'orecchio, ma mi fa imbestialire. << La vita non la conosce nemmeno chi la vive fino infondo. È troppo lunga per essere scoperta in così poco tempo >> storco il naso, roteando fintamente gli occhi << Il Diego versione filosofica non ti si addice, sai? >> << Nè a te la versione ribelle. >> << Sono indipendente, non ribelle. >> << No, a dire il vero mi sembri solo e soltanto una finta ribelle, hai paura persino di fare un bagno al mare di notte in una spiaggia privata, o di disobbedire a mamma e papà, figuriamoci se riusciresti a trasformarti in un pericolo ambulante. >> inspira una buona dose di fumo, continuando a guardarmi. << Ora sparisci. >> << Trasformarmi in una ribelle >> ride, divertito da quella mia improvvisa impulsività. << Cosa? >> << Sì, rendimi ribelle, chi meglio di te potrebbe? >> << Non ho intenzione di portarti sulla cattiva strada, sarai diventata anche un'insuperabile stronza, ma rimarrai sempre la mia sorellina. >> << CRISTO DIEGO, NON SONO TUA SORELLA! >> sbraito, gli occhi sgranati, il cuore martellante. << Non sono più la ragazzina di sedici anni che ha bisogno di averti al suo fianco in ogni singolo passo, oramai sono per davvero una donna, a tutti gli effetti. >> la Terra sembra smettere di girare, quando i suoi occhi verdi incontrano i miei. << Con Smith? Ti sei donata a lui? >> e duole. Duole il suo sguardo disgustato. Duole la sua mascella contratta. Duole quella sigaretta caduta ai suoi piedi, schiacciata, lì, inerme al pavimento. E quando oramai è troppo lontano, le mie labbra si muovono meccanicamente. << No, Diego, mi sono donata solo a te. >>
   
 
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